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Autore: k_Gio_    07/03/2017    3 recensioni
Verità e bugie sono alla base di tutto. Tutti camminano in sentieri semi oscuri ma qualcuno vuole far sapere la verità.
Sarà l'inizio di qualcosa di bello o l'inizio di un doloroso epilogo, starà a loro capirlo e scoprirlo.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26

 

La luna era ancora alta nel cielo, non si udiva rumore alcuno. Tutti dormivano nei loro letti. Si poteva definire un momento di pace quello, per Killian Jones lo era assolutamente. Appoggiato su un gomito la osservava dormire, con la punta delle dita tracciava la linea della colonna vertebrale che a tratti si vedeva e a tratti veniva celata dalla chioma bionda sparsa sulla pelle nuda. Le era mancata. Se ne era davvero reso conto solo in quel momento di quanto le era mancata. Il non averla accanto, il non poterla toccare liberamente come sentiva di voler fare, era qualcosa di snervante e doloroso. Ma ora era di nuovo cambiato tutto, per l'ennesima volta, ma era cambiato in meglio. Basta bugie, omissioni, verità non dette. Avrebbero affrontato tutto insieme, ad iniziare da quell'uomo che rischiava di distruggere per la seconda volta la sua vita. I polpastrelli camminavano lentamente lungo la schiena di lei, crollata e sfinita sia da quell'intusione a casa loro sia da lui stesso. Sogghignava ancora pensando a come, poche ore prima, dopo aver messo i bambini a letto si erano chiusi la porta alle spalle non aspettando oltre. Si erano letteralmente gettati nelle braccia dell'altro, amandosi come non avevano fatto da troppo tempo. Nel modo più silenzioso possibile. Non avevano parlato, di parole ne erano già state spese abbastanza, quella notte non sarebbero servite a nulla.
La testa bionda di Emma si mosse impercettibilmente, sospirò profondamente e infine si voltò verso di lui. La luce lunare che filtrava dalle tende ad illuminarli.
«Ti ho svegliata?» bisbigliò lui.
«No» sorrise lei con gli occhi ancora chiusi ma con un sorriso ad illuminarle il volto.
Killian sorrise accarezzandole il volto «Vi proteggerò Emma, te lo giuro» ma lei non lo udì, di nuovo perduta nel mondo dei sogni.

Allungò la mano convinta di trovarlo accanto a lei, ma di Killian non c'era traccia. Si stropicciò il volto cercando di svegliarsi e di capire che ore fossero, ma  non le importava granchè. Guardò il soffitto, pensando, e si scoprì incapace di farlo. Era tranquilla e riposata, quasi del tutto felice. Decise di alzarsi giusto per capire che fine aveva fatto l'uomo che aveva amato buona parte della notte. Stava per mettersi la maglia di lui, solo la maglia di lui, ma intuì da sé che non era davvero il caso. I loro figli potevano già essere svegli e di essere vista mezza nuda non rientrava nei suoi progetti. Mise la prima cosa che trovò nel cassetto, una magliettona  che le arrivava sopra al ginocchio. Si guardò allo specchio sorridendosi, cercò di sistemare un po' i capelli e scese.
Non si era aspettata nulla del genere. Li trovò tutti e tre di spalle, i bambini in piedi sulle sedie e Killian tra i due, che si davano da fare vicino ai fornelli. Si concesse di osservarli per qualche minuto annusando l'aria e trovandola dolce. Poi Bae si accorse di lei «Mamma!!! Ti sei svegliata! Hai visto che bravi?»
«Abbiamo cercato la ricetta su internet perchè Killian non sa cucinare» disse Henry, che lo chiamava 'papà' una volta su tre, era tutta questione di abitudine.
«Non ne avevo dubbi» scherzò lei avvicinandosi ai tre con gli occhi che le ridevano. Baciò i bambini sulle teste e poi si avvicinò a Killian che era seriamente concentrato sulla cottura di quei pancake. Gli baciò la guancia abbracciandolo e scrutando cosa stavano effettivmanete combinando e se era necessario preoccuparsi «Sembra che ve la stiate cavando bene»
«Doveva essere una sorpresa, ma abbiamo avuto qualche problema con la farina» disse lui sorridendo sotto i baffi. Emma si accorse solo in quel momento che i loro pigiami erano cosparsi da nuvole bianche.
«Bene, è pronto...mi sembra»
«Si si è pronto» disse supervisionando Bae.
«Vai a tavola mamma!» la spinse Henry scendendo anche lui dalla sedia e riportandola verso il tavolo. Bae fece lo stesso. Entrambi i  bambini emozionati nel fare assaggiare la loro prima colazione. La osservarono attentamente, osservarono Killian metterle davanti la loro creazione. Lei rideva per tutta quell'attenzione.
«Grazie» ringraziò a Killian il quale aveva servito gli altri pancake ai bambini e ora si era seduto all'altro capo del piccolo tavolo. Guardava Emma anche lui ora.
«Ok, assaggiamo» disse con fare semi serio. Portò il boccone alla bocca, il tempo di chiudere le labbra e masticare e qualcosa le si mosse dallo stomaco risalendo su. Si alzò di scatto e scappò verso il bagno. La sentirono vomitare.
«Papà, hai avvelenato mamma».

Dopo aver finito la colazione e aver assicurato che quello che avevano preparato non l'aveva avvelenata, li  portarono a scuola, dopodiché erano passati dal ferrmenta e ora erano di nuovo a casa con Killian che si stava occupando di sostituire la serratura e aggiungere altri accorgimenti per la loro sicurezza. Emma sedeva per terra vicino a lui, appoggiata alla parete, lo guardava intento ad armeggiare con cacciaviti e attrezzi vari. Lo vide compiaciuto del suo lavoro, dopo una mezz'ora buona si tirò su ,soddisfatto di sé «Bene, dovrebbe andare. Ora andiamo dalla polizia» porse una mano alla donna, lei l'osservò. Sapeva che dovevano andarci, ma... «E se complichiamo le cose?  Cioè, e se lo denunciamo e non è abbastanza e ci si rivolta contro in modo ben peggiore di questo?!».
La paura negli occhi di lei era comprensibile ma lui non avrebbe cambiato idea «Emma, se non lo denunciamo sarà solo peggio. Noi andremo al distretto e lo denunceremo. Inizieremo a fare qualcosa di concreto»
Lei assottigliò gli occhi e si alzò «Pensi che fino ad ora io non abbia combinato nulla, vero?»
«Vuoi litigare?!»
«No...» gli si appoggiò al petto sospirando. Lui l'abbracciò, conscio di tutto lo stress che riempiva le loro vite.
«Andiamo ora, sicura che non ti verrà un attacco di nause in macchina vero? L'ho pulita l'altro giorno» si beccò un bel pugno sulla spalla.

Arrivati in centrale non dovettero aspettare molto per essere ricevuti da uno degli agenti. Si accomodarono alle sedie davanti alla scrivania, Killian un po' nervoso, Emma abituata a tali ambienti non ci faceva più caso anche se era strano trovarsi dall'altro lato.
«Salve, ditemi» l'agente sembrava cordiale, un tipo di bell'aspetto e bella presenza.
«Vorremmo fare una denuncia» iniziò Emma.
«D'accordo»
«Un uomo è entrato in casa nostra, ha tentato di aggredire la mia...» Killian guardò Emma «la mia fidanzata.»
L'uomo li scrutò attentamente «Ha rubato qualcosa? Ora procediamo con l'identikit e»
«Quell'uomo è stato mandato da Gold»
Bastò quel semplice cognome per far crollare il silenzio nella stanza. Sia Emma che Killian fissavano l'agente davanti a loro, era uno sguardo corrucciato e adombrato quello che aveva preso posto sul suo volto.
«Ne siete sicuri? Perchè» la suoneria di un cellulare interruppe l'uomo.
«Scusate» Emma prese il cellulare per spegnerlo ma dovette rispondere quando lesse che proveniva dalla scuola di Henry «Pronto?».
I due intanto la osservavano, la videro strabuzzare gli occhi. «D'accordo, arrivo subito.» Killian le fece segno che non si sarebbero mossi finchè non avessero concluso la denuncia. Lei coprì la parte inferiore del cellulare «Henry ha picchiato un bambino, dobbiamo andare per forza.»
«Vado io, tu finisci qui e aspettami, ok?!» disse sicuro Killian.
«Va bene. Si sono ancora qui, viene il padre di Henry va bene? Arriva tra poco. Ok grazie» riattaccò, le spalle le si abbassarono di diversi centimetri. Ora anche suo figlio ci si metteva.
«Vado e torno, voi concludete.» si rivolse all'altro uomo. Baciò Emma sulla testa sussurandole un 'andrà tutto bene' ed uscì in fretta e furia.
Guardò l'uomo con aria un po' afflitta «E' un bambino, non sarà nulla di grave...spero», quello annuì.
«Torniamo a Gold ora»

La scuola era stata sempre un problema anche per lui da ragazzo, ma non si aspettava che lo sarebbe stato anche per suo figlio...per Bae non lo era mai stato infatti. Ora che c'era anche Henry viveva in un'altra realtà fino ad allora quasi sconosciuta. Non si era mai occupato veramente e in primo piano della scuola di Bae quindi era tutto abbastanza nuovo per lui. E poi erano alla materna ancora, teoricamente non dovevano succedere quelle cose.
Vide Henry seduto fuori l'ufficio del preside, accanto ad un altro bambino e un'insegnate. Entrambi i bambini avevano qualche livido sul volto.
«Prego» le fece cenno la donna invitandolo ad entrare. Si sentiva sotto esame ora, forse era meglio se ci fosse andata Emma. Guardò Henry, aveva lo sguardo duro mentro rispondeva alla sua occhiata.
Si sedette di fronte all'uomo vestito in giacca e cravatta. Furono i dieci minuti più lunghi della sua vita. Killian si scusò, l'altro disse che non lo aveva mai visto e che forse sarebbe dovuto stare più attento al bambino perchè quella era una fase importante nella vita di un ragazzino. Poi disse qualcos'altro ma Killian era occupato a tagliar presto la corda, la scuola non gli era mai piaciuta. Annuì promettendo qualcosa, come il fare più attenzione ad Henry, al fatto che non si sarebbero più dovuti manifestare incidenti come quello e qualcos'altro. Gli strinse la mano in modo deciso ed uscì, salutò la maestra, diede un'ultima occhiata all'altro bambino e  fece cenno ad Henry di seguirlo.
Saliti in macchina mise in moto e partì.
«Cosa è successo Henry? Non pensavo fossi un bambino violento» lo guardò dallo specchietto retrovisore. Lui aveva le braccia incrociate e guardava fuori.
«Ehi parlo con te. Mi dici cosa è successo»
«Niente»
«Non è vero altrimenti non sarei dovuto venire a prenderti a quest'ora.» Henry continuava a tacere, intanto stavano prendendo tutti i semafori rossi, giusto perchè Killian voleva far presto. «Allora?»
Stava perdendo la pazienza. I due bambini erano così diversi, Bae non stava quasi mai zitto mentre Henry era un continuo enigma...degno figlio di sua madre.
«Bae mi avrebbe detto subito quello che è successo» si ritrovò a dire senza quasi pensarci. Pessima, pessima mossa.
«Ma io non sono Bae!» urlò. Se non fossero stati fermi al semaforo Killian avrebbe inchiodato e qualcuno si sarebbe fatto male. Ruotò il busto per guardare il figlio.
«Henry?!».
Il bambino si slacciò la cintura e fece per aprire la portiera, ma Killian riuscì prontamente ad abbassare tutte le sicure dell'auto in modo che Henry non potesse uscire. Intanto era scattato il verde e riprese a camminare.
«Ma sei pazzo? Ma che ti salta in mente?!» aveva il cuore in gola, cercò un contatto visivo con suo figlio ma quello era rosso di rabbia. «Scusa, non volevo paragonarti a Bae, ma non sapevo fossi un teppistello» provò a scherzare ma non funzionò «Henry sono nuovo del mestiere, sto imparando ora a fare queste cose da padre, per favore non fare mai più una cosa del genere» lo vide annuire ad occhi bassi. Come da prassi beccarono l'ennesimo semaforo rosso.
«Ti va di venire qui davanti» battè sul sedile del passeggiero e solo allora Henry lo guardò sorpreso «Avanti, dai». Il bambino mise prima un piede e poi l'altro, si accomodò e si allacciò la cintura. Era un po' elettrizzato, Emma non lo faceva mai mettere davanti.
«Ora mi dici perchè hai preso a pugni quel ragazzino? Me lo devi mi hai fatto quasi prendere un infarto»
«Ha detto che mamma è una di quelle femmine che va con tutti i maschi e che tu non sei il  mio papà ma solo uno di quelli» disse a bassa voce.
Quella volta fu inevitabile la brusca inchiodata, dietro di lui i clacson suonavano infuriati. Gli occhi di Henry spalancati.
«Cosa?! E perchè non me lo hai detto quando ero lì?! Gliene avrei dette io di cose a quel pallone gonfiato del preside! Con tutta quell'aria da idiota! E idiota non si dice quindi non dirlo ad Emma! Avremmo fatto una bella chiacchierato con i genitori di quell'altro ragazzino» urlava infuriato, pensava a qualche litigio stupido tra ragazzini ma tutta quella cattiveria no, avevano sei anni!
Si passò la mano sulla faccia come a voler scacciare la tensione. Fu inutile. «Henry se dovesse succedere di nuovo ignorali» era pur sempre un genitore, dare il buon esempio rientrava nei suoi compiti.
«E se mi spingono?» anche l'altro bambino aveva infierito, non era stato solo lui a picchiare.
«Tu spingilo più forte» disse ovvio. Henry sorrise. «Ma non diciamo ad Emma nemmeno questo ok? Altrimenti sarà lei a picchiare me»
Henry guardò fuori, non era la strada per andare a casa «Dove andiamo?»
«Alla centrale di polizia». Henry si voltò di scatto con occhi spalancati.
«Ma ho detto che non lo farò più!». Killian lo guardò confuso poi scoppiò a ridere. 

L'agente Graham le aveva detto che stavano seguendo Gold da diversi mesi ormai, se non anni. Erano alle prese con quell'uomo da prima che arrivasse lui stesso a lavorare in quel dipartimento.
«Com'è possibile che non siate riusciti a trovare nulla?!»
«Lei ha trovato qualcosa signorina Swan?». Lei incassò il colpo.
«No, e chiamami Emma», quello annuì. «Però ora con questa intrusione in casa mia dovremmo riuscire a parare da qualche parte»
«Si può fare la denuncia ma dovremmo prima trovare l'uomo che ti ha aggredito e interrogarlo. E non sarà semplice, gli uomini di Gold fanno presto a diventare fantasmi, non si trovano facilmente.»
Emma iniziò a mordersi un labbro. Doveva raccontargli dei bambini, forse questo avrebbe aiutato le indagini. Ormai si era rassegnata all'idea che solo con le sue forze non sarebbe andata lontano, era un uomo troppo scaltro per una persona sola. Ma se glielo avesse raccontato la legge sarebbe subentrata e non sapeva fino a che punto avrebbe infierito sulle loro vite. Graham notò il mutamento nella donna davanti a lui «Cosa non mi sta dicendo Emma?»
Lei lo guardò, era fortemente combattuta. Quello capì.
«Facciamo così, io le lascio il mio numero, quando sarà pronta a parlarmene mi chiami. Se quello che non mi sta dicendo potrebbe aiutarci con il caso non esiti a chiamarmi. Siamo colleghi, avrà tutto l'appoggio di cui avrà bisogno.» le passò il bigliettino ed Emma era indecisa se prenderlo o lasciarlo lì. Lo prese. Graham sorrise.
«Non abbia paura Emma, è per il bene di suo figlio e per un sacco di altra gente»
Emma si alzò salutandolo con una stretta. Era per il bene dei suoi figli che ora stava temporeggiando, ne avrebbe parlato con Killian e ne avrebbero deciso insieme.
Uscì fuori dall'uffcio. Seduto su una sedia per la gente in attesa Henry la guardava imbarazzato. Accanto a lui, Killian la stava aspettando. « Forse farlo dormire una notte in cella gli farà bene»
Henry lo guardò adirato. Emma vide il livido sulla guancia del figlio. «Voglio saperlo?»
«No» risposero all'unisono i due maschi.
«Bene, andiamo»

Il tempo era abbastanza bello da poter far sosta in una gelateria, ne scelsero una che non dava sulla strada, una che fosse vicino al parco.
Pagarono e si misero seduti su una panchina. Henry con il suo gelato al cioccolato prese a camminare lì intorno, dove a poca distanza un altro bambino stava giocando con la palla.
«Cos'è successo a scuola?»
«Fidati, meglio evitarti altro stress, questo bambino quando nascerà sarà un piccolo pazzo se continui a stressarlo così» scherzò Killian toccandole la pancia coperta dalla giacca di pelle. Lei gleila prese e gliela strinse. Guardò Henry giocare.
«Dovremmo dirgileo. O quanto meno iniziare a tastare il terreno. Dimmi che non è grave quello che è successo a scuola almeno»
Lui sorrise «Non è proprio grave, ma ai prossimi incontri con i maestri ci vengo anche io»
«Tanto il prossimo anno andranno in prima.» scrollò le spalle lei, mille pensieri e pochi erano belli. Lui la guardò, non era luiminosa come al solito, capiva il perchè ma non poteva vederla così sconfortata.
«Con la denuncia? Avete fatto tutto?»
«Mi ha lasciato il suo numero».  La faccia di Killian si trasformò in una smorfia incredula.
«Cosa?!»
«Penso che dovremmo raccontargli dei bambini e di cosa quell'uomo ha fatto.»
«E perchè non glielo hai detto subito?». Ora era lei a cercare i suoi occhi.
«Perchè volvo parlarne con te prima. Se le cose si mettessero peggio Killian? Se raccontando tutto ci togliessero i bambini?! Io non voglio che soffrano ancora» Killian la abbracciò forte. Lei si strinse a lui in cerca di protezione, aveva bisogno di lui per farcela.
«Non soffriranno. Tu non soffrirai Emma. Parleremo con quel polizziotto e metteremo fine a questo incubo. Non voglio vederti così. Capito?! Devi stare tranquilla, e so che non non lo farai, ma provaci almeno per i bambini. Per tutti e tre»
«Ok, ci proverò» cercò le sue labbra trovandole già pronte per lei.



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Salve gente!!!!
No, non mi sono sbagliata giorno, lo so che è martedì. Però, visto che ieri mi è piaciuta tanto la puntata oggi avevo ispirazione per il capitolo xD Poi visto che è il mio compleanno e sto da sola con il cane ho pensato che questo fosse il modo migliore per spendere il mio tempo xD  Spero almeno che il capitolo sia uscito bene, è quasi tranquillo, abbiamo la new entry che è Graham. Speriamo che aiuti i nostri adorabili disgraziati xD.
Non mi dilungherò sulla puntata che è andata in onda domenica perchè già l'ho fatto abbindantemente sul sito dove la recensisco, ma ci tenevo a sapere cosa ne avete pensato voi. Io ne sono rimasta troppo contenta. Soprattutto per Hook, mi sento male se ci penso. Ma non dico altro che se qualcuno non lìha vista faccio spoiler e non mi sembra il caso...visto che con l'altra ff mi ci sono avvicinata alla grande ahhaahhahaa madò ancora non ci credo xD
Cooomunque spero che vi facciate sentire anche per questo capitolo :) ringrazio chi mi lascia sempre qualche parola, ve ne sono davvero grata.
Alla prossima, si spera xD
Gio

  
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