Alla mia
sorellina gemellina mancata.
Con la
speranza che questo piccolo regalo possa in un qualche modo
ricompensare quello
mancato dell’anno scorso.
Anche se
quest’anno le occasioni per parlarci si sono notevolmente
ridotte, sappi che ti voglio
bene (L).
Cortili
di
Marzo
Due cortili lontani
Due bimbi che correvano
Ignari del domani
Due corpi che si stringono
E anestetizzano il male
Distanze
che si annullano
Due solitudini uguali
(STADIO-Cortili lontani)
Sin
da bambini, ci
insegnano che l’amicizia, vera o falsa che sia, è
necessaria, indispensabile
per chiunque.
Tutti hanno un
amico, ognuno di noi lo trova. Qualcuno lo perde, magari dopo poco
tempo i
rapporti si riallacciano e la vita prosegue il suo tranquillo corso.
A volte basta poco
per iniziare un’amicizia. Ci si scambia un saluto, qualche
parola, un sorriso.
Si arriva poi a confidarsi le paure, i dubbi, i
segreti. Insomma, non si è più solo
conoscenti, ma qualcosa in
più, che però non diviene mai
amore.
Some
time before
Erano passati
esattamente due anni, eppure per Hermione Granger quei due silenziosi anni erano volati.
Erano passati
settecentotrenta giorni, eppure, a volte, sentiva ancora
la necessità di urlare. Lo desiderava con tutta se
stessa.
Sapeva, però, che tale desiderio avrebbe dovuto seppellirlo,
poiché tanto più
lo bramava, tanto più inesorabilmente non poteva esaudirlo.
Erano passati
diciassettemilacinquecentoventi minuti, eppure ricordava, silenziosamente, la sua ultima parola,
il suono da lei articolato,
prima che il buio la divorasse.
Era passato del tempo, ma per
Hermione Granger
il tempo si era fermato quella notte.
- Ci ritroviamo faccia a faccia, a
quanto vedo.- l’aspro suono della sua voce ebbe
su di lei uno strano effetto: nessun timore, né
paura alcuna
sembravano scuoterla; era tranquilla, sicura che gli
eventi si
sarebbero risolti a suo favore.
Sorrise
placidamente, ricercando le parole adatte per concludere quella
spiacevole
situazione.
Prima però che
potesse articolare un solo suono,
vide la donna sorridere beffardamente, probabilmente per lo stato
pietoso in
cui l’aveva ridotta.
- Io non
sarei
così sicura di me, Sporca Mezzosangue.
Mai
sottovalutare
il nemico. Faresti bene a tenerlo a mente, d’ora in avanti.-
una risata
isterica, maniacale, uscì
dalle
violacee labbra di Bellatrix Lestrange.
E Hermione
rabbrividì, comprendendo che la sua fine era vicina,
più di quanto avesse mai
creduto.
Ciò
nonostante, realizzò
che fosse meglio
giocarsi il tutto e per
tutto, piuttosto che
restare
lì, immobile, ad
aspettare un destino irrefrenabile.
- E’ qui che ti
sbagli, Bellatrix. Io non ho
mai sottovalutato nessuno in vita mia, ma forse,
e
dico forse, sei tu che non hai mai voluto vedere
l’altro lato
della medaglia.- detto questo, si scostò una ciocca intrisa
di sangue dagli
occhi e sorrise amaramente.
Vocius
Sonorus!
Il destino
si era
compiuto, ma le cose erano andate diversamente da come aveva creduto [sperato].
La ragazza annuì,
conscia del fatto che, probabilmente, si trattava di Harry, e forse
anche di Ronald.
Loro, però, sembrava facessero ormai parte del tim
ospedaliero, viste le tante
giornate passate insieme all’amica, più che altro
per tirarla su di morale e
raccontarle gli eventi al di là di quel tetro e angusto
luogo.
Si pose
comodamente sul letto, aspettando l’arrivo del suo
visitatore. Cercò,
inutilmente, di sistemare i suoi lunghi e crespi capelli, ma
l’ansia era
palpabile persino tra le dita delle sue mani, così decise di
abbandonare ogni
proposito e attendere pazientemente.
Passarono alcuni
secondi, finché l’opaca porta della stanza si
aprì, rivelando una figura
conosciuta tempo addietro.
- Granger, è un
piacere rivederti.- per lei non si poteva di certo dire la stessa cosa,
e
difatti assunse un’aria scettica, cercando di intuire il
motivo della sua
visita.
- So che non ti
capaciti che io sia qui, però, prima di cacciarmi fuori a
pedate, sappi che non
sono venuto di mia spontanea volontà.- Hermione volse il
capo verso il comò,
agguantò carta e penna e cominciò a scrivere.
Cosa diavolo vuoi, Zabini? Non ci
siamo mai rivolti la parola in sei anni di scuola, e ora vieni
addirittura a
farmi una visita di cortesia?
- E’
qui che ti sbagli, Granger. Nessuna visita di cortesia, solo un favore
ad un
mio caro amico . Ecco, tieni, questa è una lettera che
risale al duemiladue, ma
non posso dirti chi è il mittente, potresti desiderare di
non aprirla nemmeno.-
27
Aprile 2002
London
Cara Hermione,
è passato del
tempo, ne sono consapevole.
Avrei voluto
parlarti di persona, spiegarti ogni cosa. Avrei voluto, davvero. Solo
che il
destino mi si è messo contro.
Mi dispiace.
E’ poco da dire,
sembra quasi che io mi stia scusando. In effetti l’unica cosa
che ti devo solo
delle scuse. Sincere.
E’ passato del
tempo e ancor più ne passerà finchè
Blaise ti porterà questa lettera.
Ma ho dovuto
scriverla. Era necessario per poter salvare la mia anima da una colpa
indelebile.
Mia zia è stata
furba, lo ammetto. Ma non avrei mai creduto che potesse essere meschina
e
crudele fino a tal punto. Mi ha mostrato il rimedio per la tua
maledizione, mi
ha fatto credere che potessi in un qualche modo salvarti. Poi,
però, la sua
anima nera si è riaccesa, ancora una volta. Mi ha proibito,
e spero tu capisca
cosa intenda per “proibire”, di riferire ad anima
via, men che mai a te, il
rimedio, fino allo scadere dei due anni. Dopo, avresti potuto conoscere
la verità, ma sarebbe stato troppo tardi.
La maledizione
agisce nell’immediato allo scadere dei due anni, risucchiando
via via ogni
parte del tuo corpo. La perdita totale della voce, probabilmente,
è nulla in
conformità al dolore che d’ora in avanti sarai
costretta a subire. E
desidererai morire, lo so. Ti conosco.
Avrei voluto dirti
tutto questo quando vi era ancora il tempo per poter tornare indietro.
Ora è troppo
tardi.
Blaise mi ha
avvisato che il mio gesto è stato
a dir poco inutile e inconcludente.
Ma dovevo farlo,
mi capisci vero?
Ho taciuto mesi e
mesi, osservandoti da lontano, combattendo la repellente forza che mi
teneva
lontano da te.
Ho pensato, a noi,
alla nostra ambigua amicizia.
Mi sono anche
convinto di essere innamorato
di te.
Ma non ti amo come
dovrei amarti, ma come avrei voluto amare me stesso per poterti amare
appieno.
E’ un pensiero
confuso, ne sono consapevole. Ma la mia mente è troppo piena
di pensieri, è
difficile metterli in ordine.
Ti chiedo solo una
cosa.
Un favore.
Perdonami.
Fallo, ti
supplico.
Perché solo allora,
io avrò la forza di perdonare
me stesso.
Draco Lucius Malfoy”
Aspettava di
morire,
aspettava di
vivere.
Aspettava un
perdono, che, probabilmente, non sarebbe mai arrivato.
Alcuni
chiarimenti necessari:
Innanzitutto,
vorrei ribadire che tale one-shot è assolutamente,
interamente e indubbiamente
dedicata a Santa, ovvero aqa, la mia unica sorellina gemellina mancata
che oggi
compie gli anni e finalmente mi ha raggiunta =).
Grazie tesoro per
la pazienza e per le mille risate xD . Come ho già detto
sopra, quest’ anno ci
siamo sentite poco e nulla (maledetta scuola
è__é), ma ci rifaremo, promesso
*_*.
Poooi, piccolo
chiarimento: la maledizione di Hermione è una mia
invenzione, non è riportata
sui libri. Stessa cosa per gli effetti che tale maledizione comporta
sull’organismo
umano.
Inoltre, al
termine della guerra Draco è stato arrestato (infatti si
ritrova ad Azkaban) e
Hermione, prima della lettura della lettera, lo riteneva colpevole.
Infine, l’ultima
frase potrebbe sembrare ambigua. Però, per evitare
malintesi, vorrei spiegare
che tale frase è un pensiero di Draco, il quale non
potrà mai sapere se gli è
stato accordato il perdono o meno da Hermione e vivrà,
perciò, nel dubbio.
Nicla
PS La canzone iniziale è degli Stadio, e il titolo va in netta contraddizione con la condizione in cui si ritrovano a vivere Hermione e Draco: l'una in un ospedale, l'altro in una cella.