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Autore: Lione94    28/02/2017    1 recensioni
Danases è un mondo fantastico popolato da Elfi, Draghi, Nani e altre creature magiche, sull'orlo del caos.
La protagonista della nostra storia è Elien, una semplice mezz'elfa che vive nella foresta di Elwyn nel profondo nord del paese. Sono dieci lunghi anni che si nasconde, ma non può sfuggire a ciò che è.
Quando i fantasmi del passato torneranno a farle visita e l'ombra della minaccia di una guerra distruttiva tra Elfi e Draghi si allungherà sul suo mondo allora sarà costretta a lasciare il suo nascondiglio e a intraprendere un lungo viaggio che la porterà a compiere il suo Destino...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18. Il nostro cuore


Aprii gli occhi.
Ero perfettamente sola nel mezzo di un luogo sconfinato, o almeno immaginavo che lo fosse perché ero immersa in una fitta nebbia che non lasciava intravedere dove mi trovassi.
Nessun rumore mi disturbava e la mia mente vagava libera, anche se a volte un debole fruscio proveniente da chissà dove interrompeva i miei pensieri e mi ricordava che la mia coscienza era ancora ancorata al mio corpo, sdraiato per terra.
Mi alzai in piedi, rendendomi conto che indossavo un lungo abito regale, dalle lunghe maniche, che aderiva al mio corpo, dal colore rosato e con degli strani ricami dorati che si disegnavano lungo tutta la gonna.
Mi toccai la testa e la corona d’argento era lì sopra. Quando mi accorsi di lei iniziò a rispendere, e la sua luce viva rischiarò la nebbia e mi ritrovai, non me lo sarei mai aspettato, nella radura della foresta di Elwyn dove avevo per tanti anni vissuto.
Che cosa ci facevo lì?
Ero in mezzo alla battaglia e poi... Forse ero davvero una regina e il mio viaggio era stato solo un brutto sogno...
Oppure ero...
Un piccolo suono musicale proveniente dall’alto attirò la mia attenzione. Notai che il mio orecchio destro era guarito, riuscivo nuovamente a sentire.
Alzai gli al cielo: non era più nero ma di un azzurro limpido.
Uno splendido uccello dalle piume d’oro e color fuoco volteggiava sopra di me, emettendo suoni bassi e musicali.
« Non trovi che sia un uccello meraviglioso, la fenice? » trillò una voce « Incarna i sentimenti degli elfi e degli umani ».
Mia madre veniva verso di me, trascinandosi dietro il lungo vestito che portava. Aveva una gonna ampissima, anch'essa ricamata con gli stessi disegni che correvano lungo il mio abito. Sospettavo fosse la moda dei regnanti di Danases dato che era già più volte che li vedevo. I suoi capelli erano legati all’indietro, in un’alta coda di cavallo, lasciando scoperto il volto dall’aria radiosa. I suoi occhi brillavano di uno strano luccichio. Tra le braccia portava un uovo rosso.
« Sei stata davvero coraggiosa, Elien. Sono veramente orgogliosa di te! ».  
Raene mi abbracciò, facendo attenzione a non fare cadere l’uovo. Gli abiti frusciarono al nostro movimento.
Ricambiai dubbiosa l’abbraccio di mia madre.
Non capivo davvero che cosa stava succedento..
« Tu sei morta » affermai sciogliendo la stretta e guardando negli occhi Raene.
Lei annuì, tranquilla.
Solo allora osai pronunciare il mio pensiero.
« Sono morta anch’io, madre? ».   
Raene mi guardò, sospirando: « Sì e no ».  
Sgranai gli occhi.
« Ma come posso essere sia viva… sia morta? » le domandai stupita.  
« Siamo in un ricordo, Elien. E nei ricordi nessuno esiste o è morto veramente ». 
Ero sempre più meravigliata.
« Un ricordo?
»
« Un ricordo » confermò Raene.
« Il ricordo di chi? ».
« Il tuo ricordo ».
« Allora la fenice è… ».  
« …il ricordo del tuo amore… sì ».
Guardai la bellissima fenice dalle piume color fuoco, che volteggiava sopra di noi. All’improvviso ci fu una fiammata e vidi che, ai miei piedi, c’era un mucchietto di cenere dove cinguettava sommessa una fenice neonata.
Allora guardai cosa teneva tra le braccia la madre.
« E l'uovo?».  
« Questo » spiegò Raene « E' il ricordo di Daelyshia ».  
« Chi è che mi ricorda così intensamente da tenermi in vita? »
« Lo sai già ».
Ed era vero.
Lo sapevo che era Menfys.
Guardai di nuovo l’uovo di Daelyshia e poi, una domanda mi affiorò sulle labbra, forse la più importante: « Madre, perché mi trovo qui? ».  
« Sei stata tu a venire » Raene s’inginocchiò e raccolse con una mano la fenice cinguettante da terra « Un drago ti ha colpita con una fiammata, e così tu stavi per andare… avanti… ma la corona ti ha portato qui per fare in un modo che ancora una speranza viva in te ».
« Avanti? ».  
« Sì, stavi per morire ».
Ripensai alla fiammata e al dolore intenso provato: una sofferenza atroce.
« Come può la corona avermi salvata ad un passo dalla morte?! » 
Se non fosse stato per quel diadema, adesso chissà dove potevo essere!
« Ascoltami Elien… La corona, quando ha le tre pietre incastonate dentro di sé, ha un potere inimmaginabile… »  Raene si alzò in piedi e lanciò in aria la fenice che, ritrasformandosi in un grande e splendente uccello, prese il volo « …così potente che può salvarti anche dalla morte ».
« Quindi chi la possiede... vive in eterno? ».  
« No, la corona sa quando è arrivato il… tramonto di una persona… ».  
« Allora non era ancora il mio momento » affermai.
Raene annuì.  
« E tu, madre? Era giunto il tuo momento? Perché? ».  
Lei sgranò gli occhi, stupita da quella domanda.  
« Se io non fossi andata avanti il tuo Destino non si sarebbe mai compiuto, così era stato scritto dai Grandi Spiriti
»
Sospirai e lei mi fece un sorriso triste.
«
E adesso? »
« Dato che non era il tuo momento la corona ti concede una scelta: vuoi venire avanti con me, o tornare su Danases?».  
« Se tornerò su Danases, dove andrà la fenice… il mio amore? ».  
« Ritornerà dentro di te » Raene sorrise « Anche Daelyshia ritornerà con te. Tutto tornerà com'era prima
».
Capii che il suo prima si riferiva a un momento ben preciso che era quando avevo ucciso quel sbaglio quel drago, dando il via a una serie di eventi che avevano portato Danases sull'orlo della distruzione. Finalmente sarebbe tornata la pace tra le razze e il mondo avrebbe prosperato.
All’improvviso mi ritrovai a pensare a Mavina e a Wisp.
Raene mi lanciò un'occhiata profonda, intuendo i miei pensieri.
« Mi dispiace Elien, ma i morti non tornano indietro. Però...
». 
Mosse una mano e i miei due amici comparvero improvvisamente davanti a me.
Wisp non era enorme come l’avevo visto l’ultima volta ma era di nuovo piccolo e mi saltò tra le braccia correndo. Lo strinsi stretto al mio petto, ridendo e piangendo insieme. Invece Mavina era come sempre, i suoi capelli ricci, i suoi occhi castani, il suo volto tondo… erano perfettamente come la ricordavo, anche la piccola sciarpa azzurra che portava attorno al collo.
« Elien » si avvicinò e poggiò una mano sulla mia guancia « Prenditi cura di Cearly ».
« Mavina mi dispiace… ».
Le lacrime chi mi rigavano copiose il volto bagnarono la sua mano.
« Elien, io sono viva qui » poggiò la mano sul mio cuore « E se tu non mi dimenticherai, sarò con te per sempre».
« Non lo farò! ».
I due scomparvero d'improvviso com'erano apparsi, le mie braccia che prima stringevano Wisp erano vuote.
Alzi gli occhi e incontrai lo sguardo dolce di mia madre.
Un terribile ma, reale pensiero, mi attraversò la mente.  
« Non ti rivedrò mai più, vero? ».  
« Purtroppo no, Elien… ma tu lo sai che io sarò sempre con te, ovunque tu vada ».
Raene segnò il mio petto, come aveva fatto poco prima Mavina.
Abbracciai mia madre mentre le lacrime continuavano a uscire.
« Non piangere Elien. Se di notte alzerai gli occhi al cielo non mi perderai » disse seria Raene, asciugandomi le guance e dandomi un bacio. Sentii il suo calore, il calore di una madre. « Sarò la stella più luminosa per te, il tuo spirito guida ».
Poi la nebbia calò nuovamente e mi ritrovai sola.
« Madre!
»
« Adesso svegliati » mormorò la sua voce, lontana « Danases aspetta ».



Non ricordo molto di quel giorno, ma molti elfi ancora oggi testimoniano, certi, di aver visto la fiammata del drago colpirmi alla schiena e, con occhi persi nel vuoto, cadere a terra, insieme a Daelyshia. E durante gli attimi del mio svenimento, giurano di aver visto l’Arcobaleno degli Spiriti esplodere nel cielo e la regina Raene comparire vicino a me.
Raccontano poi, ancora stupiti, che mentre si inginocchiavano a terra, la regina aveva raccolto la pietra dell'Aria e l'aveva inserita nella corona, dandole un nuovo bagliore e alla vita una nuova speranza.
Poi Raene, intonando la Canzone degli Spiriti,
sotto gli sguardi infuocati dei draghi e accompagnata dal mormorio di tutti gli elfi, aveva posato la corona d’argento sulla mia testa e poi aveva sfiorato Daelyshia con un leggero tocca.
Tutti coloro che erano presenti, infine, giurano, con ardore, di aver sentito una musica ultraterrena invadergli i cuori di tutti e di aver visto l’Arcobaleno degli Spiriti avvolgere me e Daelyshia, in un turbine di colori.
Quando si ritirò e scomparve, videro Raene sorridere e scomparire, mentre io ero in piedi e mi guardavo intorno per la prima volta con occhi nuovi: ero un'elfa e la regina di Danases.
Elien della stirpe dei Rugiada.
E così iniziò la mia nuova vita.




Nda: Ricordate quando all'inizio ho scritto che nella mia storia erano comprese citazioni delle mia saghe fantasy preferite? Ovviamente questo capitolo (ad esclusione dell'ultima parte) è una grandissima citazione ad una delle saghe che più amo in assoluto! <3 Riuscite a riconoscere qual é? :) 

  
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