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Autore: StewyT    23/02/2017    4 recensioni
Ehi fallo anche tu, entra a leggere il richiamo e dona un’idea ad una povera Malec dipendente- deficiente! *sorriso smagliante*.
1) /Clarity
Oh, se il loro amore era pazzia, allora Alec era il suo filtro di lucidità.
2)/You Found me
Perchè Magnus valeva ogni tipo di sacrificio.
3)/Take me home
Portò una mano sulla guancia per asciugarla, eppure non fu necessario.
“Ti amo” sussurrò.
4)/Shape of You~ (rossa)
“E cosa vorresti?”.
“Te” sussurrò lui, carezzando ancora le sue labbra.
“Me?”
“Te. Dentro di me in ogni senso possibile. Voglio che tu faccia l’amore con me”.
5)/ Di portali poco portali, Parabatai gelosi e Bambini capricciosi.
“Insomma viaggiare nel tempo… non credo sia davvero possibile”.
“Jade, ho inventato io stesso il portale, cosa credi che potrebbe andare storto...?”.
6)/Bad Romance (rossa).
“Hai scritto tu quella canzone?”.
“A sedici anni” confessò Alec.
“Parla di qualcosa di reale?” indagò lui.
"DI quello che volevo e voglio".
Alec si allungò frettolosamente oltre la poltrona, agganciò la camicia viola di Magnus e lo tirò verso di sé, facendo scontrare le loro labbra.
“Questa volta non ho intenzione di scappare Magnus. Non prima di aver avuto quello che desidero. Te.”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di  portali poco portali, Parabatai gelosi, e Bambini capricciosi.
Deaged!Malec. Nel prompt mi è stato detto di poter decidere chi dei due trasformare o decidere per entrambi, beh io non ho saputo scegliere...

Prompt proposto da  Fefy_07
(Ti voglio bene <3)



 
“Ne sei davvero sicuro, Magnus?” chiese ancora una volta Jace, scrutando il portale violaceo con diffidenza “Insomma viaggiare nel tempo… non credo sia davvero possibile”.
“Oh invece in molti libri è davvero possibile! Certo farlo nella realtà…” Simon alzò le spalle e sorrise “Ma considera che anche tutto questo” fece un gesto con la mano ad indicare l’intero istituto “Per me e Clary qualche tempo fa era possibile solo nei libri”.
La rossa lo guardò e gli sorrise, dando una piccola pacca sulla spalla di Jace che sbuffò.
“Okay, ora Magnus, potresti dirmi qualcosa?”.
Lo stregone girò la testa glitterata e lo guardò profondamente disgustato.
“Jade, ho inventato io stesso il portale, cosa credi che potrebbe andare storto?”.
“Oh per l’Angelo!” Esclamò Simon puntando un dito contro Magnus “Quindi sei tu lo stregone di cui purtroppo non è pervenuto il nome che cita il Codice? Non ci credo!”.
Magnus ridacchiò; sentir uscire quel modo di dire così caratteristico dalle labbra di Simon era sorprendente.
“A chi interessa” sbuffò Jace, tirando indietro Simon per avvicinare il viso – e l’indice inquisitorio- a quello dello stregone “Piuttosto mi interessa sapere che non succederà niente ad Alec”.
Il cacciatore dagli occhi blu alzò gli occhi al cielo e sorrise “No mi succederà niente, d’accordo?”.
“Alexander, sei il mio Parabatai…”.
Tutti nella stanza alzarono gli occhi al cielo scocciati; erano giorni che Jace continuava con quella cantilena, spaventato dall’idea che il suo amico potesse viaggiare nel tempo, ma tutti erano abbastanza sicuri che il portale avrebbe funzionato come doveva: Catarina, Magnus e Clary si erano impegnati duramente per progettarlo e crearlo, basandosi su antichi schemi che Magnus ed Henry Branwell avevano messo giù progettando il primo vero portale della storia magica.
“Dove vi porterà il portale?”  provò a cambiare discorso Isabelle; Alec arrossì e scosse la testa, e Magnus nascose un sorriso quando Catarina parlò per lui.
“Al loro viaggio in Europa” ridacchiò “Il nostro Magnus ha malinconia della loro prima volta”.
Alec arrossì da testa a piedi ed iniziò a pregare in tutte le lingue che conosceva, che si creasse una profonda voragine sotto i suoi piedi e lo facesse scomparire.
“Oh, magnifico, quindi il mio Parabatai rischia la vita perché tu” indicò lo stregone “Vuoi rivivere la vostra stupenda prima volta che magari sarà stata persino il classico cliché a Parigi?”.
Alec si sentì morire: scoppiò in una violenta crisi di tosse convulsiva sotto lo sguardo divertito di tutti e quello preoccupato di Jace che fece per avvicinarglisi prima che Magnus gli si parasse avanti.
“Alec” schioccò due dita ed improvvisamente ad Alec passò la voglia di tossire, ritornando eretto e rosso in viso a guardare il parabatai “È ora di andare” affermò guardando il suo fidanzato occhi blu.
“Oh no. La vostra prima volta è stata davvero a Parigi!” Jace si schiaffeggiò la fronte “Alexander sei una delusione”.
Magnus alzò gli occhi al cielo e con una manata fece nascondere Alec dietro il proprio corpo, in modo che nessuno lo vedesse arrossire ulteriormente; Isabelle scoppiò in una fragorosa risata, Simon affermò un ingenuo ‘Beh è il sogno di tutti fare l’amore per la prima volta a Parigi!’ e Clary, la povera paziente rossa, diede uno scappellotto dietro la nuca di Jace, che si beccò però, una spallata di conforto da parte della stregona azzurra.
“Avanti, Magnus, prima o poi dobbiamo pur provarlo!”
“Possiamo provarlo anche io ed Alec…” asserì Jace.
“Si può sapere cosa ti prende? Un attacco di malinconia?” sbottò Magnus “Sigmund, trattieni questo biondo scapestrato, non voglio vederlo in camera mia mentre io e il mio Fiorellino facciamo le nostre cose”.
“Pffff” si lamentò il biondo “Come se Simon potesse anche solo lontanamente trattenermi”.
Simon fece un sorriso di sfida e con forza prese i polsi del biondo, rinchiudendoli in una morsa d’acciaio “All’accademia ho imparato parecchie cose, Jade” lo canzonò il ragazzo.
“Avanti!” Clary si avvicinò al portale e sorrise entusiasta.
“Che bello, mio fratello e il suo uomo verranno ricordati dalla storia” Iz batté le mani felice, beccandosi un altro abbraccio di Alec che la stritolò per bene.
“Oh, mi raccomando” Alec puntò un dito contro Catarina “se i miei genitori dovessero tornare prima da Idris con Max e Rafe, ti scongiuro di prenderli sotto la tua ala protettiva. Ho paura di come questi quattro possano trattare i miei bambini!”
“Oh avaaaaanti” si lamentò Jace.
“Mi fido di tutti, tranquillo Alexander. Andiamo!”.
Alec annuì “Ma tu” Magnus indicò Jace “Giù le mani dai miei figli, se dovessero tornare prima”.
Catarina alzò gli occhi al cielo e spinse i due ragazzi verso il portale “Tra tre, du-“
“Ehi voglio anche io un ultimo abbraccio” si lamentò Jace.
“Uno” sbuffò Magnus, stringendo forte la mano di Alec prima di tirarselo dietro nel portale.
La testa dei due ragazzi iniziò a girare vorticosamente, lo stomaco a minacciare di vomitare e fin lì era tutto normale; il problema arrivò nel momento in cui Magnus si sentì formicolare da testa a piedi, prima di sentirsi le ossa scricchiolare, e la pelle bruciare.
Cosa stava accadendo?
“Magnus” sussurrò Alec, ma la sua voce era così diversa da quella normale.
“Oh merda” sbuffò Magnus “cosa abbiamo combin-“ Ma non finì mai la frase; improvvisamente furono gettati fuori dal portale, nuovamente nella camera da cui erano partiti; il problema non era quello: infatti, lì avanti ai cinque ragazzi non c’erano Alec e Magnus ma due bambini maledettamente identici a loro.
 
*
 
“Non ci credo”.
Sussurrò Simon guardando i due bambini che aveva avanti: uno dagli occhi azzurri ed un caschetto nero a nascondergli il viso paffuto, l’altro con due enormi occhi da gatto ed una bellissima pelle color caramello, un’espressione furbetta stampata sul viso già simpatico.
Clary si avvicinò a Jace, una mano nei capelli e il viso sconvolto.
“Io uccido Magnus” sussurrò “il mio Alec! Cosa ha combinato a mio fratello!”.
“Come si fa ora? Siamo tutti incapaci con i bambini! E loro? Credete siano davvero Magnus ed Alec?”
“Queste cose succedono solo nei film, Isabelle!” sbottò Simon abbassandosi verso i bambini per scrutarli meglio.
Dovevano avere su per giù cinque anni, si stringevano le mani come se si conoscessero, sembravano assolutamente scombussolati.
“Io-” Jace scosse la testa, in preda ad uno svenimento nervoso “Io non posso-” gli venne quasi da piangere; sapeva che qualcosa sarebbe andato storto e che avrebbe dovuto fermare prima il suo Parabatai “Come faccio senza Alec ora?”
“E Max e Rafe? Cosa diranno quando scopriranno di avere due genitori più piccoli di loro?”
“Oh Raziel” Clary si massaggiò le tempie, guardando ancora una volta assieme a Catarina il portale portatore di sventure.
“Ehi?” Simon schioccò due dita avanti agli occhi dei bambini, che come se fossero stati svegliati in quel momento, si guardarono un attimo attorno.
“Dove sono?” chiese Alec, una vocina dolcina e timida.
“Chi sei?” chiese ancora, poi abbassò il volto verso la sua mano destra stretta in quella di qualcuno, e arrossì “E tu chi sei? E perché mi stringi la mano?”, un mare di lacrimoni illuminò i suoi enormi occhi blu, al che il piccolo Magnus lo fece leggermente indietro, guardando dritto negli occhi Simon.
“Chi sei? Cosa vuoi?”.
Simon alzò un sopracciglio e scosse la testa “Magnus?”
“Come fai a sapere il mio nome?”
“Sono Simon!”
“Non conosco nessun Simon” sbottò lui, gli occhi lucidi e il panico disegnato in volto.
“Sigmund ti è più familiare?”
“Dove è mia madre?” chiese, la voce incrinata dal pianto.
“Io-”
“E mia madre?” si intromise Alec, i lacrimoni ormai calati sulle guance, gli occhi rossi.
Jace scosse la testa e spostò di lato Simon.
“Alec!” si inginocchiò ai suoi piedi e gli asciugò le lacrime sorridendogli.
“Ehi Alec mi riconosci? Sono il tuo Parabatai!”.
Alec scosse la testa piangendo.
“Voglio mia madre e mia sorella! Dove è Izzy?”.
Izzy deglutì provando a non piangere a sua volta avanti alla dolcezza del piccolo Alec tutte guanciotte e occhioni blu.
“Eccomi” si abbassò al suo fianco “sono qui”
“Chi sei?” urlò Alec, una maschera di puro terrore dipinta sul volto.
“Isabelle!”
“Non è vero” urlò “Non sei la mia Izzy! Dove è?”.
“Clary!” si lamentò urlando Jace “Aiuto!”.
Clary e Catarina si allontanarono dal portale, nessuna nuova notizia su quello che fosse potuto succedere.
“Niente panico” disse Catarina “Andrà tutto- oh” guardò i due bambini piangere e alzò gli occhi al cielo; lei sapeva farci con i bambini solo se si trattava di siringhe, punti chirurgici e ferite!
“Magnus” provò a sorridere, ma l’espressione contorta sul viso del bambino più scuro, le fece morire il sorriso sul viso.
“Chi siete tutti?” urlò Magnus “E tu chi sei?” disse verso Alec.
“TU chi sei” rispose Alec “E perché mi stringi la mano se neanche mi conosci?”
“Perché sei un bimbo!” rispose Magnus.
“Sono uno Shadowhunter, non ho paura di nulla”
“Bambini?” Clary si inginocchiò ai loro piedi e li salutò con la manina.
“E tu chi sei?” disse Alec, scoppiando poi a piangere.
“Clary!” sbuffò Jace “Prendete Magnus, me la vedo io con Alec”
“No” si intromise Magnus “Non lo tocchi!”
“Cosa?” Jace alzò un sopracciglio e per poco non diede contro quel bambino così tanto uguale al vero Magnus; non solo aveva combinato tutto quel casino, ma non voleva neanche fargli tranquillizzare il suo Parabatai?
“Okay risolveremo tutto, d’accordo?” sussurrò Clary buttando indietro delle ciocce di capelli rossi “Riavremo i nostri amici!”
“Non mi interessa nulla di Magnus, riportatemi Alec!”.
Catarina sbuffò “Riuscite a tenere queste due pesti per un po’? Io e Clary dobbiamo uscire”
“Per l’angelo” Isabelle scosse la testa “E lasciate me con quattro bambini?”
“Izzy…” si lamentò Simon, ma ad una sua occhiataccia annuì nascondendo un sorriso.
“Giuro che farò il buono e ti aiuterò con gli altri” disse mettendosi sull’attenti.
“Tre bambini sono sempre troppo” sbuffò lei “Non potete farlo…”
“Dobbiamo muoverci, Isabelle. Da un momento all’altro potrebbero arrivarne altri due di bimbi”
“Andate!” disse lei con più ansia possibile “Andate e tornate con una soluzione. Ti prego Clary!”
“Ti prego” si intromise Jace “Riportami il mio PArabatai”.
Clary alzò gli occhi al cielo e poi seguì la stregona dalla pelle azzurra; avrebbero messo tutto a posto, giusto?
“Alexander” Jace si rivolse al bimbo, i cui occhi erano ancora pieni di lacrime “Ti faremo ritornare sano e salvo, okay?” gli sorrise e gli accarezzò una guancia, ma il bambino con il broncio scosse la testa, urlò un “Voglio la mia mamma!” e scappò via, districando la mano da quella dell’altro bambino che guardò Jace in cagnesco.
“Che l’angelo ci aiuti”.
Sussurrò Isabelle prima di correre verso il fratell…ino.
E così, per più di un’ora, si ritrovarono a correre a destra e manca per prendere un piccolo Magnus iperattivo e far scendere un Alec quasi depresso che pur di scappare da Magnus si era arrampicato su un enorme albero, nonostante le preghiere di Isabelle di fermarsi, le allettanti proposte di Simon di giocare al computer, le minacce di Jace che gli parlava di ragni, e lo sguardo scocciato di Magnus.
E così, in poco più di un’ora, i tre ragazzi capirono di non essere per niente pronti a diventare genitori, di due bestioline come Alec e Magnus, per di più.
“Sono sfinito” sbuffò Jace massaggiandosi gli occhi “sapevo che sarebbe andato tutto male! Alec doveva darmi ascolto e restare con me, o quanto meno andare con me in quel portale! Ora almeno saremmo assieme”
“E avremmo delle anatre per calmare almeno te” soffiò Simon “Magnus non ha paura di nulla, e Alec non ne vuole sapere di scendere da quell’albero”; Jace gli indirizzò un’occhiata infastidita e prima di girarsi verso Isabelle “dimmi che hai una soluzione!”.
La ragazza prese un sorso d’acqua e poi si stese stanca sul divano.
“Non avere mai bambini. È la mia unica soluzione!”
“Ehi” si lamentò Simon “Io voglio un piccolo bambino da vestire da Obi Wan Kenobi!”
“Almeno scegli Dart Varder!” rise Isabelle lanciandogli un cuscino contro.
“Allora avremo bisogno di due figli!”.
Isabelle annuì.
“Anzi tre! Voglio anche una Leila!”
“Ohw la Leila sarà carinissima! Avrà la tua bellezza, la tua bravura”
“E la tua idiozia” lo interruppe Jace “La potete smettere? Dove sono i bambini?”
“Credevo li avessi tu” sbuffò Izzy.
“Io?” JAce si massaggiò le tempie “MA SE SONO QUI a parlare con te!”
“Oh Raziel” Isabelle si alzò veloce come una furia “Dove saranno quelle due bestie di Asmodeo ora?”
“Una sola tecnicamente è una bestia di Asmodeo” disse Simon seguendola, Jace gli lanciò mentalmente una maledizione e poi li seguì, ritrovandoli a guardare dalla finestra una scena dolcissima. Troppo dolce. Doveva esserci lui al posto di Magnus.
 
“Avanti, Alec” la voce squillante di Magnus arrivò dritta alle orecchie del bambino appollaiato su un tronco.
“Non scendo” sbuffò lui.
“Ma Alec! Non ci voglio stare da solo con quegli zucconi dentro! Scendi e gioca con me, ti prego!”.
“No”.
“Alec!”
“Non so chi tu sia, smettila di chiamarmi!”
“Posso diventare tuo amico! Sono Magnus, te l’ho detto”
“Mi stai troppo appiccicato” si difese il bimbo con gli occhi blu.
“Perché mi piaci” rispose l’altro.
“Avanti, ti prego, Alec!”
“Cosa mi dai in cambio?” chiese con voce tremante.
“Cosa vuoi?”.
Alec sorrise.
“Un gelato!”.
“Anche io voglio un gelato” battette le mani Magnus.
“Adesso scendi, avanti!”.
Alec annuì, e piano prese a scendere dai tronchi un o alla volta, mentre Magnus lo guardava con occhi luminosi, fino a quando non scese con i pedi a terra, e lo avvolse completamente nelle proprie braccia.
“Sei stato bravissimo!”.
Alec arrossì, ma strinse Magnus a sua volta “Ora siamo amici?”.
“Sì” rispose Magnus sorridendo “Migliori amici!”
“E…” indicò i tre ragazzi che li spiavano dalla finestra “E dobbiamo fare qualche guaio”
“No! Jace è bravo, dai!”
“Alec” Magnus sbuffò “Sei un bimbo troppo gentile”.
Alec sorrise, come se quello fosse stato un complimento “Lo dice anche mia madre”.
“Non è buono” sbuffò Magnus “Tieni” raccolse da terra due ciottoli, poi chiuse gli occhi e li trasformò in due uova.
Alec lo guardò con occhi luminosi “Sei uno stregone?”
“So fare magie, sì. Ma non l’ho ancora detto a mia mamma” rispose sorridendo.
“Cosa vuoi fare, Magnus?”
“Guarda” rispose puntando un uovo dritto verso la faccia di Jace poggiata alla finestra; si concentrò talmente tanto da cacciare quasi la lingua fuori, una ruga tra le sopracciglia inarcate, lo sguardo applicato e splash.
L’uovo si abbattette direttamente dove il bambino voleva: sul vetro della finestra a colpire l’intero volto di Jace.
Alec scoppiò a ridere, piegandosi in due, e lanciò l’uovo a sua volta, ma purtroppo Isabelle uscì fuori dall’enorme portafinestra, e l’uovo voltando in aria, inevitabilmente cadde sul suo volto, scoppiando come una piccola bomba, e sporcandola completamente d’arancio.
Alec e Magnus scoppiarono a ridere, uguale Simon e Jace, lei invece per poco non scoppiò a piangere, urlò qualcosa di indecifrabile come “Odio i bambini” e poi corse dentro.
“Bella mira” rise Jace abbassandosi leggermente per prendere Alec in braccio.
“Sei proprio un portento, piccolo Cacciatore!”.
Alec arrossì e nascose il viso sul petto di Jace, Magnus guardò il tutto dal suo metro e poco più, sbuffando, e prima che il biondo o Alec potessero vederlo, scappò via.
Odiava quel biondo tinto!
“Ti va di giocare assieme?” chiese Jace portando Alec nuovamente a terra.
“Sì, ma facciamo giocare anche Magn-” si girò dove prima era il suo amico ma al suo posto vide il nulla “Dove è Magnus?” chiese, gli occhi sbarrati, già pronti per riempirsi di lacrime.
“Magnus Bane” si lamentò Jace scuotendo la testa.
“Maaaaaaagnus” urlò entrando dentro, con Alec stretto alla mano.
“Mag?” urlò Alec a sua volta “Amico? Dove sei?”.
Jace pregò tutti gli angeli del paradiso di trovarlo in fretta; quel bambino era quasi più esasperante del Magnus Bane adulto.
“Avanti Magnus esci, ti portiamo a mangiare il miglior gelato di tutta New York!”.
“Magnus?” chiamò ancora Alec seguendo il ragazzo alto biondo in cucina, poi in bagno, poi su per le scale fino al secondo piano.
“Anzi se non vuoi il gelato ti porto da Taki’s e puoi scegliere quello che preferisci! Su, Magnus?”.
Niente, non c’era traccia di quel maledetto bambino.
“Simooooooooooon! Isabeeeeeeeeelle! Non si trova Magnus!” urlò esasperato, quasi sull’orlo delle lacrime: non solo quel maledetto stregone faceva diventare il suo Parabatai un bambino, ma poi scompariva anche lasciandogli suddetto bambino in lacrime.
“Jace” pianse lui, tirandolo giù per la maglia “Lo troveremo?”
“Lo prometto!” gli sorrise lui accarezzandogli una guancia; davvero era così adorabile Alec da bimbo?
“Che vuol dire che non trovi Magnus?” urlò Isabelle uscendo dal bagno al piano di sopra, i capelli avvolti in un asciugamano, il viso pallido.
“Che me lo sono perso!”
“Come fai a perderti un bambino di cinque anni, Jace?” si lamentò Simon.
“Magnus ha otto anni, me lo ha detto prima!”.
Isabelle si massaggiò le tempie e poi accarezzò la testa di Alec.
“MAGNUS BANE” urlò “Esci fuori o Presidente Miao farà una brutta, orribile, tremenda fine!” lo minacciò, sotto lo sguardo divertito di Jace e quello stranito di  Simon.
“Davvero lo minacci? Oh avanti. Magnus? Ti faccio giocare al computer! Anche con quello puoi fare magie!”.
“Magie!” sussurrò girandosi verso i due ragazzi “siamo sicuri che non abbia aperto un portale?”
“Ha solo otto anni, Simon” si gemette Jace “Dividiamoci! Io e Alec andiamo nelle camere, tu in libreria e tu, Iz, in armeria. Okay?”.
E così fecero, si divisero e iniziò l’esasperante ricerca al Magnus Bane che non si trovava da nessuna parte: in nessuna camera, in nessun angolino della libreria o dell’armeria, da nessuna parte!
“Clary” pianse quasi Jace al telefono “Amore, quando tornate?”.
“Jace abbiamo trovato una pozione! Ci mancano pochi ingredienti per finirla!”
“Grazie all’angelo! Questi bambini sono insopportabili” Alec sbuffò, mettendo su il muso e Jace sorrise “Okay no, Alec non lo è. Ma Magnus lo è! Lo abbiamo perso, non so neanche dove cercarlo più! In armeria, cucina, bagno, libreria, camera di Iz, mia, tua, di Simo e  persino in quella di Alec non c’è!”.
“Come si fa a perdere un bambino di cinque anni, Jace?”
“Ne ha otto” disse quasi a giustificarsi “E non è un bambino! Devo ricordarti che è un piccolo demone figlio di Asmodeo?”
“JACE” urlò Clary “Che deplorevole scelta di parole!”.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e strinse di più la mano di Alec.
“Nessuna idea su dove potrei trovarlo?”
“Hai cercato tra qualcosa di glitterato? Lui ama i glitter, no?”.
Simon e Isabelle arrivarono contemporaneamente giù in salotto, dove Alec e Jace erano seduti, Alec a giocare con un piccolo Church che coni bambini riusciva a non essere scostante come sempre e Jace a riflettere.
“Okay sono arrivati Iz e Simon. Spero abbiano buone notizie!”
“A dopo” Clary attaccò.
“No” sbuffò Simon “Niente buone notizie!”.
Jace buttò la testa sul divano “Clary dice che potremmo cercare in un posto pieno di glitter”
“A lui piacciono i glitter” si intromise Alec, beccandosi un sorriso di Jace.
“Abbiamo già cercato in camera di Iz?” chiese Simon.
“Sì” sbuffò Jace.
“E nel suo armadio? È il posto con più glitter nella casa, vero?”.
Isabelle annuì sorridendo e Jace si alzò vittorioso al divano, stampando un bacio sulla fronte di Simon.
“Sei un fottuto genio!”.
Alec seguì quasi correndo a grandi falcate i tre ragazzi su per le scale e poi verso la camera di Iz e poi verso l’armadio dove, accucciato in un angolino con una sciarpa di seta viola avvolta attorno, dormiva Magnus.
Tutti e tre i ragazzi risero di sollievo, ma improvvisamene un urlò squarciò i timpani di tutti, persino Magnus che saltò nel sonno e si sveglio spaventato.
“Si può sapere come ti è venuto?” urlò Alec tirando fuori dall’armadio Magnus.
“Sei cattivo!” lo accusò.
“E brutto!” gli diede una spallata.
“Mi hai fatto spaventare” urlò ancora, prima di abbracciare il povero bambino disorientato e stringerlo forte “Magnus” pianse Alec “Credevo ti fossi perso!”.
Jace scosse la testa sbuffando, Alec doveva proprio essere sempre uguale?
Isabelle represse la voglia di staccarlo dalle braccia di Magnus per stringerlo tra le proprie.
Simon battette le mani felici e poi scappò via dalla camera per prendersi un attimo di meritato riposo.
“Perché sei andato via?” chiese Alec quando anche gli altri due se ne furono andati via chiudendoli dentro a chiave.
“Perché quel Jace non lo sopportò” sbuffò “È antipatico!”
“Non è vero” lo difese Alec “È gentile! Ti ha cercato tanto!”
“Solo perché glielo hai chiesto tu!” sbuffò Magnus.
“Ti piace Jace, vero?” pianse, quasi.
“A te no?”
“Mi piaci tu” gli urlò contro “Sei cattivo, Alec”.
Scoppiò a piangere, sotto lo sguardo impaurito di Alec che non sapeva cosa far per fermare quelle lacrime, quasi gli venne un attacco di panico.
“No” lo abbracciò “Non piangere Magnus no” e inevitabilmente scoppiò a piangere anche lui, al che, Magnus, si asciugò gli occhi e lo guardò.
“Voglio scappare via” sussurrò Magnus come se fosse un segreto.
“Cosa?”
“Sì, andiamo a mangiare un gelato, dai!”
“Ma-”
“Dai Alec!”
“Come facciamo ad uscire di qui?” chiese Alec, al che Magnus sorridendo, si avvicinò alla porta e con uno schiocco di dita quella fu subito aperta.
“Vieni?”.
Alec annuì, un grosso sorriso sulle labbra.
“Ma fa silenzio” sussurrò Magnus “Non dovranno sentirci”.
Alec annuì, e gli strinse forte la mano, seguendolo silenziosamente fuori dalla porta, lungo le scale – dove Alec cadde, per essere tirato poi su con forza da Magnus- e poi lungo il corridoio del salotto – dove Magnus rischiò di pestare una zampetta a Church che gli miagolò contro spaventandolo - e poi verso la porta che aprirono silenziosamente - ma comunque scricchiolò, facendogli temere il peggio - e poi fortunatamente fuori all’aria aperta.
Magnus sorrise abbracciando Alec “Ce l’abbiamo fatta!” disse battendo le mani.
E così, i due piccoli bambini si ritrovarono nel grande, immenso mondo, senza sapere cosa farne di tutta quella libertà, eppure entusiasti perché se l’erano guadagnata assieme, prendendosi per mano e aiutandosi a vicenda.
Magnus gli strinse ancora una volta la mano, e poi lo spinse verso la strada, dove macchine di ogni tipo e colore sfrecciavano a destra e sinistra facendogli quasi girare la testa; non si erano mai ritrovati ad attraversare da soli!
“Oh Raziel!” urlò Simon accorgendosi della porta aperta “I BAMBINI!”, il panico si impossessò della sua mente ma non delle sue gambe, dunque riuscì a correre fuori come un fulmine – o meglio come lo Shadowhunter che era diventato- e a vedere due piccoli puntini neri che provavano ad attraversare la strada.
Corse più forte, seguito da una Isabelle quasi morta e un Jace appena rinvenuto da una sottospecie di svenimento post trauma.
Riuscì a riacciuffarli proprio mentre entrambi allungavano una piccola gamba verso il marciapiede per attraversare, e sotto le loro proteste che scalciavano e si lamentavano, li spinse dentro, poi nella propria camera, sul letto, con due joystick tra le mani, così in poco tempo entrambi, curiosi della nuova scoperta, smisero di piangere.
Quella volta Isabelle, Simon e Jace, si sedettero a terra nella stessa stanza, vigili e attenti come poche altre volte nelle loro vite; non osavano pensare cosa sarebbe potuto accadere ancora se li avessero lasciati da soli.
“Cosa giocano?” sbuffò Isabelle.
“GTA” rispose Simon.
“Odio quel gioco!”
“Solo perché perdi sempre” si intromise Jace.
“Ah fa silenzio, anche tu perdi sempre” rise Simon, battendo il cinque ad Isabelle.
“A quanto pare è nel DNA dei Lightwodd perdere sempre a questo gioco” Simon indicò con il mento i due bambini, in particolar modo Alec, con la fronte corrugata, i denti a mordere il labbro inferiore e le dita schiacciate con violenza su joystick.
“Non è giusto” sbuffò spingendo più forte sul pulsante, sotto lo sguardo divertito di Magnus.
“Non è giusto” urlò ancora, quando sullo schermo comparve un ‘Game over’.
“Non è giusto” urlò, buttando il joystick, in aria –facendo venire un infarto a Simon-.
“Alec sei andato contro un treno” rise Magnus.
“È un gioco stupido!” urlò lui.
“No, non sai giocare!” ribatté Magnus, al che Alec mise il muso e scosse la testa.
“Sei brutto e cattivo, Magnus!” urlò, facendo scoppiare Magnus a ridere.
“Perché ridi?” rispose, ridendo anche lui.
“Perché da grande voglio che ci sposiamo!”.
“Cosa?” chiese Alec ridendo.
Isabelle e Simon si strinsero una mano sorridendo; quanto bene possono insegnare i bambini ad amare?
“Magnus conosce Alec da un solo giorno e già gli ha chiesto di sposarlo. Perché non prendi esempio?” rise Isabelle, al che Simon la strinse di più tra le proprie braccia.
“Sappiamo entrambi che lo chiederai tu a me, Isabelle!”
“Per l’Angelo” si lamentò Jace, quando finalmente vide Clary entrare dalla porta.
“Aspetta” le chiese Isabelle indicando i due bambini.
“Perché no?” chiese Magnus.
“Perché tu sei un maschio! E io sono un maschio!”
“E allora?” chiese di nuovo.
“Io dovrei sposare una femminuccia. Così c’è scritto sul codice!”
“Cretinate” sbuffò Magnus “Io da grande sposo chi voglio”
“Allora anche io” rispose Alec sorridendo.
“Allora mi sposi?” pretese Magnus.
“Sì” rispose Alec abbracciandolo.
Ah, se l’amore fosse semplice come lo è per i bambini!
“Bambini?” Clary li interruppe, sedendosi al loro fianco.
“Volete assaggiare una cosa buona buona che ho portato io ora?”
“Cosa?” chiese Alec felice.
“È un succo di frutta speciale, eccolo” fece vedere loro la bottiglietta che Alec fece per prendere, ma Magnus scosse la testa.
“Voglio il gelato prima!” urlò prima di alzarsi, tirarsi dietro Alec ed iniziare a correre via.
“Non di nuovo!” si lamentò Jace, alzandosi con Simon per rincorrerli.
“Non avremo mai tre bambini” urlò Isabelle “MAI!”.
Quando finalmente venti minuti dopo riuscirono a prenderli, Catarina a malincuore dovette schioccare le dita ed immobilizzare entrambi sul divano; per il loro bene, certo, ma anche per la loro salute mentale.
“Non bevo” si lamentò Magnus “Voglio il gelato prima!”
“Non avrete nessun gelato” disse in tono gentile Catarina “Non prima di aver bevuto questo succo!”
“Perché?” chiese Alec.
“Perché vi farà bene!”
“Non lo voglio” urlò Magnus “Voglio il gelato!”
“NO” urlò anche Jace “NIENTE GELATO, piccolo bambino viziato!”.
Quattro teste si girarono dalla sua parte, facendolo tacere all’istante.
“E okay, se fate i bravi dopo vi compro un gelato enorme” si scusò con voce tremante.
“E potrete continuare a giocare a TFA, okay?”
“E tu potrai avere quella sciarpa viola che ti piaceva, Magnus!” gli sorrise Isabelle.
“NO” sbuffò di nuovo.
“Lo prendo io” disse Alec allungando una manina verso Catarina.
“Io lo voglio, ma dopo voglio il gelato più grande al mondo”.
Magnus lo guardò come se lo avesse tradito, per un attimo, poi si arrese anche lui.
“E va bene, lo prendo anche io!”.
Catarina alzò gli occhi al cielo, sperando che funzionasse, poi avvicinò un cucchiaio ricolmo di liquido blu alle labbra di Alec, che riluttante lo prese, e in seguito rifece lo stesso con Magnus, che deglutì con le lacrime agli occhi.
“Perché non succede nulla?” chiese Jace con gli occhi sbarrati.
“Forse devi dire abracadabra?” rise Simon, beccandosi un’occhiataccia di Catarina che puntò le mani contro i due bambini e quasi come in una cantilena, sussurrò parole in latino, prima che i due bambini iniziassero a tremare convulsamente.
“Cosa sta succedendo?” chiese Isabelle, bianca di preoccupazione.
“La magia sta facendo il suo corso” sussurrò Catarina, poi una polvere blu come la pozione oscurò i due bambini che iniziarono a tremare sempre di più, e sentirsi allungati come due pezzi di gomma.
Magnus riusciva a sentire nuovamente le proprie braccia, si stavano allungano, sentiva le ossa delle gambe e i capelli solleticargli la fronte; Alec aveva voglia di vomitare, e sentiva persino la cassa toracica crescere, i polmoni richiedere più aria, il cuore battere più lentamente.
Entrambi non videro per qualche secondo, poi la polverina si dissolse e si ritrovarono seduti sul divano, a pochi centimetri di distanza l’un dall’altro, e sei paia di occhi a guardarli attentamente: persino Church li guardava.
“Oh grazie a Dio!” esultò Clary, abbracciando Catarina.
Jace, era sconvolto e senza parole, guardava il suo Parabatai e poi Magnus, uno alla volta, la bocca aperta e gli occhi socchiusi.
“Credevo non saremmo mai più tornati!”
“Eravate coscienti?” chiese Isabelle “Anche quando mi avete lanciato un uovo tra i capelli?”.
Alec rise.
“No” scosse la testa “Non sapevo di essere io fino a quando non ho preso quella pozione, ma la tua faccia. Oh. Non la dimenticherò mai!”
“E io non dimenticherò mai le tue urla quando mi hai tirato fuori dall’armadio” disse Magnus accarezzandogli una guancia.
“E io non dimenticherò mai il volo che hai fatto fare al mio joystick” si lamentò Simon.
Tutti caddero in silenzio per qualche secondo – l’unico che si mosse fu Church che diede loro il culetto e sculettando se ne tornò al tranquillo sotto il sottoscala- , fino a quando Alec non puntò un dito contro Magnus.
“Quella era una promessa di matrimonio, Magnus Bane?” Magnus sorrise, ma fu interrotto da Jace che gli puntò un dito contro.
“NO. NO. NO. Non lo era. Non era una promessa, né una richiesta, né come cavolo si chiami, e per l’Angelo, Alec, quanto mi sei mancato” urlò buttandosi tra le braccia del suo Parabatai che ridendo lo strinse a sua volta.
“Ti senti bene, Jace?”
“È semplicemente che odio i bambini! O forse odiavo voi due da bambini! Magnus! Odiavo te da bambino”.
“Oh Jade anche il me bambino odiava te!” rise lui.
“Ho odiato i bambini, grazie a te!” disse di nuovo Jace stringendo Alec più forte.
Clary tossì. Due volte. Tre volte. Quattro volte. Fino a quando Jace non lasciò Alec e si girò verso la rossa, che già aveva tutti gli altri occhi puntati addosso.
“Clary?” sussurrò Jace.
Clary annuì, provando a nascondere un sorriso.
“Che?” alzò un sopracciglio il biondo.
“OH MIO” Isabelle si alzò in piedi applaudendo “DAVVERO?”.
Catarina sorrise, era stata la prima a saperlo quel pomeriggio mentre lavoravano alla pozione e Clary aveva rischiato di vomitare; vedere l’espressione sconvolta sul viso di Jace – E Simon- non aveva eguali.
“Scherzi?” domandò Simon, alzandosi a sua volta.
“Cioè…” Jace indicò la sua pancia “Tu- io- cioè noi. No. Cioè” il mondo gli girò attorno per qualche secondo, poi non seppe come si ritrovò sul divano, tra le braccia di Alec, mezzo svenuto.
“Jace?” chiese Alec schiaffeggiandogli una guancia.
“Ci sei?”
“Io-” Jace indicò Clary “davvero…?”.
“Biscottino, ti prego” si lamentò Magnus “Diglielo chiaramene. È troppo biondo e stupido (niente odio per il biondo, sono bionda anche io c:) per arrivarci!”.
“Jace… sono incinta!” rise la rossa, al che Jace davvero dovette farsi forza per non svenire; si alzò di colpo, invece, e la strinse forte tra le braccia.
“Amore mio!” la strinse ancora “Un bambino!”
“Ecco spiegati i tanti scompensi ormonali di Jace” rise Simon. “Aspettavano un bambino!”.
Jace scosse la testa allontanandosi leggermente da Clary, e puntò un dito contro Alec.
“TU non attraverserai mai più un portale da solo, SIAMO CHIARI?”
“Lo giuro sull-”
“Papà?” la vocina di Rafe, sbucata dal nulla, interruppe Alec che si girò verso il portale –vero- dal quale uscirono entrambi i bambini.
“Lo ha creato Max” disse Rafe “È stato bravissimo”.
Alec si girò per andare incontro al piccolo stregone dalla pelle blu, che ormai aveva ben dieci anni, e lo strinse tra le braccia, mentre Magnus si abbassava ad abbracciare l’unico Shadowhunter che avesse mai visto crescere in vita sua, il suo amato Rafe.
“Davvero?” chiese Magnus.
“Sì” rispose Max “Mi ha aiutato nonno Robert. Mi ha fatto leggere un libro scritto da un certo Ragnor Fell”.
La mano di Alec prontamente andò a stringere forte quella di Magnus, che ricambiò la presa; gli occhi di Catarina per un attimo si incontrarono con quelli di Magnus, ed entrambi dovettero ingoiare un boccone di lacrime a quel nome; quanto gli mancava lo stregone dalla pelle verde ed il carattere acido che entrambi amavano.
“Ha detto che tu e zia Cat lo conoscevate?”
“Sì” rispose prontamente Catarina, vedendo che Magnus non ne era in grado.
“Quando vorrai te ne parleremo!”.
“E sei stato bravissimo” gli sorrise Magnus dandogli un bacio sulla fronte.
“A differenza di qualcuno che invece ha rischiato la vita del mio Parabatai!” sbuffò Jace.
“Cosa è successo?” chiese Rafe curioso.
“È una lunga storia….” Rise Alec accarezzandolo.
“Ricorda solo di scegliere bene il tuo Parabatai” disse Magnus, provocatorio.
“E di non farlo fidanzare con uno stregone!” ripose prontamente Jace.
“Ne sei davvero sicuro, Jace?” Chiese Magnus, ridendo, un dito puntato contro Jace, tra le cui braccia spuntò improvvisamente un’anatra.
“SICURISSIMO” urlò il biondo “Aleeeec, aiutami!”.
 
QUACK.
 



Spazio autrice.
Ehhhh bene ne ho approfittato per metterci un po' di Sizzy, Clace e Jalec dentro; di solito scrivo solo dei Malec ed è raro che io includa anche Rafe e Max, ma questa volta mi sentivo ispirata e quindi toh qua che minestrone di personaggi ed eventi strambi ne è uscito fuori!
Owh questo è il primo "prompt" vero e proprio, ce ne sono un altro paio che sicuramente arriveranno prima o poi, anche se a quanto pare questa raccolta si sta trasformando in una raccolta di songfic /tipo ora sono davvero tanto ispirata da Say you won't let go di James Arthur quindi aspettatevi una songfic a momenti!\.
Tornando a questo prompt, l'ideatrice (nonchè mia stupenda compagna d'università che si sorbisce ogni mercoledì mattina i miei scleri, facciamola santa subito!) mi aveva proposto di far tornare uno dei due o entrambi bambini, con qualcuno del gruppo che dovesse prendersi cura di loro, e come sempre io esagero, quindi eccoi tre esauriti che corrono dietro a due piccole bestioline adorabili /amo troppo entrambi da piccoli!\ + bonus: "farli mettere assieme con l'innocenza che solo i bambini possono avere". Beh spero di esserci riuscita, in caso contrario, PERDONAMI, giuro che per una settimana non ti parlo dei Malec, per redimermi! LOL

Grazie mille per aver letto; ricordate che potete inviare i vostri prompt quando volete; per chi li avesse inviati e non li vede ancora pubblicati: tranquille, ci sto lavorando sopra. Ho finito quasi tutti i prompt <3
A presto, spero.
StewyT~

PS_ Ma quanto sono Malec Matt ed Harry? GENTE MI STANNO UCCIDENDO, e onestamente sono una delle poche cose che mi sta spingendo a continuare SH.
Sono troppo la meraviglia; li A D O R O alla follia :O
  
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