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Autore: Tefnuth    20/02/2017    1 recensioni
[sequel di Evil mirror].
Da quando è stato imprigionato nel mondo dello specchio, l'unico pensiero che occupa la mente di Tom è il desiderio di vendetta contro Bill. Nulla può distrarlo del tutto da questo chiodo fisso, non gli svaghi che si è creato né la compagnia di una piccola ombra.
Bill, invece, sta assaporando ogni secondo della vita reale portando con sé un gran segreto.
Entrambi pensavano che non si sarebbero mai più rivisti, invece i loro destini torneranno ad intrecciarsi grazie all'intervento di un personaggio misterioso, che offre a Tom la possibilità di vendicarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[Tom]

Quando finalmente si svegliò dopo il suo ritorno al mondo reale, i ricordi di Bill lo assalirono come un maremoto costringendolo a sedersi sul pavimento di quella che, ora lo sapeva, era l’attuale casa del suo alter ego. Come già gli aveva accennato Miroir, il suo aspetto era quello che aveva assunto Bill, anche se gli dava una strana sensazione vedersi coi capelli tagliati a quel modo, e i vestiti che non avrebbe mai scelto. Il prezzo della libertà.

“Chissà che giorno è?” si chiese, dal momento che lo scorrere del tempo nel mondo dello specchio, in ogni modo, era diverso da quello del mondo reale.
Si diresse al calendario, uno di quelli piccoli da usare come soprammobile, dove potè constatare che era Settembre. Ma questo non gli diceva niente sul giorno.

Domenica.

Gli suggerì una vocina nella testa, domenica 30 Settembre per essere precisi.

“Domenica, eh? Bhè almeno ho un giorno per potermi ambientare” si disse dandosi un’occhiata intorno. Dovette ammettere che era un bell’appartamento, oltre ad essere ben arredato,

Bzz, bzz fece il cellulare sul comodino della camera. Lo prese in mano, era uno smartphone nero con cover universale a libro color rosso, e vide sul display che era arrivato un messaggio. Per poterlo sbloccare serviva conoscere la password.
0483

Velocemente il dito compose il numero, e il cellulare aprì il suo scrigno dei tesori.
Come stai, hai dormito?”
gli aveva scritto Georg sul gruppo whatsapp, e immediatamente nella mente di Tom si materializzò il ricordo di quello che era accaduto il pomeriggio precedente, tra quella stesse mura.
Ha funzionato la strigliata?”
 aggiunse Gustav, anche lui in linea.
“Mi sono svegliato un paio di volte, ma posso dire di aver dormito
 
 scrisse Tom, aggiungendo l’emoji che dormiva.
“Queste sono belle notizie! Ora vedi di riposare

Si raccomandò Georg, e Gustav a seguire
“Ha ragione. Se non ti riposi la prossima volta che ci vedremo farai scappare le ragazze con la tua brutta faccia xD”.
 
“Tranquilli, mi farò bello bello”
Rispose Tom prima di salutare gli amici. Il mondo esterno lo aspettava.

Il resto della giornata lo passò a girare per Berlino, proprio la città in cui sognava di lavorare sin da quando era piccolo. Camminando per le strade il ragazzo constatò, nonostante non avesse mai visitato la città prima, di conoscere a memoria ogni singolo angolino. Con i suoi occhi vide anche i posti che aveva frequentato Bill: i negozi,i bar, perfino le panchine. Già, le panchine, proprio come quelle su cui Billy lo aspettava sempre nell’altro mondo.

“Billy” pensò in un improvviso moto di nostalgia, avrebbe voluto chiamarlo appena rientrato in casa tuttavia quando rientrò nell’appartamento erano già passate le undici di sera e, nonostante Billy fosse un’ombra, a Tom era sembrato maleducato svegliarlo.

L’indomani il ragazzo si recò al lavoro, raggiungendolo con estrema facilità grazie ai ricordi di Bill. Sempre grazie a quelli, la sua mente visualizzò tutto quello che avrebbe dovuto fare per svolgere il suo compito.
“Per fortuna” pensò mentre le sue dita scorrevano veloci sulla tastiera del pc.

“Vedo che sei in forma oggi” gli disse una ragazza

“Ciao…Ashley. – La salutò usando il nome che gli aveva suggerito la testa. – Si, ora sto molto meglio: ho approfittato del weekend per riposarmi”.

“E la mano, come va?” gli chiese la ragazza, ricordando a Tom dell’unico elemento che aveva trascurato sin dal momento in cui era tornato.

“Ormai è quasi guarita. – Rispose il ragazzo in automatico, percependo in quel momento il lieve pizzicore. – Non devo neanche più bendarla” aggiunse mostrando la mano sulla quale, in effetti, quasi non si notavano più i segni che gli avevano lasciato i frammenti di vetro.

“Sono proprio contenta! Mi raccomando però: stai più attento una prossima volta” lo ammonì lei prima di tornare al suo posto di lavoro.

Poi fu la volta del cellulare, che vibrò forte nella tasca dei pantaloni facendolo quasi trasalire (non era più abituato ad avere un cellulare): era un messaggio da parte di Gustav, che gli chiedeva se per quella sera aveva voglia di cenare con loro. La risposta affermativa del ragazzo, con tanto di tre emoji felici, arrivò subito dopo.

“Ti vedo proprio bene! – Affermò Georg quando Tom uscì dal lavoro. – Non si direbbe che hai passato due notti in bianco”.

“Questo perché non sono stato io, quello che non ha dormito” pensò il ragazzo, prima di rispondere che aveva usato tutta la domenica per ricaricare appieno le batterie.

“E menomale: non avrei sopportato di vederti ancora con quel muso” disse Gustav, mentre si avviavano.

Per il resto della serata, passata in un elegante ristorante, Tom si prese ogni singolo momento di silenzio tra sé e i suoi amici per osservarli a dovere: erano cambiati molto, come del resto lo era lui (anzi, Bill), ma ancora preservavano lo spirito che li aveva fatto avvicinare a loro. Al termine di tutto, dopo una buonissima cena a base di pesce, il ragazzo rientrò a casa. Erano già le nove e mezza, ma dal momento che era troppo felice per finire la giornata sul divano, andò diretto in camera e invocò il nome di Billy davanti allo specchio nuovo, comprato il giorno prima.

“Ciao! – Lo salutò la copia apparendo sulla superficie, i suoi occhi brillavano di felicità. – Era ora che mi chiamassi, qui è una noia senza di te”.

“Ti avevo promesso che saremmo rimasti sempre in contatto. Mi spiace di non averti chiamato già ieri, ma sono rientrato troppo tardi e non volevo svegliarti” si giustificò Tom.

“Sono uno spettro, non ha importanza se dormo o no! – Lo criticò Billy. – Dai dimmi com’è il mondo di fuori”.
Su richiesta di Billy, Tom fece un resoconto preciso di quelle 48 ore che erano appena passate: raccontò di Berlino, descrivendola in ogni suo anfratto; del lavoro, e delle persone che erano con lui; di Georg e Gustav, decantandoli come non aveva mai fatto con nessun altro.

“Oh, ci sono tante cose da fare nel tuo mondo. Mi piacerebbe vederle, qualche volta” desiderò Billy, pur sapendo che non avrebbe mai potuto.

“Troverò il modo, vedrai. – Promise Tom, pensando che magari avrebbe potuto prendere uno specchietto da viaggio e portarlo con sé. Poi decise di chiedere di Bill. – Come sta il nostro prigioniero?”.

“In realtà, non lo so: da quando te ne sei andato, Miroir ha detto di voler restare solo con lui e ancora non ha lasciato quella dimensione” confessò la piccola copia, con un po’ di vergogna per paura che il suo creatore si arrabbiasse.

“Davvero? Strano. – Disse il ragazzo, ma vedendo l’imbarazzo dell’amico cercò subito di rassicurarlo. – Non preoccuparti, non è poi così importante. Se Miroir vuole restare da solo con lui, lascialo fare. Solo, per favore, quando è da solo dacci un’occhiata”.
“Ci proverò, ma non ti garantisco nulla”

“Grazie, ma stai attento a non metterti nei guai. Non voglio che tu abbia dei problemi solo perché ti ho chiesto di vedere il traditore” si raccomandò Tom, prima di dare la buonanotte a Billy.

[Billy]

“Sarà davvero un problema, se quello non si decide a lasciar da solo Bill” pensò la piccola copia mentre si dirigeva verso la camera del suo creatore. In teoria, con la partenza del suo occupante, era una dimensione inutile e Miroir aveva suggerito di cancellarla però la piccola copia aveva insistito per poterla usare come propria stanza privata. Alla fine era stato accontentato. Fu mentre stava oltrepassando il portale che dava sulla stanza, che con la coda dell’occhio vide la strana figura di Miroir lasciare la dimensione in cui era rinchiuso Bill. Grato dell’occasione, il ragazzino sgattaiolò nel portale.
  
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