4.
E
adesso?
Scartata l'idea di controllare dei registri inesistenti, cosa mi
restava da
fare?
In effetti, conoscere uno per uno tutti gli orfani che vivevano
lì non era un
piano malvagio. Sarebbe stato lungo, certo, ma in fondo la mia missione
non
aveva un limite di tempo... Però, pensandoci bene, nemmeno
quella sarebbe stata
una soluzione ideale. Se mi fossi messo a socializzare con tutti e a
fare
domande disparate, avrei certamente destato sospetti sulle mie vere
intenzioni...
Inevitabilmente ripensai al mio borsone, e fui colto da un dubbio. E se
il
Mascheratore avesse già iniziato a sospettare qualcosa e
fosse andato a
rovistare tra le mie cose mentre ero ancora in mensa?
Era un'ipotesi ridicola, ma dovevo verificarla!
-Signorina Hiromi, mi scusi, dov'è che quella ragazza, Yori,
ha portato il mio
bagaglio?- chiesi, tutto d'un fiato.
-Nel dormitorio, ovviamente! Desideri fare un sonnellino?
-Più o meno. Dove posso trovarlo?
-È al secondo piano, dietro la prima porta che vedi! Non
puoi sbagliare,
angelo!
-Grazie mille!
Cercando
di non attirare troppo l'attenzione salii le scale più in
fretta che potei,
trovai la porta che mi era stata indicata, e bussai.
-C'è nessuno? ...pare di no.
Aprii la porta. Il dormitorio era in realtà una stanza lunga
e un po'
strettina, con una sola finestra sulla parete in fondo e ben quattro
armadi che
quasi la nascondevano completamente. A occhio vidi almeno una ventina
di letti,
divisi in due file, ognuno con sopra o accanto sul pavimento uno zaino
o una
valigia piena di vestiti, e posizionati in modo che tra un letto e
l'altro ci
fosse spazio appena per far passare una persona sola alla volta.
Temo che non sarà facile abituarsi
a
dormire qui...
Percorsi la stanza a piccoli passi, guardando a destra e a sinistra con
attenzione; poi, arrivato in fondo, ripetei la cosa nel senso inverso,
e
finalmente trovai il mio letto: si trovava proprio dietro la porta da
cui ero
entrato, nascosto in un angolo.
Senza perdere altro tempo aprii il borsone e ci ficcai dentro la testa.
Vediamo...
Vestiti di ricambio, carta
e penna per gli appunti, le mie “armi segrete”...
Tutto è come l’avevo
lasciato, meno mal... !
In
quel momento la porta si riaprì, colpendomi in pieno le
natiche. Veloce
richiusi il borsone e mi girai, ritrovandosi davanti ad un bambino che,
non
appena mi vide, assunse un'aria prima spaventata e poi arrabbiata.
-E
tu che ci fai qua? -mi disse, alzando un braccio come per proteggere
qualcuno.
-Io...
Stavo solo controllando il mio bagaglio...
-Nei
dormitori si può entrare solo per dormire, lo dice la parola
stessa! Se non hai
altro da fare qui, gradirei che te ne andassi! La mia sorellina deve
riposare!
Mi
sporsi leggermente, e solo in quel momento mi accorsi che nascosta
dietro la
sua schiena si nascondeva una bambina alta la metà di lui.
-V-va
bene, esco...
Forse
rendendosi conto di essere stato un po' troppo brusco il ragazzino
sembrò
rilassarsi, ed abbozzò un sorriso.
-Ti
ringrazio.
Mentre
riaprivo la porta per uscire lo osservai meglio, mentre aiutava la
sorellina a
salire sul letto accanto al mio. Non si assomigliavano poi tanto, ad
essere
sinceri: lui, fisicamente simile ad Isoka, aveva il viso squadrato, gli
occhi
castani e i capelli neri rasati a zero, mentre lei, minuta ma
paffutella, con
quei grandi occhioni blu e quei riccioli biondi assomigliava ad una
bambola. L'
unica cosa che li accomunava era il fatto che indossassero al polso un
identico
braccialetto dorato.
-Ti
disturbo un secondo solo. Posso... Posso sapere come ti chiami?
-Certo.
Il mio nome è Nao, e lei
invece è Naoki.
-Felice
di conoscervi! Io sono...
-Choji,
lo sappiamo benissimo. Ce l’hai detto a pranzo, ricordi?
-Giusto,
che smemorato! ...beh, vi lascio soli. Ciao!
Salutai
aprendo e chiudendo la mano destra, e mentre uscii, notai con la coda
dell’occhio
che la piccola aveva imitato il mio gesto.
Avevo
appena chiuso la porta alle mie spalle, quando mi venne in mente un
piccolo
dubbio.
-Scusami,
Nao- dissi riaffacciandomi -tu però non stai
dormend…
-Ho
il permesso per stare con lei! FUORI!
-Ehilà,
Choji! Come andiamo?
Avevo
appena richiuso la porta, che dalle scale vidi arrivare Iwao insieme al
suo
gruppo di amici.
-Allora,
ti senti già a casa? Io e la mia banda stavamo per tuffarci
nella nostra
attività preferita, ti va di unirci a noi?
Feci
per acconsentire... Ma in quell'istante mi venne una bella idea.
-Posso
farti una domanda, Iwao?
-Chiedi
pure!
-Tu
da quanto tempo vivi qui?
-Da
quanto tempo, dici? Fammi pensare...
Iwao si guardò le dita delle mani, come per contare, ma poi
diede una rapida
occhiata agli amici dietro di lui e ci rinunciò.
-Da
parecchio, perché ti interessa?
-Beh...
a dire il vero non mi sono ancora ambientato del tutto.
Così, stavo pensando di
chiedere a qualcuno di farmi visitare meglio l’orfanotrofiOW!
Mi
aveva dato una pacca sulla spalla così potente che per poco
non ero crollato in
ginocchio...
-Ah
ah ah ah! Ti sei rivolto alla persona giusta, amico! Ragazzi,
cominciate pure
senza di me! Io accompagno Choji a fare un tour guidato e gratuito
dell’orfanotrofio! Ci vediamo dopo!
Mentre
salutava il suo gruppo, Iwao mi avvolse un braccio intorno alle spalle
e mi
fece girare su me stesso di centottanta gradi, per poi accompagnarmi
passo dopo
passo dove voleva che andassimo.
Mi sentii un po' a disagio per tutta quella confidenza eccessiva, ma
tutto
sommato non potevo lamentarmi. Iwao mi sembrava un tipo simpatico, ed
ero
contento di sapere che anche lui mi aveva preso subito in simpatia.
Inoltre, grazie a lui stavo per visitare nel dettaglio l'edificio in
cui era
stato commesso quell'omicidio, senza essere costretto invece ad
esplorarlo di
nascosto. Cosa potevo chiedere di più?
-Questo
è il dormitorio dei maschi- esordì Iwao con fare
solenne, indicandomi la porta
che già conoscevo -e dietro la porta accanto
c’è quello delle femmine.
Purtroppo tra i due dormitori c’è un muro
spessissimo, quindi non t’illudere di
riuscire a farci un buco per sbirciare! Da quest’altra parte
invece ci sono i
bagni. Anche qui, uno è per i maschi e uno per le femmine.
Mi raccomando, non
confonderti! L’ultimo che è entrato nel bagno
sbagliato ha ricevuto una
bastonata sulle mani che ricorderà per tutta la vita!
Feci
appena in tempo a deglutire al pensiero di quel poveretto che Iwao mi
stava già
spingendo in fondo al corridoio, dove mi indicò una striscia
gialla dipinta sul
pavimento oltre la quale cominciava una scala a chiocciola.
-Devi
fare molta attenzione anche a non superare questo confine... nemmeno
con la
testa!- aggiunse tirandomi indietro per la maglietta, non appena mi
sporsi per
vedere cosa ci fosse in cima alle scale -di sopra ci sono le stanze
della
Signorina Hiromi e della Signorina Azumi!
-Intendi...
quelle due torri che ho visto sul tetto?
-Sì,
proprio quelle! Ti immagini che bello, avere una torre tutta per te? Ad
ogni
modo, per noi è severamente vietato entrarci. Se proprio hai
bisogno di
parlarci, allora devi tirare questa corda e aspettare che scendano.
Così
dicendo Iwao mi fece vedere una corda che pendeva da un buco nel
soffitto,
simile a quella che la Signorina Azumi aveva tirato per annunciare il
mio
arrivo.
Parlando delle due signore, mi sorse spontanea una domanda.
-Ci
sono altri adulti qui, oltre a loro due?
-No,
tranquillo! A parte loro, non ci sono altri adulti!
Quindi
a mandare avanti l'orfanotrofio
ci pensano soltanto le due Signorine e quella Yori, mi sembra
incredib...
In quella, Iwao strinse ancora di più il braccio sulle mie
spalle. Mi sentii
quasi scoppiare dal caldo, avvolto com'ero nella manica della sua felpa.
-E
se ti comporterai bene, non ci sarà proprio nessuno di cui
dovrai preoccuparti.
Mi
rivolse un occhiolino, dopodiché si staccò da me
e iniziò a marciare nella
direzione opposta facendomi segno di seguirlo.
-Bene,
la parte noiosa del tour è terminata! Da qui in poi
è tutto divertimento!
Lo
seguii a ruota al piano inferiore. Anche qui trovai un corridoio, ma
con tre
porte invece che due. Iwao si fermò davanti alla porta
più vicina, e con un
cenno della testa mi invitò a leggere il cartello che vi era
appeso. Era una
placca di metallo, su cui erano incise le parole "Aula di musica". E
su cui vi era anche appiccicato un foglietto, con su scritto a mano "e
lettura".
-Posso
entrare?- domandai.
-Devi
entrare!
Abbassai
la maniglia, e appena dischiusi la porta una violenta ventata mi
investì in
pieno spingendomi all'indietro.
-LA
PORTAAA!!!-mi sentii gridare da praticamente tutto l’edificio.
Strinsi
i denti ed avanzai un passo alla volta, fino a che non riuscii a
raggiungere la
stanza e a chiudermici dentro per scoprire l'origine di quella specie
di onda
d'urto: altro non era che il suono prodotto da una batteria percossa da
una
ragazzo che aveva l'aria di divertirsi moltissimo.
-Che
razza di aula è questa?
-Non
hai letto il cartello fuori? Qui si suona o si legge! Prendi uno
strumento e
scatenati!
Sistemati
per terra alla rinfusa c'erano un sacco di altri strumenti musicali, ma
non
solo. Nella metà sinistra dell'aula vidi anche tante pile di
libri, ma nessuno
impegnato a leggerli. Non fu difficile capire il motivo!
-Un...
Un’altra volta, magari... Ciao...
Uscii
dall'aula, e con me anche il rumoraccio della batteria che fece di
nuovo
tremare tutto l'orfanotrofio.
-CHIUDETE
LA PORTAAA!!!
Dando
fondo alla forza delle mie braccia riuscii nell’impresa.
Mi
girai verso Iwao, e lo ritrovai a rotolarsi sul pavimento e a tenersi
la pancia
in preda a una crisi di ridarella.
-Iwao?
-Ahhhhhahah!...
Uuuuhuhuhuh!...
-Iwao!
-Eh?
Ah, certo, scusa! Mi era tornata in mente una cosa... continuiamo il
tour. Di
qua c’è l’aula dedicata
all’arte.
Proseguimmo
verso la seconda porta, che come la precedente aveva un fogliettino
appeso sotto
la targa di metallo. In tutto si leggeva: "Aula di pittura - e
modellismo".
Questa stanza era molto più affollata dell'altra, ma anche
molto meno rumorosa.
Da una parte, due ragazze erano concentrate a disegnare su una tela un
paesaggio; dall'altra, per terra, quattro bambini stavano ritagliando
delle
finestrelle su una grande scatola di cartone capovolta. Furono questi
ultimi ad
incuriosirmi di più.
-Salve!-
li salutai -qui cosa fate di bello?
-Stiamo
allestendo uno spettacolo in onore della Signorina Azumi! Ti va di
vedere
un'anteprima?
-Volentieri!
Mi sedetti vicino a loro, a gambe incrociate, e li guardai mentre
avvicinavano
altri due scatoloni su cui avevano disegnato degli alberi.
Il pensiero di me, ragazzone grande e grosso, seduto lì per
terra, ad assistere
a una scenetta di pupazzi fatta da dei bambini, inevitabilmente mi fece
sorridere
ed arrossire per quanto era buffo.
-Allora-
cominciò uno dei bambini, allargando le braccia per farmi
notare la scatola al
centro -questo è il nostro orfanotrofio con tutti noi
dentro. Ci vedi?
Mi
sporsi per guardare meglio, e effettivamente notai che dentro alla
scatola
c'erano dei piccoli omini fatti con filo di ferro e cotone.
-Tutto
intorno invece c’è la foresta. Sembra pacifica
come sempre, ma...
A
un cenno del "presentatore", i suoi amici sollevarono gli scatoloni
con su disegnati gli alberi per rivelare almeno una dozzina di pupazzi
a forma
di mostri colorati. I bambini avevano fatto indossare ad ognuno un
pezzo di
stoffa ritagliata, che molto vagamente mi ricordava un giubbotto da
chunin...
-Ecco
che arrivano i mostri ninja!
-Con
le loro brutte armi e le loro brutte facce e la loro brutta guerra!
-Stanno
per calpestarci e distruggerci, ma poi...
-Ma
poi... Dal nulla interviene la nostra eroina!
Da
dietro la schiena il bimbo tirò fuori e indossò
sulla mano un burattino bianco
con le sembianze di una donna anziana ma battagliera armata di bastone,
con il
quale cominciò a colpire sulla testa i "mostri ninja"...
-La
Signorina Azumi mette in riga tutti a colpi di bastonate e li costringe
a
tornare da dove sono arrivati...
-...e
noi non dovremo più aver paura della guerra,
perché la Signorina Azumi le
fermerà tutte e ci proteggerà sempre!
I
quattro bambini gridarono un "hip hip urrà" e fecero un
inchino.
Ad
essere onesto, in quanto a scenografia e trama non mi era sembrato un
granché
come spettacolo... Ma in fondo chi ero io per giudicare, se l'unica
cosa che
sono bravo a costruire è una torre di bistecche?
-È
tutto fatto molto bene, complimenti!
-Dici
davvero? Purtroppo non abbiamo più tanti colori come una
volta, e quelli che
fanno pittura non vogliono prestarci i loro!
Mi
voltai a guardare le due ragazze che stavano dipingendo. Al contrario
loro non
si girarono, ma ero certo che avessero ascoltato. Mi rialzai e mi
avvicinati a
una di loro.
-Bel
disegno.
-Grazie.
Tieni giù le mani- aggiunse, secca, prima ancora che
riuscissi a prendere in
mano un tubetto di colore -io non ho intenzione di colorare qualcosa
che
rappresenti la guerra, anche se è “a lieto
fine”. La Signorina Azumi in persona
ci ha detto più volte che dobbiamo dimenticare il passato, e
io sono pienamente
d’accordo. Tutto quello che desidero è poter
vivere il resto della mia vita in
pac…
In
quella, il baccano infernale proveniente dalla stanza accanto fece
tremare la
mano della ragazza, che senza impedirlo rovinò il paesaggio
disegnandoci sopra
uno scarabocchio astratto.
-CHIUDETE
QUELLA PORTAAA!!!
-Passiamo
alla prossima aula, che è meglio- mi sussurrò
Iwao in un orecchio, tirandomi
indietro per un braccio.
Insieme
uscimmo e ci fermammo davanti alla terza e ultima porta.
“Aula
di grammatica… e palestra”?!
Questa la voglio proprio vedere!
Incuriosito,
aprii la porta senza esitazione...
-Attenzione
là fuori!
...e
mi ritrovai spiaccicata in faccia una durissima sfera arancione.
-Oh
cielo!- gridò Iwao -Choji stai bene?
Con
entrambe le mani mi staccati quella cosa di dosso, e scoprii che si
trattava
semplicemente di un pallone da basket.
-...sì,
tranquillo, la mia faccia ha attutito il colpo...
-Per
favore, ci ridai la palla? È l’unica che abbiamo!
Ripassai
il pallone a chi me l'aveva chiesto, e guardai dentro con
circospezione. Quella
stanza avrebbe potuto benissimo essere scambiata per una vera aula, a
differenza delle altre due: una lavagna era appesa al muro, e
dappertutto
c'erano banchi e sedie... solo che questi ultimi erano addossati alle
pareti,
per fare spazio al centro a sei ragazzi che giocavano a una specie di
calcetto.
-Che
cosa si fa esattamente in quest’aula, Iwao?
-Ufficialmente,
qui è dove la Signorina Hiromi insegna ai più
piccoli a leggere, scrivere e
contare. Tu sai già leggere, scrivere e contare?
-Certo
che lo so!
-Perfetto,
allora non ci sarà bisogno di rimettere a posto i banchi per
farti una lezione
privata. Fino a nuovo ordine, siamo tutti liberi di usare
quest’aula per
giocare a pallone!
Proprio
in quel momento qualcuno tirò alla palla un calcio
così alto che rischiò di
abbattere una lampadina.
-Non
sarebbe più comodo... giocare all’aperto?
-E
rischiare di perdere l’unica palla che abbiamo? Credimi, qui
dentro è molto più
sicuro!
Uscimmo
richiudendoci alle spalle la porta. Che un secondo più tardi
tremò sotto i
colpi di una pallonata particolarmente violenta.
-...quasi.
Beh, proseguiamo il tour!
Tornammo
indietro, e scendemmo le scale.
-Il
pianoterra bene o male lo conosci- continuò a spiegare,
mentre sbucavamo
nell'atrio -abbiamo la mensa, la cucina, l’infermeria, altri
bagni e qualche
sgabuzzino. Possiamo tirare dritto e uscire all’aria aperta!
Iwao
stava già marciando a passo spedito verso l'uscita, quando
notai un particolare
che prima mi era sfuggito. Un lato dell'atrio era completamente
occupato da due
librerie, però dietro di esse non c'era un muro, ma un altro
corridoio.
-Aspetta.
Da quella parte cosa c’è?
-Da
quella parte dove... Oh.
Quando vide cosa gli stavo indicando, per la prima volta Iwao smise di
sorridere.
-Quella
è una libreria, serve per tenere in ordine i lib...
-Lo
so cos’è una libreria, io voglio sapere cosa
c’è dietro.
Alla
Signorina Hiromi, ancora seduta alla scrivania, caddero di mano i ferri
da
calza.
Sembrava spaventata.
Feci per aiutarla a raccoglierli, ma Iwao mi prese a braccetto per
trascinarmi
letteralmente il più lontano possibile.
-Ma
perché stiamo a prendere la polvere qui dentro? Dai, usciamo
fuori a giocare
finché il sole è ancora alto!
-E-ehi!
Piano!
Dopo
essere usciti dal portone principale, Iwao mi fece fare il giro delle
scale di
pietra e mi portò nell'angolo fra esse e il muro della
facciata, lontano da
sguardi indiscreti.
-Scusami
per la mia bruscosità, ma dovevo portarti via dalla portata
d’orecchio della
Signorina Hiromi. Ci ha severamente proibito di parlare di questo
argomento in
sua presenza.
-Argomento?
-Adesso
ti spiego. Hai notato che le aule al primo piano sono un po’
piccoline per fare
le attività che ci piacciono?
-Me
ne sono accorto...
-Beh,
non è sempre stato così! Una volta avevamo tutto
lo spazio che volevamo!
Iwao
indietreggiò di qualche passo ed allargò le
braccia, per indicarmi tutte le finestre
sbarrate del lato sinistro dell'orfanotrofio.
-Quando
l’ala ovest era aperta avevamo un’aula per ogni
cosa, una palestra enorme con
tanto di spogliatoio, ma soprattutto avevamo quattro dormitori invece
che due e
non stavamo stretti come sardine!
-Quindi
metà dell’orfanotrofio è praticamente
inaccessibile... Ma perché?
Issò
mi si avvicinò di nuovo ed abbassò la voce. Non
avrei mai immaginato di vederlo
così serio.
-È
successo tutto... molti giorni fa. Un mattino come gli altri, la
Signorina
Azumi ci ha svegliati prima del previsto e ci ha ordinato di prendere
le nostre
cose e i nostri letti e di trasportare tutto da un’ala
all’altra. Non ti dico
che faticaccia...
Sbarrai
gli occhi e annuii, immaginandomi la scena.
-Con
tutte quelle scale, dev’essere stata una tortura!
-Ah,
puoi dirlo forte! ...poi, ci ha chiesto di aiutarla a trascinare quelle
due
librerie nel corridoio per sbarrare l’accesso
all’ala ovest, e ci ha ordinato
categoricamente di non tornarci mai più fino a nuovo ordine.
Maledetti ratti...
-Ratti?
-Sì,
ratti! Mentre eravamo a far colazione ci hanno spiegato che, durante la
notte,
una colonia di ratti ha scavato un buco attraverso il muro e ha invaso
la
palestra e lo spogliatoio. La Signorina Azumi è riuscita a
sigillare il buco e
chiuderli dentro, ma per sicurezza ha deciso che è meglio
stare alla larga il
più lontano possibile da quella zona, almeno fino a che non
avrà trovato un veleno
per stecchirli tutti.
Finalmente,
sentii che qualcosa si stava muovendo nella mia indagine.
Se le signorine Azumi e Hiromi sono state
viste a seppellire il corpo di quel bambino, significa che devono anche
essere
state le prime a trovarlo in quello stato. Non avendo capito come
è morto, e
per non spaventare gli altri orfani con la prospettiva di avere un
assassino
nascosto nei paraggi, devono aver inventato la storia dei ratti... E
hanno
chiuso a tempo indeterminato l'ala ovest per rendere la loro bugia a
fin di
bene più credibile. Ha senso!
Volendo, avrei anche potuto pregare Iwao di lasciar cadere l'argomento,
visto
come lo stava mettendo a disagio...
Ma quella era l'occasione perfetta per scoprire finalmente come si
chiamasse e
chi fosse il piccolo ucciso dal Mascheratore.
Dovevo stare molto attento a scegliere le mie prossime parole con cura.
-Accidenti
che storia... Non capisco una cosa, però. Come mai la
Signorina Hiromi non
vuole che se ne parli più? È successo qualcosa di
brutto?
Iwao
mi guardò in modo strano.
-Hai
capito almeno una parola di quello che ti ho detto!?
C’è stata un’invasione di
ratti!
-L’ho
capito quello! Io intendo dire... Hanno fatto qualche danno? Qualche
danno
serio?
-Non…
non riesco proprio a seguirti, Choji! Cosa stai cercando di chiedermi?
Presi
un bel respiro profondo. Adesso o mai più.
-Quei
ratti... hanno ucciso qualcuno?
Iwao
rimase di sasso. Continuò a fissarmi, con un'espressione
quasi sconvolta.
Non riuscii a biasimarlo. Al suo posto anch'io avrei avuto
difficoltà ad
ammettere che, sì, nell'orfanotrofio era morto qualcuno.
Poi, Iwao prese coraggio.
Aprì la bocca...
...e
scoppiò a ridermi in faccia.