Fanfiction classificatasi III° al contest "Welcome to Akatsuki!" , indetto da uchiha_Girl e oKelio.
Immortal
~
{
Impares nascimur, pares
murimur }
Chiyo non aveva mai neanche lontanamente pensato di varcare quella soglia maledetta, un giorno. Da quando le avevano detto che suo nipote Sasori faceva parte della più temuta organizzazione criminale, l'Akatsuki, non riusciva più a darsi pace. Si sentiva in colpa per avergli insegnato ad apprezzare l'Arte che lo aveva condotto alla pazzia; così, sfidando il pericolo e le proprie convinzioni, si era data da fare per rintracciarlo.
[ Non voleva morire; non senza aver prima rivisto quel bambino che avrebbe voluto crescere con più amore. ]
Forse per malinconia – o più
probabilmente per vendetta –, il marionettista aveva convinto
gli
altri ad accettare sua nonna nel gruppo. Come avesse fatto, non fu
mai veramente chiaro alla donna; anche perché non ebbe il
tempo materiale per capire cosa stesse succedendo.
“
Lo
faccio solo perché comprendo questo tuo stupido momento di
senilità. ” le aveva detto freddamente; la
considerava ormai
inutile, troppo anziana per avere anche una minima utilità
in
caso di battaglia. Così aveva pensato di usare anche lei per
costruire uno dei suoi adorati burattini; almeno, in quel mondo se ne
sarebbe andata con onore.
Anzi, in verità non sarebbe
mai morta, ma avrebbe vissuto per l'eternità come sua
ennesima, sublime creazione.
In fondo, un tempo le aveva voluto
bene; peccato che lei, pero', non l'aveva mai capito. Non lo aveva
mai guardato con dolcezza, e mai gli aveva fatto una carezza.
[ Alla fin fine, non aveva preteso molto. Solo un po' di quell'amore disinteressato che i suoi genitori non avevano fatto in tempo a donargli. ]
Chiyo si
sentiva fuori posto. Che
diavolo ci faceva lì? E dire che erano state le sue gambe a
portarcela, e non aveva chiesto consiglio a nessuno. Si
domandò
come aveva fatto a trovare quel covo – chiaramente
provvisorio –,
dal momento che non ricordava nulla della strada percorsa per
arrivarvi. Come se fosse stato il suo cuore a guidarla, a mostrarle
la via.
L'essere
umano è una creatura strana, e la sua mente è
materia
complicata; la donna non si era neppure resa conto che era stato
proprio Sasori a chiamarla. Perché voleva porre fine a
tutto,
voleva cancellare i sentimenti che aveva provato per lei
definitivamente; desiderava dimenticare quei momenti in cui avrebbe
voluto essere abbracciato da un corpo caldo e vivo,
piuttosto che da due immobili marionette senz'anima.
Con
indosso la caratteristica
cappa dell'Akatsuki, si sentiva ancor più strana. Si
guardava
attorno e vedeva solo fanatici assetati di potere, chiudeva gli occhi
ed aveva voglia di piangere. Era sempre stata una persona forte, ma
sentiva che il crollo era imminente; perché non si
può
conservare in eterno una maledetta maschera d'indifferenza.
E allora provava a parlare col
nipote, ad instaurare quel dialogo che mai c'era stato, fra i due. Ma
lui, freddo ed impassibile, evitava i suoi sguardi e le sue parole.
Era tardi, ormai.
Perfino quando lei gli si era
avvicinata per toccargli la guancia, lui si era scostato. Sebbene
sapesse perfettamente che non avrebbe sentito nulla, aveva deciso di
spostarsi. Trovava patetici quegli assurdi tentativi di farsi
perdonare. Non aveva più niente da spartire con lei, ed era
pronto a trasformarla in una delle sue marionette.
Oramai
viveva in un corpo perfetto
ed immortale, perché mai avrebbe dovuto perdere tempo con
una
persona che odiava e che aveva già un piede nella fossa?
~ ~ ~
Chiyo si
rese conto con orrore di
quel che suo nipote era diventato nel corso degli anni. Una bambola
dal cuore di ghiaccio, talmente crudele da sembrare impossibile da
scalfire. E pensare che, prima di dire addio al mondo, avrebbe voluto
dirgli quel che non era mai riuscita a pronunciare.
Ti
voglio bene...
sembra facile da
dire. Ma in realtà è maledettamente difficile
proferir
tali parole, quando si ha di fronte una creatura folle che crede
unicamente nel suo concetto di Arte. Una creatura che ha oramai
dimenticato quel che significa essere umano.
Avrebbe
voluto fargli sapere che
lo amava, che aveva sempre adorato quel dolce bimbo bisognoso
d'affetto; ma neanche lei era mai riuscita realmente a capire per
quale motivo non se l'era sentita di dargli l'affetto che tanto
desiderava.
Lei gli voleva bene, nonostante
tutto.
Spesso le veniva da pensare di
essere ancor più folle di lui, a pensare quelle cose.
[ Come si può voler bene ad un assassino? Come si può dire d'amare chi priva persone innocenti del proprio diritto alla vita? ]
Eppure, decise che prima o poi ci sarebbe riuscita. Prima di dargli l'ultimo saluto, l'avrebbe guardato negli occhi ormai vuoti ed inespressivi e glielo avrebbe detto.
~ ~ ~
Ormai membro effettivo – anche se, per la verità, non molto attivo – dell'Akatsuki, Chiyo si sentiva vagamente potente. Si stupiva d'essere ancora viva, dal momento che era passato quasi un mese dal suo arrivo. Continuava a vedere attorno a sé patetiche lotte per la supremazia, e a stare vicina a Sasori, nonostante egli stesse preparando davanti ai suoi occhi stanchi le armi che l'avrebbero caratterizzata una volta divenuta una bambola com'era lui. Un'immagine dannatamente triste.
“
Sei
pronta, nonna? Presto diventerai una splendida marionetta...
un'eterna opera d'arte. ” le disse un giorno, soddisfatto. E
probabilmente, lei non aspettava altro. Dare la vita per suo
nipote... sì, ormai l'aveva deciso. Dal momento che non
aveva
adempiuto ai suoi doveri di nonna esemplare, adesso c'era una sola
cosa che poteva fare: morire per lui. Per quella creatura che sapeva
pensare unicamente all'infinito.
Lo guardò negli occhi
inespressivi cercandovi inesistenti sfumature, e ancora una volta
avvertì quello strano potere, quello che sentiva d'avere su
di
lui, nonostante tutto. In fondo, dentro quel corpo di legno v'era
ancora un cuore umano, caldo. Gli accarezzò i capelli
inaspettatamente morbidi, e lui rimase un attimo interdetto; sorrise
stancamente, annuendo con un cenno del capo.
Lui capì.
Ne era più che sicura, lui
aveva compreso.
Perché l'amore spesso ti
porta a fare delle scelte che vanno contro l'etica morale, contro i
tuoi stessi principi.
Perché
l'amore, che
sia per per la
propria metà, per un parente, un animale od un oggetto
inanimato, è amabile follia.
Ti trascina via, ti lacera e distrugge; ma ti rende immortale.
Amore, amabile follia. ( Nicolas de Chamfort )
End ~
Note dell'autrice:
il sottotitolo significa letteralmente “ Nasciamo diversi, moriamo uguali ”. L'ho trovato molto appropriato alla storia, trovo che riassuma in poche parole la vita di Chiyo e Sasori – quella che ho descritto, ovviamente, non quella narrataci da Kishimoto –. Nascono diversi: chiaramente parlo dalla morte dei genitori di Sasori in poi. Egli è un bimbo ferito, bisognoso d'amore; Chiyo è una donna forte, soffre senza pero' darlo a vedere, ma proprio perché sta male tende ad allontanarsi dal nipote. In questo modo non riesce a donargli quell'amore di cui un bambino piccolo ha bisogno. O almeno, io la vedo così; diciamo che è una mia personale interpretazione. Muoiono uguali: in questa storia, viene detto esplicitamente – anche se non descritto nei particolari – che la donna diventa una marionetta, un'arma, così come Sasori. Certo, è chiaro che il suo cuore non verra conservato e non sarà altro che una bambola. Ma alla fine, sono uguali.
Non è stato facile utilizzare l'aforisma, o meglio. Quella frase è proprio nel mio stile, ma era difficile costruirvi su una trama che vedesse come protagonista Chiyo. Allora ho pensato di descrivere un amore incondizionato, quello di una nonna verso il proprio nipote. Perché l'amore non lo si prova solo verso la propria metà.