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Autore: summer_time    25/02/2017    5 recensioni
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Iris si è sempre sentita troppo rossa: dal colore dei suoi capelli, dalla sua armatura, dal suo copriletto fino alle sue stupende ali. Ma non è un rosso caldo e accogliente, bensì un rosso cupo e sanguinolento, come piace a Micheal. Anche se lei non lo sa.
Micheal invece ha una passione sfrenata per l'orrore: si diverte a essere violento verbalmente, schiacciando coloro che intralciano il suo cammino con semplici ma efficaci parole; non sopporta assolutamente il lavoro di squadra. Forse se Iris glielo chiedesse cambierebbe idea, ma niente è certo con uno come lui.
Entrambi dovranno però adattarsi a una nuova profezia, insieme a un gruppo di sfortunati semidei, proprio su di loro: perchè nessuno di loro in realtà vuole che il Leviatano si liberi dalla sua gabbia di ghiaccio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3


Volente o meno, Iris si era ritrovata lì insieme ad altri sei ragazzi, in vista di una spiegazione di una profezia che lei non aveva neanche sentito pronunciare, visto che non era presente alla cena del Campo. Dioniso stesso l’aveva fermata, dal suo tentativo di fuga, con una semplice frase. Paralizzata all’inverosimile, sapeva che non si scherzava con il dio e sentiva nel suo tono di voce il chiaro avvertimento di non compiere nulla di stupido; aveva perciò dovuto lasciare la sua valigia nel corridoio, e seguire il dio del vino in una stanza calda, arredata con un semplice tavolo rotondo e molte sedie, alcune delle quali occupate dagli altri semidei. Chirone l’aveva vista entrare e aveva richiamato su di sé l’attenzione, ripetendo a suo beneficio la profezia e incominciando a spiegarla almeno in parte, per dare almeno una base dove tutti loro potessero muoversi e risolvere il rompicapo.

“Bene, ora ci siamo tutti. Sono contento che le imprese siano ricominciate, ma non mi aspettavo che ci fosse subito un pericolo di morte per il Mondo. – sospirò Chirone affranto – Dovrete partire domani mattina alle prime luci, avete un lungo viaggio da affrontare fino alla Foresta Amazzonica, in Brasile, perciò prima partite e prima arrivate, si spera.”

“Come prego? Lei davvero si aspetta che io mi alzi, addirittura prima delle fondamentali otto ore di sonno, con il rischio di occhiaie e rughe sulla mia fronte? Io la rispetto Chirone, davvero, ma non voglio ritrovarmi come il cadavere ambulante qua a fianco!”

Florian scandalizzato spostava lo sguardo pieno di orrore dalle profonde macchie violacee di Arthur agli occhi severi del centauro, scuotendo la testa in segno di dissenso. Per nulla al mondo quella stupida missione avrebbe rovinato il suo viso di porcellana, a costo di fare trattamenti d’urgenza all’aloe e alghe marine. Avrebbe dovuto chiedere a Neos se gli procurava entro quella sera la crema per le mani all’argilla che, nonostante gli seccasse ammetterlo, faceva miracoli.

“Pride non so se te ne sei accorto, ma questa è una missione seria. Hai paura di sporcarti i pantaloni di Zara?”

Ninette sorrise beffarda allo sguardo astioso del figlio di Afrodite, mettendosi poi a gambe incrociate sulla sedia e inclinare la testa, in attesa di ulteriori sviluppi.

“O’Banion ha ragione, non so perché tu ci sia in questa profezia, per me potremmo benissimo lasciarti qui a piagnucolare, ma ormai sei dentro. Vedi di evitare il melodramma d’ora in poi”

“Cos’è Baey, paura che io mi riveli migliore di te? Ah già, scusa figlio di Phobos, io sono già migliore di te. E questa missione non può avere successo senza di me, ma che, stiamo scherzando? Ma vi siete visti? Guardatevi, davvero, siete tutti completamente out!”

“Principino giuro che se non ti chiudi la bocca te la sigillo io, per sempre però.”

“Oh dolce Ninette, ogni volta che apri bocca diventi amabile come il miele. Quando imparerai che io faccio sempre come voglio?”

“Smettetela. Tutti quanti.”

I semidei si ammutolirono: Chirone li guardava uno a uno con occhi fiammeggianti e arrabbiati. Con un gesto secco fece avvicinare Iris al tavolo e le parlottò all’orecchio indicando più volte una mappa consunta del Brasile; la ragazza si faceva sempre più cupa ad ogni parola del centauro, fino a una completa smorfia della bocca: con un debole cenno tornò a sedersi sotto il vigile sguardo di Micheal. Chirone poi si rivolse di nuovo al gruppo.

“Nessuno di voi domani deve essere qui! Partirete senza discutere e porterete a termine questa missione. Ne va la salvezza del Campo Mezzosangue, del Campo Giove e del Mondo intero.”

Micheal borbottò in sottofondo un “E ti pareva.” mentre il volto di Arthur diventava ancora più bianco di quanto non fosse già. Neos, dopo qualche secondo di riflessione, espose la sua domanda, sorta spontanea, trovando l’approvazione muta di Julie.

“Come mai non ci sono semidei romani? Potrebbero aiutarci, dato che ormai siamo alleati stabili.”

 “I romani, a discapito di quanto pensiate, ci hanno già aiutato. Quando arriverete in Brasile, troverete una base sicura che potrete utilizzare per riposarvi e completare questa missione: il nemico non viene esplicitamente detto nella profezia, sappiamo soltanto, da altre fonti sicure, che potrete trovare informazioni nella Foresta Amazzonica, più precisamente nella città di  Manaus, uno dei porti più grandi sul Rio delle Amazzoni.”

“Questa missione va di male in peggio. Cosa devo aspettarmi? Serpenti giganti che strisciano indisturbati tra la gente come se fossero semplici passanti? Zanzare con sei ali?”

“Pride smettila! Anche io sono preoccupata per questa missione, forse anche più di quanto tu non abbia già espresso, ma non mi lamento come te!”

Julie era esasperata dal figlio di Afrodite: come tutti aveva quel sottofondo di paura che la metteva in guardia dai mille pericoli che quella missione richiedeva. Inoltre anche Neos era coinvolto, aveva paura per lui, per la sua incolumità. Eppure tutto questo pericolo la eccitava, sentiva finalmente di poter avere un’opportunità per brillare in questa missione. Poteva portare un po’ di fortuna. E per essere sicura di partire bene, avrebbe pregato sua madre e gli altri dei, sperava di ottenere la loro benevolenza.

“Almeno non sono sciatto come te, Juliette cara. Ma ti sei vista, quella maglietta malva ti sta veramente da schifo, tra poco si strappa da quanto è aderente.”

“Ma come ti permetti!”

“Ehi la maglietta le sta molto bene invece, il colore rosato richiama il nastrino della sua coda.”

Neos intervenne istintivamente a difesa dell’amica: quando si trattava di parole cattive su di lui, non gli interessavano per nulla ma Julie era una persona splendida e nessuno, nemmeno Florian “faccio quello che mi pare” Pride, poteva trattarla male. Uno sguardo pieno di compassione e scherno fu tutto ciò che ottenne, ma non se ne curò molto: detestava chi credeva di controllare tutti e trattare le altre persone come stracci. Intanto Chirone aveva lasciato la stanza per lasciare ai semidei l’opportunità di conoscersi. O almeno sperava di trovarli tutti al mattino seguente.

“Direi che la possiamo piantare qui di litigare. Credo che la nostra nuova amica voglia dirci qualcosa. Non è vero, cara?”

Tutti i semidei si girarono contemporaneamente prima verso Ninette, che sorrideva sorniona - con l’aria di chi vuole mettere a disagio la propria preda - e poi verso Iris che non aveva aperto mai bocca da quando era entrata nella stanza. La ragazza si mosse realmente a disagio sulla sedia, chiedendosi come mai la figlia di Achlys le avesse ceduto la parola: non sapeva sinceramente che dire, non conosceva quelle persone, nella mente aveva un ricordo molto sbiadito solo del figlio di Phobos. Ma nulla più.

“Amica, non ho tutto il giorno.”

Iris si concentrò sul ragazzo chiamato Florian Pride, palese figlio di Afrodite. Lo guardò dritto negli occhi chiari e leggermente corrucciati, scrutandolo quasi a volerne carpire i segreti. Florian, per un istante, si sentì a disagio, quasi minacciato dagli occhi verdi smeraldo di Iris e quindi distolse leggermente lo sguardo, quasi timoroso che il suo segreto fosse stato scoperto, nonostante nessuno avesse detto nulla.

“Io non so cosa dire. – iniziò a parlare così Iris, scrollando le spalle: la verità era la scelta migliore, convenne – Non so voi cosa aspettiate da me, ma personalmente io non vi conosco e quindi non ho nulla da dimostrarvi. Chirone prima mi ha solo spiegato l’aspetto della casa sicura in Brasile, ma nient’altro che ci possa essere utile.”

Iris tacque, aspettando una reazione dai presenti: non aveva idea che le sue parole avevano stritolato l’anima di Micheal. Al ragazzo sembrava impossibile essere con lei nella stessa stanza e prima aveva dovuto faticare non poco per auto-controllarsi e non andare verso di lei ad abbracciarla; ma quelle parole gli avevano fatto più male di una pugnalata: lei non si ricordava di lui, di quanto fosse stata dolce e bella. Il dolore doveva averle fatto dimenticare, convenne sconsolato Micheal, e lui ne sapeva più di chiunque altro di dolore e paura.

“Beh visto che dovremmo passare un po’ di tempo insieme, direi che potremmo incominciare a conoscersi con una presentazione molto semplice? Che ne dite?”

Neos propose entusiasta l’idea per lui assolutamente vincente: oltre ad incominciare a conoscere il gruppo, con cui avrebbe lavorato per almeno le future tre settimane successive, avrebbe al contempo fatto un po’ di gossip su di loro. E lui adorava fare gossip.

“E’ l’idea più stupida che tu abbia mai partorito Neos.”

“Sono stranamente d’accordo con Pride. E se sono d’accordo io con Pride, vuol dire che siamo messi male.”

“Oh figlio degli Inferi, così mi commuovi.”

“Il tuo sarcasmo mettilo pure da parte, non attacca con me.”

Arthur e Florian si osservarono in cagnesco per un millesimo di secondo, per poi ricominciare a insultarsi pesantemente. Entrambi si erano alzati in piedi e, se Florian stava dritto in piedi, inarcando sopraccigli e mimando il suo disgusto con le espressioni facciali, Arthur gesticolava talmente tanto che per poco non dette uno schiaffo sulla nuca a Micheal, che era seduto sulla sedia vicino a lui. Con un appena accennato “Hey”, il ragazzo si spostò verso Neos e Julie, in prevenzione a possibili altri schiaffi nella sua posizione precedente. Intanto anche il figlio di Ebe e la figlia di Tiche avevano preso posizione contro Florian che, a discapito di tutti, ben si destreggiava a insultare tutti e tre i semidei in contemporanea, quasi fosse lusingata da così tanta attenzione. L’unica che ancora non partecipava era Ninette, che però lì osservava divertita.

Iris li osservava tutti quanti, in silenzio, per poi soffermarsi infine su Ninette e fissarla: sentendosi osservata la figlia della miseria si girò di scatto e le due ragazze si osservarono negli occhi. Probabilmente qualcuno le avrebbe definite quasi simili, sorelle probabilmente: entrambe con i capelli rossi – in Iris leggermente più accesi – e gli occhi chiari – blu intenso per Ninette e verdi smeraldo per Iris – un fisico asciutto. Certo Ninette sarebbe stata la sorella più grande e più bella, appariscente, popolare e formosa mentre Iris sarebbe stata la sorellina piccola e minuta, riservata e timida. Eppure erano notevolmente diverse.

 Nessuna delle due staccava il contatto visivo: Ninette sapeva istintivamente che Iris stava cercando qualcosa in lei, ma non sapeva cosa esattamente e non le piaceva questa sensazione.

“Li puoi fermare, per favore?

Ninette aveva sentito molte volte le persone dire “per favore”, ma il tono usato ogni volta era colmo o di smielata dolcezza, quando tentavano di corromperla, o di paura – di lei, del suo carattere, di una sua possibile vendetta sul malcapitato – o ancora di sarcasmo, soprattutto quando la sottovalutavano. Ma in quel “per favore” non sentì nulla di tutto questo, e ciò la destabilizzò per un istante: quelle due semplici paroline erano solo messaggere di una richiesta che poteva benissimo non compiere. Spostò lo sguardo sui litiganti e poi nuovamente su Iris, rimasta ferma a guardarla.

“Perché dovrei intervenire?”

Vidi Iris puntare il dito su Pride

“Figlio di Afrodite. Arrogante, viziato, prepotente, critico e terribilmente permaloso, si nota appena apre bocca. – il dito si spostò su Kirkner – Figlio di Ade. Orgoglioso, difensore dei propri diritti, critico anche lui e odia essere calpestato, si nota da come risponde a Pride. – la mano si mosse nuovamente indicando prima Handmaid e poi Watson – Figlio di Ebe. Caritatevole, socievole, energico ma terribilmente pettegolo e chiacchierone, il primo che ha proposto di presentarci per conoscerci. Figlia di Tiche. Orgogliosa, timida e dolce, poco incline a parlare, quando l’ha fatto, è stata pizzicata dalle battutine di Pride. E poi ci sei tu, figlia di Achlys, ti nascondi dietro a delle maschere e ti adatti, sopravvivenza oserei dire ma non ne sono sicura, sarei davvero curiosa di capire chi c’è sotto. Ma per ora non voglio saperlo e tu non ti vuoi mostrare, quindi il problema non si pone.”

Ninette rimase in silenzio mettendosi improvvisamente in guardia: quella ragazzina li conosceva da un’ora scarsa e già aveva catalogato correttamente quasi tutte le persone presenti in sala. Un leggerissimo brivido le passò sulla schiena, ma lo represse immediatamente. Lei non aveva paura di nessuno.

“Empatia, ho una sorta di immedesimazione quasi completa nelle persone che non conosco. E’ grazie a questo che ora ho un’idea di chi voi siate, almeno in superficie.”

Iris scrollò le spalle e tornò a fissare con sguardo leggermente vacuo i semidei che ancora litigavano: nessuno demordeva dalla propria posizione. La ragazza si passò le mani tra i capelli: sarebbe stata una bella sfida far andare tutti d’accordo. E dovevano andare fino in Brasile, come minimo.

“Non hai risposto alla mia domanda. Perché dovrei fermarli?”

“Perché non dovresti? In fondo meno litighiamo, prima finiamo la missione.”

“Io non prendo ordina da nessuno, tanto meno da te. Anzi, voglio proprio sapere chi sei tu.”

Iris fece una smorfia, ma si aspettava prima o poi una domanda del genere. Sentendosi quasi un robot, scese dalla sedia e, nonostante sapesse di avere sotto la sua armatura speciale, diventò tutto rossa quando si tolse la leggera maglia arancione del Campo. Ninette inarcò un sopracciglio, senza capire dove volesse arrivare la rossa; con la cosa dell’occhio vide Micheal fissare possessivamente la giovane, con uno sguardo metà tra l’adulazione e la bramosia.

Tutto il torace e l’addome erano coperti da bende e cinghie. Nei meandri della sua mente Ninette già sapeva con chi aveva a che fare, eppure vedere in pieno splendore quelle ali rosso cupo la colpì più di quanto volesse ammettere. Spostò per due secondi lo sguardo su quelle che identificò come le catene di quelle ali, che per lei rappresentavano l’idea di una libertà impossibile: decisamente andava meglio così, non aveva senso reprimere quelle meraviglie. E il colore poi, lo adorava, le ricordava il sangue.

“Che figata!”

Quel mormorio di apprezzamento da parte della figlia della miseria sorprese sia Iris che Micheal, anche se quest’ultimo nascose in fretta le sue emozioni. Nel frattempo Iris si era rivolta di nuovo alla sua interlocutrice.

“Avrei voluto che tu li avessi fermati perché tanto non siete voi a dover morire, sono io; non dovreste neanche preoccuparvi. Mi spiego: a casa mia la parola risorgere indica sempre una morte correlata, ed io sono soprannominata la Fenice, almeno lo ero fino a qualche anno fa. Purtroppo soltanto il mio aspetto evidentemente  bizzarro è riuscito a distrarre i litiganti.”

E così era stato: Arthur, Julie, Florian e Neos la stavano guardando e tutti ebbero reazioni diverse.
Julie, la più sensibile del gruppo si spostò leggermente all’indietro, intimorita da quelle ali così grandi e rosse, ma si diede della sciocca un istante dopo: la sua reazione non era stata ignorata da Iris e l’ombra di delusione sul suo volto era percepibile a tutti; Julie si morse la lingua, avrebbe dovuto pensare che questo sua atteggiamento avrebbe potuto ferire i sentimenti di quella ragazza. Al contrario Neos avanzò per vederle meglio, squittendo a ogni nuovo particolare che trovava nelle piume; le chiese pure se poteva toccarle, ma Iris negò con un sorriso triste: per lei era già difficile farsi vedere così, figuriamoci se riusciva a tollerare delle mani estranee sul suo corpo. Arthur rimase in silenzio ma andò a sedersi, spostando la sua attenzione su Micheal: era riuscito a estrapolargli soltanto poche parole, durante il pomeriggio, ma da quanto aveva capito Iris era una persona molto importante: si impose di scoprire qualcosa in più entro il mattino successivo. La peggiore reazione fu sicuramente quella di Florian.

“Sei realmente una ragazza-uccello!”

Iris arrossì violentemente, socchiudendo gli occhi per un nuovo insulto da digerire. Definire la sua persona in questo modo era forse, insieme alla parola ibrido, la cosa che la faceva più stare male; il suo enorme disagio era palpabile e se ne sarebbe andata, se fosse stata libera, invece doveva sopportare per riuscire a terminare la missione.

Micheal dal canto suo avrebbe volentieri sgozzato Florian ma doveva darsi una calmata, altrimenti sapeva che avrebbe fatto un macello. Due persone che insultavano la sua Iris in un giorno solo potevano seriamente minare la sua sanità mentale, ma non per questo Florian sarebbe rimasto impunito: a fine di questa riunione gli avrebbe spiegato due o forse tre re golette da rispettare, se voleva uscirne vivo da tutto ciò.

“Sì, come puoi ben vedere. Ho le ali e direi che si notano abbastanza bene. E so volare, come tutti gli uccelli. Ma non sono un’arpia.”

“Quindi sei un ibrido.”

Se possibile il volto di Iris si fece ancora più rosso e sentiva la sua voce tremolare leggermente mentre gli rispondeva nuovamente.

“Sì. Sono umana ma mi hanno innestato queste ali dalla nascita. E con questo excursus sulla mia vita, direi di trovarci domani mattina alle quattro pronti a partire.”

Tutti i semidei annuirono senza porre problemi, tutti tranne Florian che riprese a lamentarsi come un bimbo viziato ma ormai nessuno gli dava più ascolto. Ognuno se ne andò a preparare il borsone per il lungo viaggio che gli aspettava, sapendo anche che non sarebbe stato semplice.

 
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“Micheal parla. O giuro su Zeus che ti porto davanti a Cerbero e ti faccio sbranare da lui.”

“Cosa vuoi sapere, per l’amor del Cielo. E poi a Cerbero sto simpatico, non mi farebbe niente.”

“Iris. Chi è e cosa c’entra con te. Voglio, e pretendo, di saperlo, Michealuccio caro.”

“Non tirare troppo la corda, nano da giardino.”

“Senti, si vede lontano un miglio che ci tieni a lei, in modo quasi preoccupante.”

“Senti Arthur, davvero,  sto bene e Iris non c’entra nulla. Lasciala stare.”

“Ah no? Quindi ti ho aspettato per niente mentre tu ti gongolavi a minacciare Pride, così a caso, sulla sua possibile morte, se avesse ancora chiamato la tua bella in quei modi veramente offensivi.”

“Iris non è la mia bella.”

“Però ammetti che lei c’entra eccome sul tuo comportamento. Avanti dillo pure che ho ragione e che tra voi due c’è qualcosa.”

“Non potrà mai esserci niente, lei si è dimenticata di me. E io ora non so come fare per riavvicinarmi.”

“Quindi ho ragione.”

“Arthie per favore. Non infierire. Fa male vederla li, l’unica persona che so che potrebbe stare al mio fianco, l’unica cui io permetterei di stare al mio fianco. Li, bellissima e senza alcuna memoria del passato che abbiamo condiviso.”

“Dici che abbia dimenticato? Magari no, però non sa che sei tu il ragazzo del suo passato. Ma vedila in questo modo: tu la conosci e sai cosa le piace, circa, perciò non dovrebbe essere difficile ritornare ad avvicinarti. Prova a fare quello che aveva fatto lei in passato con te. Se tu avessi una sola chance, una sola opportunità, per afferrare tutto ciò che hai sempre desiderato, in un momento, la coglieresti o te la lasceresti scappare?”

“ La coglierei, per lei e per un nostro futuro, che sento sia giusto. Deve accadere durante la missione, altrimenti perderò ogni speranza.”

Arthur soddisfatto entrò nella propria cabina e salutò Micheal. Quella profezia lo aveva intimorito all’inizio ma adesso l’adrenalina incominciava a scorrergli nelle vene. Rapidamente andò verso il piccolo altare nero e argento presente nella cabina e s’inginocchiò: se suo padre era all’erta di un suo segnale, come al solito, non avrebbe tardato a rispondere alla sua preghiera.

 
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Florian quasi non credeva ai suoi occhi: tutti i suoi fratelli e le sue sorelle erano placidamente addormentati nelle pose più assurde. Chi buttato sul letto ancora vestito, chi occupava il letto di altri o in tre sullo stesso materasso, chi in pigiama ma disteso sul tappeto o addirittura rannicchiato sul proprio baule e ancora chi utilizzava un altro figlio di Afrodite a mo’ di cuscino. Ma soprattutto era la figura snella e formosa, seduta sulla sua poltrona in raso, a focalizzare la sua attenzione: era una donna bellissima, impossibile da descrivere a parole, talmente bella da mettere persino lui in soggezione. Florian s’inginocchiò, come tutti i semidei erano tenuti a fare di fronte a un dio diverso dal Signor D., aspettando che sua madre Afrodite smettesse di limarsi le unghie e gli spiegasse cosa ci facesse li.

“E’ davvero comoda questa poltrona, sono così contenta che i miei gusti siano stati tramandati anche a te, Florian caro. Ma non me ne dovrei stupire più di tanto, Jade aveva sempre avuto un occhio di riguardo sui mobili.”

“Sono contento che ti piaccia madre.”

“Uhm, già. Alzati Florian, non si deve mai sprecare un’occasione per vedere un bel viso. Ecco così va meglio. Cosa hai visto oggi?”

“Visto? Sono praticamente nel mezzo di una profezia e –

Afrodite interrupe il monologo di Florian con un gesto annoiato della mano per poi guardarlo intensamente negli occhi: Florian aveva degli occhi chiari, espressivi, perfetti per uno come lui ma non si avvicinavano nemmeno minimamente agli occhi divini della madre, quasi caleidoscopici.

“Non mi importa di quella stupida profezia, ce ne saranno altre mille come quella. Come non mi importava quando al Campo c’erano Percy Jackson e la sua dolce metà, non mi importa neppure adesso. Sai molto bene di cosa parlo, Florian, e sai bene che, in queste questioni, non si deve mai perdere tempo.”

“Io…ho visto qualcosa oggi”

Afrodite gli fece cenno di continuare con la mano, posando la limetta nella piccola pochette dorata. Florian tentò di controllare il tremolio della sua voce mentre raccontava alla madre cosa aveva visto e soprattutto riguardo a chi.

“Micheal Baey, il figlio di Phobos, è assolutamente il semidio con l’aurea più pura che io abbia mai visto  al Campo. È quasi la perfezione del sentimento stesso, ed è vero, sincero.”

“Così mi piace il mio ragazzo. Immagino tu sappia a chi la sua aurea si riferisca, il vostro diverbio si è sentito da qui. Altro?”

“Anche in Arthur Kirkner, figlio di Ade, esiste ma è molto flebile e debole, non capisco ancora perfettamente a chi sia rivolta e con quale intensità. So solo che c’è.”

Afrodite annuì soddisfatta. Si alzò dalla poltrona del figlio e gli si avvicinò sorridente, consegnandoli un piccolo rotolo di pergamena. Con un’occhiata ammonitrice lo fece desistere dall’aprirlo, facendolo riporre nell’impugnatura della preziosa spada di cui Florian era in possesso, al di sotto di un rubino.

“Questa pergamena t’impedirà di perdere la spada, almeno fino a che il mio regalo sarà incastrato sotto il rubino.”

“A cosa serve?”

“Dovrai scegliere cosa vorrai diventare figlio mio. Solo in quel momento potrai aprire il rotolo ed eseguire ciò che è scritto al suo interno. Più di così non posso aiutarti.”

Florian abbassò il capo in segno di riconoscenza per l’aiuto quasi insperato di sua madre: le era sempre stato grato ma la considerava sempre come una figura lontana, amorevole certo, ma eterea e irraggiungibile. Con una carezza sul suo volto, Afrodite svanì in un turbinio di colombe candide, lasciando Florian a prepararsi all’imminente impresa.

₪₪₪

Nei suoi sogni di solito non si trovava a tavola insieme alla madre. Neos quasi si perse nell’osservare il turbinio di piatti ricchi di pietanze alzarsi e posarsi sul tavolo incessantemente, come lo era per le caraffe ricolme di liquidi colorati e profumati. Il semidio si accorse però che non riusciva ad afferrare niente di tutto quello che vedeva, quasi come se fosse stato formato d’aria.

“Non sei realmente qui.”

Sua madre, Ebe dea della giovinezza, lo guardava con affetto. Sorridente Neos si avvicinò a lei, fino a sedersi a fianco della dea, avendo quel piccolo spazio riservato solo a lui.

“Sei pronto a questa nuova avventura? Non sarà facile.”

“Lo so ma è mio compito partecipare, non mi posso tirare indietro. E poi vedrai, ti renderò orgogliosa di me.”

Ebe sorrise con dolcezza a Neos, accarezzandogli il volto. I suoi occhi poi si adombrarono perdendosi nell’osservare la ricca tavolata davanti a loro. Sapeva ma non poteva interferire. L’unica cosa che le era concessa, per aiutare Neos, era un passaggio in autobus fino alla capitale del Guatemala, l’unica meta ancora accessibile ai suoi poteri di dea. Confidò il suo contributo al viaggio al figlio che, come previsto da Ebe, si alzò di scatto per abbracciarla in uno slancio di puro affetto. Ebe contraccambiò l’abbraccio ma pose anche fine al loro incontro, lasciando scivolare Neos in un sonno profondo.

₪₪₪

Per quanto Julie stesse pregando sua madre, la dea non dava segni di risposta. Così la giovane si era stancamente messa il pigiama, dopo aver preparato tutto l’occorrente per la futura e imminente partenza, e si era addormentata placidamente. Tiche osservava la figlia dormire, con il cuore stretto in gola: ogni figlio o figlia per lei era una gioia immensa e li amava tutti allo stesso modo, senza tralasciare nessuno; sapeva di non poter cambiare il destino di quei sette semidei, il suo potere non riusciva a contrastare il volere del Fato ma avrebbe provato a regalare a Julie un piccolo aiuto personale per rimandare l’inevitabile.
 

ANGOLO AUTRICE

Buongiorno ragazzi!
Come state? Siete pronti per qualche giorno di vacanza? Finalmente il sole splende e il caldo sta arrivando <3
Riguardo al capitolo: le cose stanno per smuoversi lo giuro; il viaggio incomincerà male, proseguirà peggio, e incominceranno anche i primi problemi, ve lo assicuro!

Fatemi sapere nella recensione se questo capitolo vi è piaciuto o meno, cosa ne pensate insomma :) Ricordo anche alle autrici di Neos e Ninette che non hanno recensito la scorsa volta. Se vedrò che non recensite neanche il prossimo, vi manderò un messaggio privato per ricordarvelo e dandovi tempo un giorno circa per scrivere una recensione o di mandare a me un messaggio privato. Se vedrò che non mi sarà arrivato nulla allo scadere del giorno previsto, dovrò prendere provvedimenti – anche se spero vivamente di non farlo.

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