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Autore: tixit    25/02/2017    14 recensioni
André non ricorda e non riesce a fissare i suoi ricordi di un giorno.
Ascolta, avrebbe potuto essere molto peggio...
Si svegliò con la testa che gli faceva un male atroce. Dove era? Osservò le pareti intonacate di fresco, come l'interno di una conchiglia, senza niente appeso, niente che gli dicesse chi era. Solo un Crocifisso - era credente dunque? Per quanto lo riguardava si sentiva un eremita, senza più nessun contatto con il mondo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Indimenticabile

Ascolta, avrebbe potuto essere molto peggio...

Si svegliò con la testa che gli faceva un male atroce. Dove era? Osservò le pareti intonacate di fresco, come l'interno di una conchiglia, senza niente appeso, niente che gli dicesse chi era. Solo un Crocifisso - era credente dunque? Per quanto lo riguardava si sentiva un eremita, senza più nessun contatto con il mondo.

"Posso?" una donna bionda lo stava guardando dallo stipite della porta. Era strana - vestita da uomo, che bizzarria...

"Dove... dove sono?" azzardò cercando le giuste parole.

"A casa." la voce sembrava esasperata.

"Chi..."

"Sei il conte Hans Axel di Fersen!" lo interruppe e poi lo osservò, gli occhi come due fessure, giusto un lampo di azzurro tra le ciglia.

Assaporò il nome, ma non gli diceva niente, anzi, a dirla tutta, non gli piaceva affatto. "Hans" che nome idiota! quanto a "Fersen" gli suonava... davvero spiacevole.
Ma se quello era il suo nome... ci si sarebbe rassegnato.

"Perdonami, oggi sono sgradevole" la donna sospirò scuotendo la testa, "Non sei un Conte, scherzavo..."

Peccato, pensò l'uomo, essere un Conte non doveva essere male.

"Ora verrà il medico e ti controllerà la ferita alla testa. Il braccio è rotto, ma sta guarendo. Cosa vuoi per colazione?"

"Frittelle di mele?" azzardò. Da qualche parte sapeva che gli piacevano. Lei sospirò irritata e lo lasciò solo.


Peggio come, accidenti? Peggio come?
Il Cavaliere Nero avrebbe potuto ucciderlo.
Ah perché non lo ha fatto? non lo ha fatto, forse?

Si svegliò con la testa che gli faceva male, era come se ci fosse un ronzio di sottofondo.
Osservò le pareti intonacate di fresco ed il Crocefisso, era in un monastero?

"Posso?" una donna bionda entrò nella stanza senza bussare. Era bella, anche vestita da uomo. Un abito così austero, forse anche un po' triste.

"Dove... " 

"A casa." lei lo interruppe stancamente.

"Chi..." Non sapeva chi era, se ne rese conto con sgomento. Se anche lei gli avesse detto un nome non avrebbe avuto nessun significato. Chi era? Era un uomo, e poi? Chi diavolo era?

Lei si passò una mano sul viso e tacque per alcuni secondi, poi, con tono paziente "Se provassi ad alzarti... potrei portarti a fare due passi e magari questo ti aiuterebbe a ricordare..."

"Come sapete che io non..."

Lei stette zitta, poi si guardò le mani e sussurrò angosciata "Ho fatto una cosa orribile... orribile! e tu non mi puoi perdonare..." Era strana, decise.
"Tu non mi potrai mai perdonare ed io non me lo perdonerò mai..."

Poi la donna raddrizzò le spalle e tirò su il mento con decisione "Cosa vuoi per colazione?" chiese con voce decisa.

"Frittelle di mele?" azzardò. Da qualche parte sapeva che gli piacevano. Lei alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla.


Io sono fiducioso, diamo al corpo il tempo di guarire e l'anima lo seguirà.
E se non dovesse ricordare?
Preferireste spostarlo in un...
No, NO! Quello mai!


Si svegliò con la testa pesante e la bocca arida. Dove diavolo era? Quella stanza non gli diceva niente. con quelle pareti così spoglie... guardò il Crocefisso rimuginando tra sé, forse era un monaco? Si sentiva privo di ambasce materiali, lavoro, famiglia, un uomo ridotto all'essenza dell'essere uomo. C'era chi meditava per questo, a lui faceva solo schifo.

"Buon giorno" la donna bionda gli sorrise - certo che era bizzarra vestita in quel modo - "oggi proviamo ad alzarci, che dici?"

"Dove..."

"Ha importanza?" gli sorrise complice, "Esploriamo insieme e lo scopriremo!"

"Ma chi..."

"Il mio più vecchio e caro amico!" continuava ad interromperlo come se gli leggesse nella mente. Lui la guardò con sospetto.

"Come sai cosa sto per dire?" lei fece un enorme sorriso "Scommetto che so cosa vuoi per colazione..."

Lui la guardò perplesso.

"Frittelle di mele!" 


Mi manca... mi manca così tanto... A sprazzi ritorna, ma poi il giorno finisce e siamo da capo...
Preferisci lasciarlo solo, oggi? Tanto domani non ricorderà...
Non posso, non capisci, è stata tutta colpa mia... mio padre voleva la testa del Cavaliere Nero ed io sono partita in quarta, costringendolo... Non me lo posso perdonare.

 

Si svegliò con la testa che gli faceva un po' male. Notò la donna sulla porta, che lo fissava, in attesa. Aveva aspettato che lui si svegliasse?

"Dove... dove sono?"

Lei abbassò lo sguardo rattristata. "Sei a casa, e questa è la tua stanza... non ti ho mai chiesto se ti piace." lo guardò interrogativa, ma lui non aveva voglia di conversare, con urgenza le chiese "Chi sono?"

"Sei André." lo guardò speranzosa, frugandolo con i suoi occhi alla ricerca di un segno "cosa vuoi per colazione?"

"Frittelle di mele" azzardò e lei sorrise con indulgenza "Le mele ti piacciono molto, sai?" gli sfiorò le dita con le dita.


Sai? c'è un vantaggio: lui non sa che persona orribile sono.

Si svegliò sentendosi osservato. Una donna bionda lo stava fissando, lo sguardo cupo, la bocca stretta in una smorfia severa.

"Dove..." lei gli fece cenno di tacere con un gesto "Oggi ho quasi ucciso un uomo, si chiama Bernard."

"Madamigella io..." non aveva la minima idea di cosa stesse parlando.

"Sei a casa. Per me era solo una bestia, ma poi ho pensato che forse un giorno tu lo avresti saputo e che questo non me lo avresti perdonato."

Poi si alzò "Ed ora scusami, ma ho bisogno di bere, tu sei André, l'uomo che avrei voluto essere e che non sarò mai."


Forse se cambiasse aria, potrebbe andare in Normandia..
Credete starebbe meglio lontano da me? Che non ricorda perché non mi vuole ricordare? Gli faccio così orrore?

 

Si svegliò stanco e si guardò intorno sgomento.

"Posso?" la donna aveva il viso stanco e gli occhi tristi.

"Do..."

"A casa, André, sei a casa. E per colazione ci sono le frittelle." sembrava che stesse per mettersi a piangere.

"Oggi non viene il medico, ha un impegno improvviso, una nascita..." lo guardò come scusandosi.

"E voi chi siete?"

"Paulette Casserole" rispose lei esasperata e poi lo guardò da sotto in su, in imbarazzo, come sul punto di chiedergli scusa, ma lui si limitò a commentare "E' un bel nome". Non le si addiceva affatto, ma in fondo cosa era un nome? Le sorrise, cortese. e a quel punto lei lo guardò stranamente. Poi se ne uscì in fretta dalla stanza, con le spalle curve. 


Sentì una mano che gli stava scuotendo la spalla, aprì gli occhi e vide due occhi azzurri, maliziosi che lo fissavano. "Il braccio è quasi guarito, non devi fare sforzi e non ti ci appoggiare..."

"Dove..."

"A casa nostra, André, oggi sono usciti tutti per la festa del Santo Patrono..."

Lui rimase a corto di parole, e lei gli allungò un piatto di frittelle di mele - le sue preferite! questo lo sapeva, istintivamente.

"Tu chi?"

A quel punto lei lo baciò sulla bocca "Non sai da quanto lo desidero..."

"Madamigella vi prego!" sobbalzò stringendosi al petto le lenzuola, pudico - c'era qualcosa che non andava

"Oh André per piacere, siamo sposati ed abbiamo tre bambini, possibile che non ti ricordi?" lo stava prendendo in giro e timidamente tornò a baciarlo. Lui sentì il desiderio prepotente che gli gonfiava il cuore.

 

Più tardi, sdraiati nel letto lui la rimproverò accarezzandole il viso "Non era vero, non avresti dovuto... per te era la prima volta..." ma lei gli sfiorò le labbra con le dita "La prossima volta non lo capirai..."

"La prossima volta?"

"Rivivi ogni giorno lo stesso giorno." la voce era così triste "Non sai quanto è dura la giornata senza di te. Mi chiedi sempre le stesse cose e poi vado al lavoro. Stai sempre meglio fisicamente..." lo guardò scusandosi, intimidita, "altrimenti non avrei approfittato di te"

Lo sentì rideire, piano, e sentì le sue mani che le accarezzavano un fianco con tanto dolcezza "A questo punto dovrò sposarti per forza... ti ho compromessa..." Lei chiuse gli occhi e si strinse a lui "In una chiesetta in campagna? Lo faresti sul serio?" Lui le baciò i capelli e annuì. 
"Resto qui fino a che non ti addormenti..." sussurrò la donna bionda. "Per una volta sono davvero felice che tu non ricordi, chi sono... chi siamo."

Lui la strinse a sé e non disse nulla. Non chiese. Perché intuì che la risposta l'avrebbe solo addolorata.


Hai fatto una vera sciocchezza!
Non me ne pento affatto, era ed è l'unica cosa vera della mia vita. Lo capisco solo ora.
Se tuo padre lo venisse a sapere...
Se ne farà una ragione. Come io mi sono fatta una ragione di tante altre cose!

Si svegliò indolenzito. Le pareti erano bianche e non gli dicevano nulla, tentò di sollevarsi dal letto con molta fatica, fu a quel punto che la vide, sulla porta, una donna bellissima vestita da uomo, che gli sorrideva felice

"Dove sono?" Lei impallidì.

"A casa." sussurrò, sorridendogli complice, "A casa nostra..."

"Chi sono?" lei lo guardò disperata "Non ti ricordi?" chiese con dolcezza.

Lui scosse la testa. Aveva fame, gli era venuta una voglia improvvisa di frittelle di mele.

Lei si sedete in terra, lentamente e si mise a piangere, le lacrime scivolavano lente, un pianto silenzioso senza singhiozzi.
Lui zoppicando la raggiunse e la abbracciò "Mi spiace, non so di cosa, ma mi spiace sul serio."

Sentì che lei gli si aggrappava disperata e lui la cullò, istintivamente, tenendola stretta. 


Non è vita
E' la sua vita. E' tutto quello che ha. E' tutto quello che ho.

Si svegliò sentendo una sensazione di calore nel ventre. C'era una donna su di lui, con gli occhi chiusi, una Valchiria pensò, le mise le mani sui fianchi per aiutarla a trovare il ritmo - se questo era un sogno, era un peccato svegliarsi - lei affondò le unghie con rabbia nelle mani di lui, ma non si fermò fino a che non giunse alla fine della sua corsa feroce. A quel punto crollò sul suo petto stringendolo come se avesse paura di vederlo sparire da un momento all'altro.

"Di il mio nome!" gridò la donna con rabbia, la gola stretta, la voce rauca "Dì il mio stramaledettissimo nome!" tornò a sedersi su di lui fissandolo negli occhi, poi con un sospiro esasperato si alzò e si rivestì in fretta "Avrai le tue frittelle..." la sentì mormorare prima di vederla sparire sbattendo la porta.


Non so come fai a tollerarlo!
Io so che è con me ogni giorno e non oso chiedere di più, mi basta questo. Ma non credo basti a lui.

Si svegliò dolcemente, c'era qualcuno seduto accanto a lui che gli stava parlando.
"... sono passati sei mesi, sei mesi orribili, ma ho imparato tante cose su me stessa. E anche su di te, le cose che non vedevo. E' da egoista, lo so, tu stai male ed io penso a come sono cambiata, ma è successo, prima c'eri sempre tu ad aggiustarmi la realtà intorno, a proteggermi dalla verità che non volevo vedere, ma alla fine l'ho visto, che ero amata oh se ero amata, tanto, ma anche tanto male... sono stata così occupata a realizzare il sogno di mio padre da non avere il tempo di fare un sogno tutto mio..."

Sentì che delle labbra morbide gli stavano sfiorando la fronte.

"Ma in fondo non c'era bisogno, perché il  mio sogno lo stavo vivendo ogni giorno, con la persona che mi amava accanto a me, e anche io ti amavo e non lo sapevo,.. " lei lo baciò sulle labbra e poi sussurrò "sono sei mesi che parliamo, sapendo che tanto non avresti ricordato, i mesi più duri della mia vita. Ma anche i più veri. " 

Si mosse a disagio nel letto e la sentì ridere.

"E così ti sei svegliato pigrone! Si, sei a casa, e sei André. E per colazione ci sono le frittelle di mele!"

La guardò con attenzione: era vestita da uomo, ma teneva i capelli raccolti in una treccia ed aveva un paio di minuscoli orecchini. Il jabot era allentato con noncuranza sul gilet sobrio, ma con dei picoli ricami sui bordi.

"Oggi non sono al lavoro, è bene che Girodelle impari a cavarsela da solo - non sarò sempre nelle Guardie Reali, ho anche altri progetti, ed giusto imparare a delegare, per me e per i miei uomini. E per il futuro."

Lui la osservò perplesso, ma lei sembrò non farci caso - era molto sicura di sé, notò, ma non rigida - "Potresti ripetere?"

"Cosa?" chiese lei con pazienza ed un sorriso, "il tuo nome?"

"No, Oscar, la parte in cui dicevi che stavi vivendo il tuo sogno." arrossì, in realtà era la frase che aveva detto dopo che gli interessava.

La sentì ridere, come non capitava più da quando era bambina.

"E così sei tornato... era ora."


Note: il tema è abusato e pure io ci ho provato una volta e ci riproverò ancora, ma con un altro personaggio. Di sicuro ce ne sono altre di questo tipo, se qualcuna si sente citata lo dica pure e la crediterò in ogni caso. Stavolta ad André tocca il peggio del peggio: niente memoria retrograda e niente anterograda. Ma almeno conserva gli occhi.
   
 
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