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Autore: AuraNera_    27/02/2017    2 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 41 – Apnea

 

_Arenipoli_
 

Per un istante, ci furono solo occhi sgranati e lingue mute.
Per un istante, nessuno fece niente.
Per un istante, furono tutti soggiogati da quell’immensa massa d’acqua che macinava i metri avvicinandosi sempre di più.
Minacciosa e ancora silenziosa per via della distanza, l’onda avrebbe spazzato via ciò che rimaneva della città e, forse, anche ciò che erano riusciti a salvare.
Per un istante, ci fu solo il panico che scorreva nelle vene assieme al sangue ad ogni battito cardiaco dei Guardiani.
Poi, la voce di Seir emerse con coraggio e fermezza. “Adesso me ne occupo io” esclamò convinta, marciando dove prima c’era il bagnasciuga. Lei e Kyogre sentivano il loro cuore unito battere furiosamente, mentre le striature che pervadevano il corpo della ragazza, rosse come un rubino, pulsavano di luce sempre più freneticamente, fino a stabilizzarsi.
‘Questo potere che ho dentro ha dato una forma precisa al mare e agli oceani. È l’incarnazione dell’acqua, io stessa sono acqua. Fa parte di me e della mia vita, l’ho sempre percepita. Adesso è il momento di piegarla al mio volere. L’acqua del mare sono io e io non voglio che faccia del male a questa gente. E il mare non nuocerà loro, io lo piegherò al mio volere’.
- Seir, tanto tempo fa ho seppellito quel potere nella Sfera Blu che porti legata al collo. Per controllare quell’onda dovrai risvegliare la parte più arcana del mio potere. Sarà dura, forse, ma io... ho fiducia in te. Sei una ragazza forte e puoi farcela -.
- Devo farcela Kyogre. Guidami, forza. E facciamolo -.
La sfera blu venne inglobata nel corpo della ragazza, all’altezza del suo petto, mentre il marchio a forma di alpha che aveva sulla mano iniziò a splendere e a bruciare.
A quel punto, l’Unione iniziò a cambiare, a farsi più grandiosa e luminosa.
Dopo che l’Archeo-Risveglio si compì, la ragazza dai capelli blu irradiava potere in tutti i dintorni come un faro. Gli occhi da rossi si erano fatti gialli, sulla sua pelle si erano formati dei curiosi giochi di luce che ricordavano quelli che creava l’acqua. Le sporgenze che partivano dalle sue caviglie come una coda si erano fatte più lunghe e ondeggiavano pacifiche.
Era bella, Seir, in quella sua forma, mentre appariva ancor più forte e sicura più di quanto normalmente non sembrasse. Era veramente sé stessa, in quel preciso istante.
La Guardiana dei Mari alzò una mano in una movenza elegante ispiratagli da Kyogre. Con l’indice, indicò l’onda che si era fatta vicina, troppo vicina.
Poi, in un movimento rapido e simile ad uno schiocco di frusta, il braccio della ragazza scattò e la massa d’acqua salmastra iniziò a vacillare, crollando su se stessa e arrotolandosi. La Guardiana iniziò a muovere le dita come se stesse suonando un pianoforte, mentre osservava concentrata la superficie scura ammansirsi e rallentare la sua folle corsa, arrivando sotto forma di innocua carezza ai piedi di Seir. La ragazza sospirò, mentre sul suo volto si affacciava un piccolo sorriso soddisfatto. Mandò un cenno di ‘ok’ mimato con la mano agli altri del gruppo che emisero un sospiro di sollievo.
Ma purtroppo questo morì loro in gola quando videro il mare ribellarsi alla loro signora, colpendola all’improvviso dritta allo stomaco e spingendola indietro di diversi metri facendola ruzzolare sulla sabbia.
Shirley intervenne immediatamente, deviando con i suoi poteri psichici gli altri attacchi di quei tentacoli d’acqua. Dopo l’ennesimo tentativo, la ragazza iniziò a cedere, ma anche lei s’illuminò improvvisamente. Reagendo al Cuorugiada che teneva con sé, anche la sua Unione iniziò a cambiare. Le ali, simili a quelle di un jet, che partivano dalle spalle si allungarono è tutte le zone rosse del suo corpo assunsero una colorazione violacea. Gli occhi divennero più seri e la ragazza stessa parve crescere, di dimensioni e di maturità. Respingere gli attacchi non fu più un problema grazie alla Mega-Evoluzione di Latias. Anche chi stava controllando il mare se ne accorse e gli attacchi cessarono.
Tutto fu immobile per qualche istante. Ma poi l’acqua, ad una velocità folle, iniziò a ritirarsi e a tornare da dove era venuta, risucchiata da chissà quale forza misteriosa.
“Non riesco a controllarla, non mi risponde!” urlò frustrata la Guardiana dai capelli blu, che teneva i pugni chiusi e tremanti dallo sforzo.
“È tutto inutile!” decretò Anneke, urlando sopra il frastuono dell’acqua e della relativa corrente d’aria. “Deve essere un maleficio!”.
“E di quelli belli potenti se nemmeno Seir riesce ad opporsi” concordò Marisio, l’espressione preoccupata e arrabbiata.
Ci furono numerose frasi scambiate e concitate, ma nessuno tra i Guardiani e Leggendari presenti riuscì a trovare una soluzione quantomeno decente e ragionevole. E così fecero l’unica cosa che poteva venire loro in aiuto: seguire l’istinto. Si gettarono tutti all’inseguimento dell’enorme massa d’acqua, sperando così di trovare la fonte del problema, o una possibile soluzione.
Ma gli alberi erano appena scomparsi dalla loro visuale quando nella sabbia ancora umida si innalzò un lieve tremore, che divenne sempre più insistente fino a che la terra non venne loro a mancare sotto i piedi. Il fondo del mare era letteralmente crollato su sé stesso, in una voragine enorme e profonda.
“Attenzione!” aveva urlato Len spiccando il volo assieme a coloro che potevano farlo. Seir era stata presa al volo da Shirley, Rein aveva acciuffato per un braccio N e Marisio, dopo aver ruzzolato per qualche metro, era stato recuperato da Seoyun e Ayumi, che si erano gettate in picchiata in sincro. Tutti gli occhi erano puntati verso il basso, dove gli ultimi granelli di sabba stavano ancora rotolando.
Al centro del buco, nella parte più profonda di quel cono rovesciato, c’era Ghecis, circondato da segni neri che si espandevano attorno a lui, sparendo sotto la sabbia e diramandosi chissà quanto lontano. L’uomo teneva le braccia aperte e tese, forti, come se stesse mantenendo qualcosa su di esse o stesse trattenendo un oggetto che mirava ad allontanarsi da lui, tirando. I suoi occhi rossi erano fissi sul gruppo di Guardiani, mortalmente seri a dispetto del ghigno folle che gli si era delineato in volto non appena la terra era crollata.
“Fottuti bastardi” biascicò ansimando, “Avete distrutto i miei piani... avete eluso l’attacco della piccola e dolce Pure, che dalla sua nascita avevo provato ad allevare perché vi distruggesse dall’interno. Avete sventato il mio terremoto... e la mia onda. Ma adesso... ora siete finiti”. Rise, una risata gutturale e roca, senza allegria dentro di sé, ma solo rabbia ed odio. “Come ricorderai, vi ho lasciato andare quella volta a Mistralopoli, Guardiana di Articuno. E non è stato di certo un atto di gentilezza il mio... era solo un gioco, ti avevo avvertito. Con il macchinario realizzato da Elisio abbiamo inviato degli impulsi che sconvolgessero l’Aura Leggendaria e costringesse i Guardiani a venire allo scoperto. Se gli avessi trovati io gli avrei uccisi, se invece foste stati voi a prevalere li avreste accolti con voi, naturalmente: questa era la vostra missione. Vi ho lasciato andare perché voi tutti oggi poteste essere qui, davanti a me... per uccidervi tutti in una volta. A dirla tutta il piano originario coinvolgeva anche Pure, che doveva rubare il Cuore e uccidere quei pochi che avrebbero potuto impossessarsene. Pochi di voi, perché le Aure più forti sono sufficientemente rare e questi pomposi Leggendari non fanno altro che affidarsi a quel potere... so bene di cosa parlo, quella che un tempo fu mia moglie era una di voi. Una volta eliminate le potenziali minacce, quei poveri idioti che rimanevano sarebbero stati distrutti qui, da me, oggi.
“E invece siete sopravissuti tutti, con mia sorpresa; mi complimento con voi per questo. Ma poco importa, infondo. Vi schiaccerò comunque, nonostante questi piccoli e futili inconvenienti. Siete solo di più, siete solo poco più forti, non credete di essere in salvo e di poter battermi... l’onda che avete fermato prima con tanto impegno era solo un assaggio. Un’altra onda sta arrivando. Più grande di quella di prima. E se non si schianterà contro qualcosa tornerà indietro e diverrà ancora più grossa. E ancora. E ancora. Quanto resisterete prima che tutti i mari si mettano in movimento e inglobino tutto il mondo? Quando vi arrenderete e smetterete di combattere solo per salvare delle schiocche anime umane e la vita di quegli esseri? Voi potreste essere padroni del mondo. Potreste essere qualunque cosa voi vogliate. Eppure siete qui a fare le marionette dal cervello di paglia a seguire gli ordini di quelle creature che si fanno chiamare Leggendari. Puah!” Ghecis sputò a terra. La saliva era nera. In effetti, la pelle attorno agli occhi si stava coprendo di venuzze nere, mentre il maleficio di Ghecis avanzava e cresceva di intensità.
“Proprio tu parli di creare dei manichini, padre?”. La voce di Natural si era levata sopra tutte le altre, in un moto di rabbia incontrollabile. “Proprio tu, che per anni mi hai inculcato credenze false per stare al tuo gioco? Che mi obbligavi a parlare con i Pokémon perché anche loro si piegassero al tuo volere? Che cercavi in ogni modo di tenermi lontano da mia sorella? Davvero non pensavi che avrei sfatato  tutto? Reshiram mi ha raccontato la verità e mi ha spiegato ciò che dovevo fare. Ho aspettato che tu mi ritenessi pronto e che mi mettessi alla prova, che mi incoronassi, mettendomi a capo del tuo folle piano. Ho dovuto aspettare per lunghi anni prima che potessi ottenere il permesso di risvegliare Reshiram e Zekrom che, come concordato, presero me e mia sorella e ci riportarono da nostra madre, la Guardiana delle Leggende... che tu hai ucciso! E adesso ci vieni a parlare di marionette e paglia quando per tutta la vita non hai fatto altro che piegare al tuo volere persino quelle poche persone che nutrivano per te un lieve ed irrazionale affetto?!” gridò.
“FAI SILENZIO! Figlio degenere, sei veramente inutile... avresti dovuto morire sul Monte Corona assieme a quelle due stupide di Antea e Concordia. Pensavano che non avrei capito che erano due Guardiane... sciocche. Immagino avrete recepito il messaggio che tramite loro vi ho mandato... eppure oggi siete qui, a difendere delle persone insulse che fino ad un attimo fa non credevano in voi e vi consideravano, o forse lo pensano ancora, dei mostri. Cosa dovete a questa gente? Sprecare il vostro potenziale per difendere queste pulci... è stomachevole. Voi avete il potere. E il potere è fatto per comandare ed elevarsi sopra tutti quei plebei. Potreste piegare al vostro volere i Pokémon Leggendari, schiavizzarli al vostro volere e fare ciò che volete! Che cosa vi blocca?”. Ghecis osservò ad uno ad uno i Guardiani presenti, aspettando chissà che reazione da parte loro. Ma i ragazzi erano immobili e silenti, mentre tentavano di metabolizzare tutte quelle parole che l’uomo, il loro nemico, aveva detto loro. Proprio quest’ultimo, al centro della fossa, alzò le braccia al cielo e iniziò a declamare altre parole di follia. “Ascoltatemi! Io vi ho mostrato la verità! Seguite i miei ideali e ribellatevi al dominio di quei falsi dei, idoli di gente stolta! Sfruttate il loro potere e portate l’umanità ad una nuova epoca! Ascoltate la mia voce: vi stanno mentendo! Solo voi siete in grado di dominare questo mondo, solo voi avete il potere!” sbraitò l’uomo, che orma sbavava dalla bocca.
“Certo che ne dici di cagate”. La voce di Kurai, seppur di basso tono e annoiata, riuscì a fendere l’aria e ad interrompere Ghecis, che trasportò i suoi occhi di brace fino a puntarli contro quelli azzurri del ragazzo. Il Guardiano fluttuava pigramente avvolto nelle sue tenebre, le braccia conserte al petto e l’espressione dura. “Cosa ti fa solo pensare che noi vogliamo darti ascolto? ‘Vi ho mostrato la verità’, quante balle! Sei solo un bastardo che pensa di avere il mondo in mano. Sai che ti dico? Io ci sputo sopra ai tuoi ideali!” ringhiò con la sua voce cavernosa e sdoppiata per via dell’Unione.
“Voi mi state sfidando?” grugnì Ghecis in modo minaccioso. I lati della sua bocca iniziavano a sanguinare.
“Non abbiamo altra scelta che opporci a te!” urlò Anneke, fiera nella sua forma Unita che la faceva sembrare una guerriera vera e propria, in quella sua strana e scintillante armatura. Si manteneva in equilibrio nell’aria compiendo poche movenze eleganti, come se fosse nata per quello. Il vero volto della Guardiana del Tempo.
“Io vi ucciderò tutti!” ansimò Ghecis.
“Questo è da vedere” rispose Rein, animato dal fuoco. Seir guardava l’orizzonte, pensierosa. Il tempo passava, era il momento del countdown.
‘L’acqua scorre...’
 

I bambini piangevano, abbracciati alle gambe delle loro madri, che a loro volta stringevano la mano, la spalla o il braccio dei mariti, in una muta discussione costituita da gesti. Le persone si guardavano attorno spaesate e gli anziani commentavano a mezza voce, tremante e rotta dal dolore, i loro sentimenti: quella non era più la loro città.
Tutto era crollato, vi erano solo polveri, macerie e crepe, profonde spaccature che attraversavano la terra e che avevano marcato persino la possente Torre di Arenipoli, in piedi per miracolo. Anche i dintorni della città erano stati trasfigurati: gli alberi erano crollati, la terra era smossa e aveva distrutto strade e percorsi... e il mare era sparito.
Corrado, in prima linea assieme alla Campionessa di Sinnoh, fissava l’orizzonte esterrefatto, scuotendo la testa di tanto in tanto, le lacrime che bollanti pungevano i suoi occhi. “Che cosa...” era solo riuscito a sussurrare, mentre cercava disperatamente di non crollare, anche se il tremore delle sue spalle tradiva la debolezza che provava. Vulcano osservava la schiena del giovane uomo e continuava a ripetersi che quello non era il suo migliore amico. Il Corrado che conosceva lui non si sarebbe arreso mai, avrebbe continuato a lottare anche a costo di farlo con le unghie e con i denti... ma forse quello era semplicemente troppo. La sua sorellina, l’unico membro della sua famiglia che era rimasto, stava combattendo per difenderli. Vulcano si sentì assalire da una profonda tristezza. Quante lacrime stava opprimendo il suo migliore amico? Quell’orgoglioso e taciturno ragazzo, che non riusciva a liberarsi ed esprimere le proprie preoccupazioni, angosce, paure e i pensieri più cupi nemmeno con lui, quando erano stati praticamente tirati su assieme... in quel momento si stava spezzando davanti ai suoi occhi e lui non poteva farci nulla.
Anche Camilla fissava l’orizzonte. ‘Questa è probabilmente una delle più grandi tragedie che la regione di Sinnoh abbia mai affrontato... credevo che con il Team Galassia avessimo toccato il fondo ma questo... questo è molto peggio”. Spostò i suoi occhi chiari lungo il popolo di Arenipoli, per poi riportarlo dove avrebbe dovuto esserci il mare. ‘Siamo nelle mani di quei ragazzi... forse andati a morire per noi... ci può essere destino più ingiusto?’.
“Aiutateli, vi prego!”. Una vocina acuta si era alzata dalla folla mormorante, che divenne silente. Una bambina, la stessa che aveva giocato con Seoyun, corse fino ad attaccarsi ad uno degli spuntoni che fuoriuscivano dal corpo di Giratina, sull’addome. Lo circondò con le esili braccia, tirando mentre gli occhi continuavano a lacrimare.
“Sì aiutateli!”, “Pokémon Leggendari, voi siete forti!”, “Per favore, per favore!”. Tutti i piccoli di Arenipoli erano corsi attorno ai vari Leggendari lì presenti e avevano iniziato a supplicare con le loro voci acerbe e gli occhi umidi e innocenti. Anche i Pokémon della foresta, udito quel pianto, iniziarono a correre e strepitare, unendo le loro voci a quelle dei bimbi. Tutti gli adulti e i Leggendari fissavano la scena stupiti e quasi affascinati da quello che stava avvenendo, quella sorta di preghiera che aveva unito i cuori di quelle piccole persone e dei Pokémon. Giratina fissò Corrado, seria e silenziosa.
“Aiutala, ti prego” sussurrò il Capopalestra lasciando sfuggire un paio di lacrime. La Leggendaria del Caos ruggì e tutti i Pokémon si lanciarono dove si trovavano i Guardiani, dal più mastodontico Leggendario al più piccolo degli esserini tascabili: tutti corsero sulla spiaggia prosciugata, forse incontro alla morte.
Corrado osservò tutto quello spettacolo di natura magica, ma appesantito dall’ansia e dalla paura che permeava quei secondi. Poi, come attratto o sospinto da una forza invisibile, iniziò a correre anche lui verso la fossa che si era creata al largo.
Correva verso l’acqua, che stava tornando indietro.
 

Bisognava essere obbiettivi su alcune cose: Ghecis aveva fatto davvero un ottimo lavoro. Gli attacchi dei Guardiani si infrangevano su barriere che spuntavano dal nulla e che rispedivano indietro il colpo, magari scomponendolo in più parti o deviandolo con potenza raddoppiata. Per tessere tutti quegli incantesimi e quelle rune antiche ci voleva molto tempo e molta concentrazione. Per quanti giorni era rimasto chiuso sotto il livello del mare a preparare quella trappola così finemente escogitata?
Gli scudi non erano poi tanti, ma erano resistenti e robusti, i Guardiani impiegavano una marea di tempo per spezzarne uno e mano a mano che i secondi passavano sentivano quasi a pelle l’acqua che si avvicinava, come se ci fosse stata una pressione che mano a mano si faceva sentire sempre più opprimente. Era come se riuscissero quasi a sentirne l’odore e il rumore, ma quest’ultimo era forse dato dallo scorrere furioso del loro sangue nelle vene, tanto intenso da risuonare all’interno dei loro condotti uditivi.
C’era fretta, c’era paura. Paura di non farcela, di fallire, di aver combattuto per arrivare solamente all’ennesimo punto morto, tanta paura da non permettersi neanche di respirare, in uno stato di apnea continua. Non avrebbero potuto sostenere anche quel colpo. Ayumi sapeva che perlomeno lei non lo avrebbe retto. Era così vicina...
“Attenzione!” urlò all’improvviso Anneke, indicando uno dei livelli di quella cupola difensiva che si era costruito Ghecis. L’uomo aveva disseminato delle trappole: Shiho aveva attaccato con del fuoco blu e quello scudo aveva assorbito la potenza di quest’ultimo, moltiplicandola e rispedendola ai mittenti sottoforma di raggio dalla dubbia esistenza.
Ayumi schivò una di quelle rifrazioni, le orecchie che fischiavano, il respiro pesante. Sentiva le urla, le imprecazioni e i gemiti di dolore dei suoi compagni attorno a lei, sapeva che erano sfiniti, tesi come corde e feriti nel corpo e nell’anima. In equilibrio nel vento fissava Ghecis, che si stava consumando sempre di più, ma nonostante questo continuava a ridere in modo sempre più pazzo e sguainato.
- Non ce la faremo mai a distruggere tutti gli scudi prima che l’onda si abbatta. Se l’onda si avvicina troppo alla costa è finita, siamo troppo lontani per poter fare qualcosa. Se non distruggiamo gli scudi, non possiamo fermare questo attacco. E se non gli poniamo termine, questo continuerà all’infinito finché non avrà distrutto il suo obbiettivo o forse addirittura oltre... -.
- Ayumi? -. Articuno era perplessa. Non riusciva a capire perché la sua Guardiana fosse ferma, nell’aria, a pensare. La battaglia imperversava e lei era ferma lì, immobile, a fissare colui che le aveva rovinato la vita.
- Io mi sono allenata, ho imparato a usare la mia forza nata dalla tragedia, so come fermarlo... Ma è davvero tutto inutile a questo punto? – chiese la ragazza, angosciata. Articuno non rispose, perché un ruggito squarciò l’aria.
“Giratina...!”. Solo l’urlo della Leggendaria del Caos, giunta per prima grazie ad Oscurotuffo, era riuscito a rompere un sigillo. Il grande drago nero piegava e spezzava la realtà a suo piacimento.
“Grande!” gioì Len, “Ora ne manca solo uno!”
“L’onda sta arrivando!” urlò in risposta Shirley, indicando l’orizzonte, dove la massa di liquido scuro di delineava in modo sempre più massiccio ed evidente. L’acqua avanzava, attirando gli sguardi dei presenti come una calamita.
A tutti morì il fiato in gola, facendo sprofondare quella gola nella sabbia in un silenzio immobile ed irreale. Perfino Ghecis non rideva, ma osservava ciò che aveva creato con un sorrisetto di scherno.
Ma due persone fissavano l’ultimo ostacolo che li separava dalla soluzione.
“L’onda è troppo vicina...” sussurrò Ayumi, chiudendo piano le palpebre e facendo calare così un velo scuro sul suo nemico. Quando li riaprì di scatto, fissava i suoi compagni. “Dobbiamo tornare indietro!” urlò.
“Cosa stai dicendo? Siamo così vicini!” rispose Kurai, sorpreso.
“L’acqua si sta avvicinando troppo in fretta! Se non ci allontaniamo adesso al massimo possiamo schivarla, ma investirà le persone e tutto ciò che avremo fatto fin ora sarà inutile!” spiegò la ragazza.
“Un grosso gruppo di persone e Pokémon che erano alla Fonte Saluto stanno venendo qui di corsa” li informò Giratina, la voce urgente.
“Dobbiamo tornare indietro o finirà male!”. Shiho diede ragione ad Ayumi.
“L’onda tornerà di nuovo, anche se la fermiamo!”fece notare Sharda, preoccupato come i Guardiani non l’avevano mai visto.
Ayumi stette in silenzio per qualche secondo. In quegli istanti, che altro non erano che minuscoli ticchettii, prese in mano la sua vita e fece una scelta, ignorando le sue paure e quello che avrebbe voluto. Era la cosa giusta da fare.
“L’onda si abbatterà su Ghecis e lo spazzerà via. Poi tornerà indietro e diventerà più potente. Più potere vuol dire più acqua, e di conseguenza più tempo. Tempo che occuperemo per disfarci di questi incantamenti... e finalmente finirà tutto”. N la stava fissando seriamente.
- Ti prego, non dire nulla... – supplicò Ayumi telepaticamente al ragazzo. Lui, dopo qualche istante annuì impercettibilmente, non riuscendo tuttavia a guardarla negli occhi.
Nel frattempo, gli altri rimuginavano sul da farsi. I pensieri occuparono qualche secondo. Poi il gruppo acconsentì.
“Va bene. Torniamo indietro!” esclamò Marisio. Tutti scattarono, rivolti verso Arenipoli, con l’onda alle calcagna. Nel furore generale, non si accorsero delle lacrime di Natural.
Perché lui sapeva cosa stava per succedere. Perché lui conosceva la natura di quell’ultimo ostacolo.
Solo in quattro lo avevano visto: lui, Ayumi, Pure e Fujiko, il giorno della morte di sua madre. Un’energia scura che separava il Guardiano dal Leggendario, sciogliendo i due corpi fusi. Non c’era modo di distruggerlo se non lanciandosi contro, e Ghecis avrebbe ucciso il Guardiano che avrebbe agito così, per poi ricreare velocemente quella malefica tecnica.
Ci voleva qualcuno che potesse attaccarlo... qualcuno che conoscesse i suoi trucchetti per riuscire ad aggirarli, qualcuno in grado di mettere in atto uno stratagemma per bloccarlo, così da dare loro una chance di vittoria che in quel momento appariva distante.
Volando velocemente verso la spiaggia, riflettevano.
 
“Non hai mai voluto uscire di qui?”. Cyrus si era voltato lentamente a fissarla, mentre stava in ginocchio con gli occhi fermamente chiusi, apparentemente concentrandosi.
“Dovresti seguire le mie indicazioni e basta. Niente domande” aveva risposto l’uomo. Ayumi, in risposta, aveva aperto gli occhi.
“Abbiamo un sacco di tempo qui. E ci sono delle cose che non capisco e che mi fanno riflettere, sfavorendo la mia concentrazione” aveva risposto. “I pensieri non sono sentimenti, non sono delle cose delle quali puoi liberarti”.
“Corretto. I sentimenti sono razionali tutt’al più, e puri. Tuttavia non comprendo la tua curiosità nei miei confronti” aveva risposto il maestro dopo qualche secondo di silenzio.
“Non c’è un vero motivo. So che tu volevi creare un universo privo di imperfezioni e che seguendo questo sogno alquanto... bizzarro, sei arrivato lontano, tanto da trascinare al tuo cospetto Dialga e Palkia con la Rossocatena, costringendo loro a creare il tuo nuovo mondo... senza sapere che loro ti stavano in realtà portando da Giratina, che ti scagliò qui. Ma non è impossibile uscire dal Caos Originale, o io stessa ne resterei bloccata qui, giusto? Cos’è che ti trattiene?” aveva chiesto l’albina.
Come al solito, l’uomo si prese del tempo per rispondere. “Per uscire dal nucleo che è il Caos Origine, bisogna sforzare la propria aura. Soltanto la propria, e non quella del posto. In quel caso sì, è possibile uscirne”. Si bloccò, fissando la ragazza attentamente. “Ma io non posso farlo. Giratina mi ha sigillato qui”.
“Come?”
“Con un... maleficio, se così vogliamo chiamarlo”
 
Ayumi si bloccò improvvisamente a mezz’aria, piegò le ali ed eseguì una virata in cielo in modo da girarsi di centottanta gradi. Diede poi qualche potente spinta con le grandi ali di Articuno per tornare indietro, il più velocemente possibile. Il vento le frustava il viso, talmente impetuosamente da impedirle quasi il respiro.
- Ayumi! Che stai facendo? – le chiese Articuno spaventata.
- Io posso fermarlo Articuno! Posso mettere la parola fine a questo scempio! E non lascerò che la paura e l’egoismo mi fermino! –
- Ayu... –
- No! Angeallen mi ha mandato da Cyrus perché imparassi! È questo il mio scopo nel mondo Articuno! Questo e questo soltanto!... Quindi appena sarà il momento, e lo capirai... va’ via. Ti prego -. Articuno non disse più nulla, limitandosi a far percepire alla sua Guardiana l’angoscia che sentiva in quel momento, mentre sfrecciavano verso Ghecis e verso quell’onda gigantesca.
Dietro di loro, i Guardiani si erano accorti dell’improvviso cambio di direzione dell’albina.
“Cosa sta facendo?” urlò Shiho, voltandosi di scatto.
“Ayumi!” aveva provato a richiamarla Shirley, ma l’altra era troppo lontana e non la sentiva. La Guardiana dello Specchio tese i muscoli, pronta a scattare ad una velocità supersonica conferitagli dalla Megaevoluzione di Latias, ma una voce la fermò.
“Aspettate!” N aveva il fiatone e si stava sgolando per farsi sentire da tutti, che si voltarono a guardarlo perplesso. “Non dobbiamo seguirla e non possiamo aiutarla! Lei ci sta salvando in questo momento, ma potrebbe avere dei ripensamenti se ci guardasse negli occhi!” spiegò frettolosamente.
“Si può sapere che diamine stai dicendo? È nostra amica! Non possiamo lasciarla indietro!” sbottò Seoyun, mentre le fiamme sulle sue ali divampavano più forti.
“Fidatevi! Lei è l’unica che può riuscirci, perché quell’ultimo scudo ci avrebbe impedito di sfruttare la forza del nostro Leggendario per alcuni istanti, rompendo addirittura l’Unione! Ci avrebbe uccisi tutti come... come ha fatto con mia madre. Ma Ayumi... abbiamo visto tutti cos’è capace di creare la sua aura... Non possiamo andare contro la sua decisione... e l’onda potrebbe arrivare comunque alla costa, la gente ha bisogno di noi!” continuò a cercare di convincerli il Guardiano dell’Aura.
Su alcune cose, però, anche lui aveva dei dubbi, e gli altri lo percepivano chiaramente. Tutti avevano paura, paura di lasciare la Guardiana dei Venti Gelidi sola contro quell’uomo che di umano sembrava avere ben poco.
“Ayumi è consapevole di quello che sta facendo. Lasciamola andare” disse infine Anneke. Giratina, al suo fianco, annuì.
Sharda sospirò. “Bene, allora. Guardiani, andiamo a proteggere quella gente” decretò, cercando di infrangere la titubanza generale, compresa la propria.
“A proposito di gente...” esalò Len, indicando un punto sufficientemente lontano verso la spiaggia. Gli altri si voltarono, appena in tempo per vedere la popolazione di Arenipoli raggiungerli il più velocemente possibile, scortati da dei guardinghi Leggendari. Davanti a loro, Corrado.
“Dov’è Ayumi?” chiese subito, il fiato corto.
“A sconfiggere il suo incubo personale” riassunse Kurai serio. Quando il ragazzo biondo trasalì e fece per muovere un passo avanti, in diversi gli sbarrarono la strada.
“Non ti azzardare. È pericoloso” gli ringhiò Seir.
“Nemmeno per noi è facile rimanere in disparte. Non ci resta che aspettare e sperare” concluse Marisio. Dopo qualche testardo tentavo, Corrado si arrese, limitandosi a guardare il gruppo di ragazzi che gli stava di fronte.
In tanti erano feriti. Len non aveva più l’occhio sinistro, e parte della faccia era sfigurata, Shirley aveva le braccia ricoperte di tagli e le mani ustionate, Marisio aveva un taglio su un fianco, Seoyun teneva il braccio sinistro mollemente abbandonato contro il fianco, come se non riuscisse a muoverlo, N si appoggiava su una sola gamba, con una piccola smorfia di dolore, Kurai aveva dei graffi in viso. Anneke e Shiho sembravano stare abbastanza bene, mentre Seir strizzava gli occhi come se fosse entrata della sabbia in essi e Rein aveva un taglio superficiale ma esteso sulla schiena. Sharda aveva solo un taglio sulla guancia destra, piuttosto profondo.
Corrado respirò profondamente, stringendo i pugni, mentre la sua mente elaborava una preghiera senza un destinatario preciso.
Vulcano gli mise una mano sulla spalla, mentre tutti i presenti spostavano i loro occhi verso il punto dove doveva trovarsi la giovane albina. Sui presenti alleggiava un irreale silenzio, neanche il vento osava esalare un fiato.
Persino l’aria sembrava trattenere il respiro.
 

Ayumi fissò le sue pupille in quelle del suo nemico. Sapeva cosa doveva fare, ma doveva essere veloce e discreta. Sfruttare tutto ciò che le era stato insegnato e... confidato.
 
“Che genere di maleficio?”
“Possiamo descriverlo come un invisibile e persistente campo di forza. Qualunque ipotetica azione alimentata dalla mia Aura verrebbe bloccata e riscagliata al mittente... io. Non posso produrre nessuna fonte di energia da me. Per questo l’uscita mi è impossibilitata: servirebbero le mie energie, senza prestiti da quelle del Caos Originale, ma se solo ci provassi, otterrei come effetto quello di ferirmi” spiegò Cyrus, con un tonno disinteressato.
Ayumi era rimasta in silenzio, a pensare. “Sai spiegarmi come ha fatto?” chiese infine.
L’uomo sbuffò. “Non è per questo che sei qui”.
“Io sono qui per imparare. Credo che... potrebbe tornarmi utile” disse solamente.
Cyrus non rispose per un po’. Infine scrollò le spalle. “Sta bene. Non sono affari miei, non mi interessa. Sono solo delle parole, ma ti risucchieranno un quantitativo di energia incredibile. Infine devi applicarglielo addosso”.
“Come “appiccicarglielo addosso?”, cosa intendi?”
“Entrare in contatto con l’obbiettivo, in qualche modo. Giratina mi ha attraversato, all’epoca”.
 
‘Grazie Cyrus. Volente o nolente, sei stato un aiuto prezioso’ pensò la ragazza, mentre abbassava lentamente le palpebre. “Eccoci qui, finalmente” sussurrò piano.
“Sei finalmente da sola Guardiana di Articuno. Hai mandato via i tuoi amichetti per tentare disperatamente di salvare loro la vita. Patetico. Non servirà a nulla”. Ghecis parlava con una voce spaventosamente roca e impastata. “Però, in un certo senso, me l’aspettavo. Proprio per questo voglio dirti una cosa... farti una proposta, per così dire. Non scherzavo prima quando vi dicevo che i Leggendari sono la vostra forza, ma la vostra rovina se li assecondate. Immaginavo che, tutti assieme, la vostra sarebbe stata una forte risposta negativa. Ma tu... tu puoi capire. Tu hai sofferto tanto e ti hanno sempre limitata”. La sua voce orribile aveva assunto una nota seducente e quasi melensa, ma l’albina era rimasta impassibile. “Te l’ho già detto, tu sei come me. So riconoscere l’oscurità di un’Aura... tu sei una portatrice dell’Aura Nera e in quanto tale parte della tua potenza consiste nell’usare le tecniche oscure... ma quei Leggendari non ti insegneranno mai tecniche così violente, giusto? Se ti unici a me potremmo farcela. Due potenti Aure Nere, per un nuovo mondo libero da quegli idoli!” concluse in tono concitato.
Si ritrovò poi ad aggrottare la fronte, quando vide Ayumi sorridere dolcemente, mentre scuoteva la testa. “Ti sbagli”. Alzò gli occhi. Pochi secondi, e l’onda li avrebbe travolti. ‘È il momento’. Tornò a guardare l’uomo, mentre si concentrava sulla sua interiorità.
Una scatola, divisa in due sezioni: energia pura e bianca, energia impura e nera come la pece. ‘È ora di calpestare questa scatola’. Ayumi si gettò a capofitto contro l’ultimo scudo di Ghecis, che si infranse trascinando via con la forza Articuno.
- Ayumi! –
- Allontanati, Articuno. È tutto apposto -. La voce della Guardiana era limpida, il suo cuore leggero. Articuno prese quota, per portarsi fuori dal raggio dell’onda. Pochi istanti mancavano, e lei sarebbe rimasta nel cielo, a volare in circolo, osservando.
Ayumi, davanti a Ghecis, sorrideva ancora. “Ti sbagli” ripeté. “Io non sono come te. Non sono un’Aura Nera”. Sotto lo sguardo stupito, quasi sconvolto ed estremamente rabbioso del suo nemico, pronunciò a bassa voce una serie di parole che aveva ripetuto ogni giorno da quando le aveva imparate, in attesa di quel momento. L’energia iniziò a defluire da lei e a formare un cerchio di energia scura attorno al suo corpo. Ormai la voce dell’acqua era vicinissima.
“Cosa...?!”
“Io sono un’Aura Impura”. E Ayumi lasciò che l’energia mirasse alla massa d’acqua che era ormai arrivata ad una manciata di metri da loro. L’albina fece diventare il liquido salmastro il suo strumento per ottenere il contatto per il suo sigillo.
Articuno, dall’alto, assistette ad uno spettacolo assurdo: il mare si stava ghiacciando, cosa sostanzialmente impossibile. Aveva assunto quello strano colore dei cristalli di neve che Ayumi, con il suo potere corrotto, evocava e aveva iniziato a muoversi in circolo, creando una specie di cono che, come un enorme serpente, si muoveva a spirale verso l’alto, terminando in una punta.
Anche da lontano, il gruppo di Guardiani, i Pokémon e gli Umani fissavano quello strano fenomeno rapiti ed intimoriti.
“BASTARDA!” aveva urlato Ghecis. Ayumi non ci fece caso, le palpebre che stavano a stento aperte.
‘Sono così stanca... me devo portare a termine ciò che ho iniziato... una volta per tutte’. Avrebbe voluto dire un’ultima cosa al suo nemico, la persona che le aveva rovinato la vita, colui che aveva fatto iniziare il suo incubo perenne... ma non aveva più la forza nemmeno di parlare.
Riuscì solo a spostare le braccia, indicanti il cielo sopra di sé, in direzione dell’uomo. Poi, mentre la sua maledizione sigillava per sempre quell’Aura Nera diabolica, ignorando grazie alla dirompente azione della forza dell’albina, dell’acqua e del maleficio di Ghecis stesso, ogni ipotetico scudo evocato frettolosamente da quest’ultimo, l’albina si accasciò per terra.
Il giaccio nero ricoprì quella zona come un’enorme cupola dalle alte e aguzze punte. Articuno si gettò verso dove aveva visto per l’ultima volta la sua Guardiana, cercando di raggiungerla, attaccando senza risparmiarsi per farsi spazio tra quel ghiaccio oscuro, non le importava dell’energia utilizzata: doveva ritrovare la ragazza... sentiva la sua presenza e la sua anima così flebile...
 

Le persone erano tornate a respirare solo per un istante. L’onda si era arrestata, Ayumi ce l’aveva fatta. Ma poi avevano notato l’inquietudine di Moltres e Zapdos e Seoyun e Len con loro. Quel sentimento proveniva da Articuno, dissero. E tutti seppero che era successo qualcosa all’albina.
“Quanto ha dovuto pagare?” chiese Anneke piano. Ma ancora una volta, era il silenzio a regnare sovrano e nessuno le rispose.
 

Ghecis stava arrancando piano verso la Guardiana immobile, ferito, acciaccato ed esausto, ma ancora vivo. Articuno, nel frattempo, era riuscita ad aprire una falla in quel ghiaccio scuro innaturale e proteggeva il corpo della ragazza, che immobile respirava a fatica.
“Hai fallito... sono sopravvissuto! MI SENTI? IO SONO IMBATTIBILE! STOLTA BASTARDA! IO SONO VIVO! HO VINTO IO!” e scagliò con le energie rimaste un attacco che raggiungesse e finisse Ayumi.
Attacco che Articuno era pronta a subire al posto di quella, o comunque a defletterlo o a contrastarlo.
Attacco che non arrivò mai.
L’energia dell’Aura di Ghecis non prese nemmeno una forma esterna, limitandosi a bruciarsi ed  eliminarsi all’interno nel corpo del suo padrone, procurandogli dolori lancinanti. “Come... COME?!” urlò quello contorcendosi e sputando sangue scuro. Accecato dalla rabbia provò a rialzarsi per fare del male fisicamente all’albina, sforzo assurdo considerando la Leggendaria che proteggeva il suo corpo. Finì malamente contro una parete di ghiaccio nero per una folata di vento evocata dal Miraggio Alato del ghiaccio, botta che comprese la testa e che gli fece perdere i sensi.
Articuno lo fece quasi senza pensarci. La sua mente analizzava gli eventi degli ultimi minuti, svoltesi davanti ai suoi occhi. Tuttavia non riusciva a crederci. Cosa era riuscita a fare la sua piccola Guardiana?
“Te... te l’ho fatta Ghecis”. Articuno abbassò la testa quando Ayumi disse quelle parole quasi inudibili, un sorriso appena accennato sulle labbra e gli occhi aperti di pochi millimetri. Poi la ragazza si immobilizzò del tutto, senza rispondere alle chiamate spaventate della sua Leggendaria. Il ghiaccio nero iniziò a sciogliersi.
Articuno, in preda all’ansia, non sapeva cosa fare. Ayumi stava morendo e lei era intrappolata lì, in mezzo al mare che si stava rianimando. Ma proprio in quell’istante, nel terreno sotto Articuno, l’albina e l’uomo si aprì un portale azzurro.
“Angeallen” pensò Articuno con un po’ di sollievo. Tuttavia, ancora non se la sentiva di tirare il fiato.
 

Angeallen aveva cantato, all’improvviso, spezzando quel secondi silenzio e cantando, era svanito. Giratina aveva preso a parlare. “Ayumi, Articuno e Ghecis sono stati portati nel Paradiso Parallelo. Il ghiaccio nero di Ayumi si sta sciogliendo e il mare tornerà indietro. Accompagnate l’acqua in modo che non faccia danni e sarà finalmente finita. Io porterò Ghecis dove non potrà mai più uscire” disse.
“Ma come sta Ayumi? Sopravvivrà?” chiese Shirley subito, precedendo chiunque, compreso il fratello della ragazza che sembrava aver perso la voce.
“...attendete qui. Appena sapremo... beh, in qualche modo vi informeremo. Curate le vostre ferite e... sperate. È tutto ciò che ci resta da fare”.
Giratina svanì e i Guardiani si misero al lavoro per portare il mare alla normalità il mare, nella speranza di distrarsi almeno per qualche istante da quell’angoscia che divorava loro l’aria nei polmoni.
 

Giratina era apparsa per qualche secondo nel Paradiso Parallelo, aveva preso Ghecis ed era svanita nel suo mondo, senza guardare nessuno. Voleva finirla al più presto. Mentre l’uomo riprendeva i sensi, si inabissò nel Caos Originale.
“Qui è dove starai rinchiuso per il resto dei tuoi giorni, uomo malvagio” disse con disprezzo la Leggendaria del Caos.
“Cosa significa tutto ciò, Giratina?”. La voce fredda di Cyrus si fece udire appena prima dell’apparizione effettiva del non più unico abitante del Caos Originale.
“Questo luogo è come un carcere. Pertanto quest’uomo starà qui come te, per l’eternità” rispose la Leggendaria, per poi svanire.
Cyrus fissò il nuovo arrivato, che ancora doveva abituarsi all’enorme energia di quel luogo. Emanava una rabbia e un odio talmente intensi da stomacarlo. “Tu... stai rovinando la perfezione di questo luogo” sibilò con voce fredda, avanzando di un passo. “Questo luogo è il mio mondo perfetto... e non ti permetterò di sporcarlo”.
 

_Paradiso Parallelo_
 

Arceus, naturalmente, sapeva ciò che era accaduto. Lo aveva osservato dal Paradiso Parallelo. E immaginava che nemmeno i fiori della sua dimensione, seppur fatti di energia pura, avrebbero guarito e salvato Ayumi.
“Angeallen... è davvero finita?” chiese il Pokémon Primevo, esitando.
“Non è detto. Potrebbe salvarsi... ma solo se lo vuole”. Sia Arceus che Articuno guardarono il Leggendario dell’Estremo Confine attenti. “Ayumi attualmente è un bilico su un filo... o meglio, un labirinto di fili invisibili. Non sa cosa fare, non sa da che parte andare. Io la sto tenendo in vita... finché lei sceglierà. Se vorrà vivere, vivrà”.
“Perché non salvarla adesso?” chiese Articuno.
“Lei deve scegliere cosa fare. E voglio permetterle anche di fare una cosa che tempo fa dovetti negarle”.
“Ossia?” chiese ancora Arceus.
 
“Parlare con sua madre”
 
Angolino nascosto nell’ombra
Dai non ci ho messo neanche i secoli, sto giro.
Buongiornoseramattina. Questo dovrebbe essere il capitolo culmine, dove tutto si spiega, la chiusura del cerchio, la punta di diamante...
...e, naturalmente, mi fa schifo. Non tutto-tutto, ma una buona parte. Comunque non mi piace come vorrei.
Uffa.
Allora. Il titolo del capitolo, Apnea, mi piace... e dovrebbe indicare tutta l’ansia del capitolo, che è basato nell’insieme sul ‘fiato sospeso’. Che poi il titolo si sia rivelato inadeguato, è un altro discorso. Sigh.
Ayumi è stata dunque alla base di tutto perché Ghecis pensava che lei fosse come lui, un’Aura Nera. Ricordo che molti pochi sanno delle Aure Impure. ...lo avevo detto vero? Mah. Comunque, Ghecis è pazzo. Nella sua mente distorta, voleva fare in modo che la vita di Ayumi fosse un inferno per via dei Leggendari per poi “indicarle la via” e cambiare il mondo, o ammazzare tutti.
Dall’inizio della storia, è tutta una sua macchinazione. Perché trovarsi un sano hobby non si può.
Come avevate già indovinato (Ciao Spartaco ahahahaha), Ayumi parlerà con sua madre, Mary.
E come molti di voi avevano teorizzato, la storia è giunta al temine. Questo è infatti il penultimo capitolo. Il prossimo è l’ultimo e poi ci sarà l’epilogo.
Ma! La storia avrà (forse) uno spin-off con protagonista Fujiko (così anche chi muore si rivede AHAHAHAHAAH lo so, non fa ridere), se riesco a far venire fuori qualcosa di decente. Ma! (again) Avrà anche un sequel. Che chissà quando arriverà.
Spero di non rendere il finale scontato e spero che ‘sta roba vi sia piaciuta.
Alla prossima.
P.S.: Tutte le volte ho l’ansia di non superare le sette pagine, e poi ne scrivo 10/12. Ho qualche problema a riguardo, rido.
 
Aura_
  
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