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Autore: MaxB    26/02/2017    3 recensioni
In barba al mio terrore delle scadenze, quest'anno partecipo anche io alla Gajevy Week, e non solo da lettrice!
Spero che il mio piccolo contributo possa piacervi e riempirvi le vene di fluff^^
31/01: Bonus day - Dojo Au
14/02: 1 - Matching
15/02: 2 - Longing
16/02: 3 - Pillow Talk
19/02: 6 - Grief
26/02: 7 - Living Together
17/10/2018: 5 - Trouble Twins
Prompt dei prompt: il letto ;)
Enjoy the Week♥
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Living Together

 
Vittoria: superiorità conseguita al termine di una guerra o battaglia.
Questo diceva il vocabolario di Levy, e lei conosceva bene il significato di quella parola. La sapeva persino pronunciare in sette diverse lingue.
Di fronte alle rovine della sua gilda e di Fairy Hills, entrambe parte di casa sua, Levy si chiese se una vittoria potesse essere opinabile.
Come puoi dire di aver vinto quando hai perso tutto, o rischiato di perdere tutto?
- La verità è che una vittoria è fredda come la morte, si lascia alle spalle tanti cadaveri quanti sono quelli che hanno combattuto per essa, e hanno dato la loro vita invano nel tentativo di intercedere per un bene superiore che in realtà non esiste. La vittoria è solo un’illusione per mascherare gli obiettivi di potere nefasti e sterminati di qualche pazzo psicotico – mormorò Levy alla cenere che le ingrigiva la pelle.
Il cielo plumbeo prometteva una pioggia nera che avrebbe detto addio al sangue di quelle vittime morte senza senso in una battaglia priva di scopo.
Levy sentì dei passi alle sue spalle e capì subito che era Gajeel, seguito a ruota da Lily che batteva piano le ali. La ragazza chiuse gli occhi e sentì una goccia di pioggia bagnarle la guancia in concomitanza con la caduta della sua prima lacrima. Lei sapeva che probabilmente sarebbe stata l’unica che avrebbe versato.
Gajeel le si affiancò e allungò un dito con pacatezza e determinazione, raccogliendo sul polpastrello lo struggimento liquido che le scivolava lungo la guancia.
- Non ho capito molto di quello che hai detto – disse un soffio, così a bassa voce che Levy faticò a sentirlo. – Ma penso che la medaglia della guerra non abbia due facce, una recante la vittoria e una la sconfitta, bensì un’unica faccia maculata. Un po’ come una biglia bianca e nera.
Levy alzò lo sguardo e fissò Gajeel con sguardo sorpreso, facendolo ghignare tristemente. – Penso che la morte mi abbia reso più saggio, forse – rivelò con orgoglio.
Lily assunse la sua forma umanoide e gli diede una pacca sulla schiena che lo fece gemere e incurvare come un fuscello. – Ma tu non sei morto, quindi non illuderti – lo schernì, facendogli l’occhiolino.
Gajeel sorrise leggermente e fece fare alla spalla una circonduzione, stringendo gli occhi per il dolore. – La quasi morte mi ha reso di sicuro più sofferente, non c’è che dire – esordì.
Levy non distolse gli occhi dal volto di Gajeel, ma in quel momento era troppo confusa e stanca per dare un senso alle sensazioni che le avvolgevano la mente e lo stomaco. Troppo esausta per poter pensare alle parole di Gajeel, ai loro sentimenti, al loro avvenire. Sebbene l’avesse sognata per mesi, una loro storia d’amore, ora che aveva l’occasione di renderla vera esitò. Quello non era il momento giusto per fare alcunché, se non ricordare i morti e cercare di raccogliere e disperdere le ceneri della devastazione.
Gajeel le scompigliò i capelli già spettinati e poi, esitante, fece scendere la mano fino al suo viso, accarezzandole la gota da cui aveva raccolto quell’unica, solitaria e triste lacrima.
- Levy, devi venire a casa con me questa sera – le rivelò senza mezzi termini, facendo scuotere la testa a Lily.
Ma Gajeel, lei lo sapeva, aveva ragione. Fairy Hilss era desolata e le sue compagne avevano già trovato un’altra sistemazione per la notte. Lucy aveva accolto in casa sia Erza che Wendy, sebbene Levy supponesse che Erza sarebbe stata reclamata da Gerard quella notte. Juvia si era fiondata da Gray per curarlo, cosa ironica visto che lei era ridotta male quanto lui, mentre Evergreen si era riunita da qualche parte con il resto dei Raijinshuu. Lei poteva andare da Lucy, ma sapeva bene che non sarebbe stata quella la scelta più adatta.
- Andiamo? – la incalzò Gajeel quando la vide rabbrividire e le poche e sporadiche gocce di pioggia che fino a quel momento li avevano evitati iniziarono a cadere con prepotenza, avvisandoli.
Levy annuì e si lasciò trascinare via da Gajeel, strisciando i piedi per terra e osservando il terreno sconnesso e sporco su cui camminava.
La ragazza sentì Lily confabulare con Gajeel e lui rispondere con un grugnito. Lo vide allungare uno zainetto al suo compagno e poi fermarsi per aspettarla e affiancarla. Levy riconobbe come suo lo zainetto, prima di essere sollevata da terra da due braccia forti eppure tremanti di stanchezza.
- Mettimi giù – biascicò fiaccamente, strofinando i capelli impolverati contro il petto di Gajeel alla ricerca di una posizione più comoda.
- Sei credibile quanto Lily quando mi dice che non è grave se mi sono dimenticato di comprargli i kiwi.
L’ultima cosa che Levy vide prima di addormentarsi fu il fastidio dipinto sul volto peloso del loro compagno.
 
Quando si svegliò, nel momento in cui i suoi piedi toccarono terra in modo poco aggraziato, Levy non avrebbe saputo indovinare quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva aperto gli occhi. Poteva essere un minuto come un’ora.
- Levy vai a farti una doccia – la spronò Lily, prendendola dalle braccia di Gajeel e sostenendola fino al bagno. – Gajeel va a cercare qualcosa da mangiare e io sono a disposizione nel caso in cui ti sentissi male – la informò dolcemente, facendola sedere sul bordo della vasca.
Aprì l’acqua e attese che diventasse calda per chiudere il tubo di scarico e riempirla di sapone profumato. Prima di uscire le accarezzò il viso come aveva fatto Gajeel e le lasciò un bacio in fronte. – L’abbiamo portato a casa con noi, Levy, quindi ora non essere tu a perderti – la ammonì affettuosamente prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
La ragazza sorrise malinconicamente e aspettò che l’acqua raggiungesse un buon livello prima di chiuderla e spogliarsi. Quando si immerse nella vasca sentì che molte delle sue preoccupazioni e soprattutto tutti i suoi pensieri incomprensibili e informi evaporavano con l’acqua, lasciandola solo stanca.
Non vuota, stanca.
Dentro era piena, piena della vittoria che aveva ottenuto su Gajeel. Una vittoria che non aveva nulla a che fare con la guerra. A meno che l’amore non potesse essere considerato una specie di guerra.
E forse era proprio così.
 
Levy fece fatica a mangiare quella sera, e ci riuscì solo quando Lily le mise sotto al naso una tazza di tè con il miele e qualche biscotto.
- Così mi sverrà tra le braccia invece di riprendersi – lo rimbrottò Gajeel quando Levy sorrise al compagno e soffiò nella tazza per raffreddarne il fluido.
- Magari sverrà tra le mie, razza di zotico. Il tè la scalderà e i biscotti le daranno la forza che le serve per raggiungere la camera e dormire. Domani mangerà di più – lo informò Lily, strizzando l’occhio a Levy.
Lei ridacchiò e sorbì cautamente il tè, facendo poi l’occhiolino a Lily di rimando. Gajeel grugnì infastidito e addentò con rabbia un pezzo di pane. La cena trascorse più o meno silenziosamente mentre ognuno cercava di venire a capo dei propri pensieri. Lily emanava un’aura di serenità che purtroppo non riuscì a contagiare Gajeel, troppo intento a ripensare alla dichiarazione che aveva fatto a Levy quando pensava di essere ad un passo dalla morte.
La amava, lo sapeva da molto, e lei era troppo intelligente per non averlo notato. Solo che… non aveva mai trovato il momento adatto per dirglielo in un modo che le piacesse. Inutile a dirsi, c’era stato un periodo, al Concilio, in cui Levy aveva iniziato a preoccuparsi di fronte alle sparizioni del ragazzo, che per una settimana si era rifugiato nella più vicina libreria, nel tempo libero, per fare una cosa di cui si vergognava da morire e che non avrebbe rivelato nemmeno sotto tortura: leggere estratti di libri romantici per trarre l’ispirazione necessaria a rivelare a Levy i propri sentimenti in un modo che fosse adatto ad una donna come lei.
A cercare di capire come fare il romantico, insomma. L’amore lo aveva spinto a fare persino quello, anche se poi si era morso le dita a sangue quando aveva incontrato Lily in biblioteca.
L’aveva preso in giro per mesi, lanciandogli frecciatine di cui solo lui rideva e per le quali Levy restava interdetta e leggermente spiazzata. Al Concilio avevano davvero poco tempo libero e Gajeel non aveva trovato nessun momento adatto per rivelarle i suoi sentimenti. Poi era arrivata la guerra con l’impero di Alvarez, e una dichiarazione fatta prima di una guerra aveva un che di sinistro e foriero di disgrazia.
Quando era stato inghiottito dal buco nero di quello spriggan maledetto, senza pensare aveva buttato fuori, letteralmente, quello che aveva nel cuore. Lo doveva a Levy, prima di morire. Le doveva la verità.
In quel momento invece non sapeva che fare. Era già capitato che dormissero insieme, nella stessa tenda, al Concilio, ma solo la notte prima della guerra avevano davvero passato la notte insieme. Con suo sommo stupore e parecchia incoscienza, Gajeel le aveva proposto di trascorrere la notte da lui per essere pronti al momento dell’attacco. Una scusa banale e alquanto fiacca che però l’aveva convinta senza ulteriori spiegazioni. Forse perché Levy non aveva bisogno di grandi richieste, quando era profondamente certa di qualcosa.
Avevano dormito nello stesso letto, senza imbarazzo, però non abbracciati. Sarebbe stato troppo per entrambi, così Levy si era riposata mentre lui era rimasto sveglio a fissare il soffitto, le pareti, la trapunta o il lampadario, qualsiasi cosa non fosse il profilo del corpo della ragazza coperto dalle lenzuola.
Quella notte sarebbe stata diversa. Erano cambiate tante cose.
Prima di allora, c’era stata insicurezza nei sentimenti e certezza nell’arrivo della guerra.
In quel momento, era esattamente il contrario. Non sapevano cosa sarebbe capitato da lì in poi, probabilmente sarebbero tornati alla gilda e avrebbero aiutato Magnolia a risorgere dalle ceneri, ma con la certezza che ci sarebbero stati l’una per l’altro, per sempre, fianco a fianco.
- Vi dispiace se vado a dormire? – chiese Levy in un soffio, lieve quanto il vapore che si innalzava pigramente dalla tazza di tè ancora mezza piena. – Temo che le particelle anti-eternano mi abbiano lasciata più spossata del previsto e potrei addormentarmi qui da un momento all’altro se non raggiungo subito il letto.
Lily l’aiuto ad alzarsi, precedendo Gajeel, e la sostenne mentre si avviava con lei verso la camera che i due ragazzi condividevano.
- Vi aspetto – li informò, arrossendo, prima di varcare la soglia della stanza, non senza aver lanciato a Gajeel un’occhiata un po’ imbarazzata ma anche in qualche modo eccitata all’idea di quello che avrebbero potuto passare insieme.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Gajeel si sentì calmo e fiducioso e nascose un ghigno in una forchettata di cibo.
 
Raggiunse Levy dopo pochi minuti, spronato da Lily che si occupò da solo della cucina.
Si tolse la maglia e si infilò sotto le coperte con solo pantaloni e boxer addosso, occupando prepotentemente il doppio dello spazio di Levy.
La ragazza si girò verso di lui, rivelandogli che non dormiva e inchiodandolo con quegli occhi caldi e limpidi, intenti a elaborare migliaia di pensieri congiunti mentre lo scrutavano.
- Che fai? – mormorò lui, rannicchiandosi sotto le coperte gelide fino a sentire il calore che il corpo di Levy emanava a ondate. Avrebbe voluto avvicinarsi a lei ancora di più e stringerla, ma quello strano stato di imbarazzo in cui aveva gettato la loro storia nel momento in cui si era dichiarato aleggiava sopra di loro come una tempesta, le cui nuvole cariche attendevano solo di tuonare.
- Penso – rispose lei con lo stesso tono basso di voce.
Gajeel chiuse gli occhi e allungò una mano lentamente, quasi timidamente. Non voleva correre il rischio di toccare qualcosa di critico.
Levy intuì le sue intenzioni e tolse una mano da sotto il viso per unire le dita alle sue e stringergli la grande mano, intrecciando così i loro corpi. La ragazza aveva sempre ammirato quel piccolo gesto per dimostrare affetto, così insignificante eppure così intenso. Con le mani si potevano comunicare molte cose, ed erano tra le poche parti del corpo che permettevano a due corpi estranei di unirsi e, figurativamente, formarne uno solo. Per Levy le mani erano messaggeri del cuore.
- A cosa pensi? – la incalzò lui gentilmente dopo alcuni istanti di silenzio.
- Non lo so. A niente, a tutto. All’ultima volta che abbiamo dormito insieme qui nel tuo letto, alla guerra, a prima della guerra, a come ci siamo conosciuti. Dovrei spegnere il cervello.
Gajeel aprì un occhio e la scrutò, trapanandole la testa con lo sguardo nella speranza di accedere allo scrigno dei suoi pensieri. – Dovresti davvero – approvò, tornando poi a chiudere gli occhi una volta appurata la mancanza di attuabilità della sua idea. – Specie se ripensi a quando ci siamo visti per la prima volta.
Levy sciolse le loro mani e gli accarezzò il viso, senza riuscire a fargli aprire le finestre della sua anima: Gajeel si ostinava a non guardarla.
Allora lei si mosse verso di lui e lo abbracciò stretto, posandogli la testa sul petto e intrecciando le gambe alle sue. Lo sentì trattenere il respiro per alcuni momenti prima di ascoltare il suo sospiro direttamente dai suoi polmoni.
Ridacchiò sommessamente anche quando udì il suo cuore calmarsi e rallentare il ritmo. Era lusingata.
- Ti do fastidio? – gli chiese poco dopo, mentre Gajeel si muoveva per cercare di mettersi comodo.
In risposta, lui le circondò la vita e le posò un bacio tra i capelli, facendola gongolare.
- Era vero quello che mi hai detto quando pensavi che saresti morto? – gli chiese ancora, troppo agitata per riuscire a dormire e troppo curiosa per stare in silenzio.
Gajeel si sentì arrossire un po’ e ringraziò il buio della stanza che impedì a Levy di scorgere il suo imbarazzo. – Cosa di preciso?
- Che grazie a me hai capito cosa significhi amare, che hai iniziato a pensare all’idea di avere una famiglia e che… avresti voluto camminare al mio fianco per sempre. Sempre.
Davvero aveva detto quelle robe? Lui?!
Nota per me stesso, si rimproverò mentalmente, la prossima volta che stai per morire assicurati che la prima cosa a essere uccisa sia la tua lingua.
Poi però sentì Levy strofinare la testa contro il suo petto e le accarezzò le ciocche scompigliate e profumate di lei, e si disse che forse la sua quasi morte gli era servita per darsi una mossa. Altrimenti chissà quanto ci avrebbe messo a dichiararsi.
- Be’… se l’ho detto dev’essere vero – rispose in un borbottio brusco.
- Quanta convinzione – commentò lei, caustica.
- Senti, piccoletta, se non ne fossi stato convinto non l’avrei detto e ora tu non saresti qui a casa mia, nel letto con me.
Levy gonfiò le guance con irritazione. – Appena troverò un’altra casa leverò le tende – sancì, piccata, girandosi per dargli la schiena.
Gajeel sbuffò e la riacciuffò prima che lei riuscisse a raggiungere la parte fredda del letto, lontana da lui. – Non voglio che tu te ne vada. Ho rischiato di perderti già una volta, non serve allontanarsi di nuovo. Casa mia è anche casa tua, piccoletta. Resta…
Levy trattenne il respiro nella speranza di capire se il “per sempre” soffiato che aveva seguito le sue dolci parole era solo immaginario o realmente pronunciato. Si lasciò abbracciare da dietro senza suono proferire, e si addormentò sorridendo decidendo che per quella sera le parole sarebbero state superflue.
In Gajeelese, una lingua morta e poco conosciuta che lei aveva iniziato a parlare a meraviglia, quella mezza confessione equivaleva, ne era certa, ad un invito a coabitare. Dopo ciò che era successo, dopo aver provato sulla pelle e nel cuore il dolore della perdita, Levy non ebbe nemmeno il dubbio di essere troppo precipitosa. Bisogna approfittarne fintantoché la vita te ne dà l’opportunità, perché non sai mai cosa ti aspetterà al tuo risveglio.
Accarezzando le mani del ragazzo, intrecciate sul suo grembo, Levy seppe che l’indomani avrebbe iniziato a convivere con Gajeel e Lily. Sarebbe stata una pietra miliare nella storia di quella relazione che, silenziosa e quasi trascurabile, si era fatta strada nelle loro vite e nei loro cuori fino a prendere il possesso dell’intera gamma delle loro emozioni.
L’inizio di una convivenza. Di una storia tutta da scrivere.
L’inizio di una vita.




MaxB
Buongiorno! Che dire? Catastrofico ritardo come sempre ahahah. Sorry.
Questo è l'ultimo capitolo della GW, anche se mi manca Trouble Twins (e ho ignorato First Date), ma TT lo pubblicherò più avanti insieme alla collaborazione con la mia amica C63^^
Spero che vi piaccia, anche se questo non era il progetto originale perché io volevo fare una specie di raccolta di scene che mostrassero che l'inizio di una convivenza è dura. Temo però che dentro di me ci fossero ancora i residui di Grief e quindi... va be' il fluff c'è lo stesso.
A presto e grazie mille per avermi seguita fin qui^^
MaxB

 
  
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