Film > Big Hero 6
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Autore: LittleBloodyGirl    16/02/2017    2 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Qualcosa non andava.
Lo aveva capito subito. Dal momento in cui aveva visto Hiro paralizzarsi davanti a quell'uomo vestito di nero, con i capelli brizzolati, gli occhi azzurri come il ghiaccio più freddo e il volto contornato da rughe profonde come solchi. Un'espressione cupa proferiva dal suo stato d'animo. Chiunque egli fosse, non somigliava affatto alla persona che stavano cercando. Ora che il suo viso era scoperto, Baymax cercò di identificarlo, ma Hiro gli risparmiò quella fatica.
<< Professor Callaghan...? >> Il suo tono era sconcertato e confuso.
A quanto pare, non era una buona cosa che ci fosse quella persona sotto la maschera, perchè anche i suoi amici ebbero la stessa reazione.
<< Ma... L'esplosione... Lei è morto... >>
Ogni parola fuoriusciva dalle labbra di Hiro con enorme difficoltà, come se una pesante catena avesse imprigionato la sua voce.
<< No, avevo i tuoi microbots. >> Rispose il professore, la voce greve e completamente priva di emozione alcuna.
<< Ma... Tadashi... Lo ha lasciato morire? >>
Nel suo database, Baymax aveva registrato anche il momento in cui il ragazzino gli aveva parlato dell'incendio in cui Tadashi era morto. Che stessero parlando dello stesso incidente?
<< Dammi quella maschera, Hiro. >>
<< Lui era rientrato per salvare lei! >>
<< Tanto peggio per lui. >>
Era stato un attimo, questione di un secondo diviso a metà, ma l'aveva notato.
Nel momento in cui il professor Callaghan aveva pronunciato quella frase, Hiro aveva tremato. Ma non per paura, nè tanto meno per esitazione. Era sotto stress, lo percepiva. Era notevolmente sotto stress. Era vicino ad una soglia che non doveva essere valicata per nulla al mondo. Troppo vicino ad uno stato mentale che non andava alterato. Per nulla al mondo.
Doveva proteggerlo. Doveva afferrarlo e riportarlo indietro. Volò da lui, piazzandosi appena dietro il suo corpo irrigidito. Avrebbe dovuto dire qualcosa, assicurarsi che stesse bene. Avrebbe dovuto abbracciarlo e dire che presto tutto sarebbe passato.
Ma Hiro non gliene diede il tempo.
Tremò di nuovo, questa volta fu più percettibile. E pronunciò un solo ordine.
<< Baymax... Distruggi. >>

Qualcosa non andava.
I ruoli si erano invertiti velocemente. Ora era il professor Callaghan ad essere sconcertato e confuso, e Hiro ad essere arrabbiato.  Furioso.
<< Il mio programma mi impedisce di procurare lesioni fisiche. >> Disse esitante.
Non poteva sapere come Hiro avrebbe reagito alle sue parole in quello stato, ed era meglio non alterarlo ulteriormente. In fondo, aveva detto la verità. Lui era un operatore sanitario, era stato creato per curare la gente, non ferirla. Per quanto l'uomo davanti a lui potesse essere cattivo, Baymax non avrebbe mai potuto fargli del male. Non era programmato per quello.
<< Adesso non più. >>
Hiro picchiò violentemente sul portello d'accesso sul suo petto, liberando i due chip al suo interno, e rimosse quello verde, gettandolo via.
Il suo chip. La sua essenza.
Quello era il suo cuore, l'oggetto che lo rendeva se stesso.
E Hiro lo stava buttando via come un inutile pezzo di plastica. Era arrabbiato, lo sapeva. Doveva cercare di farlo ragionare, doveva prendersi cura di lui come gli era stato ordinato. E doveva farlo subito, prima che la cosa andasse oltre il suo controllo. Ma come poteva farlo? Un abbraccio sarebbe stato poco efficace e una qualsiasi medicina non sarebbe servita a nulla.
Doveva parlargli. Forse Hiro aveva dimenticato qual'era il suo vero scopo. Baymax doveva ricordaglielo.
<< Hiro, non è questo che... >>
Sistema riavviato.
Registrazione dati in corso. Rimozione dati scientifici.
Procedura di distruzione attivata.


Hiro spinse di nuovo il portello d'accesso verso l'interno. Dentro, soltanto il chip rosso.
Il sistema di Baymax si disattivò per un istante, racchiudendolo in una bolla di incoscienza.
Ogni circuito dentro di lui lasciò che il suo compito di guarire e portare conforto scivolasse via, rimpiazzandolo con un nuovo obiettivo.
Un obiettivo che non era suo. Un obiettivo per cui non era stato creato. Ma in quel momento era tutto quello che poteva fare, non aveva scelta.
Era soltanto un robot.
I suoi occhi neri e curiosi si tinsero di un rosso sanguigno e violento, e il suo sistema attendeva un solo ordine che non tardò a ripetersi.
<< Fallo, Baymax. Uccidilo! >>

Era soltanto un robot.
E come tale doveva eseguire gli ordini. Non poteva ribellarsi.
Non potè farlo quando puntò il pugno-razzo contro il professor Callaghan e fece fuoco su di lui, il quale lo evitò gettandosi a terra e fuggì terrorizzato.
Era soltanto un robot. Doveva eseguire gli ordini.
Non reagì quando le persone intorno a lui cercarono disperatamente di fermarlo.  
No! Fermo, Baymax!
Tutto quello che fece fu gettarli via come manichini, impotenti davanti alla sua furia.
Doveva seguire Callaghan e distruggerlo. Era il suo compito.
Era soltanto un robot. Doveva eseguire gli ordini.
I suoi occhi rossi brillarono come fuochi demoniaci nella polvere, individuando il professor Callaghan che ancora tentava di fuggire spaventato.
Distrusse i pannelli di sostegno, facendosi strada in mezzo all'oscurità.
Callaghan era caduto. Strisciava come un verme in cerca di pietà. Pietà che per Baymax non esisteva, non più.
Puntò il pugno-razzo, pronto a fare fuoco.
Era soltanto un robot. Doveva eseguire gli ordini.
C'erano voci intorno a lui. Eco lontane che non penetravano attraverso la sua armatura.
Qualcosa lo distrasse dallo sparare il pugno-razzo contro l'obiettivo.
Si sentì trascinare via in un disperato tentativo di fermarlo.
Ma lui era un robot. E doveva eseguire gli ordini.
Si schiacciò violentemente contro la parete, abbattendo chiunque si fosse posato sulle sue spalle per trascinarlo via.
Non riconsceva più niente, più nessuno.
Tutto quello che sapeva era che doveva distruggere il professor Callaghan.
Che state facendo? Così lo farete fuggire.

Perchè glielo aveva ordinato Hiro. Lui stava male, Baymax si era ripromesso che lo avrebbe aiutato a guarire.
E se quella era l'unica soluzione, allora l'avrebbe fatto.
Per Hiro.
Il professor Callaghan stava scappando. Non poteva lasciare che fuggisse.
Fermo, Baymax!
Scansò via ogni intruso, ogni forma vivente che osasse fermarlo.
Violentemente, senza pietà, senza gentilezza alcuna.
Solo forza e devastazione.
Registrò l'obiettivo, in alto su un pannello verso l'esterno, dal tetto. 
Sarebbe bastato poco, ormai era suo.
Prese la mira e alzò il pugno.
Doveva farlo. Era il suo compito. Se lo avesse fatto, Hiro sarebbe stato meglio.
Non avrebbe più sofferto. Doveva farlo. 
Per Hiro.


Sistema riavviato.
Recupero dati scientifici in corso.
Modalità medica attivata.

Baymax riaprì gli occhi, neri e curiosi. Studiò l'espressione spaventata di Honey Lemon, che aveva inserito nuovamente il suo chip nel portello d'accesso. Il suo scanner rilevò un'alta concentrazione di adrenalina e ossitocina nel suo corpo. Le sue iridi smeraldine erano completamente dilatate e il suo respiro affannoso. Le mani delicate tremavano terribilmente. Si guardò intorno, realizzando ciò che aveva fatto non appena si accorse che tutti stavano cercando di riprendersi da qualcosa di terribile. Lo osservavano come fosse un mostro, un animale randagio a cui avevano paura di avvicinarsi. E la cosa creò dentro di lui uno strano sentimento. Aveva davvero fatto una cosa così brutta?
Hiro gli aveva davvero ordinato di fare una cosa così brutta?

<< Il mio protocollo è stato violato. >> Disse, aiutando Fred a rialzarsi.
Il ragazzo ritirò debolmente il braccio dalle mani di Baymax, ancora sotto shock.
<< Mi spiace di aver causato eventuali disagi. >>
Era davvero dispiaciuto. Era imbarazzante per lui, terribile. Lui era un operatore sanitario, non una macchina da guerra. Perchè aveva lasciato che succedesse?
<< Perchè lo avete fatto?! Lo avevo in pugno! >>
Hiro sfondò la sua vista, parandosi brutalmente tra lui e i compagni. Era ancora arrabbiato. Lo percepiva dalle urla, la voce tremante e furiosa, gli occhi castani di solito così dolci, ora bramavano soltanto vendetta e trasparivano delusione nei confronti dei quattro ragazzi.
Baymax non riusciva a capire. Perchè Hiro ce l'aveva tanto con loro? Aveva forse sbagliato a contattarli, quel giorno? Aveva sbagliato a seguire le sue procedure mediche, cercando di aiutare il ragazzino?
Lo aveva fatto a fin di bene, lui voleva aiutarlo. Voleva che stesse bene di nuovo. Ma forse aveva soltanto peggiorato le cose.
<< Quello che hai fatto non era nei piani. >> Disse Wasabi, cercando di calmarlo.
<< Il nostro piano era acciuffarlo, tutto qui. >> Continuò Gogo.
Non c'era rabbia nella loro voce. Solo preoccupazione e voglia di far ragionare il piccolo amico, velati da una strana e incredibile dolcezza nonostante quello che era successo poco prima. Loro capivano più di quanto Hiro immaginasse quello che stava provando in quei momenti, per questo sapevano bene che gridargli contro non sarebbe servito a nulla. 
Ma Hiro non voleva sentire ragioni. Era troppo, troppo arrabbiato. Troppo frustrato.
Troppo deluso.
<< Ho sbagliato a farmi aiutare da voi. >>
Sputò quelle parole piene di acido e furia contro di loro. In qualche modo, sperava di ferirli. Sperava di fargli del male. Poi ordinò laconicamente a Baymax di registrare la posizione del professor Callaghan, ma il robot lo deluse nuovamente. Lo scanner era fuori uso a causa degli impatti violenti durante lo scontro. Hiro sospirò frustrato. Si arrampicò sulla sua schiena, posizionandosi sui sensori magnetici e ordinò di alzare le ali. I quattro compagni capirono subito ciò che il ragazzino aveva in mente, e gli si mozzò il respiro.
<< Hiro, non faceva parte dei piani... >> Fred tentò di parlare, ma la sua voce andò perduta in un istante.
<< Vola! >>
I propulsori si accesero sotto i piedi di Baymax, che in silenzio, non potè fare nulla per evitare che Hiro lasciasse su quell'isola i quattro ragazzi e volasse via. Via da quello che il piccolo considerava come un tradimento, come l'ennesima delusione data dalle persone. Avrebbe dovuto impedirglielo, in qualche modo. Avrebbe dovuto farlo ragionare.
Ma lui era solo un robot. E come tale, doveva eseguire gli ordini.
  
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