Film > Big Hero 6
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Autore: LittleBloodyGirl    23/02/2017    1 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La nuova struttura che avrebbe ospitato il campus di Alister Krei era stata finanziata interamente dalle più grandi aziende che cooperavano con la KreiTeck Industry, fornendo ognuna quasi cinque milioni di yen per poterla erigere. Era stata costruita su una vecchia e solida collina nella parte alta della città, proprio accanto al secolare tempio shintoo. Le lucide pareti bianche contornavano una facciata completamente vitrea, e uno spazio aperto era stato allestito affinché i futuri studenti potessero rilassarsi durante le pause dalle lezioni. La concorrenza all'istituto tecnologico SFIT.
L'idea del campus era nata principalmente per ostacolare la famosa scuola, e Alister Krei non si era fatto alcuno scrupolo per ottenere i soldi necessari alla costruzione della sua struttura.
Quel giorno in cui il sole splendeva alto riflettendosi in mille diamanti sul mare, fungeva da scenario perfetto per l'inaugurazione.
L'imprenditore reggeva in mano un sottile bicchiere di vetro pieno di champagne e, scortato da alcune guardie del corpo, illustrava tutte le qualità della sua scuola ai giornalisti e fotografi presenti.
Non poteva certo immaginare che quella giornata sarebbe finita in tragedia per lui.
<< Questo campus è la realizzazione del sogno di una vita. Ma non sarebbe stato possibile senza qualche... Incidente di percorso. Quegli imprevisti ci hanno resi più forti e hanno spianato la strada verso il futuro. >>
L'uomo alzò il bicchiere verso la folla sottostante il palco dove stava tenendo il comizio, per brindare alla sua nuova opera. Rimase visibilmente spiazzato quando si accorse che i presenti, invece di applaudire, cominciarono a scappare e a gridare, indicando qualcosa dietro l'uomo.
<< Imprevisti?! >>
Una voce profonda e graffiante squarciò la calma di quella giornata, sfociando in un urlo spettrale. Krei si volse, solo per vedere un'inquietante melma nera strisciare e colare lungo le finestre del campus e divenire sempre più densa fino a proiettare un'ombra oscura su di lui. Un fantasma demoniaco apparve contro la luce del sole, coprendolo interamente. Gli occhi infuocati e le lacrime di sangue lo fecero trasalire e una paura fredda si insidiò in lui, costringendolo a reagire con la fuga. Il bicchiere di champagne cadde sul pavimento, frantumandosi in piccoli pezzi sporchi che vennero subito sommersi dai tentacoli neri dell'ammasso ferroso. Il suo tentativo di fuggire fu inutile. Le braccia fredde e metalliche composte dai microbots lo afferrarono subito, intrappolandolo in un'inquietante bozzolo che copriva interamente il suo corpo, lasciando libera solo la testa.
L'uomo che comandava i microbots il cui volto era celato dalla maschera kabuki si parò davanti a lui, rivelandosi solo per poter soddisfare quella sete di terrore che vide riflesso negli occhi della sua vittima.
Gli occhi di ghiaccio di Robert Callaghan si scontrarono contro quelli stupiti e spaventati di Alister Krei.  Lo squadrò con tutto il disprezzo e l'odio che aveva coltivato fino a quel momento, contando ogni secondo che lo separava dalla sua bramata vendetta. Aveva atteso quel giorno con tutto se stesso.
<< Mia figlia è stata un imprevisto? >>
Krei sentì il suo respiro mozzarsi alla vista dell'anziano professore che tutti avevano creduto morto. Per un attimo, fu come se fosse piombato in un incubo, in una situazione irreale da cui non riusciva a venire fuori. Il ferro gelido dei microbots scorreva viscido lungo il suo corpo, penetrando attraverso i suoi vestiti come fitte indolori. Tutto ciò non poteva essere reale... Certe cose accadevano soltanto nei film! Ma sentire la sua voce roca e furiosa nominare Abigail lo fece trasalire, ricordandogli il momento più buio della sua vita. Con la voce spezzata e tremante, cercò di parlare.
<< Callaghan...? Tua figlia... E' stato un incidente, io non... >>
<< Silenzio! >> Lo zittì il professore, urlando.  << Mia figlia non c'è più a causa della tua arroganza. >>
Le sue ultime parole culminarono in un sussurro frustrato, sputato come una punta velenosa contro l'imprenditore. Poi sollevò lo sguardo verso il cielo. Sopra di loro, tre lunghi tentacoli composti dai microbots si diramarono lungo tutto il campus, trasportando ognuno i pezzi del portale. Krei lo riconobbe subito e deglutì.
Come aveva fatto a recuperare quei frammenti? Nulla di tutto questo doveva succedere. Non poteva succedere.
<< C-che cosa vuoi fare? >>
<< Mi hai tolto tutto ciò che avevo quando hai spedito Abigail in quella macchina. Ora è il mio turno di toglierti tutto. >>
<< No... No, non farlo! >>
Un velo di terrore scese sulle sue iridi di zaffiro non appena il portale si riattivò, emanando una forte luce celeste da cui scaturì un potente flusso che cominciò a risucchiare dentro di sè qualsiasi cosa si trovasse nel suo raggio d’azione. Krei vide il campus che aveva costruito, il sogno di una vita, il frutto di anni di sacrifici svanire lentamente mentre questo si sgretolava come sabbia, venendo trasportato via dal campo magnetico del portale. Il tetto bianco si incrinò a vista d'occhio, frammentandosi e volando verso l'alto per finire all'interno del portale, seguito dai vetri delle finestre, le sedie all'interno e le scrivanie.
Un'intera scuola d'acciaio e cemento si stava sgretolando davanti ai suoi occhi impotenti, come fosse cartapesta.
<< Ora vedrai svanire tutto quello che hai costruito. Poi toccherà a te. >>
Non c'era alcuna esitazione da parte di Callaghan, alcuna pietà. I suoi occhi erano di gelido ghiaccio pronto a trasformarsi in stalattiti pungenti. 
<< Professor Callaghan! >>
Una giovane e familiare voce interruppe per un attimo la sua sete di vendetta e lo costrinse a voltarsi. Avrebbe dovuto essere stupito di vedere Hiro e i suoi compagni ancora lì, intenti a fermarlo. Ma non lo era.  Li fissò freddamente, senza alcuna emozione che potesse trasparire dal suo volto sempre più vecchio. Hiro scese da Baymax e si tolse il casco, sostenendo il suo sguardo.
<< Lo lasci libero. >>
La sua non era una richiesta. Era un ordine. Un ordine che Callaghan non aveva alcuna intenzione di eseguire.
<< E' questo che Abigail avrebbe voluto? >>
<< Abigail non c'è più! >>
Seguì il silenzio a quella risposta. Hiro sgranò gli occhi, lasciando che il peso dell'inquietudine piombasse nel suo stomaco. Fu un breve attimo di terrore, ma lo vide. Vide se stesso. Proprio di fronte a lui.
Vide uno specchio sporco di sangue e ruggine che mostrava il suo riflesso più macabro, quello che sarebbe diventato se Baymax e gli altri non lo avessero riportato sulla giusta strada. E quel riflesso aveva i capelli grigi, le rughe segnate e gli occhi di ghiaccio pieni di odio.
Hiro e Callaghan. Callaghan e Hiro. Due facce della stessa medaglia. Erano simili, non poteva negarlo. La loro storia era stata scritta in modo brutale, seguendo lo stesso sentiero di disperazione.
Hiro aveva perso Tadashi per colpa di Callaghan. Callaghan aveva perso Abigail per colpa di Krei. Entrambi avevano desiderato la vendetta, e il finale di quel racconto sarebbe stato prevedibile e intriso di violenza. Ma la loro strada era giunta ad un bivio, e Hiro aveva imboccato un sentiero diverso. La differenza tra i due era che Hiro non era solo, non lo era mai stato. E grazie ai suoi amici, grazie a Baymax, si era salvato.
Forse ora poteva tendere quella stessa mano anche all'assassino di suo fratello, a quell'uomo distrutto dal dolore e accecato dalla vendetta, esattamente come lui.
<< Questo non cambierà le cose. Deve credermi... >> La vendetta non gli avrebbe reso ciò che avevano perso. << Io lo so. >>
Lo sguardo del professore si addolcì per un istante, mettendo da parte l'odio. L'uomo riemerse dall'aspetto del demone. Forse Hiro aveva ragione.
Valeva davvero la pena sporcarsi le mani di sangue per sua figlia? In fondo sapeva che Abigail non avrebbe mai voluto che suo padre diventasse un assassino. Non era masi stata sua intenzione uccidere... E di certo, non avrebbe voluto coinvolgere innocenti. Tadashi Hamada era morto per causa sua. Quanta distruzione aveva portato fino ad ora per inseguire il suo scopo? E soprattutto, quale beneficio ne aveva tratto?
<< Ascolta il ragazzo, Robert! Se mi lasci andare ti darò tutto quello che vuoi! >>
Le parole di Krei furono come una spada trafitta nel velo della pietà. Tutto quello che voleva. Non avrebbe più potuto riavere tutto quello che voleva. Perchè ciò che più desiderava era una cosa sola.
<< Rivoglio... La mia. Adorata. Figlia! >>
Calò nuovamente la maschera sul suo volto, lasciando che il demone prendesse di nuovo il sopravvento sull'uomo.
Non gli importava più se quei ragazzini, che una volta erano i suoi studenti migliori, fossero ancora vivi per dargli la caccia. Non gli importava se stessero bene, nè tantomeno voleva sapere perchè sembrava che fossero più uniti di prima. Nonostante il tentativo di Hiro di ucciderlo, a Callaghan non importava nulla di lui, nè del suo robot o dei suoi amici. Era così consumato dalla vendetta e dall'odio che provava per Krei che tutto ciò che voleva fare era soltanto vederlo morire, e i suoi sogni con lui. Esattamente come sua figlia. Era tutta colpa di quell'uomo se Abigail non c'era più. Lei era la sua ragione di vita, la sua speranza.
Ed era svanita via in un attimo. Non gli era rimasto più nulla se non l'odio, il suo carburante per vendicare sua figlia. Krei avrebbe fatto la stessa fine, e Abigail avrebbe finalmente avuto giustizia.
Sferrò un attacco con i microbots contro i ragazzi, che si scansarono velocemente.
Hiro atterrò di lato con una capriola, si infilò il casco e salì sopra Baymax , ordinandogli di volare. << Prendiamo la maschera! >>
Girarono intorno a Callaghan, cercando di colpirlo dal retro, ma i tentacoli di microbots afferrarono Baymax per i piedi e lo sbatterono violentemente contro la parete del campus, sbilanciando il piccolo. Hiro si schiantò contro le finestre, rotolando lungo la sala studio. Prima che riuscisse a rimettersi in piedi, si sentì spinto verso l'alto ritrovandosi incollato al soffitto. Si lasciò sfuggire un grido acuto, quando realizzò che la forza del campo magnetico aveva preso il sopravvento e stava lentamente appropriandosi di ogni cosa. Baymax cercò di raggiungere Hiro, ma venne prontamente afferrato dai microbots e sbattuto a terra con violenza inaudita, stordendolo.
Gogo, Wasabi, Fred e Honey Lemon cercarono di aiutarli, ma senza successo. Prima che riuscissero a sferrare un attacco decisivo, vennero prontamente fermati da Callaghan che ordinò ai microbots di distruggerli. Fred sputò fuoco sui piccoli bots cercando di liquefarli, ma i vari tentacoli lo afferrarono per gli arti prima che potesse reagire, minacciando di strapparglieli via. Il ragazzo tentò debolmente di resistere e digrignò i denti, cercando di sopportare il dolore lancinante alle spalle e alle caviglie. Per un attimo, il costume sembrò soffocarlo, soffiando su di lui una tetra aria calda e soffocante. I microbots lo strinsero ancora di più, costringendolo ad urlare.
Honey cercò di aiutare l'amico lanciando due delle sue bombe chimiche contro i bots, riuscendo a fermare due braccia metalliche in arrivo verso di lei grazie ad una spessa barriera di vetro color arancio. Ma un terzo tentacolo infranse la sostanza con un fortissimo colpo, e assunse le sembianze di una lama affilata, pronta a colpirla. Honey li intercettò subito e fece esplodere due sfere accanto a lei, creandosi uno scudo impenetrabile. I bots cominciarono a colpirlo, ammaccandolo in varie parti finchè uno dei colpi andò a segno e infranse lo scudo, evitando la ragazza per un soffio.
Gogo scivolò giù per la parete di vetro, facendo rotolare come fulmini i suoi dischi dorati. Accelerò e cercò di saltare su una delle braccia formate dai microbots neri, ma Callaghan capì subito la sua intenzione e ritirò il tentacolo, ordinando poi di formare una dura sfera di ferro intorno alla ragazza, la quale perse l'equilibrio e si ritrovò circondata da una vera e propria gabbia di microbots. La luce del giorno venne completamente oscurata e Gogo si ritrovò al buio in breve tempo, senza sapere come reagire.
Wasabi era l'unico rimasto in gioco a usare le sue lame-laser per tranciare nettamente i piccoli robot che lo attaccavano. Callaghan smise di sferrare attacchi frontali e pose i palmi l'uno di fronte all'altro. In quell'istante, i minuscoli robot strisciarono in due file incidenti ai lati del ragazzo, smantellando due dei grandi pannelli bianchi del tetto per spingerli contro di lui. Wasabi sgranò gli occhi e pose le braccia ai lati, facendo pressione sui bicipiti per cercare di allontanarli. Per poco non si tagliò la gola, quando avvertì il calore del laser sulla trachea. Disattivò le lame e tentò di liberarsi ma senza successo, sentendo i microbots spingere sempre più forti le tegole contro il suo corpo. Di lì a poco, lo avrebbero schiacciato.
Hiro riusciva appena a muoversi. Dall'auricolare del casco gli giungevano le grida dei compagni come una macabra eco e la paura gli torse lo stomaco. Se anche uno di loro fosse morto, non se lo sarebbe mai perdonato. Cercò di spingersi giù dal soffitto, quando questo si disintegrò proprio sotto le sue mani, trascinandolo via con sè verso il portale. Il ragazzino urlò, afferrando uno dei ferri che avevano composto lo scheletro del campus, pregando che almeno quello resistesse al flusso. Il suo corpo era sospeso in aria, verso l'alto, e lo sentiva stranamente pesante. Senza Baymax non aveva alcuna possibilità di resistere al campo magnetico e sarebbe stato risucchiato prima di potersene accorgere. Callaghan era invincibile finchè aveva la sua maschera, e le sue difese assolutamente impenetrabili.
Sembrava davvero che non ci fosse modo per sconfiggerlo.
Piccoli pezzeti freddi sfiorarono il vetro del suo casco emettendo un tintinnio metallico.
Alcuni microbots che si erano staccati dal resto della costruzione mobile vennero risucchiati dal portale, svanendo nella luce celeste del flusso. Li seguì con lo sguardo, lasciando che la vista si capovolgesse per creare intorno a lui una nuova prospettiva di quella situazione. Una nuova prospettiva.
D'improvviso capì. Era ovvio, la risposta era sempre stata sotto i suoi occhi. L'aveva costruita proprio lui.
<< Ho trovato... So come batterlo! >> Poi si rivolse ai suoi compagni, parlando tramite il ricevitore. << Ascoltate, accendete il cervello e trovate una via d'uscita! Guardate da un'altra prospettiva! >>
Le parole di Hiro penetrarono nelle orecchie e nel ricordo dei quattro ragazzi, lasciando che la paura venisse per un attimo sostituita dalla voce di Tadashi che illuminò la loro visione come un barlume di speranza. Wasabi arricciò le labbra, e facendo un'ultima pressione sull'avambraccio destro per allontanare uno dei pannelli che lo stavano schiacciando, usò l'altro per azionare la lama-laser e squarciare il pavimento sotto i suoi piedi, creandosi una via di fuga appena in tempo per sfuggire alla trappola tesa dai microbots.
Honey Lemon preparò due bombe chimiche e attese pazientemente che uno dei tentacoli affondasse il colpo proprio di fronte a lei. Quando accadde, fece esplodere le sfere su di esso e tenendosi aggrappata grazie alla colla che aveva appena creato, si lasciò trascinare in alto, fuori dallo scudo di vetro, finalmente libera. Gogo la seguì, sputando via la gomma da masticare alla fragola. Riprese i dischi che le erano caduti quando era stata intrappolata nella sfera formata dai piccoli bots e cominciò a ruotare su se stessa, le gambe e le braccia distese in posizione supina, sfiorando la spessa superficie di ferro.
Girò più veloce, sempre più veloce, sempre più veloce ogni secondo. Gridò per lo sforzo, sentiva la testa girare e i muscoli del suo corpo contrarsi violentemente. Ma presto, la parete di microbots cominciò a cedere, preda del calore e dei dischi affilati di Gogo. La sfera che la teneva prigioniera si aprì a metà, lasciando che l'aria e la luce del giorno penetrassero di nuovo nei suoi polmoni mentre saltava via da quel guscio infernale. << Le mie braccia... Si stanno... Spezzando! >>
Gridò Fred, ancora vittima della forte presa dei microbots. Poi la realizzazione lo illuminò come una lampadina. << Aspetta un momento... E' il costume! >>
Ovviamente, i suoi arti erano ricoperti interamente da una tuta di cuoio a forma di mostro, ovvero ciò che i microbots stavano tentando di strappare via in quel momento. Fred ritirò le mani con un sorriso sornione, quando adocchiò un pannello di ferro caduto dalla parete del campus. Sembrava spesso e molto affilato.
<< Ciao, bel cartello! Hai voglia di fare un giretto? >>
Tese il braccio fuori dalla bocca di fuoco e lo afferrò, sfoderando tutte le sue capacità di mascotte della scuola per farlo roteare e tranciare via i tentacoli di microbots, che si disintegrarono come formiche morte, rilasciandolo. Una volta libero, Fred si riappropriò del costume e tagliò energicamente ogni braccio metallico che cercasse di infilzarlo. Un misto di rabbia, tensione e adrenalina si impossessò di lui mentre urlava i nomi delle sue mosse segrete ogni volta che dilaniava i microbots. Sferrò un ultimo colpo ad una pozza di robots a lui vicina, e urlò vittorioso prima di balzare per raggiungere gli altri.
<< Ragazzi, Hiro è lassù! >> Esclamò Honey Lemon, indicando il piccolo amico. La vista e l'idea di Hiro che veniva risucchiato all'interno del portale li fece rabbrividire.
<< Che cosa possiamo fare? >> Domandò Wasabi, più a se stesso che agli altri.
Ma prima che potessero decidere come aiutarlo, Hiro emise un rantolo soffocato. << Baymax... Baymax! >>
Il piccolo non sentiva più il braccio, non sapeva quanto avrebbe potuto resistere. Strinse le palpebre, cercando di ignorare il dolore ai bicipiti ma senza successo. Le sue dita cominciarono a cedere e a scivolare lungo la superficie rugosa del ferro a cui si reggeva.
Baymax, immobilizzato dai microbots, sentì la sua voce tramite il microfono e alzò lo sguardo. << Hiro! >> La sua visuale azzurra venne completamente oscurata dalla melma ferrosa dei bots, che lo coprirono interamente, seppellendolo sotto il loro peso freddo. I quattro ragazzi osservarono allibiti quello spettacolo e accorsero per tirare fuori l’amico robot, prima di vedere i microbots cedere inermi sotto la potenza del pugno-razzo che l’automa sferrò per liberarsi.
Baymax si diede la spinta con i propulsori e si librò in aria, recuperando la sua mano. Hiro sorrise, vedendo l'amico dirigersi in volo verso di lui. Senza togliergli gli occhi di dosso, calcolò la distanza che li separava, e ogni secondo che passava la sua presa si allentava sempre di più.
Ancora un po'. Più vicino. Più vicino.
Si lasciò andare.
E Baymax lo afferrò.
<< Ah ah! Adoro quel robot! >> Esclamò Krei, spettatore silenzioso di tutta quella scena. Callaghan, dal canto suo, non sembrava affatto felice dello sviluppo della situazione e schiantò Krei contro l’insegna del campus, e i microbots piegarono con forza le leghe d’acciaio che componevano la grande lettera K, intrappolando l’imprenditore.
Hiro e Baymax squarciarono il flusso magnetico del portale con la velocità del volo ed entrambi si stabilizzarono di nuovo, raggiungendo il resto del gruppo che urlò di gioia nel rivederli.
<< Ok, nuovo piano. >> Parlò Hiro, rivolto ai compagni. << Lasciamo stare la maschera e disgreghiamo i microbot, verranno risucchiati dal portale. >>
<< Questo è un piano! >> Esclamò Wasabi, sguainando le lame-laser che brillarono come smeraldi nel mare. Gogo lo seguì.
<< Honey, Fred, ci coprite? >> Chiese il ragazzino.
<< C'era mica bisogno di chiederlo! >> Fece Fred.
Honey Lemon gli fece l'occhiolino e prese dalla tracolla una delle sue sfere chimiche dal bel colore celeste che lanciò in aria. Fred saltò e le fece esplodere con il fuoco, producendo una spessa cortina fumogena.
Callaghan rimase visibilmente spiazzato e disorientato da quell'improvvisa nebbia che lo aveva circondato. Ordinò mentalmente ai microbots di portarlo più in alto, ma non servì a molto. Non riusciva a vedere più in basso.
Ed era proprio quello che i sei compagni volevano. Wasabi scavalcò una colonna di microbots giacente sul terreno, ma si ritrovò per un attimo sospeso per aria. <>
L'effetto del campo magnetico si stava facendo sentire ad una distanza sempre maggiore, ma il ragazzo non si lasciò intimorire. Al contrario, ebbe un'idea. Affilò le sue lame e sferzò una serie di attacchi rapidi e furiosi contro le varie colonne di microbots, squarciando, tagliando e distruggendo, dalle parti più basse a quelle più alte.
<<  Fai. La. Donna! >> Urlò Gogo, lanciandosi addosso ad una serie di microbots con i suoi dischi dorati, facendoli vorticare alla velocità della luce. I dischi divennero lame taglienti e infuocate che distrussero qualsiasi cosa si ponesse fra loro. Honey Lemon si fece lanciare in aria da Fred e posizionò la sua tracolla in mezzo a due dei tanti tentacoli neri. Prima di lasciarsi cadere, estrasse un'ultima sfera dal colore rosso intenso e la lanciò con tutta la forza che aveva contro la borsetta. In un attimo, quest'ultima si trasformò in una vera e propria bomba chimica che esplose con un rumore sordo e fortissimo, disintegrando i microbots.
<< Woo-hoo! Questa sì che è una reazione chimica! >>
Nel frattempo, Hiro e Baymax ispezionavano la parte alta del campus. Callaghan era troppo impegnato a pensare a loro per preoccuparsi di ciò che stava succedendo proprio sotto i suoi piedi. Gli occhi infuocati della maschera kabuki si scontrarono con le iridi nocciola di Hiro. L'uomo allungò un braccio nella loro direzione e subito quattro colonne di micorbots apparvero dalla coltre di fumo con una velocità violenta. Baymax li evitò abilmente e salì più in alto, verso il portale, per poi cominciare a discendere come una zanzara che punta alla sua vittima, colpendo i tentacoli di microbots con ogni mossa che Hiro gli aveva insegnato. Se qualcuno avesse assistito alla scena dall'esterno, avrebbe detto che essa si stava svolgendo all'interno di un caleidoscopio. Sembrava come se il mondo si fosse momentaneamente capovolto.
Una pioggia nera e ferrosa stava cominciando a risalire dal terreno per scomparire nella luce celeste del portale, diventando sempre più fitta di minuto in minuto, dipingendo una strana e inquietante tela nera su un campo di fumo grigio. E un demone e un ragazzino lottavano senza tregua in uno scontro insanguinato.
Hiro e Baymax risalirono di nuovo verso l'alto. Era giunto il tempo di sferrare l'ultimo attacco. Il robot volò agilmente tra le ultime braccia di microbots e poco prima di avvicinarsi al portale, si voltò.
<< In picchiata! >> Urlò Hiro, e il robot si lanciò a tutta velocità verso il basso, infrangendo con il suo solido pugno una schiera di bots che si stava dirigendo verso di loro.
Callaghan si sentì perso per un momento. Il ricordo di Baymax che aveva tentato di ucciderlo era ancora vivido in lui e cercò di arrestare la loro caduta verso la vittoria, ordinando a due braccia di microbots di trattenerli. Queste si strinsero intorno al corpo dell'automa, bloccandolo completamente.
<< Adesso basta! >> Gridò l'uomo, tendendo le braccia verso i due per simulare l'ordine dato ai piccoli robot. Ma non successe nulla. I microbots non rispondevano ai suoi comandi. Perchè?
Ci riprovò disperatamente, simulando una patetica scena di fallimento. Hiro sorrise beffardo. << Direi che sei a corto di microbots. >>
<< Cosa...? >>
Solo allora, Callaghan si decise a guardare in basso, solo per scoprire un vuoto abissale sotto i suoi piedi e le uniche due colonne di microbots rimasti a reggerlo. L'enorme massa nera che aveva sempre domato era svanita in un istante sotto la coltre di fumo, lasciandolo impotente e inerme davanti a Hiro e Baymax.
Il ragazzino assottigliò lo sguardo e con un solo ordine, lasciò che Baymax si liberasse dalla forte presa dei microbots e procedesse nella sua caduta libera verso la fine di quello scontro. << Baymax, colpisci! >>
Il robot sferrò il pugno contro la maschera pallida e ormai vuota di Callaghan, il quale lasciò che il panico prendesse il sopravvento.
Non poteva fare niente. Se fosse caduto da quell'altezza sarebbe morto di sicuro, e di fronte a lui Hiro aveva scelto un modo più veloce di ucciderlo. Era finita per lui.
Parò davanti a se le braccia in un vano tentativo di attutire il colpo, sperando che non facesse troppo male. Ma il pugno non arrivò mai.
Baymax si era fermato a pochi centimetri dal suo viso, le nocche rosse e dure davanti ai suoi occhi gialli.
<< Noi non siamo programmati per ferire un essere umano. >> Rammentò Hiro con un sorrisetto sarcastico. << Ma possiamo fare... Questo. >>
La maschera kabuki svanì dal viso del professor Callaghan per finire tra le dita di Baymax. Bastò una leggera stretta, e in un attimo fu distrutta. E il neurotrasmettitore con essa. Uno schioppo sordo e rapido, e un impero intero crollò insieme al suo tiranno. Il demone venne distrutto. Lo yokai fu scacciato di nuovo nell'oltretomba, lasciando il posto ad un miserabile uomo ormai sconfitto. La sua caduta fu interrotta soltanto da Baymax, che lo afferrò appena in tempo, e tutti e tre si allontanarono dal portale che, persi i suoi sostegni, cadde nel vuoto con un rumore sordo, provocando la distruzione immane della zona. Una nera nube di polvere e cenere si levò nell'aria, appannando il sole ed il cielo mattutino. Sipario oscuro dei protagonisti di quella triste e avventurosa messa in scena.
Baymax e Hiro si affiancarono nuovamente agli altri compagni, che nel frattempo si erano presi cura di Krei. Lasciarono Callaghan nelle mani di Wasabi e Fred e la loro attenzione si rivolse immediatamente al portale, che nonostante la forte botta non si era ancora spento.
<< Dobbiamo disattivarlo! Come si fa? >> Chiese Hiro a Krei, nella speranza di ricevere una risposta.
<< E' impossibile! C'è un collasso del campo di contenimento, il portale esploderà! >>
<< Dobbiamo allontanarci subito! >>
Non c'era altra scelta se non quella di aspettare che il flusso magnetico si arrestasse da solo. Cominciarono a correre via, quando Hiro notò l'assenza di Baymax nei paraggi. Si fermò, solo per vedere l'amico dargli le spalle, rivolto verso la luce viva e pericolosa del pannello.
<< Baymax...? >>
<< I miei sensori rivelano segni di vita. Provengono da lì. >> Disse il robot, indicando la luce. << Segni di vita di genere femminile. >>
Hiro sgranò gli occhi. Il ricordo del filmato era ancora vivo nella sua mente e quasi non poteva crederci. Non poteva essere altrimenti, se non quello che pensava.
<< La figlia di Callaghan è ancora viva... >>
Lei era entrata in quel portale senza mai uscirne. Non era effettivamente detto che fosse morta. Esiste una dimensione spazio-temporale di mezzo durante il teletrasporto, in cui il corpo viaggia velocemente, perdendo i sensi per brevissimo tempo. Se l'inter-dimensione esisteva realmente, allora era lì che Abigail si trovava. Hiro montò in groppa a Baymax, aggrappandosi alla sua schiena tramite i sensori magnetici.
<< Il portale sta collassando! Non ce la farete mai! >> Gridò Krei, la voce rotta dallo stremo.
Quello che aveva intenzione di fare era pericoloso. Molto pericoloso.
C'era il rischio che non sarebbero più tornati indietro. Ne valeva davvero la pena, in fondo?
Era della figlia del nemico che si stava parlando. La causa da cui tutto era scaturito. Quella che aveva portato alla morte di Tadashi.
Stavano rischiando. Rischiando di perdere tutto, di svanire per sempre e divenire ricordi sordi e lontani. Stavano rischiando di morire soli, senza l'affetto di nessuno, nè una tomba in cui riposare.
Però...

<< Tadashi, no! >>
Silenzio. Uno sguardo alle fiamme. Poi di nuovo a lui.
<< Callaghan è la dentro, qualcuno deve aiutarlo. >>
Un conto alla rovescia. Un'esplosione. Una vita che cambiava in un attimo.
<< Torno subito. Lo prometto, torno subito. >>
Aveva infranto quella falsa promessa fin dall'inizio. Ora toccava a lui rispettarla fino alla fine.


<< Lei è viva ed è li dentro, qualcuno deve aiutarla! >>
Non c'era segno di esitazione nella sua voce, mentre si preparava a volare. << Tu che ne dici, amico? >>
<< Volare mi rende un operatore migliore. >>
Baymax rispose con onesta gentilezza, mimando le parole di Hiro. Il ragazzino sorrise, assaporando gli ultimi istanti di libertà che lo separavano dalla prigione inter-dimensionale in cui si stava recando. I propulsori si accesero rombando, squarciando l'aria fredda e polverosa. Baymax si librò in aria, vorticando su se stesso, e come una rondine vola leggiadra sulla terra, si lanciarono all'interno del portale.
Alle spalle, la vita che li attendeva con trepidazione.

  
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