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Autore: cioco_93    16/02/2017    1 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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21. I had a strange feeling

Stesa nel letto fissavo il soffitto e cercavo di controllare i miei respiri. Stavo male: dei dolori atroci mi stavano attanagliando tutto il corpo, e io dovevo trovare assolutamente il modo di riprendermi. Al 10 di giugno mancavano solo 3 giorni, e quella mattina avevo l’appuntamento per l’ultima prova dell’abito. Da quando ero andata a provarlo l’ultima volta, a occhio l’avevo fatto stringere di altri 4 cm, ero dimagrita ancora e volevo che per quanto io non sarei stata perfetta oramai sfinita dalla malattia, almeno l’abito addosso a me lo sarebbe stato.
Stavo morendo, e stava accadendo decisamente prima del previsto. Avevo intuito immediatamente quando avevo iniziato a peggiorare, e quindi a fine aprile avevo fatto visita al dottor Brown, che demoralizzato dal blando effetto della chemio, mi aveva annunciato il peggio: le metastasi erano iniziate, ero ufficialmente al 4 stadio del tumore, e non aveva la più pallida idea di quanto sarei resistita. Passai così tutto il mese di maggio a sperare di arrivare almeno al matrimonio, e data la mia costante impossibilità di fingere che tutto era sotto controllo, avevo avvisato la mia famiglia che la situazione era critica, senza però star troppo a precisare quanto.
Caroline mi aiutava più che poteva, Damon cercava di starmi vicino e amarmi senza però starmi troppo addosso, ma l’atmosfera tra tutti oramai era cambiata. In quei giorni prima del matrimonio, la presenza dei miei in casa e l’euforia del momento, fortunatamente avevano allietato minimamente le cose, ma quella mattina sentivo l’inferno dentro al mio corpo.
- Hej dormigliona – esordì il mio fidanzato entrando in camera mia.
- E tu cosa ci fai qui.?? – gli chiesi perplessa sedendomi a fatica.
- Ieri sera ho finito tardi e non sono riuscito a passare a salutarti, quindi ho pensato di farlo adesso – mi spiegò dolcemente sedendosi a bordo del letto e sporgendosi per rubarmi un bacio – Come stai.? – domandò poi preoccupato.
- Sto – affermai con un sospiro – sarà il nervosismo per la prova dell’abito, spero sia giusto, e che non debba farlo stringere nuovamente a tre giorni dalla cerimonia – aggiunsi come a scostarlo dalla verità.
- Sarà impeccabile, non ti preoccupare troppo – rispose stringendomi la mano – Caffè.?? Lo metto su mentre ti prepari – propose a seguire alzandosi.
- Volentieri, 10 minuti e scendo – dissi seguendo a fatica i suoi gesti e mi chiusi in bagno sperando di riprendermi.

Quando per le 11.30 fui pronta, aspettai con Damon il ritorno all’appartamento dei miei e mio fratello, e dopo aver salutato il mio fidanzato, ci dirigemmo finalmente all’atelier. Caroline ovviamente ci aspettava già lì da una ventina di minuti, ma per una volta non a causa del mio ritardo ma del suo maledetto anticipo.
- Allora ho già mandato la ragazza a prendere l’abito. Mi hanno detto che hanno seguito tutte le istruzioni che hai dato nell’ultimo mese per quanto riguarda la taglia e anche ovviamente sulle rifiniture che preferivi, quindi adesso non manca che constatare che sia perfetto – mi spiegò subito come un tornado.
- Credo che senza di te non avrei davvero organizzato niente di questo matrimonio. Davvero grazie Care – dissi abbracciandola sinceramente.
- Hai avuto fortuna ad avere come migliore amica un’organizzatrice di eventi con manie di controllo – rispose ridendo lei staccandosi – come ti senti.?? – chiese poi amorevole guardandomi spaesata. Effettivamente non avevo per niente una bella cera.
- Ho avuto giornate migliori, ma non commentare la cosa davanti ai miei, non voglio preoccuparli più del dovuto – le bisbigliai con sguardo d’intesa, e dopo aver accennato un lieve si con la testa, andò a salutare il resto del gruppo.
Quando finalmente arrivò la commessa con il vestito, andai nell’immediato nei camerini per cambiarmi, ma una volta che me lo misi addosso non ebbi il coraggio di guardarlo da sola, e uscì nella sala d’aspetto per ammirarlo con il resto della mia famiglia.
Non appena mi parai davanti a tutti, Caroline iniziò a sorridere entusiasta, mia madre scoppiò in lacrime, mio fratello e mio padre rimasero semplicemente in muta contemplazione e io finalmente mi guardai allo specchio.
- Immagino che la tua amica ti abbia già detto tutto mentre aspettavate il vestito, ma giusto per info abbiamo…- iniziò a spiegarmi la donna che si era occupata di me dalla prima volta che avevo messo piede in quel negozio, ma io ero troppo intenta a fissare il mio riflesso.
Non ero sicuramente quello che avevo sempre sognato: niente folta e mossa chioma cioccolatosa, le curve dal mio corpo erano oramai sparite, come il colore olivastro e sano della mia pelle, ma dopo mesi di agonia, quella fu probabilmente la prima volta in cui vidi di nuovo qualcosa di bello in me.
Il vestito era molto semplice: un corpetto arricchito di piccoli brillantini con uno scollo a cuore, che scendeva fino ai fianchi e una gonna ampia di velluto che formava infine uno strascico, ma io mi sentivo una principessa: era meraviglioso, e incredibilmente mi stava preciso.
- È perfetto – sussurrai emozionata più a me stessa che ai presenti.
- La mia bambina si sposa – commentò mia madre ancora in lacrime, che cercava disperatamente di asciugare.
- Dai mamma, se continui a piangere iniziò anch’io, e non mi pare il caso – constatò divertito, ma anch’egli già con il groppo in gola, mio fratello.
Mio padre invece non proferì parola. Si alzò, mi fece fare una giravolta su me stessa mentre mi guardava con occhi persi e mi trasse tra le sue braccia.
- Se mai vorrai tornare a casa, tu rimarrai sempre la mia principessa e nel mio castello ci sarà sempre posto per te – mi sussurrò all’orecchio togliendomi il fiato – so che avrei dovuto dirtelo tra qualche giorno, ma credo proprio che sarò più emozionato di adesso per riuscire a dire qualsiasi cosa – aggiunse in seguito cercando i miei occhi e io crollai. Crollai in lacrime che avevano tanti sapori diversi.
Amore infinito verso quell’uomo che mi aveva cresciuta, gratitudine per quelle parole, malinconia nel sapere che a casa oramai non ci sarei più potuta tornare, e dolore nel pensare che quello era uno degli ultimi abbracci che stavo dando a mio padre.
- Ssshhs principessa. Andrà tutto bene. In qualsiasi caso, andrà tutto bene – affermò ancora mentre mi stringeva tra le sue braccia – Ora però forza, sorridi.!! Hai addosso un abito da sposa, e nessuna sposa dovrebbe piangere così con un vestito del genere addosso – continuò poi strappandomi un sorriso.
Mi asciugai così le lacrime, ringraziai il cielo di non aver messo il mascara evitando così di assomigliare a un panda, presi un bel respiro e tornai a guardarmi allo specchio.
- Bhè direi che non c’è nulla che non sia fuori posto – commentai felice in direzione della mia migliore amica.
- Direi proprio che hai ragione – replicò lei sorridendomi sincera.

Dopo la mattinata nel negozio di abiti da sposa, e il pranzo fuori in famiglia, Caroline ovviamente tornò al lavoro, riuscì a convincere i miei a farsi un giro per il Central Park, e io mi rintanai in casa sotto sguardo vigile di mio fratello.
- Non puoi capire quanto mi fa strano pensare che ti sposi – commentò Jeremy buttandosi sul divano di fianco a me – Per me sei ancora la liceale scassa palle che pomiciava in veranda con Matt Donovan – aggiunse divertito.
- Non sputare nel piatto dove hai mangiato mio caro. Sarò stata pure una scassa palle, ma ricordati di quante volte ti ho fatto da spalla e ti ho coperto – gli feci notare io con finti toni offesi.
- Lo so, lo so, ma Matt Donovan era insopportabile – replicò nell’immediato.
- Non era insopportabile… solo non era decisamente il mio tipo – constatai perplessa del solo fatto che ci fossi stata insieme.
- Come hai fatto a metterci un anno e mezzo a capirlo.?? – domandò lui fingendosi inorridito.
- Disse quello che si è fatto sua sorella per l’intero anno successivo – lo ripresi esasperata.
- Touchè – ribatté infine lui e scoppiammo entrambi a ridere come due scemi, per poi ritornare a guardare la tv.
Jeremy ed io eravamo fatti così. Il nostro rapporto era fatto di molti silenzi, ma non risultavano mai scomodi. Quando eravamo più piccoli capitava spesso che nei week end in cui i miei ci lasciavano soli, noi passassimo intere giornate stesi sul divano a guardare la Tv senza spiaccicare parola. Ogni tanto ci lanciavamo un qualche cuscino o ci alzavamo per preparare qualcosa da mangiare, ma se nessuno dei due aveva bisogno di sfogarsi, ci godevamo semplicemente la nostra presenza.
Al contrario, quando uno dei due aveva un problema, rimanevamo in piedi anche tutta notte a parlare e a cercare di risolvere i nostri problemi insieme. Di solito funzionava che uno si appostava in camera dell’altro e si aspettava finché il diretto interessato non si palesava nella stanza. Non importava l’ora: che fossero le 21 o le 2 di notte, ci si muniva di pazienza e caffeina in corpo e si parlava.
Quando mi trasferì a New York, le cose cambiarono poco. Se c’era un problema, Jeremy si fiondava in città e mi aspettava davanti alla porta del mio dormitorio durante il college, e quella dei miei appartamenti a seguire. Solo quell’estate, grazie anche al fatto che aveva iniziato anch’egli a lavorare, tutte le nostre chiacchierate erano state al telefono.
- Riuscirai mai a perdonarmi.? – chiesi d’un tratto cercando i suoi occhi. Non c’era bisogno che specificassi di cosa stessi parlando, mio fratello lo sapeva fin troppo bene del fatto che mi rifessi al mio silenzio sulla mia malattia.
- Non credo, come non credo che riuscirò mai a perdonare nemmeno me stesso - affermò lui ricambiando lo sguardo – Avrei dovuto capirlo – aggiunse poi abbassandolo, e una lacrima gli rigò il viso. Fu difficile per il mio cuore non spezzarsi.
- No Jer, fermati – lo richiamai nell’immediato – tu non hai nessuna colpa. Quindi per favore, non ricordarti di quello che poteva esser: ricordati solo la versione migliore di me e te insieme – dissi a seguire con i miei occhi oramai anch’essi lucidi.
- Ci proverò – rispose lui abbozzando un sorriso e tirandomi tra le sue braccia.

Sempre quella sera sarei dovuta rimanere a casa, ma una strana sensazione mi attanagliava, e sentì l’immediato bisogno di vedere Damon.
Così quando i miei rientrarono, e il mio fidanzato mi fece sapere che stava per uscire dall’ufficio mi fiondai diretta a casa sua.
- Elena.?? – iniziò a richiamarmi non appena entrò nel suo appartamento – Amore, tutto a posto.?? – continuò poi a chiedere preoccupato dal mio comportamento.
Effettivamente un messaggio con scritto “Tra quanto sei a casa.?? C’è qualcosa che non va, ho bisogno di te” avrebbe messo in all’allarme chiunque.
- Arrivo, sono in camera. Aspettami in salotto – urlai mentre finivo di sistemarmi.
- Ma stai bene.?? Mi hai fatto venire un colpo con il tu… – iniziò a farmi notare esasperato, quando si ammutolì non appena gli apparì davanti – Wo… sei… sei bellissima – affermò boccheggiando.
- Dici.?? Non lo so ho questa strana sensazione. So che teoricamente non bisognerebbe farsi vedere con l’abito prima della cerimonia, ma è tutto il pomeriggio che sentivo che tu mi dovessi vedere, che mi dicessi che va bene, che è perfetto, che….- provai a spiegarli come un fiume in piena, quando il ragazzo mi trasse a se e mi baciò dolcemente.
- Il vestito è perfetto, tu sei perfetta ... – mi sussurrò poi dolcemente sulle labbra.
- Ok – commentai sorridendo – Grazie di sopportare le mie pazzie. Ti amo – aggiunsi perdendomi nei suoi occhi color ghiaccio.
- Prego, ma ora scappa a cambiarti, non sfidiamo le tradizioni più del dovuto. Farò finta di non averti vista fino al giorno del matrimonio – ribatté lui ridendo.
Accennai un euforico si con la testa e strappandoli un ultimo veloce bacio, corsi verso la camera.
Inizia a spogliarmi, quando d’un tratto le fitte che mi avevano attanagliato quella mattina iniziarono a farsi nuovamente vive. Prima lievi, mentre mi slacciavo il vestito, poi sempre più forti a mano a mano che me lo sfilavo e infine, arrivarono dei dolori lancinanti e il buio.

Buonasera lettrici.!!
Rieccomi a postare un nuovo capitol, che altri non è che il penultimo della mia storia.
Il tempo scorre, e Elena è sempre più vicina al suo matrimonio,ma purtroppo anche a dire addio.
Poco Delena in queste righe, ma d'altro canto la nostra Gilbert non è amata deolo dal maggiore dei Salvatore ma anche dalla sua famiglia, alla quale ho voluto dare più spazio in questi ultimii attimi. Come ben si può capire, il prossimo e ultimo capitolo sarà del tutto POV Damon.
La scena finale comunque, l'ho ripresa dalla 6° stagione delle Gilmore quando Lorelai chiama Luke a casa perchè le cnfermi che l'abito è giusto, e che andrà tutto bene.
Ovviamente io ho fatto non poche modifiche dall'originale, ma spero vi sia comunque piaciuta, come del resto il capitolo in se.
Un grazie a tutte voi che continuate a leggermi, ma un grosso saluto soprattutto ad eli_s che non smette mai di commentarmi è trasmettermi sempre così tanto con le sue parole.
Alla prossima
A.

 

  
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