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Autore: bad93    17/02/2017    0 recensioni
Questa storia è il continuo di Melodia al Tramonto; si svolge due anni dopo i fatti accaduti nella precedente storia ed è ambientata durante la saga Chono Stones. Il nostro bomber di fuoco si troverà davanti ad una distorsione temporale alquanto ostica, poiché l'Eldorado, per cercare di fermarlo, ha deciso di togliergli tutto ciò che ha di più caro. Angie non ricorderà assolutamente chi è Axel, sarà sposata con una vecchia conoscenza e vieterà all'attaccante di vedere il figlio. Aaron, troppo piccolo per essere influenzato, cercherà in tutti i modi di riavere il suo adorato papà, ma con l'aiuto di un personaggio almeno temporaneamente padre e figlio potranno vedersi di nascosto. Riuscirà il nostro Axel a riavere la sua famiglia? Oppure l'Eldorado l'avrà vinta?
Tutto questo lo scoprirete nel corso della storia, buona lettura ^^
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Nuovo personaggio, Yuuka Gouenji/Julia Blaze
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1:Un nuovo nemico?

 
Erano passati due anni dagli avvenimenti del calcio regolamentato, il piccolo Aaron era cresciuto e, nonostante le aspettative del padre di avere un figlio tranquillo, aveva il carattere della madre. La differenza era che Angie per quanto fosse difficile era abbastanza gestibile nonostante la sua imprevedibilità, il piccolo Aaron invece era del tutto ingestibile se non solo su alcune cose, ma anche con quelle non ci si poteva fidare a staccargli occhi di dosso più di tanto. Oltre all'imprevedibilità il piccolo possedeva anche agilità e intelligenza, caratteristiche del padre, succedeva spesso che, mentre stavano sul divano, si arrampicasse su di esso e con agilità si girasse per poi rischiare di cadere, ma prontamente era preso al volo. Come la maggior parte dei bambini della sua età Aaron aveva imparato a dire mamma e papà, ma le usava solo in alcuni casi, mamma lo diceva principalmente quando aveva fame e papà quando si trovava in pericolo. Entrambe le parole poi le usava se vedeva delle foto o dei filmati dei genitori, soprattutto quando riconosceva Axel, diceva subito papà tutto contento.
Quella sera Axel stava rientrando a casa come sempre, siccome Angie era fuori città per lavoro per un paio di giorni, Aaron era rimasto dal nonno ad aspettare il padre. Dopo qualche minuto Axel varcò la soglia e il piccolo gli corse incontro gridando papà tutto contento per poi saltargli in braccio, lui lo prese al volo per evitare che cadesse, rischiando però di cadere lui stesso assieme al bambino.
-Sei rientrato tardi come al solito.- protestò suo padre -Non ti sembra di esagerare? Hai un bambino ora.-
-Si lo so, non farmi la predica, avevo una riunione a scuola. Inoltre Aaron era qui con te e Julia, non era mica da solo. Anzi a quest'ora dovrebbe già dormire il signorino.- disse infine guardando il piccolo, che per tutta risposta si limitò a dire papà e ad abbracciarlo.
-Lo sai che non dorme se sa che sei via, di pomeriggio un pisolino lo fa, ma di notte finché non rientri non vuole sentire ragioni, non vuole nemmeno andare a letto. Si mette infondo al corridoio e aspetta che rientri; ormai ha imparato e sa che vieni a prenderlo dopo il cartone con l'orso e la tigre.-
-Sì anche a casa si battaglia per farlo dormire, Angie ci riesce solo perché lo mette nel nostro letto, sennò non si addormenta nemmeno con un sonnifero.-
-Non dovresti comunque tornare sempre tardi a casa, il bambino ne patisce.-
-Parli proprio tu che hai messo la carriera prima di noi?-
-Ero anche l'unico a crescervi e mantenervi.-
-Si hai ragione, scusa sono solo stanco.- disse dopo essersi accorto di ciò che aveva detto.
-Sarà meglio che vai a casa e metti a letto Aaron.-
-Già, è crollato dal sonno. Ci vediamo domani papà.-
-A domani.-
Axel uscì e andò alla macchina per poi rientrare a casa. Poiché erano soli, aveva dato al piccolo il vizio di dormire con lui nel letto matrimoniale, cosa che Angie non condivideva per niente se non solo in casi estremi, come il farlo addormentare o in caso incubi.
Il giorno seguente Axel si svegliò di prima mattina e scese in cucina per fare colazione, si era appena preparato il caffè che subito sentì una vocina chiamare mamma.
“Si è già svegliato? Credevo che oggi almeno il caffè me lo facesse bere.” Pensò mentre si alzava da tavola e andava su in camera. “C’è di buono che almeno non bisogna lottare più di tanto per svegliarlo”. Entrò in camera e prese il piccolo in braccio. –Ti sei svegliato eh? Adesso andiamo a mangiare, poi ci prepariamo che andiamo dal nonno- gli disse scendendo.
-Nono- ripeté il piccolo.
-Nonno, con due n- spiegò lui scandendo la parola.
-Nono-
-Prima o poi imparerai, sai mamma che è simile.-
-Mamma- esclamò contento il piccolo dopo aver visto una foto di famiglia.
-Si bravo c’è la mamma, stasera torna.- disse mettendolo a sedere nel suo seggiolone per poi preparare il latte.
Il piccolo giocava battendo le mani sul ripiano in attesa di mangiare, ogni tanto si allungava per prendere le cose dalla tavola come ogni volta che stava nel seggiolone, era già successo che in compagnia di Axel si fosse sporto troppo per poi cadere; prontamente l’ex attaccante lo aveva recuperato come se fosse una palla dalla calcio per evitare che si facesse male per poi appoggiarlo a terra. Era stato più il suo spavento che del piccolo, il quale rideva divertito e ogni volta che poteva tentava di lanciarsi giù per farsi prendere al volo; ovviamente bisognava controllarlo spesso. Poco dopo Axel gli diede il biberon con il latte e i biscotti, il piccolo lo prese e inizio a mangiare, lui si mise a bere il caffè ormai divenuto freddo. Quando ebbero finito la colazione lui, vesti il piccolo e poi si preparò, infine scese e salì in macchina mettendo il piccolo nel seggiolino, poi partì per andare da suo padre. Appena arrivarono, lui entrò con Aaron in braccio, Julia andò ad accoglierli.
-Ciao tesoro.- disse al piccolo prendendolo in braccio, lui contento sorrideva.
-Papà?-chiese Axel
-Al lavoro. Tu rientri tardi anche stasera?-
-Sì, giacché vado a prendere Angie in aeroporto pensavo di portarla fuori a cena, inoltre non so di preciso quando arriva, l’aereo potrebbe anche tardare.-
-Vero, però fai bene a portarla fuori, è da quando è nato Aaron che non fate più qualcosa da soli, inoltre siete sempre impegnati.-
-Aaron è ancora piccolo, è normale che lui abbia la priorità dopo il lavoro.-
-Si lo capisco, ma prima di essere genitori siete una coppia.-
-Lo so, ma adesso dobbiamo occuparci di lui, non abbiamo molto tempo per noi.-
-Certo ma devi trovarlo.-
-Ci proverò. Ora devo andare, ci vediamo più tardi.-
-Vieni a pranzo?-
-Si credo di farcela.-
-Ok. A dopo. –
Lui uscì e andò al lavoro; verso l’ora di pranzo rientrò.
-Papà, papà- esclamava Aaron dal seggiolone cercando di attirare la sua attenzione.
-Arrivo, arrivo. Tranquillo.- disse lui entrando in cucina e salutando Julia.
-Papà è al lavoro, mentre la governante oggi ha il giorno libero. –spiegò lei servendo il pranzo.
-Come al solito.- commentò lui sedendosi vicino al figlio, che già giocava con le posate. –Non giocare con le posate, guarda che adesso la zia ti dà la pasta.- disse mentre Julia dava il piatto al piccolo, che subito iniziò a mangiare. Poco dopo anche lui e la sorella si misero a mangiare, un’ora dopo Axel dovette andare al lavoro ma Aaron avendolo visto faceva i capricci per non farlo andare via.
-Aaron stai qui buono, torno stasera con la mamma.-
-Mamma!-esclamò contento.
-Sì, se non mi fai uscire, non posso andare a prenderla e la mamma resterà in aeroporto. Non vuoi lasciarla là vero?-
-No.-
-Ecco quindi lasciami andare.-
Lui un po’ riluttante lo lasciò e offeso si mise sul divano, Julia dopo aver salutato il fratello raggiunse il piccolo, mentre Axel uscì e andò al lavoro.
Nel frattempo un nuovo nemico si era presentato di fronte all’Inazuma Eleven e aveva creato diversi paradossi temporali, il calcio fu vietato e i ragazzi non riuscivano ad allenarsi per fronteggiare il nemico. Axel venuto a conoscenza della situazione decise di incontrare la squadra e di aiutarli dandogli la possibilità di allenarsi allo stadio del giardino imperiale. La squadra sfruttò il campo e riuscì ad ottenere molti vantaggi.
Quella sera Axel andò all’aeroporto a prendere Angie, lei lo raggiunse al parcheggio.
-Ciao amore.- lo salutò lei baciandolo.
-Ciao, com’è andato il viaggio?-
-Bene, Aaron?-
-Sta da mio padre. –
-Ha fatto il bravo?-
-Il solito.-
-Bene, allora andiamo.-
-Ok, ho prenotato un tavolo al ristorante.-
-Come mai?-
-Così, non usciamo da soli da quando Aaron è nato, siccome ora è cresciuto e non ci vediamo da un po’ ho pensato di uscire. So che t’interessa di più vedere Aaron ora, ma fidati sta bene e una cena non compromette nulla.-
-Ok, ma non stiamo fuori tanto.-
-Va bene.- disse lui parcheggiando fuori dal ristorante ed entrando.
Lei lo seguì e insieme poi si sedettero al tavolo ordinando; poco dopo furono serviti. Loro mangiarono e come finirono, uscirono, poco dopo andarono a prendere Aaron il quale fu contento di rivederli; dopo aver salutato, rientrarono in casa e andarono a dormire, ignari che la loro vita sarebbe stata cambiata per sempre molto presto.


Continua…  

 
  
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