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Autore: Sherly82    21/02/2017    0 recensioni
Non so bene dove collocare questa storia. Forse dopo la 3x02. Vi accorgerete della mancanza di Mary. Lo so. Io la adoro, ma questa storia è nata senza il suo personaggio, per cui ho continuato. Perdonatemi.
E' una Sherlolly nata lentamente. Sherlock sta scoprendo di permettersi delle emozioni, è all'inizio del suo cambiamento. Non ne è del tutto consapevole, ma sa che qualcosa in lui sta cambiando.
Un evento in particolare, lo porterà a qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra era grigia, caotica ed energica.

E la amava per questo. Percorrerla per le sue strade e viverla, lo faceva sentire bene.

Per questo decise di camminare quel pomeriggio, invece di prendere il taxi.

Il Bart’s era di fronte a lui, come in attesa del suo arrivo. 

Un edificio che sonnecchiava ai suoi occhi, mentre riprendeva a vivere al suo ingresso.

Stava pensando al caso offerto e accettato da Lestrade. 

Teoricamente semplice ma dannatamente complicato per un particolare: capire la morte del signor Lavir.
Per questo si stava dirigendo all’ospedale, dove l’attendeva Molly Hooper.

Distratto dai suoi pensieri sul caso, non fece caso alla porta aperta alla sua destra e alle due persone che stavano uscendo dalla caffetteria.

Si scontrò con un uomo, spalla a spalla.

Nemmeno lui si era accorto di Sherlock, poichè uscendo aveva lo sguardo rivolto all’interno del locale.

“Mi scusi!”

Appena scontratosi, l’uomo si affrettò a scusarsi, imbarazzato.

“Non si preoccupi” rispose in tono freddo Sherlock, infastidito per l’inconveniente.

Stava per continuare in direzione dell’ospedale quando con la coda dell’occhio riconobbe un volto familiare, accanto all’uomo.

Si fermò e voltandosi in direzione dei due, esclamò: “Molly?”

L’espressione quasi mortificata di Molly, lasciava intuire chiaramente che non si aspettava di essere vista da Sherlock Holmes.

“Lo conosci?” l’uomo accanto a lei, che le teneva un braccio (particolare che non era sfuggito al consulente investigativo) si era messo sulla difensiva.

Le guance di Molly erano già diventate rosse e cercava di nascondere il suo stato d’animo.

“Lui è Sherlock Holmes, il consulente investigativo.”

“Oh piacere! Ho sentito parlare di lei” l’uomo sorrise allungando la mano.


Gli occhi di ghiaccio di Sherlock stavano già analizzando lo sconosciuto di fronte.

37/38 anni, un lavoro all’aperto data l’abbronzatura omogenea della pelle. Sportivo, probabilmente laureato. Quasi certamente un cavallerizzo, per via dei peli di cavallo sui pantaloni e quel lieve odore di stalla, mascherato da un profumo da uomo di ottima marca, e l’abbigliamento elegante ma pratico per chi deve cavalcare. Probabilmente un insegnante.


“Lei è?” domandò Sherlock, rispondendo alla stretta di mano. Una forte stretta di mano.


“Che stupido, non mi sono presentato. Io sono James”


Il sorriso compiaciuto di Molly non era sfuggito a Sherlock, nonostante non la guardasse direttamente.


“Bene. Stavo venendo al Bart’s per un’indagine. Credevo ne fossi al corrente Molly”, disse continuando a guardare l’uomo.

Un leggero residuo di rossetto, era rimasto sulla sua guancia.
Lo stesso colore del rossetto di Molly.


“Era in pausa. L’ho portata a bere un buon the. Questa ragazza lavora troppo, non crede?”

James non diede tempo a Molly di rispondere, ma le sorrise dolcemente subito dopo.


“Ma ho finito la pausa e stavo per tornare…” la voce imbarazzata di lei era acuta.


Il suo accompagnatore le diede un bacio sulla guancia,molto vicino alle labbra, lasciando intuire che tra i due c’era almeno un livello di intimità che andava oltre la semplice simpatia.

Inconsapevolmente Sherlock aveva socchiuso gli occhi e stretto le mani a pugno, in tasca.


Di nuovo le sue guance divennero rosse. Sorrise a James e lo salutò.


“Arrivederci signor Holmes. Auguri per il suo caso”. Quell’uomo si era comportato come se fosse in pericolo la sua posizione con Molly e Sherlock se n’era reso conto perfettamente.


Senza dire nulla, il consulente investigativo si girò e si avviò verso l’ospedale, da solo.


Un’ammutolita Molly, dopo qualche secondo, lo seguì.


Il suo camice bianco svolazzava mentre entrava quasi di corsa nel suo laboratorio.

Sherlock era già chinò sui resti del signor Lavir.

Tutto ciò che restava di lui erano ossa e qualche pezzo di vestiti, rimasti attaccati, dopo che era apparentemente morto carbonizzato.


“Ho...ho iniziato ad analizzare qualche tessuto, dovrei avere i primi risultati sul computer tra qualche minuto…”l’incertezza nella voce di Molly era dovuta all’aver visto Sherlock guardare in modo glaciale James.


Sherlock non rispose, ma continuò a osservare il corpo.


Stette in attesa, poi intuendo che non avrebbe avuto da lui neanche uno sguardo, si allontanò, andando a sedersi al computer.


La sentì allontanarsi, i passi leggeri ma sicuri, il rumore del camice...non riusciva a parlare.

Aveva il colore del rossetto di Molly davanti agli occhi e non riusciva a concentrarsi.

Aveva dato un bacio sulla guancia a quel James.


Preso dai casi che aveva brillantemente risolto nei giorni precedenti, non aveva dato attenzione a Molly. 

O perlomeno, non si era accorto che stesse frequentando qualcuno.

Era positivo per lei, in fondo.

Conoscendo i suoi fallimenti sentimentali forse non era molto positivo in realtà, ma c’era qualcosa che non andava e Sherlock non riusciva a capire cosa continuasse a infastidirlo.


Prese tutti i pensieri che lo stavano distraendo e li mise in un cassetto del suo palazzo mentale.


Lasciò uscire un respiro profondo e si concentrò sul cadavere.

Era stato trovato in un bosco, e nonostante fosse completamente, o quasi, carbonizzato, attorno non c’erano evidenti tracce di un incendio. La polizia aveva supposto che il corpo fosse stato portato li successivamente, ma Sherlock lo aveva escluso categoricamente. Nelle sue condizioni, il corpo si sarebbe sicuramente scomposto, riportando danni, come pezzi di corpo staccati.

Invece era, per quel che restava, integro.

Quindi aveva dedotto che quell’uomo fosse morto esattamente in quel punto, bruciato vivo, ma non sapeva da cosa.

Aveva bisogno di analizzare i tessuti, le fibre, nella speranza di trovare risposte alle domande che lo incalzavano senza sosta.

Si allontanò dal corpo, per andare ad microscopio. Aveva posizionato i vetrini e iniziato ad osservare il materiale prelevato, quando fu interrotto.
La domanda lo turbò.


“Non hai niente da dire su James? Di solito ti dai da fare per distruggere ogni mio tentativo di relazione con un uomo” una appena sorridente Molly lo guardava stranita.


Stette qualche secondo a riflettere, fingendo di essere più interessato al lavoro che alla domanda postagli.


“Non mi sembra che abbia tentato di boicottare la tua relazione con Tom, ai tempi” rispose, senza alzare lo sguardo.


“Vero. E’ che sono abituata alle tue frasi taglienti e cominciavo a preoccuparmi. Forse sei semplicemente...cambiato. Bhe, allora ti ringrazio.”


In realtà Sherlock avrebbe voluto dirle che James non lo convinceva, non gli piaceva, che non capiva perchè avesse scelto un uomo scialbo come lui, che quasi preferiva Tom….ma non erano discorsi che avrebbe mai intrapreso. Soprattutto con Molly.

Tornò a concentrarsi sul suo lavoro, allontanando quella sensazione di fastidio che aveva provato nel ricordare loro due fuori da quel bar.


Dopo un’ora non era ancora riuscito a trovare nulla di interessante dal materiale analizzato al microscopio, e questo aumentava il mistero sulla morte del signor Lavir, e il suo fastidio sul non risolvere il caso rapidamente.


Guardò l’ora. Erano quasi le 20. Il turno di Molly stava per finire.

“Immagino tu sia affamata. Conosco un posto dove poter mangiare qualcosa…” le disse, mentre lei stava andando a cambiarsi.

Si fermò di colpo, in mezzo alla stanza. 

Si girò verso di lui e con sguardo quasi scioccato, sussurrò: “mi...mi stai invitano a cena Sherlock?”

Lui alzò un sopracciglio e muovendo leggermente la testa, con sguardo confuso rispose: “Bhe, è un modo per ringraziarti, ed entrambi siamo affamati, quindi direi che è la soluzione migliore”


Non riusciva a crederci. Non le aveva rivolto parola tutto il tempo e ora saltava fuori con questo.

Era successo talmente tante volte di lavorare con lui, anche per giorni e giorni, e lui non l’aveva mai invitata a cena prima, in tutti quegli anni.

Bhe, escludendo quel Fish&Chips quando aveva fatto la sua assistente al posto di John.
Una sola volta si era presentato con del cibo per lei. Un sacchetto di patatine, per scusarsi del fatto che l’avrebbe trattenuta oltre il suo orario, facendole saltare il pranzo.

Quanto aveva aspettato quel momento? 

Ormai si era convinta che sarebbe rimasto sempre e solo una sua fantasia.

Certo che Sherlock Holmes aveva un pessimo, pessimo tempismo.

Restò incerta per qualche secondo su cosa fare.

Una parte di lei desiderava quel momento da sempre e gioiva dell’invito. Stava per rispondergli quando il suo telefono suonò.
Lo estrasse dalla tasca e il nome sul display le ricordò con maggiore enfasi, che c’era un’altro uomo che la attendeva per cena: James.

“Mi spiace Sherlock ma io....ho già un impegno per questa sera”, sorrise leggermente, un sorriso amaro, dispiaciuta nel dover rinunciare a quella rara e probabilmente unica occasione della sua vita.

“Capisco” la voce di lui era bassa e con una nota strana, che non riusciva a comprendere.

Le passò accanto e guardandola stranamente aggiunse:”Buona serata Molly Hooper”.



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Quella sensazione di nodo allo stomaco che era giunto stava peggiorando, quando il suo telefono suonò di nuovo.

“Ehi, eccomi. Sto arrivando” un rapido cambio d’abito, spense le luci ed uscì..


Si incamminò a piedi, percorrendo i due isolati che la separavano dal ristorante dove James l’aveva invitata solo poche ore prima, con un messaggio.

Era strano, avrebbero dovuto vedersi solo l’indomani, per un aperitivo. Si stavano conoscendo e si frequentavano da due settimane.

Era un uomo allegro, affascinante e simpatico. Le stava insegnando ad andare a cavallo e lei si scopriva fiduciosa verso quell’uomo che sapeva farla sentire sicura e apprezzata.

Aveva notato la sua insolita reazione davanti a Sherlock, come se fosse intimidito dalla sua presenza, ma non ci aveva più pensato.

Quando entrò nel locale lui la stava aspettando al tavolo, e appena la vide, le fece un cenno con la mano, sorridendole.

“Sono felice che tu abbia accettato il mio invito all’ultimo”, pronunciò la frase mentre la aiutava a togliersi il cappotto e la faceva accomodare sulla sedia, di fronte a lui.

“Mi ha sorpreso in effetti. Pensavo fossi occupato”

“Si lo ero, ma ho preferito liberarmi per passare più tempo con te” il suo sguardo la fece arrossire.


Si stava chiedendo se era questo che Molly desiderava.

Si rispose di sì.

In fondo era normale per una persona ...normale.
Lo aveva fatto anche John.

Quando vide che lui la aiutava a togliersi il cappotto, standole così vicino e poi farla arrossire dicendole qualcosa...aveva istintivamente stretto i pugni nelle tasche. Di nuovo.

Aveva creduto, anzi era convinto, che Molly avrebbe accettato il suo invito.

Non aveva calcolato James. Che certamente si era sentito talmente minacciato da Sherlock, che era corso ai ripari, invitandola a una cena all’ultimo minuto.

L’aveva capito dal ristorante scelto.

Troppo elegante per un tipo come lui, e troppo romantico per due persone che si frequentavano da poco. Lui voleva conquistarla, ma non per il sentimento di amore che probabilmente avrebbe potuto provare dopo qualche mese, no, lui voleva conquistarla perchè aveva percepito che Sherlock era una minaccia per la loro relazione e aveva bisogno di confermare il suo posto nella vita di Molly.

E probabilmente ci stava riuscendo.


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Molly era sola da diversi mesi e anche se Sherlock le aveva confidato tempi indietro che era l’unica persona davvero importante per lui, poi non aveva aggiunto o fatto altro, per dimostrare la serietà di quelle parole.


Chiamò un taxi e salendo, diede il suo indirizzo di casa. La fame gli era decisamente passata. Aveva bisogno di suonare al suo violino.

Doveva togliersi quel fastidioso malessere che l’aveva assalito guardando Molly e James al ristorante.


Al suo ritorno a Baker Street, il suo piano di distrazione fu soppiantato da John.

“Qualche sviluppo interessante quest’oggi, Sherlock?”

La voce del suo migliore amico lo distolse dai pensieri del ristorante, ma lo ancorò a Molly, inconsapevolmente.

“Purtroppo no. La morte di quell’uomo è ancora un mistero.” lo sguardo rivolto alla strada, che osservava dalla finestra, come in attesa di qualcosa o qualcuno.


“Bhe, potremmo parlarne davanti ad un buon piatto. Angelo fa la sua specialità quest’oggi” la voce carica di aspettative, come se stesse già pregustando il cibo.


John stava mangiando il dolce. Una prelibatezza al cioccolato che l’aveva convinto fin dalle prime parole di Angelo, il proprietario del locale.
Sherlock guardava fuori dalla vetrata. Osservava il viavai di macchine e persone, che si susseguivano incessantemente. 

I pensieri rivolti al caso non ancora risolto. Il piatto con bistecca e patatine era quasi immacolato.

“Sicuro che non lo vuoi neanche assaggiare? E’ dannatamente fantastico. Alla signora Hudson piacerebbe molto…” 

Il suo discorso venne interrotto dalla suoneria del cellulare di Sherlock.

Rispose con calma, anche se l’orario e il nome apparso sul display faceva presagire qualche nuovo caso difficile per Scotland Yard.

“Calma Lestrade, non capisco quello che dici. Quale incidente e dove?” il tono quasi annoiato di Sherlock verso il suo interlocutore. 

Possibile che quell’uomo non riuscisse a gestire le emozioni?


Improvvisamente gli occhi di Sherlock si spalancarono e il respiro gli mancò per qualche istante. Si alzò di scatto dalla sedia e di corsa si diresse verso l’uscita del locale.


John, con in bocca il dolce, non aveva capito cosa diamine fosse successo per scatenare quella reazione improvvisa nel suo migliore amico, ma in un attimo, era dietro di lui, pronto a seguirlo.


“Sherlock! Sherlock che è successo?!” la voce vibrante di John lo raggiunse, ma non poteva rispondere.
Mille pensieri nella sua mente combattevano l’un l’altro, mentre la frase di Lestrade si ripeteva continuamente

- Molly Hooper ha avuto un incidente d’auto. Un brutto incidente d’auto. E’ in ospedale, la stanno operando -


Note: Eccomi con la mia seconda fanfiction in stile Sherlolly. Bhe, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Sono due settimane che scrivo, e sto dando maggiore sostanza, o almeno è quello che spero, alla storia.
Doveva essere una One Shot ma si è rivelata particolarmente lunga, e nonostante abbia già pronti almeno i prossimi 2 capitoli, non so ancora come e quanto durerà. Aspetto le vostre recensioni. A presto ;)
   
 
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