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Autore: johnny cianf    18/02/2017    0 recensioni
C'era una volta lei e lui che partirono per Firenze, chissà se si erano abbastanza amati.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quel gennaio a Santa Maria Novella mentre lui aspettava, pensava che Firenze senza di lei fosse un po’ come Calcata senza la sua sala dei Tè. E’ essenziale quella sala, come il Colosseo per Roma o la Torre Eiffel per Parigi, sono figure importanti come lei lo è per Firenze. Ormai stava lì da mesi, in attesa, per molti era diventato il ragazzo della stazione. Tutto cominciò in un’estate d’agosto, quando lei e lui partirono per Firenze, erano bellissimi con i loro bagagli di fragilità, insieme avrebbero potuto superare ogni ostacolo, raggiungere ogni vetta. In quell’istante di tempo nessuno li avrebbe separati. Durante il viaggio l’aria condizionata alta del treno li fece avvicinare ancora di più, tra musica e conversazione scorreva il viaggio. Della coppia lei era la più loquace, lui ascoltava e quel suono che entrava nella sua testa era come un mantra, alleviava i suoi pensieri lo rassicurava.

Arrivarono verso mezzogiorno in una bella giornata di sole, sembrava che la città li stesse aspettando, che i turisti erano venuti lì per loro. Erano bellissimi insieme, lui versione sexy di Maccio Capatonda, lei farfalla di rara bellezza, appena usciti dalla stazione Firenze li accolse a braccia aperte.
Nel pomeriggio dopo aver appoggiato i loro bagagli di fragilità in Hotel, essi fecero i loro primi passi a Firenze, erano emozionati come Neil Armstrong quando fece i suoi di passi, sulla luna.
Lei avventuriera svolazzava per le vie felice portando con sé lui, che è stato sempre un pazzo e questa volta lo era più di prima, ma di lei. Tutti li notarono, erano fermati per essere ritratti a volte dovevano fare vie secondarie per non essere riconosciuti, il loro obiettivo era salire sulla torre. D'altronde per loro era facile fare amicizie, erano una calamita per le persone, in loro la gente vedeva la bellezza, emanavano gioia, ovunque andavano lasciavano un segno, e anche a Firenze erano destinati a lasciarlo.

La sera dopo cena, in Hotel, prima di addormentarsi fecero l’amore. Un amore intenso, poetico, si combinavano alla perfezione quei corpi, era un piacere guardarli. Sarebbe potuto crollare il mondo, ma loro due insieme, uniti, emanavano un’energia vitale, il loro amore avrebbe prevalso protetto chiunque stava nelle vicinanze. La bellezza la puoi trovare nei musei, nelle grandi città, nella natura, e, a volte come in questo caso in una stanza di Hotel.

La mattina appena alzati fecero colazione, la stanza era colma, una coppia tedesca li invitò al loro tavolo, lei parlò un po’ con loro lui si limitò ad ascoltare e mangiare. Uscrirono, c'era tanto da visitare la luce del giorno li rendeva ancor più luminosi, andarono in giro mano per la mano fino a quando dovettero separarsi per il sudore, il calore emanato dai loro corpi era simile a quello del sole, erano due pianeti da esplorare lei colma di mare, lui di fuoco, si completavano alla perfezione. La loro visita si muoveva tra chiese e ponti, tra musei e piazze, pranzarono in un posto fantastico, il Mercato Centrale di Firenze, un edificio pieno di colori e tradizioni, presero due hamburger vegani, buonissimi come loro. Non avrebbero voluto più andarsene da quel luogo, c'era una quantità di cose da mangiare, da assaggiare, se c’era un posto, un angolo di cottura avrebbero fatto l'amore.

Tornarono in Hotel per riposarsi, uscirono di nuovo verso sera, una canzone di un cantautore toscano diceva: "Che bella Firenze le sere d'estate, le luci del centro le nostre risate." Era veramente bella Firenze la sera, illuminata di luci e di discorsi, anche se era estate sognava presto Firenze, era quasi deserta. Lei e lui fecero un giro per godersi la notte fiorentina, trovarono un ristorantino vicino al duomo era tardi, cenarono come due star nel bel mezzo della piazza, i camerieri impazzirono per loro.
Dopo cena passeggiarono, lei golosa voleva qualcosa di dolce lui la assecondò, camminarono molto, trovarono La Milkeria posto interessante, lei prese i waffles lui una crema pasticcere calda. Mentre si gustavano le loro delizie si guardarono negli occhi, si sarebbero mangiati a vicenda in un'abbuffata d’amore, c’era una tale passione. Ripresero la via del ritorno e come per magia in poco tempo erano già in piazza del Duomo, cosa era successo in quello sbalzo temporale?

In Hotel i loro corpi si avvicinarono di nuovo, l’amore prese il sopravvento. La Milkeria li aveva resi più saporiti, si assaggiarono tra morsi e baci bagnati, si creò un’atmosfera magica, una musica si alzò dalla stanza con note leggere. Era un concerto per intenditori, suono che si muoveva al ritmo dei loro corpi, la loro energia illuminò tutto l’Hotel al punto tale che alcuni clienti furono costretti ad aprire le finestre, la luce che uscì illuminò le vie buie in cui si trovava l’albergo e la notte fiorentina, per un attimo fu giorno. Quando lo spettacolo terminò, dormirono abbracciati e con i loro respiri cullarono Firenze. Erano bellissimi.  

 Il giorno dopo quando lui si svegliò, lei non c'era più, in un primo momento pensò che fosse scesa a fare colazione. Scese a controllare, domandò di lei, alcuni dissero che era andata in stazione, che era partita. Impossibile pensò, doveva essere successo qualcosa un imprevisto da lasciarlo a Firenze, e poi dovevano salire sulla torre. La presunta partenza di lei, per lui, fu imprevedibile come un temporale estivo, come le onde del mare che da lontano sembrano insignificanti, da vicino sono alte e potenti, capaci da spazzarti via. Ci doveva essere sotto qualcosa, impensabile che se ne fosse andata così, i suoi bagagli di fragilità erano ancora lì, vicino ai suoi, li prese e andò in stazione.

Faceva freddo in stazione era un inverno rigido, ma lui stava lì imperturbabile aspettando lei. D’altronde la torre li aspettava, lui non avrebbe mai preso l’iniziativa si salirci da solo. L’avrebbe aspettata per anni, lui, cui non piace aspettare. Era lì da mesi, aspettava un segno un qualcosa che gli desse un input su come muoversi o non muoversi. Intanto mentre la gente scorreva, da lontano un artista di strada intratteneva la folla, dalle note si capiva che era un pezzo di Brunori Sas, poi lo capì quando alcuni ragazzi passando davanti a lui la canticchiarono. Parlava di Firenze diceva pressappoco così: “Che bella Firenze le sere d’estate, le luci del centro le nostre risate.. ah, ma cosa vuoi che ti dica? Ti voglio bene anche se ormai è finita”. Lui che non era un tipo dalla facile resa continuò ad aspettare, almeno che la fredda pioggia invernale si trasformasse in pioggia primaverile, accompagnata da qualche temporale, un arcobaleno.

  
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