The Nekodachi
L'erba
si
stirò tutta da una parte fino a formare un cerchio
schiacciato, mentre un
elicottero si avvicinava lentamente al suolo. Una volta a terra, pian
piano il
motore si spense e due uomini scesero dal veicolo volante.
Entrambi
guardarono meravigliati la colossale struttura a pochi metri da loro.
-Ispettore, è questo?- chiese l'agente Takagi.
Prima che l'interessato potesse rispondergli, dalla porta principale
sbucarono
le teste di tre Nekodachi familiari.
-Sono loro!- esclamò l'ispettore Megure. Nello stesso
istante, il trio felino
uscì dal tempio e corse incontro ai due poliziotti.
-Sì! Sono loro, ma...- Takagi
guardò l'entrata e poi di nuovo le
creature.
-Ne manca... ne manca uno, ispettore!-
-Hai ragione!- l'uomo baffuto li squadrò uno ad uno con
un'espressione
preoccupata. Notò il pelo grigio di Conan, ma non fece alcun
commento su di
esso.
Intanto, dall'elicottero scesero altri due poliziotti e quattro
Nekodachi adulti.
Due di loro affiancarono i loro umani e si rivolsero ai piccoli
Nekodachi
appena salvati.
-State bene?- chiese subito il felino più vecchio, poi i
suoi occhi si posarono
sulla ferita al collo di Ai. -Abbiamo con noi un medico. Può
visitarti mentre viaggiamo.-
-La ringrazio. Ascolti ispettore, Ayumi-chan è fuggita. Non
sappiamo dove sia.-
Il Nekodachi di Takagi aprì la bocca stupito,
dopodiché riferì la notizia
al suo Teemee. Quest'ultimo si rivolse al suo superiore.
-Ispettore Megure...-
-Mhh...-
-Non è tutto... Ayumi-chan non riconosce più
nessuno e... e il guardiano del
tempio è sparito.- continuò Ai tremante.
-AGENTI! PATTUGLIATE LA ZONA!-
***
-Shinichi...-
la voce insicura del dottor Agasa si sentì solo lievemente,
lì nella grande
camera principale della sua residenza.
Il finto bambino era seduto con la testa china su uno dei divani al
centro
della sala. Aveva l'espressione assente e gli occhi grigi di tristezza.
-Shinichi, non puoi restare qui mentre il tuo Nekodachi è
tornato sano e salvo.
Ai-kun, anche tu... perché non andate all'ospedale? Sono
tutti lì...-
Con queste parole, anche il Nekodachi del dottore si voltò
verso la
scienziatina, in piedi a pochi metri da Conan.
Anche Ai era persa nei suoi pensieri. Aveva capito che il detective era
distrutto psicologicamente per il pensiero del suo Crazydachi
innamorato. Lei,
d'altro canto, non sapeva come comportarsi con lui, con la sua
Nekodachi, con
tutti.
-Ehy
amico,
stai meglio?- chiese caldamente il Crazydachi di Heiji.
-Sì, tranquillo. Piuttosto, Ai come sta?-
-Sta benone. L'hanno fasciata ben bene, ma per il resto è
come nuova!-
Il felino più piccolo abbozzò un sorriso mentre
guardava Heiji gonfiare il
petto con soddisfazione.
Si trovavano nell'ospedale di Beika; erano tornati quella sera. Avevano
già
comunicato tutto alla polizia, che ora aveva mandato una squadra
più ampia per
cercare la Nekodachi di Ayumi. Per quanto riguarda il guardiano
perduto, le
autorità avevano contattato già molti presidenti
del mondo per avvisarli e
organizzare una assemblea straordinaria per stabilire il nuovo
guardiano e
probabilmente anche spostare la collocazione del tempio del cristallo. Ora che ci penso, per spostare il cristallo usano probabilmente il meccanismo della cupola
si ritrovò a pensare Conan, ma poi scosse
la testa. Questo non è importante. Io e Aì dobbiamo prepararci...
E mentre continuava a pensare, dalla finestra accanto a lui la luce
cominciava
a scemare. Si sentiva sporadicamente il cinguettio di qualche uccello,
e c'era
ormai un'aria autunnale.
All'improvviso, Heiji, dalla sua posizione sopra il letto,
drizzò le orecchie e
si girò indietro. La porta della camera si aprì
ed entrò il suo umano.
-Kudo, i medici dicono che non avete bisogno di passare la notte qui.
La ferita
della tua amica è in ottimo stato.- poi si bloccò
e il viso si fece cupo.
-Non capisco perché quello stupido del tuo Teemee non
è venuto a trovarti.
Appena lo vedo giuro che...-
-Meow...- fece Conan con uno strano tono.
-Oh, vabbè, la smetto. Ma queste cose non le sopporto...-
Il Nekodachi più piccolo si alzò e
balzò sul pavimento. -Addio, Hattori.-
miagolò in un soffio.
Poi corse fuori dalla stanza in cerca dell'amata.
-E' nella terza camera dopo questa!- gli urlò dietro il
ragazzo col ciuffo
sbarazzino, poi si mise una mano sulla bocca. Non posso urlare in ospedale, dannazione!
Si ricompose e girò la testa verso il
suo Crazydachi. Ma
aggrottò le sopracciglia alla vista del felino. Non aveva la
solita aria
spensierata.
Il Nekodachi di Heiji era paralizzato e fissava il punto dove era
sparito Conan
con un'espressione di puro terrore.
-Il
mocciosetto non viene a visitare il suo Nekodachi?- disse Kogoro con
voce roca,
rivolto alla figlia.
-E' dal dottor Agasa, io... non so proprio cosa gli prende...-
sospirò Ran.
Appena pronunciate quelle parole, due piccole sagome schizzarono vicino
alle
loro gambe, facendo barcollare il detective baffuto, per poi dileguarsi
in
fondo al lungo corridoio bianco dell'ospedale.
-Uh-oh...- fece l'uomo un po' confuso.
-Uno di loro era il Nekodachi di Conan, ho riconosciuto il pelo
tigrato.-
commentò stupita Ran.
Poi guardò il padre e
continuò: -Non ti sembra
incredibile il loro racconto? Il cristallo, il guardiano... e... e
Ayumi...-
Kogoro la guardò con una faccia seria, chinò il
capo e chiuse gli occhi.
Semplicemente, era ancora senza parole.
-Povera bambina... non oso immaginare il suo dolore.-
I loro due Nekodachi, che si erano spostati ai lati al passaggio dei
felini, si
misero di nuovo uno a fianco all'altro e si guardarono con aria
preoccupata.
Una lieve voce da bambino uscì dal gadget dei
giovani
detective. Il suono
era basso ma si sentiva perfettamente in quella stanza buia. Le tende
erano
accuratamente tirate e le serrande tutte giù. Era una bella
camera da bambina.
C'era una scrivania con sopra dei fogli e uno zaino di scuola, per
terra si trovavano dei peluche sparsi e vi era il familiare
ticchettio dell'orologio di
Kamen Yaiba. Ma quella sera, con quell'oscurità che regnava
su
tutta la stanza
e l'odore di lacrime che solo un Nekodachi avrebbe percepito, la camera
non
pareva più tanto accogliente.
-Ayumi-chan, noi ti stiamo vicino. Ricordatelo, ok?-
La bambina non si mosse da sopra il letto e tirò su col naso.
-Ayumi-chan... è tardi, dovremmo dormire...-
-No... non voglio rimanere da sola...- singhiozzò Ayumi.
-Non sei da sola, hai i tuoi genitori... loro ti vogliono bene. Ci
siamo io e
Genta-kun e il dottor Agasa... e i nostri amici...-
-Mitsuhiko-kun, io... rivoglio la mia Nekodachi... anche se era
incontrollabile
e la dovevo portare in giro con la corda... anche se mi ha svegliata
alle
quattro di notte mettendomi le cuffie sulle orecchie quella
volta... era la
mia Teemee. Tu non puoi capire... nessuno può farlo...-
-Mi spiace... mi spiace Ayumi-chan... io devo andare a letto, non voglio
far
arrabbiare mia madre... a domani, ciao.-
Il gadget non emise più alcun suono. Qualche secondo
passò così, nel silenzio
più totale. Poi la bambina avvicinò le mani alla
testa e continuò a piangere su
di esse.
-Io me ne torno da Kogoro.- aveva annunciato Conan qualche minuto prima.
Era già giunto oltre il cancello della casa di Agasa, ma la
bambina dai capelli
ramati lo aveva subito raggiunto.
-Kudo-kun, no...-
-No cosa?- il detective la guardò con uno sguardo
imperturbabile.
-I nostri... Nekodachi...-
-...Lo so. A quanto pare tu sei più forte di me. Ma ormai
anche io cred-...-
-No, no! Intendo, sono loro! Guarda!- Ai lo interruppe con voce
squillante,
tese il braccio e indicò un punto dietro a Conan.
Il finto bambino si girò indietro, all'orizzonte solo case e
il buio nero della
notte. Ma poi li vide, due ombre più chiare si
stavano facendo velocemente
strada lungo la via e nel giro di pochi secondi erano davanti a loro.
I bambini non ebbero nemmeno il tempo di fare alcun passo che
i due si
sedettero e li fissarono con i loro occhi blu-azzurri.
La scienziata si mise le mani sulla bocca e poi si chinò ad
abbracciare la sua
Nekodachi con le lacrime agli occhi.
Anche Conan si mise in ginocchio a pochi centimetri dal suo Nekodachi,
e fissò
stupito il suo pelo con una strana espressione.
Il suo felino non mostrò vergogna e sostenne il suo sguardo,
miagolando: -E'
una lunga storia. Sono sempre io...-
Intanto Ai stava ancora tenendo stretta a sé la sua piccola,
mormorando tra le
lacrime: -La... la mia Teemee...-
-Mi dispiace, mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare...-
sputò
Conan tutt'ad un tratto.
-No.- disse il Nekodachi tigrato. -Sono io a doverti chiedere scusa.-
-No, affatto! E' colpa mia... sono... sono uno stupido...-
Il felino non era pronto al suo abbraccio, e quando si sentì
al caldo
appoggiato al suo petto, mostrò per la prima volta quella
notte una sensazione
di disagio.
Non va bene... non va bene...
Ma nonostante quel pensiero nella mente, non
riuscì a trattenersi e un
lieve rumore cominciò a vibrare lungo tutto il suo corpo,
sempre più forte.
Conan sciolse l'abbraccio e lo guardò dall'alto in basso.
-Ma... cos'era?-
-Fusa?- disse l'amica stupita, la quale aveva posato la Nekodachi a
terra.
Conan si girò d'istinto a guardarla ma poi si rese conto di
avere ancora gli
occhi umidi e si voltò di scatto dalla parte opposta per non
farsi notare. Ai
batté le palpebre e continuò a guardare la nuca
del suo amato per qualche
secondo. Al felino sotto di lei sembrò di vedere un piccolo
sorriso sul volto
della sua umana. Poi ruotò la piccola testa pelosa verso
Conan, e incontrò i
suoi occhi. Bastò quello sguardo.
-Vuoi... vuoi essere ancora il mio Teemee?- bisbigliò il
bambino col papillon
rosso, voltandosi di nuovo in avanti.
-Lo sarò per sempre...-
Conan spalancò leggermente gli occhi e iniziò a
tremare.
-...ma non starò accanto a te.-
-Cos-...-
-Io sono un Lovedachi. Il primo al mondo.- annunciò il
felino tigrato.
Ai, ancora in ginocchio, spostò lo sguardo prima su Conan e
poi sul suo umano,
non capendo l'espressione confusa di quest'ultimo. -Cosa? Kudo-kun,
cosa sta
dicendo?-
E in quel momento i due Nekodachi cominciarono a miagolare all'unisono,
un
fiume di miagolii che avrebbero capito entrambi i ragazzi rimpiccioliti.
-I frammenti del cristallo di Cristoforo Colombo si stanno sempre più avvicinando. Di conseguenza, pian piano il mondo si riempirà di Lovedachi. Si innamoreranno del Nekodachi "sbagliato" e creeranno liti tra i loro esseri umani. Per questo dovranno compiere il gesto estremo e nel corso di centinaia di anni i Nekodachi non saranno che un vago ricordo-
-Cosa...- disse Ai con un fil di voce, sconcertata.
Conan non riuscì a spiccicare parola e restò come
paralizzato a fissare
i Nekodachi davanti a lui.
-Non ti creerò più problemi, promesso.-
miagolò il Lovedachi.
I cervelli dei bambini non ebbero nemmeno il tempo di elaborare le
informazioni. Come uno l'ombra dell'altro, i Nekodachi mossero le zampe
velocemente e cominciarono a correre verso la direzione opposta a dove
si
trovavano i loro umani.
-Addio!- gridarono insieme i felini.
Solo in quel momento Ai e Conan compresero cosa stava succedendo. Si
alzarono
di scatto e iniziarono anche loro a correre come dei forsennati,
tentando di
raggiungere i loro cari Teemee.
-No!!!- urlarono i bambini.
-Teemee!!! No!!!!- la voce di Conan risuonò potente in
quella stradina del
quartiere di Beika.
-Non ti dirò più nulla!! Perdonami! Perdonami!!!-
continuò a squarciagola.
Ma i loro Nekodachi stavano guadagnando terreno. Quello col pelo grigio
si
voltò indietro, ma subito guardò di nuovo avanti,
la testa china e le lacrime
che uscivano dagli occhi strizzati. Non andremo mai d'accordo. Questa è la decisione giusta.
Pensando questo, puntò lo
sguardo sulla sua amata. Anche
lei lo stava osservando, e come lui lasciava dietro di se una scia di
lacrime;
ma sorrideva.
Sì. Saremo i primi. Dopo di noi ce ne saranno molti altri. Il futuro dei Nekodachi è nelle nostre mani. E' questo il nostro destino.
E sparirono così all'orizzonte.
Conan e Ai non videro più le loro pellicce bianche e grigie,
rallentarono e si
fermarono. Non avevano neanche la forza di respirare profondamente dopo
la
lunga corsa, talmente la disperazione li avvolgeva. Rimasero
lì uno accanto
all'altra, in quella strada polverosa, sotto il cielo stellato. Nessuno
dei due
notò l'ombra triangolare che per qualche secondo
coprì la luna.
Una luna
bianchissima.
-Kudo-kun.-
Dopo un tempo indeterminato, una voce ruppe il silenzio della notte.
-La mia non era una Crazydachi.-
***
Il tocco gentile della sua mano paffuta tranquillizzò la
creatura.
-Piccolo... ti sei perso? Dov'è la tua mammina?- una tenera
voce risuonò in quel
piccolo giardino, proprio accanto alla porta d'ingresso.
-Tesoro! Vieni, entriamo in casa!-
-Un attimo, mamma!-
La bambina bionda si alzò, girò la testa
all'indietro un attimo e sorrise, poi
corse da sua madre, in piedi vicino al portone con le chiavi in mano.
-Mamma, c'era di nuovo Nuzzy! Ci viene sempre a trovare!-
La donna sorrise ma scosse la testa.
-Cara, te l'ho detto. Non possiamo tenere gatti in casa.-
....
...E finisce così. Già. Spero si capisca il significato profondo di tutto ciò... non so se mi è venuto bene... beh a voi le conclusioni.Non ho spiegato alcuni fatti che spero si siano capiti da soli, come la colomba di Kaito Kid che sente dall'ispettore Megure le coordinate del tempio, o la particolarità dei Nekodachi a contatto col cristallo che se specchiati nell'acqua non si vedono loro stessi ma i rispettivi umani.
Sono anche rimasti alcuni misteri, come la sorte della Crazydachi di Ayumi e la verità sul guardiano (umano).
Per ora non ho in mente un sequel, credo che lascerò questi misteri per i fan (se esistono fan di 'sta FF xD) Al massimo potrei in futuro fare un remaster dei primi capitoli, visto che sono vecchi di quasi 3 anni.
...Ehhhh lo so ho fatto piangere il vero Conan. Please non commentatemi a palla dicendo "Saraaaa ma così è una OOC1!!11!1!!!". Il rapporto tra umano e Nekodachi è molto forte, non poteva restare freddo come al suo solito. Dannato Gosho -.-
Beh... Fanfiction terminata. Grazie a tutti per aver letto e/o recensito questo delirio di AU, siete fantastici. Per ora... vi saluto =)
Ciaooooooooo!!!!!!!