Soli Insieme
Corro ormai da una buona ventina di minuti.
Ero arrivato in Sala Comune distrutto dai durissimi allenamenti di
Quidditch questa sera. Mi aspettavo di stravaccarmi sui comodi divani rossi dei
Grifondoro e di farmi, dopo essere salito in dormitorio insieme ai miei
Malandrini, un’accomodante doccia pre – dormita. Poi mi sarei fiondato nel
baldacchino e avrei ronfato alla grande, godendo del mio letto ancora di più
del solito in quanto domani è sabato e non ci sono
lezioni. Avrei avuto più tempo di fare strampalati sogni sulle scope o su
svariati cibi che mi appaiono in continuazione quando finivo di divorare i
primi. O, quasi sicuramente, a detta di Sirius e Remus, avrei avuto maggior
tempo per sognare la mia agognata preda da, ormai, sette anni. Una preda dai
lungi e mossi capelli rossi e due occhi smeraldo. Il tutto, però, non prima di
una solita ed immancabile chiacchierata di fine giornata con gli altri
Malandrini nella Sala Comune.
Mi aspettavo proprio questo fino al momento in cui avevo varcato
la soglia ed avevo visto i miei tre amici fiondati su qualcosa di poco
identificabile, accompagnati da altri quattro o cinque studenti della nostra
stessa età o poco più piccoli.
Mi ero avvicinato per capire meglio cosa stavano guardando tutti
e, con poca sorpresa, avevo scorto la Gazzetta del Profeta ben lisciata sul
tavolo, mentre veniva letta dai vari studenti compresi i Malandrini.
«Ehi, ragazzi, cos’è successo di così importante?» avevo chiesto
pur sempre sorridendo, avvicinandomi ancora di più al gruppo e riferendomi in
particolare ai miei tre compari. Magari qualche nuovo giocatore di Quidditch
aveva deciso di tirare fuori la sua stoffa da campione e sbaragliare le
classifiche dei già grandi. Oppure, un nuovo Nottetempo si era
schiantato con un normale autobus babbano causando disordini a destra e a manca
e rischiando, veramente, di rivelare la presenza del mondo magico anche ai
Babbani.
«James, vieni, presto!» mi aveva intimato Sirius afferrandomi per
una manica rossa della mia divisa da Quidditch e trascinandomi ancora più
vicino al giornale. Aveva spinto via il ragazzino che ci stava proprio di
fronte, seduto sulla sedia del tavolo dove la Gazzetta era perfettamente
appoggiata e mi ci aveva fatto sedere di botto.
Ero rimasto parecchio sconcertato dallo strambo comportamento di
mio fratello, ma, senza opporre resistenza all’ordine di Sirius e sotto
incitamento di Peter e soprattutto di Remus, pallido come un cencio, avevo
letto la prima pagina della Gazzetta del Profeta.
A grandi lettere era stampata l’agghiacciante frase “Attacco
contro i Babbani”. Con il cuore in gola avevo continuato a leggere più
freneticamente. Non ho parenti Babbani, ma mi fa comunque orrore l’idea che
tanta gente stia morendo ed io non possa fare niente per salvarla.
Andando avanti nella lettura avevo capito che i Mangiamorte erano
apparsi in una delle vie più abitate della periferia di Londra ed avevano fatto
strage di Babbani in tutte le case in cui si erano imbattuti, senza fare
distinzione tra uomini, donne, bambini, anziani… Poi,
dopo aver sterminato interi quartieri pieni zeppi di famiglie, avevano lasciato
il Marchio Nero sfavillare nel cielo, esattamente sopra il luogo condannato.
Scorrendo ancora con il dito sulla notizia, ero arrivato al punto
in cui, il giornalista, elencava tutti, ma proprio tutti, i nomi dei deceduti,
in loro memoria. Diceva che ci sarebbe stato un funerale speciale indetto sia
dal Ministro Babbano, sia da quello della Magia in cui si rendeva loro onore e
ricordo. Ma la cosa che mi aveva fatto ghiacciare maggiormente il sangue nelle
vene fu il numero infinito dei nomi dei morti. Non c’era stata lettera
dell’alfabeto che non fosse stata utilizzata per elencare i cognomi dei morti,
per quanti ne erano.
Alla fine mi ero staccato bianco in volto esattamente come Remus.
«Ma come è potuto succedere?» avevo chiesto più a me stesso che
agli altri che ancora guardavano la Gazzetta con tanto di occhi fuori dalle
orbite. «Come hanno potuto gli Auror permettere una
carneficina come questa? Come si sono permessi di arrivare così tardi?» avevo continuato non riuscendo ancora a capacitarmi di
quale tragedia sia appena accaduta e, di conseguenza, stringendo convulsamente
i pugni per la rabbia.
Nessuno aveva osato parlare dopo quello
che avevo detto.
«Ma, Ramoso, hai letto bene?» mi aveva chiesto Sirius sconcertato
dalla mia mancata reazione. Sicuramente, secondo lui, non avevo letto
attentamente tutti i nomi dei morti, altrimenti sarei già scomparso oltre
l’uscio del quadro della Signora Grassa…
Così ho fissato con uno sguardo carico di domande il mio migliore
amico e, per tutta risposta, ho ricevuto un’altra indicazione da parte di
Sirius verso la Gazzetta. Quindi, ero tornato a leggere tutti i nomi con molta
più attenzione scorrendoli dalla A fino alla…
«E – Evans?» avevo sussurrato sbiancando ancora di più e
assottigliando gli occhi per la morsa al cuore che mi aveva preso in quel
momento. Paura. Paura. Paura. Paura. Paura. Il mio cuore aveva cominciato a
battere all’impazzata per la paura. Avevo paura per lei. Dov’era in quel
momento? Lo aveva già saputo? Come stava? Con chi stava?...
Esattamente come Sirius si era aspettato, mi sono alzato senza
dire altro e correndo come un matto fuori dalla Sala Comune dei Grifondoro
senza nemmeno essermi prima informato su dove potesse trovarsi Lily Evans in
questo momento.
Così, ecco che corro ormai da una buona ventina di minuti. La sto
cercando con l’affanno che possa aver commesso qualche sciocchezza per lo shock
della notizia. Corro e corro percorrendo svariati corridoi e controllando i
luoghi più importanti del castello. Sono quasi arrivato all’ingresso
dell’ufficio di Silente. Basta voltare l’angolo e…
BOOM!
Capitombolo a terra, esattamente come la persona che ho
accidentalmente urtato per la fretta della mia ricerca.
Alzo lo sguardo speranzoso che il destino mi avesse giocato uno di
quei strani trabocchetti che mi avrebbero permesso di essermi scontrato proprio
con la persona che stavo cercando. Ma non sono stato così fortunato.
«Potter! Ma si può sapere dove hai la testa quando cammini?» mi chiede acidamente la professoressa McGranitt tentando
di rialzarsi.
Ho solamente qualche secondo per capacitarmi che, invece di Lily,
ero andato addosso alla professoressa di Trasfigurazione. Mi alzo
immediatamente, dopo essermi ripreso dallo stupore iniziale.
«Scusi professoressa» mi scuso immediatamente dirigendomi verso di
lei e dandole una mano ad alzarsi. «Andavo di fretta» continuo
ancora tirandola su.
«L’ho notato, Potter» mi risponde la professoressa spazzolandosi
la lunga gonna dopo essere tornata in posizione eretta grazie al mio aiuto. «A
proposito» continua la McGranitt ricordandosi improvvisamente di una cosa e
riuscendo a fermarmi un’altra volta dato che stavo già ricominciando a correre.
«Dove diamine stai andando, Potter? Lo sai che tra due
minuti esatti scatta il coprifuoco?» conclude
minacciosa.
«Sto cercando una persona» rispondo deciso e per niente
intimorito.
«Chi?».
Esito qualche secondo prima di rispondere. Forse la professoressa
McGranitt non ha ancora letto la Gazzetta e l’ultima notizia che ha riportato,
perciò, probabilmente, rivelarle la verità rovinerebbe i miei piani che fino a
questo momento si sono formati nella mia mente mentre correvo. Lily sarà già
depressa per la tragica situazione, ci manca solo che la facessi circondare da
tantissime persone che la commiserano e basta. Ma, può anche essere che Minnie,
magari, abbia saputo della tragedia ed abbia anche visto la mia bella Lily.
«Lily Evans, professoressa» dico, quindi.
Improvvisamente, il volto della McGranitt si rabbuia in un
istante. Possibile che anche lei sappia? Abbassa lo sguardo mentre io continuo
ad osservarla paziente.
«Professoressa» la chiamo poi con un’espressione ed un tono di
voce tanto profondi quanto seri «lei sa dov’è?» le chiedo cercando di essere il
più convincente possibile. «La devo vedere! Le devo
stare vicino! Ora!» sottolineo con enfasi
l’ultima parola per far capire che questa che sto facendo non è una semplice
richiesta, ma un ordine.
La professoressa sospira riportando lo sguardo su di me. «No,
Potter, non so dove sia andata».
«Ma lei l’ha almeno vista?» continuo insistente e, soprattutto,
preoccupato.
«Si. Sono stata io a chiamarla per
mandarla nell’ufficio di Silente, insieme ad altri studenti per far riferire la
notizia al Preside. Sono stata anche presente durante il discorso del Preside.
È corsa via qualche minuto dopo aver capito che i suoi genitori sono morti» ammette la professoressa mentre io sento il mio cuore
battere sempre più forte tanto che, a momenti, potrebbe uscirmi dal petto.
«Grazie professoressa» le dico prima di voltarle le spalle ed
iniziare a correre. Dietro di me la sento ancora urlarmi di fermarmi e di
tornare nel mio dormitorio e che lei potrebbe essere tornata proprio li. Volto
un angolo nascondendomi dallo sguardo della McGranitt e rifletto. In effetti,
non ci avevo pensato. Non appena avevo letto il nome degli Evans sulla Gazzetta
sono corso fuori dalla Sala Comune senza nemmeno assicurarmi che lei non fosse
li, nel suo dormitorio.
Come un fulmine, allora, torno indietro verso la Sala Comune dei
Grifondoro. Non appena entro attraverso il buco del ritratto della Signora
Grassa, vedo che i Malandrini sono ancora intorno alla Gazzetta del Profeta
insieme a più studenti di prima che si staranno spaventando della notizia
proprio in questo momento.
«James!» mi chiama Sirius non appena mi vede.
«Hai già trovato Lily?» mi chiede Remus subito dopo.
«No» rispondo senza darci troppa attenzione e, senza andare oltre
con domande e risposte, mi fiondo nella nostra camera a cercare la mia scopa.
La trovo in un batter di ciglia e, subito, apro la finestra per prendere il
volo. Esattamente quando sono a cavalcioni sopra la mia
fedele compagna di volo, nella nostra stanza entrano Sirius, Remus e Peter che
mi guardano stralunati.
«Dove vai, Ramoso?» mi chiede Felpato. Io sorrido a tutti e tre.
Sto per spiccare il volo, ma la voce di Remus mi raggiunge per prima.
«Non credo sia una buona idea, James. Infondo avete cominciato a
frequentarvi come persone civili neanche da una settimana! Non è ancora uscita
con te ad Hogsmeade che già le piombi nella stanza
dalla finestra!» dice ricordandomi i fatti come stanno veramente. Di fatti, io
e Lily abbiamo scontato una punizione insieme circa cinque giorni fa e, da quel
momento, ho avuto l’opportunità di far cambiare la visione di Lily su di me. Da
quel giorno, i nostri rapporti sono totalmente cambiati. Scherziamo ancora, ma
non siamo più acidi, puntigliosi e sarcastici verso l’altro. Piuttosto ci
prendiamo in giro con il sorriso sincero e sereno sulle labbra in alcuni casi.
In altri, invece, siamo addirittura complici contro uno dei Malandrini (il
nostro preferito è, ovviamente, Felpato), rendendoci ancora più uniti di qualsiasi altro rapporto esistente sulla faccia della
terra. E tutto questo non ha potuto che rendermi più felice di
qualsiasi altra cosa.
«Non significa niente, Remus» rispondo deciso e un tantino
arrabbiato. Possibile che Lunastorta non capisse quello che sta provando Lily
in questo momento?
«Lei è già distrutta per questa tragedia, Ramoso. Come credi che
reagirà quando vedrà un ragazzo su una scopa in attesa che gli apri la
finestra?» mi chiede. In effetti, conoscendo la mia
bella Evans, non credo reagirebbe con il sorriso sulle labbra. Credo che
aprirebbe la finestra non per farmi entrare, piuttosto per lanciarmi tra le
mani un intero armadio per farmi precipitare dall’altissima torre di
Grifondoro.
Sospiro. «Hai ragione, Remus» gli dico. «Ma non mi importa lo stesso. Che mi uccidesse, l’importante
per me, ora, è proteggerla e farle capire che non è sola»
continuo deciso delle mie idee. Vedo Sirius di fianco a Remus che ghigna come
un idiota. Quanto non sopporto quando deve fare così: crede che mi sia
rammollito per una donna. Per amore. Ma a me piace, e l’ho capito solamente in
questi ultimi cinque giorni in cui ho visto la vera Lily e Lily ha visto il
vero me.
«Ma…» tenta di protestare Remus.
«Anzi» mi correggo interrompendolo «lei è
sola… ma ci sono io con lei e ci sarò sempre! Saremo soli
insieme» concludo sorridendo serenamente. Sento Lunastorta prendere
aria per rispondermi, ma non gli lascio tempo perché prendo subito il volo e mi
libro nel cielo notturno pieno di stelle.
Non ci metto molto a raggiungere la stanza delle ragazze del
settimo anno e istantaneamente comincio a bussare per farmi sentire da qualcuno
e farmi entrare.
Le luci all’interno sono spente. Spero di trovare almeno una
ragazza che mi apra perché questa notte è davvero fredda nonostante indossi
ancora il mantello della mia divisa da Quidditch. Non sento niente. Fantastico!
Non c’è nessuno! Ma allora dove può essere? Perché, all’improvviso, diventa
così difficile per me trovarla quando ero l’unico che sapesse sempre dove se ne
andasse? “Dove sei, Lily?” penso con la preoccupazione ormai alle stelle. Sento
anche la disperazione cominciare a salirmi sempre più. Ho provato a cercarla
dappertutto nella mia lunga corsa prima di travolgere la McGranitt: nella Sala
Grande, in Sala Comune ci ero già stato, in Biblioteca, nella Torre di
Astronomia, in Infermeria, ma di lei nessuna traccia.
Mi volto desolato e triste, senza nemmeno una nuova idea di dove
poterla andare a cercare. Sento il panico salirmi ancora di più. Dove diamine
si è cacciata? Che cosa ha intenzione di fare? Fisso un punto imprecisato del
Lago Nero mentre penso a queste cose quando un leggero movimento sulla costa,
vicino la casetta di Hagrid, attira la mia attenzione. Vedo una persona che si
sta dirigendo velocemente verso la Foresta Proibita. Anzi, no. Verso la strada
che conduce ad Hogsmeade. La lascerei perdere, quella
persona, se non fosse per il particolare dei suoi capelli. Rossi come il fuoco.
Ed, a questo punto, non ho bisogno di nessun’altra prova che mi assicuri che
quella persona che sta velocemente andando verso il villaggio di Hogsmeade sia proprio Lily.
Tiro con tutta la forza che ho il mio manico di scopa per farlo
curvare e trovarmi quindi nella stessa direzione della Evans.
Procedo velocemente per aria fino a quando non decido di cominciare a scendere.
Per niente impaurito dalla mancanza della luce, mi alzo leggermente per poi
lasciar cadere il mio peso sulla scopa e direzionarla verso il basso. Compio
qualche altro metro in volo buttandomi in picchiata prima di tirare nuovamente
il manico e rallentare la mia corsa. Raggiungo leggero il terriccio della
strada che conduce al villaggio, smonto dalla scopa e, tenendola ancora salda
nella mano, comincio a correre verso Lily.
Non è molto lontana, ma preferisco non urlare per chiamarla.
Potrei attirare anche l’attenzione di qualcun altro su di noi. Soprattutto su
di lei, se questo qualcuno saprebbe delle ultime notizie riportate dalla
Gazzetta. La raggiungo velocemente e, senza farmi sentire, le afferro senza
preavviso un polso per farla voltare verso di me, mentre mollo, con l’altra, il
manico di scopa che rovina a terra.
«Lasciami andare, James… per favore» mi dice con una voce che non
le appartiene senza nemmeno essersi girata verso di me. Rimango fortemente
stupito dal fatto che mi abbia potuto riconoscere da… da cosa? Come diamine
faceva a sapere che ero proprio io?
«Mi sorge spontanea la domanda a quale prezzo ti dovrei lasciar
andare» le rispondo sincero, cercando di far trasparire meno stupore possibile
dalla mia voce. Non risponde. Rimane in silenzio. E anche io. Non la voglio
forzare a fare qualcosa che non vuole, ma non per questo le permetterò di
compiere sciocchezze. La tengo ancora stretta per il polso, ma lei mi rivolge
ancora le spalle. Credo che lo faccia per me. Negli ultimi giorni penso che
abbia capito quanto in realtà io tenga a lei e, probabilmente, mi sta solamente
risparmiando della straziante visione delle sue lacrime. Già dalla voce che ho
sentito prima, mi si è raggelato il cuore. Una voce che rappresenta tristezza,
desolazione, depressione… a momenti quasi solitudine. Insomma, una voce che non
è la voce di Lily Evans.
«Devo andare…» mi dice ancora tirando via il suo polso dalla mia
presa. O almeno, cercando di farlo dato che io non la
lascio andare.
«Dove?» le chiedo avvicinandomi ancora di più a lei tanto che per
pochissimi centimetri i nostri corpi non si sfiorano. Tira su con il naso e
porta l’altra mano libera sugli occhi. Non ha proprio voglia di voltarsi verso
di me e guardarmi in faccia. Sinceramente, credo che nemmeno io ne avrei la
forza. Infondo, la tragedia è appena successa…
«Voglio andare a casa…» sussurra impercettibilmente tanto che sono
costretto ad avvicinarmi per capire cosa dice. Sospiro. Lo sapevo… l’avevo
immaginato che avesse un desiderio del genere. Andare lontano da Hogwarts. Non
la sgrido per quanto sia consapevole della pazzia della sua richiesta e del
rischio che correrebbe se la lasciassi andare proprio in quel quartiere.
Annullo la distanza tra i nostri corpi e l’abbraccio il più delicatamente
possibile da dietro. Quasi lei fosse fatta di porcellana ed io, troppo forte
per anche solo sfiorarla, la rompessi.
La sento contrarsi al mio tocco e stringersi ancora di più nelle
spalle per essere meglio circondata e protetta dalle mie braccia. Piega le sue
braccia facendo si che poggiasse le sue delicate ed affusolate mani congelate
sui miei avambracci che ancora la stringono protettivamente. Non la lascerei
andare per nessuna ragione al mondo. Ed, infatti, non lo farò mai. Alzo,
impercettibilmente, gli occhi verso la chioma rossa di Lily e noto che sia i
suoi movimenti, sia i miei, sono lenti come quelli di una bambina che cerca di
accarezzare un cerbiatto impaurito. La stringo ancora di più molto
lentamente, prima di abbassare il capo e poggiarlo sulla sua spalla. Lo volto
con una lentezza che farebbe invidia ad un Bradipo, verso il suo collo mezzo
coperto dai suoi capelli. Mi accorgo che alcune ciocche più vicine al viso di
Lily sono umide. Ha pianto parecchio, la mia piccola
Lily. Strofino leggermente il mio naso sul suo collo, sentendola rabbrividire.
Solo dopo mi accorgo che la punta del mio naso è completamente congelata.
Sorrido lievissimamente, prima di posare le mie labbra sul suo collo. Mi sento impazzire, tutto all’improvviso. La sua pelle è così
delicata, così liscia, così morbida, così pura, così bianca… così sua,
che mi tenta ad andare avanti e, da bravo egoista, cercare in lei solo quello
che voglio io. Ma lei è più importante di tutto. Questo solo pensiero riesce a
calmarmi e a concentrarmi solamente su Lily. Inaspettatamente mi accorgo che
anche lei ha poggiato la sua testa sulla mia spalla e sta guardando il cielo.
La sento sospirare.
«James…» mi dice con una voce tremante… rotta dal pianto…
dilaniata dal dolore.
«Lily…» la interrompo facilmente approfittando del suo groppo in
gola che l’ha bloccata. So cosa sta per dire… «So cosa pensi…» le dico,
infatti, con un tono profondo e deciso. Sospiro. «… ed hai ragione a pensarlo…
lo penserebbe chiunque, piccola» l’assicuro del fatto che non è l’unica. Le
poggio un altro delicato bacio sul collo e, istantaneamente, sento anche la mia
pelle bagnata dalle sue nuove lacrime. «Infatti sei
sola… ma» riprendo subito dopo per non permetterle di fraintendermi. «Lily»
sospiro ancora. «permettimi di essere solo con te… fa che noi possiamo essere soli insieme!» concludo posandole un nuovo bacio sul
collo.
La sento ridacchiare lievemente. Poi prende i miei avambracci e li
divide permettendole di staccarsi da me. Si volta… e… e il suo viso rigato di
lacrime non mi fa più male. Sapete perché? Perché un dolce sorriso lo sta
illuminando proprio in questo momento. «Essere soli…
insieme?» chiede come se fosse la cosa più assurda di questo mondo. Io rispondo
al suo sorriso. «Non ti sembra una contraddizione abbastanza strana?» mi chiede
ancora.
Io la fisso come se fosse una marziana. «Certo, Lily, se non vuoi
solo la mia compagnia, possiamo sempre chiedere a Felpato, Lunastorta e
Codaliscia di unirsi a noi!» le rispondo estasiato «O anche ad Alice, a Franck
e… e…» ponderò un attimo la cosa. «E a tutte le altre persone che vorrai!»
concludo sorridendole ancora di più allargando le mie braccia.
«Mi hai appena detto che sono sola» mi risponde confusa. Io mi
avvicino al suo visino pallido. Le asciugo le due guance bagnate e le sorrido
sereno.
«Noi siamo tutti soli, Lily… ma, nella nostra solitudine, stiamo tutti insieme.» le dico serio, ma non per questo non
sorridendole «Non credi?» le chiedo poi. La vedo parecchio confusa, ma anche
lei sorride. Segno che, non è vero che non abbia capito il mio concetto… più
che altro lo trova strampalato. Noto il suo sorriso ancora più largo di prima e il mio cuore comincia a perdere battiti per le
forti emozioni che sto provando. Lei è davvero bellissima. Mi accorgo che sta
prendendo aria per parlare, ma la anticipo un’altra volta. «E, sono ancora più
convinto che le persone che amiamo e che ci amano…»
riprendo facendo una piccola pausa perché lei capisse che sto alludendo ai suoi
genitori «… non ci lasciano mai, veramente! Soprattutto quando siamo soli,
cercano sempre di colmare quella solitudine, rendendoci soli insieme a loro» concludo il mio bel discorso con un sorriso incoraggiante.
Non mi sono mai sentito così capace di convincere le persone come questa sera.
Forse solamente perché mi sono imposto il dovere morale di doverla proteggere e
difendere a tutti i costi.
La vedo sorridere ancora di più. «È la teoria più strana che abbia
mai sentito» mi dice con un sorriso. Poi, però, questo scompare in un batter di
ciglia. L’abbraccio forte, mentre lei mi circonda la vita con le sue braccia e
nasconde il suo viso contro il mio petto. «James… me… me lo prometti?».
Non ho la più pallida idea di cosa stia parlando, ma non mi sembra
affatto il caso di fare la figura dell’idiota che non capisce niente. «Tutto
quello che vuoi, piccola…» le sussurro all’orecchio (e, per quanto non abbia
capito di cosa lei stia parlando, le ho detto una verità assoluta). La sento
rabbrividire e non riesco a trattenere un piccolo ghigno. Allora Felpato aveva
ragione quando diceva che, secondo lui, anche io non sono del tutto
indifferente alla Evans. Ma ora non ha importanza. La
stringo ancora più forte senza dimenticare la nostra lentezza nei movimenti, rendendoli
ancora più magici di quanto la presenza dell’uno per l’altra non faccia già.
«Mi prometti… mi prometti che… che non mi dirai bugie?» mi chiede
ogni tanto interrotta dai singhiozzi. Io rimango sorpreso.
«È ovvio che non ti racconterò mai bugie, Lily» le dico
staccandomi da lei e prendendole di nuovo il viso tra le mani. Con enorme
dispiacere noto che ha ripreso a piangere. «Perciò, visto che questa è una
promessa praticamente scontata, puoi chiedermi tutto il resto» continuo
sorridendo.
Sorride. «Intendevo, da questo momento, James…». La fisso
interdetto, non capendo dove vuole arrivare. «… Promettimi che questa “teoria”
che mi hai appena detto non è una bugia!» sospira di incoraggiamento dato che,
l’ho capito, un nuovo groppo alla gola minaccia di farla ammutolire. «Che, in
realtà, è vero che siamo “soli insieme”» conclude
apprensiva mimando le virgolette.
Io le sorrido semplicemente. «Ma certo
che è vero, Lily! Potrei mai inventarmi delle balle con te?»
le chiedo alludendo al suo grande… grandissimo… beh, in effetti, troppo
grande, intuito che si porta dietro. Lei sorride per un secondo, intuendo la
mia allusione, prima di poggiare a sua volta le sue mani sulle mie, ancora
impegnate ad asciugarle il viso. Poi allarga ancora di più il suo sorriso, ed io
mi rendo conto di non aver visto niente di più amorevole in vita mia. «Cosa
c’è?» le chiedo sconcertato.
«Sei preoccupato» constata semplicemente sorridendo ancora di più.
Io schiocco la lingua infastidito. Mi allontano da lei
assumendo un’espressione altezzosa e, con il dito rivolto verso l’alto, dico:
«Mi sembra il minimo essere preoccupati
per la persona che si ama…». Ops! Mi sa che mi sono lasciato sfuggire qualcosa
di troppo. Dannato Potter! Ma quando imparerai a tenere a freno quella
maledetta lingua?!
Sgrano gli occhi nel mentre divento di un bordeaux da fare invidia
ai divani della Sala Comune di Grifondoro. La sento ridere. E, con fare
impacciato, passo lo sguardo su di lei. È rossa anche Lily, ma sorride di
gratitudine.
Si avvicina a me, anche lei in modo maldestro. Ehi, un momento!
Sbaglio o il suo rossore è aumentato? Mi sorride timidamente, mentre si
avvicina sempre di più. Sento il mio cuore battere all’impazzata. Se fosse
rappresentabile con un cavallo da corsa, sicuramente avrebbe stracciato tutti i
record possibili ed immaginabili del mondo. Arriva a tre centimetri dal mio
viso e si blocca. Mi fissa come se mi chiedesse qualcosa solamente con lo
sguardo.
«Non andare più via, James…» mi sussurra quasi supplicante,
mentre, con le sue mani tremanti, mi abbraccia di nuovo la vita nascondendo
ancora una volta il suo viso contro il mio petto. Dopo un primo momento di
stupore la guardo e le sorrido sincero. L’abbraccio forte sentendo che anche
lei risponde al mio gesto. Poi mi stacco e le prendo di nuovo il viso tra le
mani. Lo avvicino ancora di più di prima, tanto che la distanza tra le nostra labbra sembra ormai minima. Oramai, ho perso la
speranza di poter regolare i battiti del mio cuore perché sembra essere
diventata una macchina impazzita ed autonoma.
«Te lo prometto,
Lily» le sussurro ad un soffio dalle sue labbra. La fisso un secondo negli
occhi prima di vederli chiudersi e, quindi, di farlo anche io. Era felice.
Così, mentre la tengo per il viso e lei ha le sue mani sui miei polsi, la sfioro
delicatamente in un bacio leggero. Ho paura di correre troppo con lei e di
perderla subito dopo. Ma, alla fine, sarà sempre Lily ad averla vinta contro di
me, ed, anche questa volta, mi stupisce portando le sue braccia dietro il mio
collo e tirandomi ancora di più verso di lei. Senza più alcun timore,
approfondisco il nostro bacio, sicuro che è quello che vuole anche lei.
Sicuro che saprò mantenere la mia promessa.
Sicuro che la proteggerò per sempre… anche a costo della mia
stessa vita!
Sicuro che, per quanto potremo sembrare soli, saremo sempre
insieme!
Sempre…
D’accordo! Lo so, lo
so!
So che dovrei
impegnarmi solamente nella fic “Questo matrimonio non
s’ha da fare”, ma questa storia mi è venuta in mente proprio mentre scrivevo
(figurarsi quanto eri distratta mentre scrivevi! N.D.tutti
-.-‘ / Lo so, avete perfettamente ragione… N.D.io ^//^).
Spero comunque che vi
sia piaciuta, anche se credo di non essere stata abbastanza romantica.
Mi lasciate qualche
commentino? Vi prometto che, se ci saranno molte persone a commentare questa fic, mi impegnerò il triplo di quanto già sto facendo
adesso (perché stai facendo qualcosa? N.D.tutti / -.-‘ grazie tante N.D.io) per
aggiornare l’altra storia il più in fretta possibile.
Grazie in anticipo a
tutti coloro che commenteranno e che mi aggiungeranno tra i loro preferiti
(visto che questo è l’unico capitolo e non posso rispondervi
J)
Grazie ancora!
Un bacio immenso a
tutti quanti!
Ciao
Bey Lovegio92