Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Urdi    03/06/2009    7 recensioni
"Non c’era nulla da fare: Zabuza era un uomo solitario. Un mercenario non lavorava in coppia e uno shinobi non aveva legami. E adesso che stava lì in piedi, una spada pesante sulle spalle ed una cappa che gravava ancora di più addosso, avrebbe voluto poter eliminare Kisame.
[Seconda classificata a parimerito con Iaia :) al contest "Welcome to akatsuki" indetto da uchiha_girl e oKelio]
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haku, Kisame Hoshigaki, Zabuza Momochi
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dedico questa fanfic a Iaia (alias 13d08c81), per il nostro podio insieme e per l’amore che lega i personaggi che abbiamo scelto (ihih…)
Nali

Nella Nebbia
Di Urdi
[1100 parole]



Zabuza si passò una mano sulla fronte. Nella stanza, piccola e illuminata dalla luce fioca di una candela, tutto sembrava immobile e tranquillo. La fiamma stessa che ardeva si allungava sul filo come una goccia congelata nell’aria.
Ed insieme a quella solida staticità, il ninja avvertiva i propri pensieri annebbiati: avevano la consistenza sottile di un velo, ma la pesantezza di un macigno. Inoltre percepiva lo stomaco in subbuglio e una gran voglia di vomitare. 
Quanto gli faceva schifo il mondo…

“Ehi, Zabuza!” un richiamo non troppo gentile ruppe l’equilibrio tra oblio e silenzio che regnava nella camera. Un uomo alto, la cappa nera a nuvole rosse indosso, entrò senza neppure bussare.
“Ci muoviamo tra quindici minuti.” Annunciò.
Il ninja della Nebbia si portò seduto sul letto, passandosi una mano sul viso stanco.
“Possiamo farlo anche immediatamente, Kisame-san.” Fu la risposta. A Zabuza non piaceva ricevere ordini, soprattutto da chi non lo pagava.
“Bene, in questo caso possiamo andare a mangiare qualcosa prima della partenza.” Ghignò il superiore dando le spalle al compagno di viaggio. 
Zabuza osservò la schiena dell’altro allontanarsi per il corridoio. Aveva davvero la forza – e la voglia – di alzarsi? E di mangiare?                         E di vivere?
Stancamente, il ninja si voltò verso la sedia dove la sua cappa scura riposava e la afferrò rabbioso. 


Trovò il suo superiore seduto al banco a sorseggiare un tè. 
“Abbiamo il tempo di riempire un po’ lo stomaco.” Disse, con quello che pareva essere un sorriso.
Zabuza non rispose neppure, gli occhi scuri, unica parte scoperta del suo viso, fissi. Non amava riempirsi lo stomaco, la sua vita non glielo permetteva e il senso di nausea che lo attanagliava in quel momento lo bloccava ancora di più. Il vuoto scavava nel suo corpo da giorni, inesorabile, implacabile.
Strano come, proprio lui che avrebbe dovuto sapersi adattare ad ogni situazione, non riuscisse a trovare un modo per sopportare il suo compagno di viaggio. 
Lo conosceva, avevano combattuto insieme anni prima… eppure non c’era nulla da fare: Zabuza era un uomo solitario. Un mercenario non lavorava in coppia e uno shinobi non aveva legami. E adesso che stava lì in piedi, una spada pesante sulle spalle ed una cappa che gravava ancora di più addosso, avrebbe voluto poter eliminare Kisame.
Zabuza, che aveva sempre vissuto in solitudine qualsiasi situazione, avrebbe voluto essere lasciato in pace. Ma non poteva, questa era la verità. L’Akatsuki si era presentata come l’unica possibilità di scelta dopo la morte di Haku. L’unica possibilità dopo il suo fallimento. 
Per un secondo le parole di Naruto, il giovane ninja che gli aveva fatto capire quanto avesse sbagliato fino ad allora, risuonarono nella sua testa:

“PER TE LUI HA SACRIFICATO LA PROPRIA VITA!”

“Allora? Ti siedi?”
Lo shinobi della Nebbia automaticamente si lasciò cadere sullo sgabello accanto al compagno di squadra. Lo osservò ingurgitare cibo per almeno due persone e non poté fare a meno di inorridire. 
La fame lui la conosceva bene.
Ne esistevano di tanti tipi, ma quella del corpo, quella che contorceva le budella e dava la sensazione di avere un buco pronto ad inghiottirti… quella era la vera fame. Anche Haku la conosceva, quando in mezzo alla neve cercava qualcosa da mettere sotto i denti (che battevano per il freddo).
La superficialità con cui Kisame gustava la carne, ingoiando avidamente, lasciava un senso di disagio a Zabuza. 
“E’ un piacere poter assaggiare specialità tipiche così buone. Mangia qualcosa anche tu.” Propose il superiore.
L’altro alzò le spalle, ordinando semplicemente un tè.
“Preferisco viaggiare a stomaco vuoto.” Disse, appoggiando i gomiti al bancone. 
“E dove pensi di trovare le forze?” 
“Ho più risorse di quel che crediate.”

La sua energia scaturiva da un’unica e sola persona che viaggiava nei suoi ricordi e pensieri e che lo accompagnava, vicina e lontana come l’avanzare della marea. 
C’era sempre e solo Haku a riempire il vuoto della sua fame; se aveva in mente i suoi occhi e il suo ricordo non aveva bisogno di alcun piatto prelibato. 

Il resto del pasto fu consumato in silenzio. Due spadaccini se ne stavano seduti con i loro pensieri in testa e non sembrava avessero voglia di muoversi.

“Non c'è amore più sincero di quello per il cibo.”

Zabuza alzò lo sguardo dal suo tè, attirato dalle parole di Kisame. 
L’uomo-squalo ghignò, indicando con il capo una frase che era incorniciata alle spalle del gestore.
“Quanto è vero.” Annuì il criminale, buttando giù un sorso di sakè fumante.
L’altro mosse la testa facendo sciogliere i muscoli del collo in un gesto nervoso. Non si trovava d’accordo e avrebbe volentieri dimostrato la sua tesi anche brandendo la spada.
Il cibo era solo una necessità.
Il cibo era qualcosa che distava dall’anima e di conseguenza dai sentimenti.
Nonostante fossero criminali, anche loro avevano un lato emotivo. Anzi, la loro sensibilità era sicuramente più marcata di quella dei giusti. Solo la vivevano in modo diverso.
Per il jonin della Nebbia non era il cibo a ricevere il suo amore più sincero, ma il pensiero che correva ad Haku. E dire che non si era mai posto il problema, finché, come un fiocco di neve, non lo aveva visto sciogliersi in piena estate. Accanto a lui, perso l’uso delle braccia, persi litri di sangue, perse persino lacrime, aveva compreso. 
Troppo tardi. 
Per cosa aveva vissuto il suo unico legame, se non per morire atrocemente senza sapere quanto fosse importante? Zabuza, che in quel momento aveva creduto e sperato di morire per poterglielo dire nell’aldilà, era invece sopravvissuto… Aveva vagato per lande desolate e aveva desiderato il riscatto come mai nella sua vita di assassino e demone. 
Poi, dopo il suo lungo cammino, lontana, si era affacciata timidamente un’alba rossa e lui aveva deciso di abbracciarla.

“Lo scopo dell’Akatsuki è quello di recuperare tutti i bijū per poter riportare la pace.” Non ricordava neppure chi glielo avesse detto. Forse proprio Kisame quando si era presentato da lui.


“Andiamo Kisame-san, si è fatto tardi.” Tagliò corto il ninja della Nebbia, alzandosi sotto il peso della sua spada.
Quello che Zabuza cercava probabilmente non stava più al mondo, ma almeno aveva uno scopo per andare avanti. Ciò che gli altri membri dell’organizzazione non sapevano era che lui un giorno li avrebbe traditi. Non avrebbe commesso nuovamente lo stesso errore ed avrebbe coltivato le parole di quel ragazzino biondo che gli aveva fatto capire cosa contasse davvero nella vita. E avrebbe lottato a costo di andare controcorrente. Si sarebbe mosso per necessità accompagnato dall’alba da una parte e da Haku dall’altra, fin quando non avrebbe raggiunto il suo vero ed autentico amore sincero.



Owari

[19 Maggio ‘09]



Cosa dire di quello che ho appena terminato? Beh… è stata dura. Non so, mi sembra che le storie che scrivo risultino banali, ma assicuro che dentro c’è di tutto. Non penso ci sia bisogno di spiegare altro, se non che:

- ho scelto Kisame perché è stato maestro di Zabuza e no, non so assolutamente dove sia finito Itachi XD.
- haku muore in un giorno d’estate, anche se nevica (difatti evento raro)
- la frase Naruto la dice all’interno del manga
- le parole sono state “limate” fino a diventare 1100 giuste giuste, questo è stato faticoso °_° spero ci sia stato tutto quello che volevo esprimere
- Zabuza sì, è entrato nell’Akatsuki per poi tradirla
- I biju sono i cercoteri… o demoni con le code
- Il riferimento alla Nebbia del titolo e dei pensieri di Zabuza, contiene mille interpretazioni differenti. I criminali (diversamente dai giusti), hanno il loro modo di vedere i sentimenti, quasi fossero avvolti da una nebbia che disorienta gli altri… è per questo che non sono compresi. Nebbia come perdita di orientamento, come confusione, come muro invalicabile, come mancanza, come qualcosa che riempie e allo stesso tempo non ha consistenza (o forse ne ha troppa). 



Fanfic classificata 2^ a parimerito con quella di Iaia (Io con Zabuza e lei con Haku…troppo forte ‘sta cosa XD) al contest “Welcome to akatsuki”. Che dire? Sono molto contenta e faccio i miei complimenti a tutti i partecipanti:
Saeko-sama che si è classificata prima^___^, Iaia seconda con me e DarkRose 
E poi tutte le altre: Rota, Hikaru_zani, bravesoul, Stuck93… complimenti a tutti!^__^
Il tema del contest prevedeva di scegliere un personaggio di Naruto e di raccontare un’ipotetica scena in cui esso facesse parte dell’akatsuki, avendo un aforisma assegnato a caso. A me è capitato l’Aforisma: 16 - Non c'è amore più sincero di quello per il cibo. Ed avevo scelto Zabuza… C’è stato un momento di panico XD.
Comunque: l'aforisma appartiene a George Bernard Shaw, Naruto invece a Masashi Kishimoto. Non vi sono scopi di lucro. 

Urdi

I commenti delle giudici:

uchiha_girl:
Livello ortografico + Lessico : 9.5 (10). Affatto male *________*. 
Trama : 8 (9). Ero rimasta un attimo confusa sul perché Zabusa avesse deciso di entrate nell’Aka, mi si è tutto chiarificato con le note. 
Originalità : 4.5 (5). Un Missing Moment interessante, ben trattato ed assolutamente originale. 
Caratterizzazione dei personaggi : 4.5 (5). Ho trovato entrambi coincidessero con i caratteri originali, sebbene di Zabusa non ricordo sia apparso per moltissimo tempo. (Combatte e basta, giusto?) 
Attinenza alla traccia : 5 (5). Il cibo esiste per una ragione, non va rifiutato mai!, ma sorvoliamo... (*ihih*) Qui il pranzo in sé è un po’ il «succo» della Shot, e come è stato inserito l’aforisma è simpaticissimo. In una vita passata devo essere stata una di quelle mattonelle anch’io. 
Gradimento personale : 1 (1). 

Non so bene il perché, forse per l’accostamento di questi due personaggi, forse per il come, però mi è piaciuta davvero moltissimo. Brava ^^! 
Me la permetti una battutina irresistibile? « Zabusa è incinto! » XDXD 
Ok, ora torno seria. Be’, è breve senza risultare amputata, è divertente senza essere la parodia che stravolge tutti i personaggi, ed ha quel retrogusto amaro singolare. Inoltre, è shonen-ai, e questo non può essere che un bene! 



oKelio: 
Livello ortografico + Lessico : 9.5 (10).. Molto ben scritta. 
Trama : 8.5 (9). Molto carina nel complesso, davvero, ma avresti dovuto ampliarla di più su alcuni punti. 
Originalità : 4.5 (5). Zabusa non morto che segue Kisame è un’idea molto originale, l’unica pecca è che non riesco proprio a capire dove diavolo l’abbia trovato... e come sia riuscito a salvarsi. Forse avresti dovuto ampliarla di più. 
Caratterizzazione dei personaggi : 4.5 (5). Kisame è descritto molto bene, c’è lo vedo a infischiarsene allegramente e a riempirsi la pancia (U-UXD); Zabusa è forse un po’ troppo sentimentale, dovuto al ricordo di Haku, è vero, ma pur sempre poco Zabusesco(XD). 
Attinenza alla traccia : 5 (5). Perfetta. 
Gradimento personale : 1 (1). 

Il gradimento c’è tutto, perché Zabusan è uno dei miei personaggi preferiti, e perché nonostante l’aforisma impossibile per lui, sei riuscita a far venire fuori qualcosa che centrasse l’argomento e il suo carattere, solo per questo meriti tutto il mio rispetto(XD)Brava! 

TOTALE : 32.5 + 33 = 65 (70).

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Urdi