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Autore: ImJustMi    24/02/2017    1 recensioni
In una piovosa notte uno strano uomo entra in una caffetteria di Roma in cerca di qualcuno a cui affidare il proprio peso.
[...]
Bevve un sorso di caffè e poi non toccò più la tazza. Una delle cameriere si avvicinò a lui:
«C'è qualcosa che non va nel caffè? Se vuole ne facciamo subito un altro», ma l'uomo non disse nulla, fece un cenno della mano, andava bene così, a lui il caffè piaceva freddo.
Aveva imparato ad amarlo aspettando che sua moglie rientrasse a casa.
[...]
«Ho passato mesi
sconfiggendo draghi,
cercando ragioni,
per salvare
la bella principessa sulla torre.»
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ROMA, 4 APRILE, ORE 03:07

 

Un uomo entrò nella caffetteria, il cappotto bagnato per la pioggia sgocciolava sul pavimento. L'uomo salutò, tremava, faceva molto freddo. Si sedette a un tavolo e ordinò una tazza di caffè, amaro, lungo. Aveva una voce dolce, di quelle che ti rassicurano appena le ascolti, e allo stesso tempo secca, che ti toccava dentro.

Aveva aperto un libro, forse di poesie e aveva iniziato a leggerlo con attenzione, alzando lo sguardo solo per guardare fuori dalla finestra, come se fosse in attesa di qualcosa o qualcuno. Bevve un sorso di caffè e poi non toccò più la tazza. Una delle cameriere si avvicinò a lui:

«C'è qualcosa che non va nel caffè? Se vuole ne facciamo subito un altro», ma l'uomo non disse nulla, fece un cenno della mano, andava bene così, a lui il caffè piaceva freddo.

Aveva imparato ad amarlo aspettando che sua moglie rientrasse a casa. Lo preparava alle otto, ora in cui sarebbe dovuta tornare e poi, mentre l'aspettava, lentamente tutto il fumo scompariva, diventava freddo. Era un bel modo di passare il tempo, aspettare il caffè per dimenticarsi di star aspettando ancora una volta sua moglie. Quando lei tornava a casa era sempre mezzanotte passata, e l'uomo poteva finalmente bere il suo caffè amaro ascoltando le meravigliose avventure della donna che amava. Forse la stava aspettando anche in quel momento, anche se non c'era più niente da aspettare.

Leggeva il libro lentamente, cercando di capire ogni parola, di non lasciarsi sfuggire niente. Era la prima volta che entrava in quel locale e sicuramente non sarebbe più tornato. Non amava tornare in luoghi dove era già stato, non amava tornare sui suoi passi, perdonare le persone che lo avevano deluso troppe volte, che lo avevano tradito, rileggere una poesia che aveva già letto.

Era il suo punto debole, il passato, quello che era protagonista di un momento finito, quello che non si poteva avere di nuovo, che non si poteva cambiare. Non amava il suo passato, non poteva cancellare tutti i momenti in cui era stato di troppo e quelli in cui non era stato abbastanza. Doveva portarseli con sé come un grosso macigno, riusciva a dimenticarsene solo quando pioveva, e la pioggia copriva il rumore dei suoi pensieri, lo bagnava, polverizzava l'impossibile, lo rinfrescava, lo faceva rinascere. Forse era per questo che non portava mai l'ombrello. Quella volta però era deciso a fare qualcosa, non avrebbe tenuto quel peso ancora a lungo.

Guardò un'altra volta fuori dalla finestra e si accorse che aveva smesso di piovere, la sua pausa era finita, chiuse il libro.

 

«Ho passato mesi

sconfiggendo draghi,

cercando ragioni,

per salvare

la bella principessa sulla torre,

e ho scoperto,

come si vola,

come si salva una vita,

e che non c'era

nessuna bella principessa da salvare».

 

Finì la sua tazza di caffè, non disse nulla ed uscì lasciando lì il suo libro.

Quella fu l'ultima volta che qualcuno vide quell'uomo, nessuno sapeva chi fosse, ed io, che mi sedetti al suo tavolo poco dopo che lui uscì, non ebbi mai l'occasione di ringraziarlo per avermi regalato la sua storia.

 

   
 
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