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Autore: Crybaby    02/03/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance

4.
 

E adesso?
Scartata l'idea di controllare dei registri inesistenti, cosa mi restava da fare?
In effetti, conoscere uno per uno tutti gli orfani che vivevano lì non era un piano malvagio. Sarebbe stato lungo, certo, ma in fondo la mia missione non aveva un limite di tempo... Però, pensandoci bene, nemmeno quella sarebbe stata una soluzione ideale. Se mi fossi messo a socializzare con tutti e a fare domande disparate, avrei certamente destato sospetti sulle mie vere intenzioni...
Inevitabilmente ripensai al mio borsone, e fui colto da un dubbio. E se il Mascheratore avesse già iniziato a sospettare qualcosa e fosse andato a rovistare tra le mie cose mentre ero ancora in mensa?
Era un'ipotesi ridicola, ma dovevo verificarla!
-Signorina Hiromi, mi scusi, dov'è che quella ragazza, Yori, ha portato il mio bagaglio?- chiesi, tutto d'un fiato.
-Nel dormitorio, ovviamente! Desideri fare un sonnellino?
-Più o meno. Dove posso trovarlo?
-È al secondo piano, dietro la prima porta che vedi! Non puoi sbagliare, angelo!
-Grazie mille!
Cercando di non attirare troppo l'attenzione salii le scale più in fretta che potei, trovai la porta che mi era stata indicata, e bussai.
-C'è nessuno? ...pare di no.
Aprii la porta. Il dormitorio era in realtà una stanza lunga e un po' strettina, con una sola finestra sulla parete in fondo e ben quattro armadi che quasi la nascondevano completamente. A occhio vidi almeno una ventina di letti, divisi in due file, ognuno con sopra o accanto sul pavimento uno zaino o una valigia piena di vestiti, e posizionati in modo che tra un letto e l'altro ci fosse spazio appena per far passare una persona sola alla volta.
Temo che non sarà facile abituarsi a dormire qui...
Percorsi la stanza a piccoli passi, guardando a destra e a sinistra con attenzione; poi, arrivato in fondo, ripetei la cosa nel senso inverso, e finalmente trovai il mio letto: si trovava proprio dietro la porta da cui ero entrato, nascosto in un angolo.
Senza perdere altro tempo aprii il borsone e ci ficcai dentro la testa.

Vediamo... Vestiti di ricambio, carta e penna per gli appunti, le mie “armi segrete”... Tutto è come l’avevo lasciato, meno mal... !
In quel momento la porta si riaprì, colpendomi in pieno le natiche. Veloce richiusi il borsone e mi girai, ritrovandosi davanti ad un bambino che, non appena mi vide, assunse un'aria prima spaventata e poi arrabbiata.
-E tu che ci fai qua? -mi disse, alzando un braccio come per proteggere qualcuno.
-Io... Stavo solo controllando il mio bagaglio...
-Nei dormitori si può entrare solo per dormire, lo dice la parola stessa! Se non hai altro da fare qui, gradirei che te ne andassi! La mia sorellina deve riposare!
Mi sporsi leggermente, e solo in quel momento mi accorsi che nascosta dietro la sua schiena si nascondeva una bambina alta la metà di lui.
-V-va bene, esco...
Forse rendendosi conto di essere stato un po' troppo brusco il ragazzino sembrò rilassarsi, ed abbozzò un sorriso.
-Ti ringrazio.
Mentre riaprivo la porta per uscire lo osservai meglio, mentre aiutava la sorellina a salire sul letto accanto al mio. Non si assomigliavano poi tanto, ad essere sinceri: lui, fisicamente simile ad Isoka, aveva il viso squadrato, gli occhi castani e i capelli neri rasati a zero, mentre lei, minuta ma paffutella, con quei grandi occhioni blu e quei riccioli biondi assomigliava ad una bambola. L' unica cosa che li accomunava era il fatto che indossassero al polso un identico braccialetto dorato.
-Ti disturbo un secondo solo. Posso... Posso sapere come ti chiami?
-Certo. Il mio nome è Nao, e lei invece è Naoki.
-Felice di conoscervi! Io sono...
-Choji, lo sappiamo benissimo. Ce l’hai detto a pranzo, ricordi?
-Giusto, che smemorato! ...beh, vi lascio soli. Ciao!
Salutai aprendo e chiudendo la mano destra, e mentre uscii, notai con la coda dell’occhio che la piccola aveva imitato il mio gesto.
Avevo appena chiuso la porta alle mie spalle, quando mi venne in mente un piccolo dubbio.
-Scusami, Nao- dissi riaffacciandomi -tu però non stai dormend…
-Ho il permesso per stare con lei! FUORI!
 

-Ehilà, Choji! Come andiamo?
Avevo appena richiuso la porta, che dalle scale vidi arrivare Iwao insieme al suo gruppo di amici.
-Allora, ti senti già a casa? Io e la mia banda stavamo per tuffarci nella nostra attività preferita, ti va di unirci a noi?
Feci per acconsentire... Ma in quell'istante mi venne una bella idea.
-Posso farti una domanda, Iwao?
-Chiedi pure!
-Tu da quanto tempo vivi qui?
-Da quanto tempo, dici? Fammi pensare...
Iwao si guardò le dita delle mani, come per contare, ma poi diede una rapida occhiata agli amici dietro di lui e ci rinunciò.
-Da parecchio, perché ti interessa?
-Beh... a dire il vero non mi sono ancora ambientato del tutto. Così, stavo pensando di chiedere a qualcuno di farmi visitare meglio l’orfanotrofiOW!
Mi aveva dato una pacca sulla spalla così potente che per poco non ero crollato in ginocchio...
-Ah ah ah ah! Ti sei rivolto alla persona giusta, amico! Ragazzi, cominciate pure senza di me! Io accompagno Choji a fare un tour guidato e gratuito dell’orfanotrofio! Ci vediamo dopo!
Mentre salutava il suo gruppo, Iwao mi avvolse un braccio intorno alle spalle e mi fece girare su me stesso di centottanta gradi, per poi accompagnarmi passo dopo passo dove voleva che andassimo.
Mi sentii un po' a disagio per tutta quella confidenza eccessiva, ma tutto sommato non potevo lamentarmi. Iwao mi sembrava un tipo simpatico, ed ero contento di sapere che anche lui mi aveva preso subito in simpatia.
Inoltre, grazie a lui stavo per visitare nel dettaglio l'edificio in cui era stato commesso quell'omicidio, senza essere costretto invece ad esplorarlo di nascosto. Cosa potevo chiedere di più?
-Questo è il dormitorio dei maschi- esordì Iwao con fare solenne, indicandomi la porta che già conoscevo -e dietro la porta accanto c’è quello delle femmine. Purtroppo tra i due dormitori c’è un muro spessissimo, quindi non t’illudere di riuscire a farci un buco per sbirciare! Da quest’altra parte invece ci sono i bagni. Anche qui, uno è per i maschi e uno per le femmine. Mi raccomando, non confonderti! L’ultimo che è entrato nel bagno sbagliato ha ricevuto una bastonata sulle mani che ricorderà per tutta la vita!
Feci appena in tempo a deglutire al pensiero di quel poveretto che Iwao mi stava già spingendo in fondo al corridoio, dove mi indicò una striscia gialla dipinta sul pavimento oltre la quale cominciava una scala a chiocciola.
-Devi fare molta attenzione anche a non superare questo confine... nemmeno con la testa!- aggiunse tirandomi indietro per la maglietta, non appena mi sporsi per vedere cosa ci fosse in cima alle scale -di sopra ci sono le stanze della Signorina Hiromi e della Signorina Azumi!
-Intendi... quelle due torri che ho visto sul tetto?
-Sì, proprio quelle! Ti immagini che bello, avere una torre tutta per te? Ad ogni modo, per noi è severamente vietato entrarci. Se proprio hai bisogno di parlarci, allora devi tirare questa corda e aspettare che scendano.
Così dicendo Iwao mi fece vedere una corda che pendeva da un buco nel soffitto, simile a quella che la Signorina Azumi aveva tirato per annunciare il mio arrivo.
Parlando delle due signore, mi sorse spontanea una domanda.
-Ci sono altri adulti qui, oltre a loro due?
-No, tranquillo! A parte loro, non ci sono altri adulti!

Quindi a mandare avanti l'orfanotrofio ci pensano soltanto le due Signorine e quella Yori, mi sembra incredib...
In quella, Iwao strinse ancora di più il braccio sulle mie spalle. Mi sentii quasi scoppiare dal caldo, avvolto com'ero nella manica della sua felpa.
-E se ti comporterai bene, non ci sarà proprio nessuno di cui dovrai preoccuparti.
Mi rivolse un occhiolino, dopodiché si staccò da me e iniziò a marciare nella direzione opposta facendomi segno di seguirlo.
-Bene, la parte noiosa del tour è terminata! Da qui in poi è tutto divertimento!
 

Lo seguii a ruota al piano inferiore. Anche qui trovai un corridoio, ma con tre porte invece che due. Iwao si fermò davanti alla porta più vicina, e con un cenno della testa mi invitò a leggere il cartello che vi era appeso. Era una placca di metallo, su cui erano incise le parole "Aula di musica". E su cui vi era anche appiccicato un foglietto, con su scritto a mano "e lettura".
-Posso entrare?- domandai.
-Devi entrare!
Abbassai la maniglia, e appena dischiusi la porta una violenta ventata mi investì in pieno spingendomi all'indietro.
-LA PORTAAA!!!-mi sentii gridare da praticamente tutto l’edificio.
Strinsi i denti ed avanzai un passo alla volta, fino a che non riuscii a raggiungere la stanza e a chiudermici dentro per scoprire l'origine di quella specie di onda d'urto: altro non era che il suono prodotto da una batteria percossa da una ragazzo che aveva l'aria di divertirsi moltissimo.
-Che razza di aula è questa?
-Non hai letto il cartello fuori? Qui si suona o si legge! Prendi uno strumento e scatenati!
Sistemati per terra alla rinfusa c'erano un sacco di altri strumenti musicali, ma non solo. Nella metà sinistra dell'aula vidi anche tante pile di libri, ma nessuno impegnato a leggerli. Non fu difficile capire il motivo!
-Un... Un’altra volta, magari... Ciao...
Uscii dall'aula, e con me anche il rumoraccio della batteria che fece di nuovo tremare tutto l'orfanotrofio.
-CHIUDETE LA PORTAAA!!!
Dando fondo alla forza delle mie braccia riuscii nell’impresa.
Mi girai verso Iwao, e lo ritrovai a rotolarsi sul pavimento e a tenersi la pancia in preda a una crisi di ridarella.
-Iwao?
-Ahhhhhahah!... Uuuuhuhuhuh!...
-Iwao!
-Eh? Ah, certo, scusa! Mi era tornata in mente una cosa... continuiamo il tour. Di qua c’è l’aula dedicata all’arte.
Proseguimmo verso la seconda porta, che come la precedente aveva un fogliettino appeso sotto la targa di metallo. In tutto si leggeva: "Aula di pittura - e modellismo".
Questa stanza era molto più affollata dell'altra, ma anche molto meno rumorosa. Da una parte, due ragazze erano concentrate a disegnare su una tela un paesaggio; dall'altra, per terra, quattro bambini stavano ritagliando delle finestrelle su una grande scatola di cartone capovolta. Furono questi ultimi ad incuriosirmi di più.
-Salve!- li salutai -qui cosa fate di bello?
-Stiamo allestendo uno spettacolo in onore della Signorina Azumi! Ti va di vedere un'anteprima?
-Volentieri!
Mi sedetti vicino a loro, a gambe incrociate, e li guardai mentre avvicinavano altri due scatoloni su cui avevano disegnato degli alberi.
Il pensiero di me, ragazzone grande e grosso, seduto lì per terra, ad assistere a una scenetta di pupazzi fatta da dei bambini, inevitabilmente mi fece sorridere ed arrossire per quanto era buffo.
-Allora- cominciò uno dei bambini, allargando le braccia per farmi notare la scatola al centro -questo è il nostro orfanotrofio con tutti noi dentro. Ci vedi?
Mi sporsi per guardare meglio, e effettivamente notai che dentro alla scatola c'erano dei piccoli omini fatti con filo di ferro e cotone.
-Tutto intorno invece c’è la foresta. Sembra pacifica come sempre, ma...
A un cenno del "presentatore", i suoi amici sollevarono gli scatoloni con su disegnati gli alberi per rivelare almeno una dozzina di pupazzi a forma di mostri colorati. I bambini avevano fatto indossare ad ognuno un pezzo di stoffa ritagliata, che molto vagamente mi ricordava un giubbotto da chunin...
-Ecco che arrivano i mostri ninja!
-Con le loro brutte armi e le loro brutte facce e la loro brutta guerra!
-Stanno per calpestarci e distruggerci, ma poi...
-Ma poi... Dal nulla interviene la nostra eroina!
Da dietro la schiena il bimbo tirò fuori e indossò sulla mano un burattino bianco con le sembianze di una donna anziana ma battagliera armata di bastone, con il quale cominciò a colpire sulla testa i "mostri ninja"...
-La Signorina Azumi mette in riga tutti a colpi di bastonate e li costringe a tornare da dove sono arrivati...
-...e noi non dovremo più aver paura della guerra, perché la Signorina Azumi le fermerà tutte e ci proteggerà sempre!
I quattro bambini gridarono un "hip hip urrà" e fecero un inchino.
Ad essere onesto, in quanto a scenografia e trama non mi era sembrato un granché come spettacolo... Ma in fondo chi ero io per giudicare, se l'unica cosa che sono bravo a costruire è una torre di bistecche?
-È tutto fatto molto bene, complimenti!
-Dici davvero? Purtroppo non abbiamo più tanti colori come una volta, e quelli che fanno pittura non vogliono prestarci i loro!
Mi voltai a guardare le due ragazze che stavano dipingendo. Al contrario loro non si girarono, ma ero certo che avessero ascoltato. Mi rialzai e mi avvicinati a una di loro.
-Bel disegno.
-Grazie. Tieni giù le mani- aggiunse, secca, prima ancora che riuscissi a prendere in mano un tubetto di colore -io non ho intenzione di colorare qualcosa che rappresenti la guerra, anche se è “a lieto fine”. La Signorina Azumi in persona ci ha detto più volte che dobbiamo dimenticare il passato, e io sono pienamente d’accordo. Tutto quello che desidero è poter vivere il resto della mia vita in pac…
In quella, il baccano infernale proveniente dalla stanza accanto fece tremare la mano della ragazza, che senza impedirlo rovinò il paesaggio disegnandoci sopra uno scarabocchio astratto.
-CHIUDETE QUELLA PORTAAA!!!
-Passiamo alla prossima aula, che è meglio- mi sussurrò Iwao in un orecchio, tirandomi indietro per un braccio.
Insieme uscimmo e ci fermammo davanti alla terza e ultima porta.

“Aula di grammatica… e palestra”?! Questa la voglio proprio vedere!
Incuriosito, aprii la porta senza esitazione...
-Attenzione là fuori!
...e mi ritrovai spiaccicata in faccia una durissima sfera arancione.
-Oh cielo!- gridò Iwao -Choji stai bene?
Con entrambe le mani mi staccati quella cosa di dosso, e scoprii che si trattava semplicemente di un pallone da basket.
-...sì, tranquillo, la mia faccia ha attutito il colpo...
-Per favore, ci ridai la palla? È l’unica che abbiamo!
Ripassai il pallone a chi me l'aveva chiesto, e guardai dentro con circospezione. Quella stanza avrebbe potuto benissimo essere scambiata per una vera aula, a differenza delle altre due: una lavagna era appesa al muro, e dappertutto c'erano banchi e sedie... solo che questi ultimi erano addossati alle pareti, per fare spazio al centro a sei ragazzi che giocavano a una specie di calcetto.
-Che cosa si fa esattamente in quest’aula, Iwao?
-Ufficialmente, qui è dove la Signorina Hiromi insegna ai più piccoli a leggere, scrivere e contare. Tu sai già leggere, scrivere e contare?
-Certo che lo so!
-Perfetto, allora non ci sarà bisogno di rimettere a posto i banchi per farti una lezione privata. Fino a nuovo ordine, siamo tutti liberi di usare quest’aula per giocare a pallone!
Proprio in quel momento qualcuno tirò alla palla un calcio così alto che rischiò di abbattere una lampadina.
-Non sarebbe più comodo... giocare all’aperto?
-E rischiare di perdere l’unica palla che abbiamo? Credimi, qui dentro è molto più sicuro!
Uscimmo richiudendoci alle spalle la porta. Che un secondo più tardi tremò sotto i colpi di una pallonata particolarmente violenta.
-...quasi. Beh, proseguiamo il tour!
 

Tornammo indietro, e scendemmo le scale.
-Il pianoterra bene o male lo conosci- continuò a spiegare, mentre sbucavamo nell'atrio -abbiamo la mensa, la cucina, l’infermeria, altri bagni e qualche sgabuzzino. Possiamo tirare dritto e uscire all’aria aperta!
Iwao stava già marciando a passo spedito verso l'uscita, quando notai un particolare che prima mi era sfuggito. Un lato dell'atrio era completamente occupato da due librerie, però dietro di esse non c'era un muro, ma un altro corridoio.
-Aspetta. Da quella parte cosa c’è?
-Da quella parte dove... Oh.
Quando vide cosa gli stavo indicando, per la prima volta Iwao smise di sorridere.
-Quella è una libreria, serve per tenere in ordine i lib...
-Lo so cos’è una libreria, io voglio sapere cosa c’è dietro.
Alla Signorina Hiromi, ancora seduta alla scrivania, caddero di mano i ferri da calza.
Sembrava spaventata.
Feci per aiutarla a raccoglierli, ma Iwao mi prese a braccetto per trascinarmi letteralmente il più lontano possibile.
-Ma perché stiamo a prendere la polvere qui dentro? Dai, usciamo fuori a giocare finché il sole è ancora alto!
-E-ehi! Piano!
 

Dopo essere usciti dal portone principale, Iwao mi fece fare il giro delle scale di pietra e mi portò nell'angolo fra esse e il muro della facciata, lontano da sguardi indiscreti.
-Scusami per la mia bruscosità, ma dovevo portarti via dalla portata d’orecchio della Signorina Hiromi. Ci ha severamente proibito di parlare di questo argomento in sua presenza.
-Argomento?
-Adesso ti spiego. Hai notato che le aule al primo piano sono un po’ piccoline per fare le attività che ci piacciono?
-Me ne sono accorto...
-Beh, non è sempre stato così! Una volta avevamo tutto lo spazio che volevamo!
Iwao indietreggiò di qualche passo ed allargò le braccia, per indicarmi tutte le finestre sbarrate del lato sinistro dell'orfanotrofio.
-Quando l’ala ovest era aperta avevamo un’aula per ogni cosa, una palestra enorme con tanto di spogliatoio, ma soprattutto avevamo quattro dormitori invece che due e non stavamo stretti come sardine!
-Quindi metà dell’orfanotrofio è praticamente inaccessibile... Ma perché?
Issò mi si avvicinò di nuovo ed abbassò la voce. Non avrei mai immaginato di vederlo così serio.
-È successo tutto... molti giorni fa. Un mattino come gli altri, la Signorina Azumi ci ha svegliati prima del previsto e ci ha ordinato di prendere le nostre cose e i nostri letti e di trasportare tutto da un’ala all’altra. Non ti dico che faticaccia...
Sbarrai gli occhi e annuii, immaginandomi la scena.
-Con tutte quelle scale, dev’essere stata una tortura!
-Ah, puoi dirlo forte! ...poi, ci ha chiesto di aiutarla a trascinare quelle due librerie nel corridoio per sbarrare l’accesso all’ala ovest, e ci ha ordinato categoricamente di non tornarci mai più fino a nuovo ordine. Maledetti ratti...
-Ratti?
-Sì, ratti! Mentre eravamo a far colazione ci hanno spiegato che, durante la notte, una colonia di ratti ha scavato un buco attraverso il muro e ha invaso la palestra e lo spogliatoio. La Signorina Azumi è riuscita a sigillare il buco e chiuderli dentro, ma per sicurezza ha deciso che è meglio stare alla larga il più lontano possibile da quella zona, almeno fino a che non avrà trovato un veleno per stecchirli tutti.
Finalmente, sentii che qualcosa si stava muovendo nella mia indagine.
Se le signorine Azumi e Hiromi sono state viste a seppellire il corpo di quel bambino, significa che devono anche essere state le prime a trovarlo in quello stato. Non avendo capito come è morto, e per non spaventare gli altri orfani con la prospettiva di avere un assassino nascosto nei paraggi, devono aver inventato la storia dei ratti... E hanno chiuso a tempo indeterminato l'ala ovest per rendere la loro bugia a fin di bene più credibile. Ha senso!
Volendo, avrei anche potuto pregare Iwao di lasciar cadere l'argomento, visto come lo stava mettendo a disagio...
Ma quella era l'occasione perfetta per scoprire finalmente come si chiamasse e chi fosse il piccolo ucciso dal Mascheratore.
Dovevo stare molto attento a scegliere le mie prossime parole con cura.
-Accidenti che storia... Non capisco una cosa, però. Come mai la Signorina Hiromi non vuole che se ne parli più? È successo qualcosa di brutto?
Iwao mi guardò in modo strano.
-Hai capito almeno una parola di quello che ti ho detto!? C’è stata un’invasione di ratti!
-L’ho capito quello! Io intendo dire... Hanno fatto qualche danno? Qualche danno serio?
-Non… non riesco proprio a seguirti, Choji! Cosa stai cercando di chiedermi?
Presi un bel respiro profondo. Adesso o mai più.
-Quei ratti... hanno ucciso qualcuno?
Iwao rimase di sasso. Continuò a fissarmi, con un'espressione quasi sconvolta.
Non riuscii a biasimarlo. Al suo posto anch'io avrei avuto difficoltà ad ammettere che, sì, nell'orfanotrofio era morto qualcuno.
Poi, Iwao prese coraggio.
Aprì la bocca...
 

...e scoppiò a ridermi in faccia.

  
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