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Autore: Darkwriterita    18/02/2017    1 recensioni
Tanto tempo fa, in una Romagna lontana lontana, dove ogni bel figaccione super sexy era gay e ogni gnocca sudamericana irremidiabilmente lesbica, io, Giovanna, giovane ed avvenente ragazza, con l'ego e la perversione molto maggiori dell'altezza, mi ritrovai a dovermi trasferire, insieme a mia sorella in una nuova casa.
La cosa che non mi aspettavo però era che mi sarei ritrovata circondata da due coinquilini non proprio sprizzanti di eterosessualità e una sorella lesbica repressa alla scoperta per la prima volta del mondo del sesso.
Insomma sono circondata da gay e lesbodrammi e questa cosa mi piace un casino!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash
Note: Lime, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ok, allora... da dove posso iniziare? Inanzitutto vi avviso che io non sono Giovanna, sono Roby, so che mia sorella vi ha già parlato di me a modo suo, purtroppo a modo suo.

Comunque, sono venuta a sapere che stava scrivendo questa "storia", solo che... beh, credo abbiate capito com'è fatta.

Voglio evitare che vi dica qualcosa di errato sulla mia vita privata, perchè ebbene si, quello che accadde quella sera fà parte della MIA vita privata.

E so che se dovesse raccontarvi lei di quella sera esagererebbe, romanzando probabilmente molti dei fatti accaduti.

Allora direi quindi d'incominciare raccontandovi cosa accadde da quando Giovi mi lasciò nelle mani di Celine e il suo pompatissimo bodyguard.

Mi scortarono dentro il locale, mentre la donna contava allegramente la mazzetta di banconote che poco prima le aveva dato Giovi.

Entrare in quel locale fù quasi un suicidio per me, anche se piacevole come suicidio.

Infatti in ogni angolo era possibile ballerine di lap dance e spogliarelliste intente a fare il loro lavoro, e lo eseguivano più che egreggiamente fidatevi, non credo di essermi mai sentita così in imbarazzo ed eccitata allo stesso tempo in tutta la mia vita.

Venni accompagnata presso una stanza, una delle tante, su cui era scritto "privato", in quel momento deglutì, preparandomi psicologicamente a quello che sarebbe accaduto di lì a poco, avevo la gola secca e sentivo un caldo terribile.

Ci fermammo di fronte a quella porta, poi Celine si rivolse a me con un sorriso fin troppo smagliante per i miei gusti.

"Allora cara, ti spiego velocemente come funziona qui, tu entri, in poco tempo dovrebbe arrivare la ragazza che abbiamo scelto per te, quando arriva dille che tipo di "servizio" vuoi, sai tra lap dance, spogliarello ecc..., come vuoi che venga eseguito lo spettacolo e tutte queste cose, se vuoi sfogarti con del sano sesso sfrenato devi assicurarti che pure lei sia daccordo oppure questo omaccione qui ti spacca in due, tutto chiaro?"

Ammetto che mi sentii abbastanza intimorita quando mi minacciò indicando il bodyguard, ma annui comunque, cercando di non pensarci.

"Perfetto, ora va e divertiti tesoro!"

Il bodyguard aprì la porta, mentre lei mi spinse dentro con una sonora pacca sulla schiena, poi richiusero la porta e mi lasciarono completamente sola al mio destino.

Mi sedetti sul divanetto rosso con le ginocchia che tremavano e l'ansia che cresceva sempre di più.

Da un lato mi piaceva l'idea di avere un simile spettacolo tutto per me, ma dall'altro ero nervosa e non mi piaceva pensare a una ragazza come un oggetto su cui sfogare le mie frustrazioni sessuali.

Quei pochi minuti che dovetti aspettare mi parvero un'eternità, un dolce supplizio da cui non potevo scappare.

Quando finalmente la ragazza che mi avevano assegnato arrivò rimasi sconvolta: era Rose, la ragazza che involontariamente, fin dal primo momento in cui avevo incrociato con lo sguardo il suo viso così perfetto e gli occhi così penetranti, ok probabilmente ero già cotta a puntino, ma questi sono dettagli, continuiamo con la storia.

Quando anche lei si accorse della mia presenza la vidi trattenere una risata.

Lei mi si avvicinò, mentre sentivo il cuore accelerare alla vista del suo abitino striminzito.

"Non credevo che avrei mai potuto trovarti in un posto come questo innocentina, che c'è ti è venuta voglia di masturbarti per bene alla vista di qualche gnocca che si spoglia?"

Deglutì alla vista di quel corpo perfetto, mentre il mio cuore era ferito dalle sue parole, perchè doveva trattarmi così? Quanto avrei voluto che mi mostrasse quel briciolo di dolcezza che vedevo nei suoi occhi, che mi mostrasse la vera se e non la sua scorza dura.

Si lo so, è terribilmente sdolcinato da dire, ma era davvero quello che pensavo in quel momento, ero proprio senza speranza.

Quando Rose arrivò poco distante da me ricominciò a parlare con quel suo tono arrogante.

"Allora dimmi che servizio vuoi? Spogliarello, lap dance con un bel sottofondo musicale? Celine ti avrà spiegato come funziona no? Per una volta che la fonte dei tuoi masturbamenti notturni è qui a disposizione per un bello spettacolino erotico dovresti approfittarne"

Io deglutì, pensando a qualcosa per rispondere, ma diciamo che le sue tette erano una bella distrazione.

"A-a me v-va bene anche s-solo parlare" Dissi infine.

Lei di tutta risposta si mise a ridere sguaiatamente e, anche se sapevo perfettamente che stava ridendo di me, non potevo fare a meno di pensare che la sua risata fosse bellissima.

Quella ragazza mi stava trasformando in una masochista.

"Guarda che lo vedo come stai sbavando, come i tuoi occhi sono pieni di lussuria e come stai sudando freddo di fronte al mio corpo, so che lo vuoi, dai lasciati andare"

In quel momento Rose mi sembrava proprio il serpente tentatore che nell'eden portò Adamo ed Eva alla rovina, ma io non avrei ceduto al frutto proibito.

"E' vero... m-ma quello c-che voglio di più è-è non trattarti come un oggetto, i-io voglio conoscerti... Rose"

Lei riprese a ridere, ma questa volta non era una risata strafottente, sembrava quasi felice.

Rose si sedette di fianco a me e, dopo che un omaccione vestito di nero ci portò un vasto assortimento di alcolici, incominciammo a parlare.

"Allora verginella sessualmente frustrata di che vuoi parlare? Almeno mi rilasserò per sta notte"

Mi chiese, mentre riempiva due bicchieri con qualche alcolico di provenienza ignota.

Io cercai di ricompormi respirando con calma, non potevo mostrarmi debole di fronte a lei, altrimenti mi avrebbe sopraffatta, dovevo cercare di mostrarmi più sicura di tutte le volte prima in cui mi ero lasciata prendere un po' troppo dal suo bellissimo viso e dalle sue forme.

"Allora... perchè lavori i-in un posto del genere?"

Da come il suo volto si rabbuiò capì subito di non aver fatto la domanda più azzeccata, con risultato che ovviamente mi feci  prendere dal panico.

"Ehm, ecco... dimentica la domanda! Ecco... Come va la famiglia?"

Il suo viso si oscurò ulteriormente... possibile che riuscissi a fare solo domande scomode?! Dovevo cercare di rimediare!

"E-ecco... i-io... scusa... non dovevo fare domande dal genere"

Senza dire niente mi porse il bicchiere colmo di un liquido che puzzava chiaramente di alcol, presi il bicchiere con un lieve tentennamento, non ero il tipo da bere molto, anche perchè confesso che non reggevo molto l'alcol.

"Sei proprio ridicola, prima mi fai delle domande e poi ti scusi per avermele fatte, non lo sai che chiedere è lecito? Proprio una coinquilina che non sa nulla della vita mi doveva capitare? Bevi e rilassati!"

Presi il bicchiere e incominciai a sorseggiare quel liquido non ben specificato.

"Dai avanti, magari questa volta becchi una domanda appropriata"

Dopo essermi torturata per bene le mani fra loro riuscì a trovare il coraggio di parlare.

"A-allora...  come va la vita?"

Rose mi guardò male.

"Certo che hai proprio un talento spropositato per fare le domande sbagliate"

Io a quell'affermazione abbassai lo sguardo sentendomi profondamente in colpa, come potevo essere talmente imbranata da sbagliare ogni singola domanda che le rivolgevo?!

"Allora facciamo così: ti parlo io di me, dopotutto hai pagato quindi non posso sottrarmi"

Io annuì piano, ero in trepidante attesa devo confessare.

"Allora sono nata in Cile, ho 19 anni, lesbica da sempre, lavoro in questo night da quattro soldi ormai da quattro anni e se bevi un altro bicchiere potrei essere talmente gentile da dirti altro, tipo i miei gusti in fatto di ragazze"

Senza muovere un muscolo lasciai che Rose mi riempisse il bicchiere di qualche altro liquido misterioso, la voglia di scoprire sempre più cose di lei era troppo forte, quindi continuai a bere, anche se dentro di me sentivo di star facendo un'enorme cavolata.

"Brava biondina, direi che possiamo andare avanti, ma prima dimmi qualcosa di te, se parlo solo io non è mica equo"

Non so cosa mi spinse a parlare, forse l'alcol, forse quel suo cavolo di sguardo, che secondo me aveva un qualche potere per riuscire a mettermi a disagio e in imbarazzo qualsiasi cosa facesse, combinato col suo sorrisetto poi era un'arma di distruzione di massa.

"Beh, ecco, non c'è molto da dire: ho diciotto anni, amo la moda, sogno di diventare una grande stilista e..."

"Non intendevo di raccontarmi tutte queste cose noiosissime, parlami del perchè da un giorno all'altro invece che solo una nuova coinquilina me ne sono ritrovata due" M' interruppe sbuffando.

Io deglutì, non mi andava di rivivere i ricordi del mio coming out, ma l'alcol mi aiutò dove il coraggio mancava.

"I miei miei genitori mi hanno cacciata di casa quando gli ho detto di essere lesbica"

Lei continuò a bere tranquillamente guardandomi, mentre io stringevo nervosamente il bicchiere fra le mani.

"Un classico quindi" Si limitò a dire, non una sola parola di compassione, che sarebbero sicuramente suonate false, in fondo lei era una spogliarellista, mentre io solo la sua cliente in quel night club, era così che mi vedeva, mi trattava con un minimo di decenza solo perchè era pagata per farlo.

Ma non mi dispiacque affatto, era sincera, sicuramente molto meglio di quelli che fingono che gli importi qualcosa di te e poi ti gettano via alla prima occasione.

"Si mi hanno sempre trattata come una bambola da mostrare e poi alla prima imperfezione che hanno visto in me mi hanno buttata via, il bello è che io gli volevo pure bene"

Mi accorgo ora che probabilmente l'alcol mi fa deprimere, ma passiamo oltre.

"Io lo dico che la vita fa schifo, non ti puoi fidare di nessuno, nemmeno di quelli che, probabilmente per errore di un preservativo rotto, ti hanno generato"

Annebbiata dai fumi dell'alcol ormai parlavo liberamente.

"La cosa divertente è che per riuscire a concepirmi ci hanno messo mesi e mesi di prove andate a vuoto! Poi  mi gettano via dopo che gli dico che mi piacciono le ragazze! Ti sembra logico?!"

"Biondina la vita è ingiusta, pensa che i miei mi hanno venduta prima ancora della mia nascita!"

Forse entrambe stavamo incominciando a parlare un po' troppo liberamente.

Io la guardai con faccia stupita.

"Ma come si fa a gettare via una come te? Sei così bella"

Le chiesi seriamente, si seriamente, ero proprio andata quella sera.

Lei per tutta risposta si mise a ridere.

"Stai cercando di conquistarmi dicendo frasi ad effetto innocentina, non ti facevo così gentildonna!"

Io inclinai la testa, mentre cercavo di elaborare che cosa intendesse con "frasi ad effetto", lei notandolo si mise a ridere ancora più forte.

"Non ci credo! Parlavi sul serio! Ma da quale film anni 50' sei uscita?"

Quando smise di ridere poi si avvicinò un po' troppo a me, tanto che all'effetto dell'alcol si aggiunse l'effetto del suo seno, il mio cervello stava letteralmente per fondere.

"Forse in fondo non sarebbe così male passare una notte con te" Mi sussurrò all'orecchio.

"Che vuoi dire?" Chiesi, cercando di calmare il mio respiro sempre più affannoso.

"Intendo del sano sesso lesbo genio"

Come se fossi stata colpita da una scossa elettrica mi scansai da lei, con troppa enfasi, infatti caddi dal divano.

Mentre mi rialzavo la sentì ridere come se non ci fosse un domani, ti pareva che dovevo sempre figuraccie con lei?

"Oddio, oddio, qualcuno mi fermi sto morendo... non è possibile che esista ancora qualcuna che ancora, nel ventunesimo secolo, salta per l'imbarazzo di fronte a una proposta del genere, sei l'apoteosi dell'ingenuità e della castità tu" Disse continuando a ridere senza freni.

Mentre ero in piedi e la sentivo ridere il mio imbarazzo raggiunse i massimi livelli storici, ero sicuramente completamente rossa in faccia, ma volevo che non pensasse che io fossi una suora, e si lo facevo perchè volevo piacerle, però quest'ultimo particolare deve rimanere tra noi.

Quindi feci l'unica cosa che il delirio alcolico mi fece venire in mente: appena Rose si calmò la presi per il succinto vestitino che indossava, la trascinai verso di me e la baciai.

Diedi il mio primo bacio a una ragazza che conoscevo appena, in un night club e ancora più ironico che quella ragazza era stata pagata da mia sorella per farmi avere una "piacevole serata" ed io ne ero cotta anche se non mi aveva mai trattata benissimo, a si, era anche la mia coinquilina e una spogliarellista... perfetto! Miglior primo bacio di sempre! Complimenti me stessa del passato!

Ma almeno lei ricambiò.

Improvvisamente un barlume di lucidità mi fece comprendere quello che stavo facendo, così mi staccai da lei di scatto e guardai la ragazza cilena con occhi sgranati.

"Ehi, me lo stavo godendo quel bacio, sei più brava di quanto sembri innocentina" Disse lei seccata.

Aspetta, quindi le era piaciuto? Ero felice e sconvolta nello stesso tempo, l'unica cosa che mi venne in mente era che dovevo andarmene prima che la situazione degenerasse.

"Scu-scusami" Dissi prima di scappare a gambe levate.

Non notai il sorrisetto malizioso sul volto di Rose e sicuramente non avrei mai immaginato cosa quella singola notte avrebbe portato nella mia vita.

Fù come il battito di una farfalla che crea un tornado.












































 
   
 
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