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Autore: Lola1991    25/02/2017    1 recensioni
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« Tornerai da me stanotte? » chiese raggiante, guardandolo negli occhi.
« E tu mi aspetterai? » disse lui, perdendosi nel mare verde dei suoi.
« Io ti aspetterò sempre. »
« E io tornerò sempre da te. »
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ospiti della montagna

Trascorse altro tempo, e Laswynn crebbe velocemente, perdendo le fattezze tipiche della fanciullezza. Aveva lunghi capelli castani, che spesso tentava di legare alla nuca, di modo che non la infastidissero nelle scorribande giornaliere che trascorreva nella fortezza di Erebor. Gli occhi grandi e verde scuro erano svegli e sempre attivi, pronti a cogliere ogni minimo particolare e movimento. Era, come amava sempre ricordarlo lei stessa, il cruccio della madre Heron, che dopo la morte del marito aveva deciso di non risposarsi, e che riponeva in quell’unica figlia tutte le sue speranze.
 
Laswynn non era come le sue coetanee; non amava conversare, suonare o indossare nuovi abiti. Era spesso disordinata e vestiva rigorosamente – o almeno fino a quando sua madre non la obbligava – tuniche comode e pantaloni da uomo. Raramente riusciva a stare ferma in un posto solo, poiché il suo desiderio di esplorare e scoprire la portava sempre in luoghi differenti.
Spesso passava attraverso le fucine, e i minatori e i fabbri, riconoscendo oramai quella chioma scarmigliata passare velocemente, la salutavano con affetto, sorridendo, regalandole di tanto in tanto gemme di poco valore; quando poteva si recava a Dale e osservava i pescatori e i commercianti confluire da ogni dove. Si perdeva nella curiosità dei racconti di luoghi lontani e terre magiche e inesplorate.
 
Non disdegnava la corsa e l’esercizio delle armi; era abbastanza agile e soleva portare con sé l’arco e le frecce che suo padre le aveva lasciato, l’unico bene materiale che la teneva legata a quell’uomo che a stento ricordava e che l’aveva potuta crescere solo per pochissimi anni.
Un giorno, girovagando per i corridoi di Erebor e cercando di nascondersi dalla madre, che per l’ennesima volta aveva tentato di convincerla a indossare un vestito lungo e femminile, vide uno spettacolo che la affascinò moltissimo. Affacciandosi da una terrazza che dava sulla Sala Reale, infatti, scorse un manipolo ordinato di individui ricevuti da Re Thrór. Erano alti e snelli; camminavano dolcemente e elegantemente, quasi come se non toccassero il suolo, ma fossero trasportati da acque invisibili.
Erano elfi.
 
Quello centrale, probabilmente il loro re, aveva lunghi capelli biondissimi, e una corona di bacche e foglie verdissime che gli cingeva la fronte; portava una lunga veste cangiante, che ad ogni movimento pareva gli donasse una luce diversa. I suoi occhi azzurri guardavano nella stessa direzione, mentre il gruppo avanzava, incuranti degli sguardi talvolta malevoli dei nani presenti nella Sala. Il re era circondato da una decina di guardie, scintillanti nella loro splendente armatura dorata e perfettamente in sincronia nei gesti e nei movimenti.
 
Laswynn li osservò incantata, e rimase lì, nascondendosi dietro a quella colonna con gli occhi sgranati, fino a che una guardia le intimò di allontanarsi, poiché si trattava di una riunione privata tra Re Thrór e il Re di Bosco Atro, Re Thranduil. Il rumore che fece la giovane allontanandosi, in quel silenzio tombale, non sfuggì al giovane principe Thorin, che stava composto in piedi accanto al trono del nonno.
 
Il suo sguardò si alzò in cerca della fonte di quel suono e gli occhi si posarono immediatamente su Laswynn, nel momento stesso in cui questa era costretta ad allontanarsi dal grande salone. La smorfia di Thorin rimase impercettibile sul suo volto, poiché non era quello il luogo né tantomeno il momento di prodigarsi in inutili commenti.
Eppure conosceva Laswynn da quando era nata – e purtroppo, a detta sua, fin troppo bene - e di tutte le migliaia di nani presenti a Erebor, lei poteva essere la sola ad intrufolarsi ad una riunione così importante per la sua famiglia.
 
Anche Laswynn, dall’alto, era riuscita a vedere Thorin, ma non se ne era curata affatto. La sua attenzione era rivolta esclusivamente agli elfi e, oltretutto, non nutriva particolari simpatie per il giovane principe, nonostante Heron e la madre del giovane li spronassero spesso a mantenere rapporti “civili”, in qualità di buoni parenti, nonostante la differenza di età e di carattere. 
 
Munita di pazienza, attese nell’ingresso che la riunione fosse sciolta, e in verità non dovette attendere troppo, poiché poco tempo dopo il gruppo di elfi abbandonò il regno di Erebor, senza degnare di uno sguardo gli abitanti della fortezza, che si erano riuniti per osservare gli ospiti.
 
Laswynn li seguì con lo sguardo e desiderò con tutto il cuore di poterli seguire fino a Bosco Atro, e di lasciarsi alle spalle, almeno per poco, le incombenze e la routine della vita a Erebor. Sapeva tuttavia che mai sarebbe stato possibile, e l’entusiasmo si spense, malinconico.
Prima di potersi voltare, una voce parlò poco distante.
 
« Cosa stavi facendo lassù? Sbirciavi il Consiglio? »
Seppe, senza necessità di doversi voltare, che si trattava di Thorin, poiché avrebbe potuto riconoscere quel tono freddo e composto ovunque.
« Erano elfi, Thorin! Elfi di Bosco Atro… non li avevo mai visti prima d’ora! » esclamò lei sgranando gli occhi, mentre il principe la superava a passo svelto.
 
« Spero per te e per tutti noi che non li vedremo mai più » rispose secco, senza guardarla. Camminava a passo veloce, ma Laswynn gli stava dietro, e a nulla serviva l’intonazione tagliente della voce del principe o il fatto che dal suo sguardo fosse quantomeno chiara l’intenzione di chiudere una volta per tutte l’argomento “elfi”.
 
« Cosa facevano ad Erebor? Erano qua per tuo nonno? Sono amici o alleati? »
La raffica di domande sembrava non esaurirsi mai, e Thorin ne fu del tutto scocciato. Non capiva  quale malsano interesse potesse avvicinare Laswynn agli elfi, individui che Thorin aveva imparato a disprezzare fin dalla più tenera età. Avevano oramai percorso due corridoi, ma Laswynn sembrava non voler smettere con le sue curiosità. Arrivò perfino a chiedere al principe di accompagnarla a Bosco Atro, perché voleva, doveva vedere con i suoi occhi le meraviglie del mondo elfico.
 
« Ora smettila, Laswynn » disse Thorin, voltandosi e impedendo alla ragazza di andare oltre. Superava in altezza la ragazza e i suoi occhi azzurri dardeggiavano come fiamme mentre fronteggiava quelli verdi di lei, pieni di curiosità e entusiasmo. « Non ho tempo per queste cose ».
 
« Tu non hai mai tempo per nulla » sussurrò lei, mentre il principe si volta per andarsene. Purtroppo per Laswynn, però, la sua frase fu intercettata dal nano, che si voltò furioso.
Gli occhi ridotti a fessure, si voltò verso la ragazza e sibilò maligno: « Che cosa hai detto? »
 
Laswynn fece spallucce; non aveva paura di Thorin, sapeva bene che non avrebbe potuto farle del male, e poi, come è stato già accennato, non lo sopportava.
« E’ la verità. Non ti diverti mai, sei sempre serio e composto… in realtà non mi ricordo nemmeno quando è stata l’ultima volta che ti ho visto sorridere. Dovresti provare a essere più spontaneo sai… provare l’avventura. »
 
Thorin non disse nulla; avrebbe voluto rispondere, ma le parole gli morirono in gola prima ancora di uscire. Ciò che diceva Laswynn era completamente veritiero: la sua vita era così carica di aspettative e responsabilità che raramente riusciva a godersi davvero un momento di svago o divertimento.
Tuttavia non voleva dare nessuna soddisfazione a quell’ingenua ragazzina. Le lanciò una smorfia e freddamente se ne andò. Laswynn lo guardò allontanarsi e si dispiacque, poiché le sembrò di aver visto un lampo di sofferenza negli occhi del giovane che non riusciva a spiegare.
 
Prima che altri pensieri le affollassero la mente, però, una voce acuta rimbombò poco distante.
« Laswynn, sono secoli che ti cerco! Guarda come sei conciata, e guarda quei capelli! »
Sua madre l’aveva trovata.
   
 
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