Film > Big Hero 6
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Autore: LittleBloodyGirl    20/02/2017    2 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L'orizzonte era ormai sparito da tempo, e il manto nero della notte aveva ricoperto la città e parte del mondo, condannandolo al sonno. Si era alzato il vento, un freddo maestrale d'inverno che sferzava violento, fendendo la pelle e i capelli di Hiro, che volava sulle spalle di Baymax con lo sguardo dritto e le labbra serrate. Non una parola fuoriusciva dalla sua bocca. La sua voce era intrappolata ancora una volta da una spessa catena che posava il suo pesante macigno sul cuore. Tremava, ma non per il freddo. Gli occhi gli bruciavano, ma non per il vento.
Tutto quello a cui riusciva a pensare era quello che era successo poco prima sull'Isola Akuma. Finiva sempre così, ormai doveva esserci abituato. Era sempre finita in quel modo.
Ogni persona che incontrava lo deludeva, fin da quando era bambino. Tutti agivano egoisticamente e secondo il solo scopo di rovinare ogni suo piano, di tranciare via ogni sicurezza per poi giustificarsi con un banale e stupido discorso privo di senso. Non si poteva fidare di nessuno. Se lo era sempre ripetuto, fin da piccolo. Le persone feriscono e basta.
L'unica persona che non lo aveva mai deluso e di cui si era sempre fidato era svanita via.
In una scintilla, in un velo di fumo tra le fiamme dell'inferno. Dritto nella bocca del demone, che aveva assunto le sembianze di un uomo.
Callaghan. Il professor Callaghan. L'uomo che Hiro più stimava, il suo idolo, il suo mito, si era portato via suo fratello. E lo aveva fatto rubandogli i suoi microbots. Ma perchè?
Che bisogno aveva avuto di arrivare a tanto? Perchè rubare la sua invenzione e dare fuoco alla scuola? Perchè uccidere Tadashi?
Tadashi...
Lui era rientrato in quell'edificio perchè Callaghan era rimasto dentro, ignaro o forse conscio del fatto che il professore fosse il responsabile di quella cruenta messinscena.
La sua gentilezza lo aveva tradito. La sua bontà lo aveva condannato a morte in quell'inferno. Ed era tutta colpa di Callaghan.
Hiro urlò al cielo, liberando tutta la furia e la disperazione di quel tradimento.
Baymax ascoltò le sue grida. Era inutile fare alcuna diagnosi adesso, sapeva benissimo come stava il suo protetto. E preferì rimanere in silenzio, mentre si dirigevano verso casa.


 (•—•)

<< 'Dashi? 'Dashi, dove sei? >>
Il piccolo Hiro camminava svelto tra i tavoli della caffetteria. I piedini scalzi non facevano alcun rumore sul pavimento di mattonelle decorate. Lui e Tadashi stavano giocando a nascondino, ed era il suo turno di trovare il suo fratellone. Ma il piccolo aveva guardato ovunque. Sotto i tavoli, nel ripostiglio, sotto il bancone della cucina. Persino dietro le tende e i mobili.
Tadashi non era neanche sotto il letto. Non riusciva a trovarlo.
<< 'Dashi...? >>
Forse era uscito perchè si era dimenticato che stavano giocando? Forse si era annoiato di avere sempre il fratello minore tra i piedi?
Forse lo aveva... Abbandonato? E se non fosse tornato più, come la mamma e il papà?
<< 'Dashi... >>
Prima che potesse trattenersi, Hiro scoppiò a piangere. Lacrime d'argento varcavano il suo visino paffuto e arrossato dallo sforzo, la bocca contratta in un vano tentativo di reprimere i singhiozzi. Dov'era Tadashi? Perchè era sparito? Perchè lo aveva lasciato solo?
Davvero non sarebbe tornato più...?
<< Hiro, che succede? Ti sei fatto male? >>
Zia Cass scese nella caffetteria e prese in braccio il nipotino di soli cinque anni, appoggiandolo sulla sua spalla e cominciando a cullarlo tra le braccia morbide. I suoi capelli ramati sfioravano il faccino di Hiro mentre la donna cercava di asciugargli le lacrime.
<< 'Dashi... 'Dashi non c'è più... >>
<< Come sarebbe? Quel cattivone, se lo prendo gli faccio vedere io. >>
La donna cercò di calmarlo, ma fu tutto inutile. Hiro continuava a strillare riguardo all'ipotetica sparizione del fratello maggiore e lei si vide costretta a richiamarlo. Non aveva idea di dove fosse, ma di certo si sarebbe fatto vivo presto sentendola ringhiare come suo solito.
<< Tadashi Hamada! Dovunque tu sia, ti ordino di venire fuori! Tuo fratello sta piangendo per colpa tua! >>
Un paio di secondi, un rumore soffuso dal piano di sopra e sulle scale apparve Tadashi, con i suoi capelli corti e arruffati e la maglietta dei supereroi piena di polvere. Zia Cass fu piacevolmente sopresa di notare lo sguardo di puro orrore sul volto del nipote più grande alla vista di Hiro, che piangeva accoccolato sul suo seno.  << Hiro! >>
Non appena sentì la voce del fratellone, il piccolo si girò verso di lui, smettendo subito di piangere, gli occhioni nocciola lucidi a causa delle lacrime versate e le guance arrossate. Allungò le braccine verso di lui, che accorse subito per prenderlo. Hiro sembrò così sollevato.
<< 'Dashi... >>
<< Si può sapere che stavi combinando? >>
Chiese zia Cass in tono perentorio, lasciando il nipotino nelle mani del fratello maggiore.
Non era arrabbiata, ma voleva una spiegazione al riguardo. Tadashi sembrava imbarazzato, mentre cercava di reggere Hiro in braccio.
<< Stavamo giocando a nascondino, e io mi sono nascosto sotto il divano! Non pensavo che... >>
<< Come hai fatto a... Oh, lasciamo perdere. Hai fatto prendere un bello spavento a Hiro. >>
La donna abbozzò un sorriso intenerito e arruffò maggiormente la chioma di Tadashi, prima di tornare al piano di sopra per sistemare i letti. Tadashi guardò Hiro, un'espressione colpevole dipinta sul suo volto da bambino. Il fratellino si reggeva sulla sua spalla, succhiandosi il pollice mentre il suo piccolo petto tentava di trattenere i singhiozzi. Il maggiore passò una mano in mezzo alla chioma corvina di Hiro, sinceramente dispiaciuto.
<< Scusami, Hiro. Non pensavo di essermi nascosto così bene! >> Esclamò sorridendo, cercando di sdrammatizzare.
Per tutta risposta, Hiro gli tirò un pugnetto sulla spalla.
<< Stupido, 'Dashi! Credevo che fossi scappato, che ti fossi stancato di me... >>
<< Ma che dici, scemotto? >>
<< ... Credevo che mi avessi lasciato solo... >>
<< Hiro... >>
Tadashi rimase sopreso dalle parole inaspettatamente tristi di Hiro. In un attimo, si rese conto di ciò che aveva dovuto provare il suo piccolo fratello quando non era più riuscito a trovarlo. La morte dei loro genitori era ancora bene impressa nella loro mente, in fondo erano passati solo due anni dalla loro scomparsa. E Hiro, di certo, aveva avvertito il trauma in maniera ancor più profonda.
Tadashi non poteva biasimarlo, lui stesso faceva ancora fatica ad accettare la mancanza dei genitori. E adesso che erano rimasti soli, loro due dovevano farsi forza a vicenda. Erano una squadra, lo erano sempre stati.
<< Hiro, ascolta. Ti rivelo un segreto. >>
<< Hhm...? >>
<< Io sono immortale! Nessuno può sconfiggermi. Sono stato creato per restare sempre accanto a te e proteggerti! >>
Esclamò Tadashi con la voce forte, fingendosi un supereroe. Gli occhi di Hiro si illuminarono alle parole del fratello.
<< Davvero? >> Chiese elettrizzato.

Tadashi rise. << Si, più o meno. Ma ricorda, se sei triste o arrabbiato, devi cercami qui. >>
Le sue dita sottili si appoggiarono delicatamente sul petto del fratellino. Per un attimo riuscì a sentire il suo cuore battere, il suo respiro timido.
<< Se saprai che io sono qui, non avrai bisogno di chiamare il mio nome. Perchè siamo insieme, Hiro.
Io sarò sempre con te. >>

 

(•—•)

La saracinesca del garage si aprì con un violento stridore. Era tardi, ma non aveva alcuna importanza. Poteva svegliarsi il mondo intero, non avrebbe fatto alcuna differenza. Hiro si tolse il casco e i guanti, buttandoli malamente sul divano. Baymax avanzò timidamente dietro di lui. Osservava ogni movimento del piccolo con silenziosa preoccupazione. Il ragazzino prese una scaletta e la posizionò davanti al robot, si arrampicò e smontò l'elmetto rosso dalla testa. Doveva ripararlo se voleva ritrovare Callaghan. Spostò violentemente gli attrezzi di troppo sul tavolo da lavoro, gettandoli a terra con una gomitata, e collegò il chip del casco al computer. Non era stato danneggiato gravemente, e Hiro fu capace di riprogrammare le funzionalità dell'elmetto senza problemi.
Non era del tutto concentrato, però. Non riusciva a parlare, e il suo sguardo non fissava direttamente lo schermo. La sua mente era altrove, persa in una spirale di tentazioni ed emozioni che non accennavano a svanire, esattamente come quella sensazione di tradimento che lo stava divorando lentamente.
Callaghan aveva ucciso suo fratello. Tutti gli altri avevano ucciso lui, ancora una volta.
Gogo, Fred, Wasabi, Honey Lemon. Tutti loro, i suoi compagni che avevano accettato di aiutarlo nella sua missione gli avevano infine voltato le spalle.
Perchè? Per seguire la loro morale, per rispettare una legge che non avrebbe mai fatto giustizia. Codardi.
Non avevano forse proclamato che Tadashi era il loro migliore amico? Non avevano forse giurato che avrebbero aiutato Hiro a vendicare suo fratello, non importa quali conseguenze scaturissero?
E invece, quando erano proprio sul punto di riuscire finalmente a non rendere vana la morte di suo fratello, si erano tirati indietro, mandando a monte i suoi tentativi. Lo avevano rinnegato. Avevano rinnegato Tadashi. Lo avevano tradito.
Aveva sbagliato tutto. Doveva agire da solo, come aveva tentato di fare all'inizio.
Quello che provava in quel momento era soltanto rabbia, una cieca furia che gli stava lentamente annebbiando la mente e la vista, formulando pensieri sconnessi e terribili, macabre scene dal sipario di sangue.
Tutto ciò che voleva era distruggere Callaghan. Ucciderlo. Massacrarlo.
Se Baymax avesse fallito, sarebbe stato disposto a spezzargli il collo a mani nude. Lo voleva morto. Voleva il suo cadavere, i suoi occhi vuoti mentre supplicavano di risparmiargli la vita.
Ma sapeva che Fred, Wasabi, Gogo e Honey non avrebbero mai permesso che ciò accadesse.
Avrebbe dovuto uccidere prima loro.
Si, avrebbe dovuto farlo subito. Non appena si era reso conto che stavano tentando di fermare Baymax dal distruggere Callaghan. Gli avevano portato solo guai, avevano solo fatto saltare i suoi piani.
Era loro la colpa se non era riuscito a fermare il professore. Era loro la colpa se non si erano fermati alla scuola quella sera, lasciandolo solo mentre supplicava Tadashi di non entrare nell'edificio. Era colpa loro.
Era tutta colpa loro. Ogni persona che aveva incontrato aveva contribuito ad uccidere suo fratello un pezzo alla volta, senza mostrare il minimo risentimento.
Li avrebbe uccisi tutti. Tutti.
<< La tua pressione sanguigna è alta. Sembri essere sotto stress. >>
Baymax non perse tempo a farglielo notare.
<< Sto bene. >> Tagliò corto il ragazzino, palesemente seccato, infilando nuovamente l'elmetto sulla testa di Baymax. << Ora funziona? >>
Il robot provò ad attivare il suo scanner, constatandone la perfetta funzionalità.
<< Il mio sensore è operativo. >>
<< Bene, quindi ora... Uh? >>
Hiro provò ad aprire il portello d'accesso sul petto di Baymax, ma la perplessità occupò per un istante il posto della rabbia, quando notò che questo non si apriva. Lanciò uno sguardo confuso a Baymax prima di riprovare, facendo pressione sempre più forte sul pannello.
<< Vorresti rimuovere il mio chip di operatore sanitario? >>
Chiese Baymax, con uno strano tono. Non aveva perso la sua solita gentilezza, ma adesso sembrava quasi che parlasse in modo perentorio.
Come se fosse pronto a rimproverare Hiro per quello che stava tentando di fare.
<< Si, apri. >>
<< Tu vuoi che io sopprima il professor Callaghan? >>
<< Baymax, apri il portello d'accesso. >>
<< Il mio scopo è guarire i malati e i feriti. >>
<< Ti ho detto di aprirlo! >>
Non era mai successo prima. Baymax non si era mai rifiutato così categoricamente di eseguire un ordine. Stava ragionando a modo suo, stava impedendo a Hiro di fare ciò che doveva. Da quando aveva acquisito una simile capacità? Da quando la volontà era entrata a far parte dei suoi circuiti? Hiro avvertì il cuore battere freneticamente, la rabbia pulsare nelle vene. Non poteva credere che anche Baymax lo stesse ostacolando. Ma perchè? Perchè erano tutti contro di lui?
Smontò brutalmente l'armatura rossa del robot, gettandola di lato, e cercò di forzare con le dita il portello, che però non accennava a sganciarsi dal petto dell'automa.
Baymax non aveva alcuna intenzione di lasciare che Hiro procedesse con le sue intenzioni. Era scritto nel suo codice, lui doveva aiutare le persone, non ucciderle. E questo il suo protetto sembrava averlo dimenticato. Lo aveva rivestito di un ruolo che non poteva ricoprire, semplicemente per soddisfare un desiderio che Baymax non poteva realizzare.
Gli aveva fatto credere che catturare colui che aveva ucciso Tadashi e consegnarlo alla giustizia lo avrebbe fatto sentire meglio, lo avrebbe aiutato a guarire. Ma non era quello lo scopo che Hiro stava inseguendo.
Lui aveva usato Baymax. Si era servito di lui e lo aveva manipolato come meglio poteva per fargli credere che lo stesse aiutando, quando in realtà tutto quello che voleva era vendicarsi. Una vendetta di cui si era nutrito per così tanto tempo che alla fine lo aveva consumato, facendogli perdere di vista la realtà.  
Ma Hiro aveva usato l'arma sbagliata. Perchè Baymax non avrebbe mai potuto realizzare quello scopo.
E se anche ci fosse riuscito, sarebbe davvero stato in grado di vivere con se stesso, dopo?
<< Sopprimere il professor Callaghan migliorerà il tuo stato emotivo? >>
Se Hiro era davvero sicuro di quello che voleva, Baymax non si sarebbe più opposto. Avrebbe lasciato che lo usasse per compiere la sua vendetta senza protestare. Ma doveva esserne sicuro.
Sicuro come lo era stato fino a quel momento.
<< Si..! N-no... Non lo so! Ora apri il portello! >>
La voce di Hiro diventava sempre più forte ad ogni vano tentativo di forzare l'apertura di Baymax.
E sempre più fragile.
<< E' questo che desiderava Tadashi? >>
No.
 << Non importa! >>
Sempre più fragile.
Quel peso era troppo forte. Presto lo avrebbe schiacciato.
<< Tadashi mi ha programmato per... >>
<< Tadashi non c'è più! >>
Urlò. Un ultimo, disperato tentativo di resistere, prima di collassare.
Hiro si lasciò andare, mollò la presa sull'abisso.
Aveva resistito troppo a lungo, e non ce la faceva più.
<< Tadashi... Non c'è più... >>
La sua voce divenne un sussurro nell'oscurità notturna. Quel peso che aveva portato dentro di sè per tutto quel tempo era diventato troppo grande, e alla fine aveva ceduto, schiacciandolo con la sua forza.
Aveva sentito sempre le stesse parole, visto sempre gli stessi volti, sopportato sempre le stesse delusioni. Se era riuscito a resistere fino a quel momento, lo doveva soltanto a Tadashi. A suo fratello, che gli aveva fatto da padre e da migliore amico. Che era stato il suo universo, il suo mondo, la sua ancora.
E che se n'era andato. Per sempre.
Lui non era più lì a tirarlo su quando cadeva, non era più lì ad asciugare le sue lacrime, e non era più lì a tenergli la mano e a guidarlo nel suo cammino.
Lui non c'era più.
<< Tadashi è qui. >>
Sussurrò Baymax, quasi avesse paura di rompere quella triste calma che si era formata tra loro. Hiro avvertì un nodo alla gola che cercò disperatamente di rimandare giù, gli occhi serrati nel buio delle sue palpebre. Aveva sentito quella frase così tante volte, ed era così falsa, così priva di verità che non valeva più la pena di tenerla a mente e illudersi che fosse vero. Era stanco.
Stanco di quelle parole prive di sostanza. Stanco di quella commiserazione inutile. Stanco di essere solo.
Tadashi non sarebbe tornato grazie a quella frase. Nessuno poteva riportarlo indietro. Nessuno poteva riportarlo da lui.
<< No... Lui non è qui... >>
<< Tadashi... E' qui. >>

<< Io sono Tadashi Hamada, e questo è il primo test del mio progetto di robotica. >>

Il viso di Hiro venne illuminato dalla schermata-video apparsa sulla pancia di Baymax. Alzò lentamente lo sguardo sull'immagine riprodotta, avvertendo il suo cuore risollevarsi dopo ogni parola appena pronunciata da quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille altre, aggrappandosi ad ogni movimento, ogni dettaglio che la persona nel video presentava. Lo vide avanzare verso la telecamera e toccare qualcosa, prima di sentire una seconda voce, la voce di Baymax, riempire le casse.

<< Ciao, io sono Bayma- >>
<< Fermo! Fermo! Fermo! >>

Un fischio stridulo e fastidioso si intromise nel solito saluto di Baymax, costringendo il protagonista di quel video ad indietreggiare e a tapparsi le orecchie prima di spegnere il robot con un'espressione dolorosa. Hiro sgranò gli occhi, trattenendo il respiro. Tadashi era lì, in piedi davanti alle videocamere di Baymax, sorridente, eccitato mentre cercava di mettere a punto il suo progetto.
Il video era composto da tanti spezzoni, momenti in cui il robot aveva ripreso i ritocchi che suo fratello gli dava, spesso senza alcun esito positivo. Il settimo test era finito male, Baymax era entrato in tilt e aveva quasi minacciato di fargli seriamente male se non fosse stato fatto interamente di vinile. Un ulteriore stacco e la videocamera riportò nuovamente l'immagine di Tadashi, questa volta stanco e sconfortato, due accentuate occhiaie e i capelli arruffati dall'evidente mancanza di riposo. La scritta sulla lavagna nera che teneva in mano riportava il numero 33.

<< Sono sempre Tadashi Hamada... E questo è il trentatreesimo test del mio progetto di robotica... >>

Appena finì di parlare, l'intera stanza piombò nell'oscurità a causa di un improvviso blackout. Il volto di Tadashi riemerse dalle ombre illuminato da una piccola torcia tascabile. In quella flebile luce, la sua stanchezza sembrava trapelare ancora di più. Solo in quel momento, Hiro si rese conto di quanto veramente suo fratello ci avesse impiegato per programmare Baymax. Ogni tentativo sembrava portarlo sempre più lontano dal suo obiettivo, così tanto che l'unica soluzione sembrava gettare la spugna. Eppure Tadashi non ne voleva sapere di arrendersi.
E Hiro lo poteva vedere nel suo sguardo, quella scintilla di determinazione non accennava a svanire.

<< Non mi arrenderò, amico mio. Tu non lo sai ancora, ma tu servi al mondo. Quindi rimettiamoci al lavoro. >>

In quel momento, Hiro abbassò lo sguardo.
Quella frase, seppur non diretta a lui, gli sembrò quasi un'eco vicina, un dolce rimprovero che stava cercando di rammentargli quale fosse il vero scopo che spettava a Baymax, il suo vero ruolo nel mondo. E di certo, non si trovava tra le viti di un'armatura da combattimento. Ma era anche rivolta a lui.
Con quelle esatte parole, Tadashi lo aveva sempre spronato ad andare avanti, a cercare un'opportunità. A vedere le cose da un'altra prospettiva.
E in quei giorni di oscurità, Hiro aveva dimenticato tutto, lasciando che la depressione si tramutasse in rabbia, e la rabbia in vendetta, oscurando il ricordo di Tadashi. Suo fratello aveva sempre voluto che Hiro facesse qualcosa di grande per il mondo, aveva sempre desiderato vedere il modo in cui il suo fratellino avrebbe cambiato tutto, aiutando sè stesso e ogni persona bisognosa.
Lo aveva tirato fuori dai vicoli sudici della città, via dalle pericolose risse dei Bot-Duelli per cercare di rimetterlo sulla strada giusta.
E c'era riuscito. Prima di andare via.
Dopo la sua morte, Hiro aveva sotterrato dentro di sè tutto quello che Tadashi aveva fatto per lui, concentrandosi soltanto su se stesso, ricadendo in quel vortice di errori e confusione da cui suo fratello lo aveva faticosamente tirato fuori. Aveva perso di nuovo la sua strada, e aveva bisogno che qualcuno gli rammentasse che valeva molto di più di un mucchio di soldi sporchi.
E ora Tadashi era lì, per ricordargli chi era davvero.
Si rese conto di quanto si fosse sbagliato, di quanto avesse avuto torto anche solo a pensare che Baymax potesse essere usato come arma di distruzione.
Tadashi aveva lavorato duro e a lungo per programmarlo. Era stato il suo progetto più grande, il suo scopo nella vita.
Baymax era stato così importante per Tadashi che lui stesso aveva ritenuto necessario allontanarsi per un po' da Hiro pur di portare a termine ciò che voleva.
E Hiro era stato troppo egoista per capire quanto davvero suo fratello avesse sofferto, seppur con il sorriso sulle labbra, per la sua creazione. Una creazione dall'animo profondamente altruista, il cui solo scopo era aiutare la gente a guarire. Hiro l'aveva quasi trasformato in una macchina da guerra, distruggendo tutte le speranze che Tadashi aveva riposto in lui.
Lo aveva deluso.
Infine, lo aveva deluso.
I suoi occhi si riempirono di lacrime al solo pensiero.
Il video tagliò nuovamente, questa volta mostrando lo studio di Tadashi immerso nel sole del primo mattino.
Il ragazzo non guardò direttamente la telecamera, troppo occupato a sbadigliare e a stirare via le occhiaie dal suo viso con una mano.

<< Sono sempre Tadashi Hamada e questo è l'ottantaquattresimo test... >>

Mise via la lavagna, alzando lo sguardo sempre speranzoso su Baymax, prima di immettere il chip.

<< Che racconti, ragazzone? >>
<< Ciao, io sono Baymax. Il tuo operatore sanitario personale. >>
<< Funziona... Funziona! Oh, è fantastico, tu funzioni! >>

Dopo tutta la fatica, dopo tutto il lavoro impiegato e il sudore versato finalmente Baymax era stato messo a punto, e funzionava esattamente come lo aveva programmato Tadashi. Lui stesso sembrò non poterci credere quando sprigionò finalmente tutta la sua felicità, baciando perfino la faccia del robot, appannandone la superficie. Saltellò su e giù per tutta la stanza, lasciando che la sua voce solitamente profonda diventasse acuta e trillante di euforia. Hiro rise intenerito. Suo fratello era sempre stato buffo quando qualcosa di bello capitava e spesso si lasciava andare a dimostrazioni del genere, così divertenti e spensierate.

<< Ok, ok! E' un grande momento. Scansionami. >>
<< Il livello dei tuoi neurotrasmettitore è elevato. Ciò significa che sei felice. >>
<< Eccome! Io sono felicissimo! Oh, cavolo... Aspetta che ti veda mio fratello. Aiuterai molte persone, amico mio. Moltissime. E per ora è tutto.
Sono soddisfatto del trattamento. >>


L'ultimo fotogramma del video mostrava Tadashi. Semplicemente lui, lui in ogni aspetto perfetto di se stesso. Il suo sorriso sollevato, gli occhi brillanti e vivi, ogni pura emozione traspariva da ogni centimetro del suo corpo. Tadashi era felice, felice come non mai. Felice di aver finalmente ideato un amico per tutti coloro che ne avrebbero avuto bisogno.
Di aver finalmente creato un amico
per Hiro.
Il piccolo allungò una mano a toccare lo schermo olografico, carezzando delicatamente il volto del fratello maggiore, mentre lacrime sottili solcavano il sorriso malinconico sulle sue labbra, tingendolo di sale.
Gli era mancato. Gli era mancato così tanto.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo rivedere, e così era stato. Un piccolo dono dall'aldilà, prima di ripartire.
<< Grazie, Baymax. >> Sussurrò timidamente, guardando il robot.
Ancora una volta, Baymax aveva trovato un rimedio per attenuare il suo dolore, esaudendo il suo vero desiderio impossibile.
Aveva rivisto Tadashi. Tramite uno schermo, certo, e solo per un breve tempo. Ma lo aveva rivisto.
Per così tanto tempo, così tante notti aveva tentato di modificare quella sera fatale nella sua mente, senza mai riuscirci.
Aveva rincorso suo fratello tra le fiamme oniriche, ritornando sempre da solo. Aveva dato ad altri responsabilità che non avevano, soltanto per allontanare da sè stesso quel senso di colpa e quella sofferenza che lo avevano lentamente consumato dall'interno, che avevano divorato la sua anima e il suo cuore, e lo avevano accecato procurandogli ferite troppo profonde. Ferite che Baymax era riuscito a guarire.
Si sentì più leggero, avvertì la rabbia scivolare via e liberarlo, sciogliendo quelle catene che lo avevano tenuto imprigionato troppo a lungo. Ogni cosa sembrava più chiara ora, come se avesse finalmente visto la luce alla fine di un tunnel immerso d'oscurità e solitudine. Un tunnel che lui stesso aveva creato.
Tadashi aveva lavorato tanto su Baymax. Aveva riposto in lui tutta la sua anima e le sue intenzioni, compreso l'istinto fraterno che aveva sempre protetto Hiro da ogni male. Era per questo motivo che Hiro ammirava e amava suo fratello, ma non era mai riuscito a capirlo pienamente, non fino a quel momento.  E accecato dal desiderio di vendetta, aveva quasi distrutto quel bellissimo sogno.
<< Io ti chiedo scusa... Forse non sono come mio fratello. >>
<< Hiro... >>
Fu sorpreso nell'udire la voce profonda e flebile di Gogo provenire dall'esterno del garage. Lo fu ancora di più quando vide lei insieme al resto della squadra, vivi e vegeti e con sguardi gentili sui loro volti.
Come avrebbero mai potuto perdonarlo per ciò che aveva detto, per ciò che aveva fatto?
Se erano arrabbiati, di certo non poteva biasimarli. Era stato immaturo, irresponsabile e terribilmente egoista. Tutto il contrario di quello che Tadashi avrebbe voluto.
Perchè si erano preoccupati di venire fin lì? Sentiva di non meritare il loro perdono.
<< Ragazzi, io... Io... >>
Tentò debolmente di scusarsi, ma il suo tentativo venne subito spazzato via da Gogo, che lo strinse forte a sè. Hiro chiuse gli occhi, godendo per un momento di quel caldo abbraccio che sapeva solo di conforto e comprensione. La ragazza gli accarezzò i capelli, poggiandogli poi le mani sulle spalle.
<< Acciufferemo Callaghan, e questa volta lo faremo come si deve. >> Disse con decisione.
Hiro abbozzò un sorriso grato, ancora un po' stupito della loro presenza lì. Ma poi ogni cosa, ogni pensiero e sensazione si ricongiunsero insieme come i tasselli di un puzzle perfetto.
Gogo, Honey Lemon, Fred e Wasabi.
Onoravano Tadashi, lo ammiravano come un eroe. Per questo avevano impedito che Hiro uccidesse Callaghan. Sapevano bene che, se il loro piccolo amico ci fosse riuscito, Tadashi sarebbe scomparso dalla sua memoria per sempre, venendo rimpiazzato con il sentimento di rimorso che avrebbe consumato il cuore del piccolo fino a farlo diventare un involucro vuoto di disperazione.
Hiro non sarebbe stato diverso da Callaghan se lo avesse ucciso. Ma di certo, sarebbe stato troppo diverso da quello che Tadashi voleva che fosse.
Ma lui non lo aveva capito, ed era stato testardo, malizioso. E nonostante tutto, erano ancora lì, accanto a Hiro, per nulla arrabbiati e pronti ad aiutarlo ancora una volta.
Anche loro, in un senso profondo, gli avevano salvato la vita.
<< Magari la prossima volta puoi evitare di abbandonarci sull'isola del terrore? >> Chiese ironico Wasabi, un sorriso gentile sulle grosse labbra nere.
Hiro si portò una mano sul volto, imbarazzato.
<< Oh, mi dispiace. >>
<< Ah, tranquillo. Heathcliff è venuto a prenderci con l'elicottero. >> Precisò Fred.
<< Hiro, qui c'è qualcosa che dovresti vedere. >>
Honey Lemon tirò fuori dalla tasca della gonna un pen-drive viola con leggere sfumature dorate e gliela porse. Hiro la collegò al computer, aprendo la cartella che conteneva i vari file video del progetto Rondine Silente. Non avevano fatto in tempo a vedere alcuni di quegli spezzoni e uno in particolare attirò l'attenzione dei sei compagni. Doveva essere stato registrato poco dopo l'incidente perchè la troupe operativa sembrava ancora sconcertata e il colonello stava rimproverando Krei, che appariva visibilmente mortificato.
In quel momento, una voce familiare fuori campo proruppe in un urlo furioso, inveendo contro l'imprenditore.
<< Callaghan... >>
Il professore apparve fuori di sè mentre veniva bloccato con forza da alcuni poliziotti presenti, prima che potesse mettere le mani su Krei. Ogni segno di malinconia sul suo volto, ogni traccia di composta fierezza e la calma gentile che tanto avevano contraddistinto il suo primo incontro con Hiro erano svanite.
Quello non era il professor Callaghan che Hiro aveva conosciuto. Non era il professore che Tadashi aveva ammirato e stimato.
<< Era un brav'uomo... Cosa gli è successo? >> Chiese tristemente Honey Lemon.
Hiro scosse la testa, cercando tra gli altri file. Doveva pur esserci un indizio, una traccia che lo aiutasse a completare quel disegno così contorto e deprimente. Aveva bisogno di una risposta, qualsiasi risposta a quello che Callaghan aveva fatto, pur di giustificare il mostro in cui si era trasformato. Honey Lemon indicò un angolo nascosto dalla telecamera, e i sei amici si stupirono nel vedere Callaghan abbracciare una donna, appena dietro la capsula. Hiro riconobbe subito la giovane. Si trattava del pilota che doveva provare la funzionalità del teletrasporto. E che era scomparsa nel portale, causando il fallimento del progetto.
Studiò nuovamente il filmato del pilota poco prima che questa entrasse nella capsula. Riavviò il video molte volte, finchè un dettaglio non gli torse lo stomaco. Un dettaglio nascosto tra i pannelli del casco bianco della donna. Un nome era impresso in lettere maiuscole sulla superficie.
O meglio, un cognome.
Callaghan.
<< Il pilota era la figlia di Callaghan... Callaghan ce l'ha con Krei! >>
<< Vuole vendicare sua figlia! >> Esclamò Fred, in tono drammatico.
<< E usa i microbot per ricostruire il portale. >> Completò Honey Lemon.
Tutto combaciava. Tutti i pezzi del puzzle erano finalmente al loro posto e avevano rivelato un terribile e triste movente. Il motivo che aveva trasformato il professore buono in un demone spietato.
Callaghan aveva perso sua figlia, e credeva che fosse tutta colpa di Krei. E andava fermato.
Doveva essere salvato.

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Sarò sincera. Credo che questo sia il capitolo che mi è piaciuto di più scrivere. Rileggendolo, mi sono resa conto del perchè ho voluto fare questo esperimento, del perchè questo film mi sia rimasto così impresso.
Ho messo tutta me stessa in queste righe. La stessa persona che si è rivista in Hiro, e anche un po' in tutti gli altri personaggi seppure in piccole parti frammentate.
Questo capitolo ha sancito il motivo per cui io ho adorato e non smetterò mai di adorare questo film, e di ritenerlo uno dei più belli e più saggi della Disney.
Come al solito, grazie a tutti quelli che stanno seguendo questo piccolo delirio.
Un ringraziamento speciale a fenris, EmmyDreamer_love2004 e alla nuova arrivata Marlena_Libby.


LittleBloodyGirl
  
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