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Autore: TaintedFox    17/02/2017    5 recensioni
"Ti prego, guardali, sostienili da dove sei adesso.Aiutali come puoi. Li hai amati come loro hanno amato te, non lasciarli.
Aiutaci tutti a sorridere di nuovo,come facevi sempre, aiutaci a ricordare la tua risata. Aiutaci tutti."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke, Sasori/Deidara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Piangi insieme a me, dimmi cosa cerchi.-

 

 

Di quella giornata, cominciava a non poterne davvero più.

Sperava con tutto se stesso che si trattasse solo di un maledetto incubo, dell'incarnazione onirica di tutte le sue angosce, pregava di potersi risvegliare da un momento all'altro.

Cercava di essere forte e sotto la sua maschera di fredda superiorità la dava tranquillamente a bere. Di solito, ma non quel giorno. Quel giorno nessuno riusciva ad essere veramente forte.

Lui aveva perso qualcuno di importante, tutti avevano perso un amico, un compagno, un esempio.

Tutto ciò che per loro era stato era diventato ricordo nel preciso istante in cui spirò, solo, su quell'asfalto freddo, e non riuscivano ad accettarlo.

Passavano istanti di rabbia, di frustrata impotenza, di risentimento contro quel destino infame, in cui avrebbe solo voluto sbattere tutti fuori di casa per potersi permettere di urlare, di gridare contro quel cielo bastardo quanto tutto questo gli facesse male. In fondo, però, era sinceramente grato ai suoi amici che restavano lì, spalle silenti che si offrivano di accogliere le sue lacrime, casomai avesse dovuto lasciarsi andare.

Kisame gli sedeva accanto sul divano in pelle scura, a braccia conserte, Sasori si ostinava a guardare oltre la finestra, Deidara sedeva sullo schienale del divano, la testa china, i capelli a coprirgli il volto. Sicuramente aveva pianto ed il suo orgoglio gli negava stoicamente di mostrare a tutti le sue debolezze, in fondo era un ragazzo sensibile e neanche questo avrebbe mai ammesso. Obito, da buon Uchiha fintamente freddo ed indifferente, aveva portato via Kakashi,che si reggeva in piedi a stento, sperando di farlo riposare un po' e Orochimaru era andato ad occuparsi di Tsunade, completamente annientata dal dolore. I tre erano rimasti lì solo per lui, esclusivamente per lui, ed aspettavano soltanto di raccogliere le sue macerie nel momento in cui avesse deciso di lasciarsi apertamente distruggere dal rimpianto della perdita.

Incredibile quanto la perdita di una singola vita potesse distruggerne così tante.

Aveva visto così tanti volti sconvolti alla funzione, chi travolto dalle lacrime, chi tentava di resistere, chi era troppo incredulo perfino per realizzare la cosa; però c'erano tutti, nessuno si era tirato indietro. Lo avevano fatto per la sua memoria e per la sua famiglia, volevano solo dire che c'erano, così come c'erano sempre stati, così come ci sarebbero stati sempre.

Eppure, nella vita, si incontrano così tante persone, si incrociano migliaia di sguardi, si osservano infinità di sorrisi meravigliosi: perchè nessuno riusciva a dimenticarsi dei suoi? Perchè dovevano proprio perderli?

Perchè nessuno era lì, ad evitare l'inevitabile?

Perchè si riparavano dietro all'"ineluttabilità del destino"?

In tanti avevano ripetuto a Itachi di non addossarsi la colpa, perchè in fondo la colpa non era nè sua, nè di nessun altro. Non avrebbe potuto evitare neanche se fosse stato lì che quel maledetto fondo stradale pregno d'acqua lasciasse perdere il controllo a quell'auto che aveva travolto sul suo cammino quel motorino. Non poteva prendersela con il conducente di quella Kia, visto che non poteva essergli imputata alcuno colpa, non poteva prendersela con un motorino o con un tratto di strada.

Quindi, con chi altri poteva prendersela, se non con se stesso? Almeno poteva insultarsi, arrabbiarsi, darsi tutte le colpe, addossarsi tutte le responsabilità.

Almeno poteva farsi più male di quello che provava.

Fu proprio Itachi a rompere quell'immobilità che sembrava averli colpiti, sospirando, guardando l'orologio.

"Non preoccuparti, loro possono capirsi" sussurrò Kisame, senza muoversi di un millimetro.

Sentì montare la rabbia. Lui non poteva capirlo? Non era degno neanche di ascoltarlo, di stargli vicino, di asciugare le sue lacrime? Cosa aveva fatto, per non essere abbastanza?

Deidara gli posò delicatamente una mano pallida e affusolata sulla spalla, cercando di trasmettergli quella vicinanza fisica che gli Uchiha rifiutavano per natura.

"Kisame intendeva che ci sono alcuni sentimenti che solo loro hanno condiviso e solo loro possono comprendere insieme quello che hanno perso. Per noi era un amico, un fratello. Per loro era molto più di questo" Itachi rimase quasi sorpreso di come gli avesse letto nel pensiero, di come riuscisse sempre a cogliere da un suo sguardo le sue emozioni. Solitamente, quella capacità lo irritava, se ne sentiva minacciato. In quel momento, invece, non scostò il suo tocco, apprezzò quelle parole , a malincuore le accettò, perchè sapeva quanto fossero semplicemente vere.

Nessuno di loro aveva amato quel ragazzo come lo avevano amato loro; lo avevano amato, lo continuavano ad amare, in tanti modi, ma non con quella passione bruciante, con quel desiderio, con quella perdizione mistica, con quella devozione con cui l'avevano amato loro.

Deidara ritrasse la mano, cosciente di aver abusato fin troppo di quel contatto, ma aveva lo stesso sentito il bisogno di toccarlo, di dimostrargli che gli era vicino a modo suo, in modo così naturale ed impulsivo, proprio come era solito fare quel ragazzo che avevano perduto. Quel ricordo.

Itachi riuscì a sentire nel silenzio opprimente i passi di Sasori verso il giovane alle sue spalle e lo sentì abbracciarlo. Sasori capiva incredibilmente bene le parole di quel suo piccolo Sole, sapeva quanto avrebbe sofferto se l'avesse perso. Nemmeno lui si lasciava andare facilmente a gesti anche di minimo affetto, ma, in quel momento, non riusciva a non ringraziare, egoisticamente, Dio, il Fato, il Destino, la stessa Atropo che su quel motorino non ci fosse stato il suo Deidara.

Deidara strinse le sue spalle perchè sapeva di non poter fare a meno della sua fredda Luna Rossa, non riusciva a non ringraziare, egoisticamente, Dio, il Fato, il Destino, la stessa Atropo che su quel motorino non ci fosse stato il suo Sasori.

Come sembravano inappropriati quei sentimenti, di fronte alla Morte, come sembrava inopportuno che loro pensassero alla loro fortuna mentre a qualcun'altro era stata strappata via la ragione di vita.

Itachi li capiva, in fondo, chi poteva doveva aggrapparsi alla sua felicità e stringerla prima che si incenerisse fra le dita, goderla prima di sentirsela portare via. Sapeva anche di non poter comprendere del tutto quel legame d'amore, di devozione, di appartenenza, che lega due persone e quelle due soltanto, in modo del tutto diverso da chiunque altro.

Come i fiocchi di neve,all'apparenza tutti uguali, insignificanti nell'immensità di una nevicata, leggeri e voluttuosi: eppure, per quanti fossero, nessuno rassomigliava ad un altro, ognuno era unico e speciale nel suo piccolo, minuscolo microcosmo.

Si rendeva perfettamente conto, inoltre, che se quel ragazzo avesse potuto raggiungerli in quel momento avrebbe preso tutti a sberle per essersi permessi di deprimersi tanto in sua memoria, di pensare a lui con le lacrime e non con il sorriso che tanto amava vedere sul volto di tutti, tanto da sforzarsi di esserne sempre la causa scatenante e ci riusciva. Avrebbe riservato qualche strigliata particolare proprio a Itachi e a quei due chiusi nell'altra stanza: si era impegnato con tutto se stesso,sempre, per scalfire le loro corazze di freddezza e distacco ed ora si permettevano di essere distrutti a quel modo?

Scusami, ma questo non ce lo dovevi proprio fare.

Pensò Itachi.

Era tutto tornato immobile, si lasciavano illuminare così dai raggi del sole indifferente come statue di sale.

Fu un tonfo secco a riscuoterli con violenza, ad investirli come un colpo di pistola, percependo quel suono con la stessa intensità di una granata gettata nella stanza.

Itachi si pentì di averli lasciati soli, si era sentito ferito quando quell'uscio sbarrato era stato aperto solo a quella persona, si era sentito inutile e li aveva lasciati andare.

Si mossero tutti insieme, correndo davanti alla porta della stanza incriminata.

"NON CE LA FACCIO, LO VUOI CAPIRE?"

Si fermarono in ascolto, sconvolti da quelle urla.

"Non posso, non respiro. C'è troppo silenzio qui, fa male, fa male, c'è troppo silenzio. Non c'è più aria. Come fai a non capire? Con che faccia vieni qui a guardarmi come se non sentissi anche tu il cuore che si frantuma? Sento solo vetri rotti, qui dentro, sento solo freddo. Lui non doveva permettersi, non doveva lasciarmi solo, non doveva, doveva portarsi via anche me. Ho freddo.

Non respiro, non respiro più, non c'è ar..."

Le grida sconnesse, doloranti, grondanti sangue, si fermarono all'improvviso, soffocate.

Itachi cominciò a colpire la porta, ma venne tirato indietro da Sasori e Deidara, mentre Kisame si occupava di sfondarla a spallate. Non era il momento di fare i delicati.

Lasciarono entrare Itachi, con il cuore che sembrava volergli esplodere in gola, sporgendosi dallo stipite quel tanto che bastava per controllare la situazione.

A terra, una lampada giaceva in frantumi sul pavimento, minandolo di schegge di vetro.

Davanti a loro, si apriva l'ultimo degli scenari che si erano immaginati.

Sasuke giaceva tra le braccia di Gaara, la testa affondata nel suo petto cercando di reprimere le lacrime violente, tradite dai suoi singulti, le braccia che arpionavano le spalle del rosso come fossero l'ultimo appiglio rimasto prima dell'oblio. Gaara lo sorreggeva immobile, guardando in faccia il sole all'orizzonte, lasciando che le lacrime scorressero in silenzio sul suo viso, inondando le sue iridi smeraldine.

Kisame e Deidara avevano avuto ragione.

Solo Gaara poteva realmente capire Sasuke, perchè anche lui era arso dello stesso amore. Chi alla fine avesse prevalso, non era importante. Solo lui poteva sentire sulla sua pelle quel dolore straziante di chi perde una persona amata. Amata veramente, incondizionatamente, amata in tutti i suoi pregi e i suoi difetti.

Sasuke lo sapeva, per questo, dopo che per giorni aveva evitato chiunque, che si era chiuso nel suo mutismo e nella sua stanza, nella sua angoscia disperata, rifiutando l'aiuto del fratello o di chiunque altro, dopo che quello stesso fratello e i suoi amici avevano allontanato tutti quelli che volevano rivolgergli solo un po' di conforto, anche alla funzione, dopo tutto, aveva aperto la porta a Gaara, il suo rivale in amore. E Sasuke, finalmente, si era lasciato andare.

Quella ferita aperta non si sarebbe cicatrizzata mai, ma, in nome di quel ragazzo, sarebbero andati avanti in qualche modo. Avrebbero realizzato i suoi sogni al posto suo, avrebbero guardato il mondo per lui, l'avrebbero sfidato, messo a ferro e fuoco se necessario o l'avrebbero amato, avrebbero amato ogni singolo istante di vita per lui, avrebbero respirato ancora in suo nome.

Si davano la colpa di quell'incidente, se ne martoriavano, ma ne sarebbero venuti fuori, se era questo quello che il loro angelo voleva. L'avrebbero reso fiero di essergli stato accanto per quell'attimo di effimera perfezione.

Ti prego, guardali, sostienili da dove sei adesso.Aiutali come puoi. Li hai amati come loro hanno amato te, non lasciarli.

Aiutaci tutti a sorridere di nuovo,come facevi sempre, aiutaci a ricordare la tua risata. Aiutaci tutti.

Quell'ultima preghiera Itachi la rivolse al cielo sereno, a quel sole caldo che avrebbe illuminato da così lontano le loro vite.

 

 

 

 

Lo so, l'ho fatta in due ore ed è notte fonda. Avrei voluto approfondire di più tutti i tratti psicologici ma sarebbe venuto fuori un papiro che Valle dei Re levati, quindi ho cercato di lasciarla un po' così, evanescente. Spero di esserci riuscita e spero si capisca bene, magari la correggerò. Scusate per gli errori ma se mi metto a rileggerla, la cambio tutta o la cancello e non mi sento di fare nessuna delle due cose. Scusate il momento Sasodei, ma quei due li adoro. Chiedo umilmente scusa.

Ringrazio il gruppo "SASUNARU FanFiction Italia" e tutte le persone meravigliose e bravissime che ci sono.

A presto, SchwarzEngel23.

   
 
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