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Autore: Heartspowl    03/03/2017    3 recensioni
Grazie ad una cara amica, ho finalmente deciso di buttarmi in questa piccola avventura e scrivere una storia.
Si parlerà di Hitomi, la mia amata OC (della quale potrete leggere varie Slice Of Life sul mio profilo) e del suo rapporto amoroso con Kuroko Tetsuya, il protagonista della serie.
Spero la storia vi possa intrigare e piacere!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tetsuya Kuroko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice:
Eccomi! 
Questo capitolo mi piace particolarmente. Forse non è lo stesso Kuroko al quale siamo abituati, ma non me la sento di ritenerlo OOC perché sono sicura che il Kuroko dell'anime saprebbe tirar fuori questo lato caratteriale. 
Non so quando potrò aggiornare il terzo capitolo, perché l'ho scritto ma non mi convince affatto... Spero di riuscire a terminarlo in fretta come vorrei xD
Come sempre, non esitate a lasciarmi un pensierino, positivo o negativo che sia ;w; 
E se siete curiosi dell'aspetto di Hitomi, potete trovarne il design sulla mia pagina Facebook Heartspowl's Art!

Alla prossima :3

The first time You looked at Me


Tetsuya Kuroko, 16 anni, capelli azzurri e presenza... nulla. Inesistente. Un fantasma. 
Si stava incamminando verso scuola, col suo libro in mano, il suo solito passo lento e tranquillo, dando rapide occhiate di tanto in tanto a ciò che lo circondava, giusto per non andare a sbattere contro qualcuno. 
Fu proprio in una di quelle occhiate che la vide;
Una ragazza non molto alta, dai capelli viola mediamente lunghi, la frangia legata all'indietro con un solo ciuffo che scivolava indisturbato sul volto, e gli occhi freddi, freddissimi dato il loro color ghiaccio prossimo al grigio/bianco, aveva appena incrociato il suo sguardo.
Quegli occhi ghiacciati lo avevano guardato per qualche secondo: poi la proprietaria sembrò svegliarsi da una specie di trance nella quale pareva esser caduta, gli sorrise dolcemente e continuò per la sua strada frettolosamente. 
L'azzurrino non si chiese perché la ragazza lo fissava. O perlomeno, non nel senso abituale. Non gli era passato per la testa un solo secondo se i suoi capelli fossero disordinati, se la ragazza cercasse il titolo del libro stava leggendo⁠⁠⁠o che avesse la divisa macchiata, no. La prima cosa che si chiese, invece, fu se la ragazza stesse VERAMENTE fissando lui.
Possibile che in tutta quella folla, quella ragazza l'avesse notato?

Kuroko realizzò la risposta a tal domanda quando, per il terzo giorno consecutivo, quelle iridi glaciali si erano posate sulle sue.
Non c'erano dubbi, quella sconosciuta lo aveva notato. La domanda successiva era: Come?
Stranamente, senza farlo apposta, aveva cominciato a ricambiare le occhiate fuggenti. Sembrava quasi un gioco: giorno dopo giorno, usciva di casa cercando di farsi conoscere un po' di più, sicuro che la ragazza avrebbe analizzato e raccolto le informazioni.
Un giorno leggeva, quello dopo indossava la giacca della seirin, quello dopo ancora aveva con sé #2, e il successivo si beveva un adorato milkshake alla vaniglia. 
Ci aveva preso gusto, quel gioco lo aveva intrigato, quella ragazza aveva qualcosa di particolare. Il semplice fatto che l'avesse visto aveva fatto scattare qualcosa, aveva innescato quella nota timida mista a malizia nel ragazzo; voleva vedere fino a che punto potevano arrivare. Due settimane, tre, un mese, senza mai saltare un giorno di scuola, giusto per vederla, farsi scoprire e scoprirla.
Andava alla Shutoku, sicuro, data la divisa. Aveva l'abitudine di schioccare le unghie e giocare col ciuffo. Beveva milkshake al cioccolato. 
Ma, ciò che più lo lasciava perplesso, tanto quanto incuriosito, era il fatto che la ragazza non incrociava mai lo sguardo di nessuno. Quando doveva passare da qualche parte, in mezzo a qualcuno, chiedeva sempre scusa e abbassava lo sguardo. 
Inizialmente Kuroko pensò fosse semplice timidezza; fino a quando, un giorno, quegli occhi ghiacciati incontrarono per sbaglio quelli di un passante. Questo tremò, balbettò qualche cosa e accellerò il passo allontanandosi.
Trarre le conclusioni, a quel punto, era abbastanza semplice. 
Non c'era alcuna timidezza particolare nella ragazza. Al contrario, era il suo particolare colore delle iridi che incuteva timore, e sembrava avere la gentile accortezza di non voler spaventare nessuno.
Una bella violetta allontanata da tutti.
Parallelamente a lui, ignorato da tutti.

In quel momento il ragazzo sentì un tuffo al cuore, vedendo l'espressione dispiaciuta che si stava impadronendo del volto della giovane. 
Poteva capire come ci si sentiva, quando qualcuno non comprendeva a pieno.
Lo capiva perfettamente, e si sentì impotente, iniziando a chiedersi come potessero incutere paura degli occhi così belli. Occhi che in alcun momento lo avevano spaventato, anzi, lo avevano sempre incuriosito, intrigato. 
Lo avevano spinto a giocare sporco come non aveva mai avuto voglia di fare. 

In un solo mese aveva imparato a custodire quel segreto. 
Non aveva osato dire a nessuno di quegli sguardi curiosi che scambiava con una perfetta sconosciuta, di quel sorriso accennato che, dal giorno in cui capii perché la violetta non guardava nessuno direttamente negli occhi, avrebbe voluto vedere tutti i giorni.
Si rese realmente conto di tutto ciò però, solo un pomeriggio, mentre si allenava da solo. La sua mente aveva iniziato a ripercorrere i ricordi di quelle mattinate (e di qualche rientro) e quando sorrise al pensiero di rivederla la mattina successiva, quasi se ne spaventò:
non si stava per caso innamorando?
  
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