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Autore: nitin    07/03/2017    1 recensioni
Questa Klance si articola in sms, di tanto in tanto interrotti da qualche spiegazione giusto per far capire che, in realtà, c’è un filo logico dietro a questa trashata.
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Cosa diamine era successo, la sera prima…?
31/03
11:04
“Appena puoi, dimmi se ti senti meglio.”
11:04
“Bellissima dichiarazione, comunque. Dovresti fare il poeta.”
11:04
“Adesso vado a dormire. Vedi di non chiedermi di sposarti in questo lasso di tempo.”
Genere: Angst, Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo so, sto aggiornando una volta al giorno. Lo so.
Il punto è che scrivere questi capitoli mi viene estremamente facile, so già cosa fare, so già cosa far dire a questi due belini, quindi… Meh.
Quindi, ecco il terzo capitolo. Mi dispiace, mi dispiace veramente, ma in questi giorni ho bisogno di angst, quindi la dono anche a voi. A dire il vero non mi dispiace più di tanto.
 
Si scoprono sempre più cose su entrambi i personaggi – ovviamente non le cose salienti, per quelle dovrete aspettare, ops – e il loro rapporto diventa sempre più stretto. E io muoio dentro scrivendo questa fanfic perché, beh, chi ha avuto relazioni a distanza può capire.
 
Enjoy, e lasciate tutti i commenti che volete! ♡
 
CAPITOLO 3
 
Cinque giorni erano passati da quella sera, ma non avevano più parlato di nulla che fosse anche solo relativo agli attacchi di panico di "Principessa".
L*i non voleva parlarne, e a Lance andava bene.
Cioè... Si auto-convinceva che andasse bene, ma in realtà, con i giorni, era divenuto sempre più curioso.
Ogni parola, ogni frase, ogni segno di punteggiatura che quella persona gli scriveva, Lance la analizzava, cercava di capire più cose possibile di l*i, aveva persino iniziato a scrivere, su un quadernetto, una lista delle sue caratteristiche, un elenco di ciò che gli piaceva e di ciò che non gli piaceva, appunti su appunti di tutti gli indizi che ricavava su di l*i.
Le poche cose che si era appuntato erano abbastanza superficiali, ma ora, per qualche motivo, aveva iniziato a pensare che l*i vivesse in un collegio, o qualcosa del genere.
Non parlava mai dei suoi genitori, parlava sempre e solo di professori e altri ragazzi.
E, per qualche altro motivo, se l* immaginava con i capelli neri.
Questa era l'unica immagine mentale che si era fatto di l*i: una bella ragazza, un bel ragazzo, non importava poi molto, non si sarebbero comunque mai visti, ma con dei morbidi capelli corvini.
Moriva dalla voglia di sapere se avesse ragione o meno.
 
12/03
20:41
"Posso chiederti solo una cosa?? Solo una, promesso..."
20:43
"Sentiamo."
20:43
"Di che colore sono i tuoi capelli??"
20:45
"Perché dovrei dirtelo?"
20:45
"Perché ho una teoria e voglio sapere se ho ragione!!!"
20:50
"..."
20:50
"Neri. Lunghi fino alle spalle. È tutto ciò che saprai di me."
20:50
"AAH LO SAPEVO!!!"
20:51
"Ti ho sempre immaginat* coi capelli neri!!!"
20:52
"... Oh."
20:52
"Perché 'Oh'??"
20:55
"Non sapevo ti facessi immagini mentali di me."
20:56
"Me ne faccio sempre!!! Mi diverto a immaginare come tu possa essere, tutte le volte aggiungo un dettaglio nuovo, ma l'unica cosa di cui ero quasi cert* era che tu avessi i capelli neri!!!"
21:00
"È una cosa... Carina."
21:01
"Lo pensi davvero??"
21:03
"Forse."
21:03
"Anche io, a volte, immagino come tu possa essere."
21:04
"Davvero??? E come pensi che io sia???"
21:05
"Non te lo dirò mai."
21:06
"Dai, solo un dettaglio!"
21:08
"Solo uno."
21:08
"Okay!!!"
21:10
"Ti immagino bellissim*."
 
Lance stava bevendo del succo di ananas da una tazza a forma di Stormtrooper, con il telefono sbloccato aperto sulla chat "Principessa", e teneva gli occhi fissi su di esso.
Quando comparve quel messaggio, però, metà del contenuto di quella tazza si riversò sulla propria maglia, mentre Lance prendeva a tossire come un impossessato.
Gli era andato di traverso il succo, sì. A dire il vero, probabilmente, non era neppure andato nell'esofago: si era infilato nelle vene e gli aveva infettato il cuore.
Aveva il cuore annegato nel succo d'ananas. Ne era sicuro.
Almeno, così si sentiva.
"Ti immagino bellissim*".
Lance non sapeva nulla di l*i, niente di niente, non sapeva neanche il suo nome, il suo sesso... Ma, quando gli scriveva cose del genere, arrossiva come un idiota, e il cuore prendeva a scalpitargli contro la cassa toracica.
Erano solo parole su uno schermo.
Era solo una persona conosciuta per caso.
Non era un'amicizia seria o reale, la loro.
Ma quella persona era diventata una delle poche cose piacevoli della propria vita, uno dei motivi per cui si svegliava al mattino, per cui si trovava a sorridere come un idiota nel mezzo di un pensiero.
Quella persona era sempre seria, sempre cupa e di poche parole, ma a volte tirava fuori frasi come quelle, e... E Lance iniziava a saltellare sul posto, a stringere il telefono tra le dita affusolate e olivastre mentre rileggeva e rileggeva il messaggio.
Solo dopo qualche minuto riuscì a rispondergli.
 
21:15
"Scusa, mi sono rovesciat* addosso il succo d'ananas--!!"
21:16
"... Perché? Stai più attent*."
21:16
"Perché se mi dici cose del genere-!!!"
21:17
"È solo un'idea che ho. Per quanto ne so, potresti essere brutt*."
21:17
"Solo, dubito che tu sia brutt*."
21:17
"Perché lo pensi??"
21:19
"Non lo so. Lo penso e basta."
21:20
"E poi, sei di un paese di lingua spagnola, no? Questo vuol dire che c'è una buona possibilità che tu abbia la pelle olivastra, o scura. E non ho mai visto qualcuno con la pelle olivastra che non fosse attraente. Forse lo avete nel DNA."
 
Questo voleva dire solo una cosa: Lance non era l'unico a fare ipotesi su di l*i.
Anche l*i si faceva film mentali pensando a sé! Anche l*i studiava i propri comportamenti per comprendere qualcosa di sé!
Dire che era emozionato era dire poco. Si stava divertendo da morire.
 
21:21
"Ci hai preso, ho la pelle olivastra... E questa è l'unica cosa che saprai del mio aspetto!!"
21:22
"Ne so due, di cose sul tuo aspetto."
21:23
"Qual è la seconda cosa...?"
21:25
"Che sei bellissim*."
 
« Madre de Dios, madRE MIA. Maldido- Malediciòn. Cazzo. » Lance si era strozzato di nuovo, ma se non altro era riuscito a salvare i propri pantaloni dal succo.
« Lancey, estas bièn? » mormorò la madre, sbucando dalla cucina solo con la testolina scura.
« Sì, mamà! Solo... Mi è andato di traverso il succo. » la rassicurò lui, portando in cucina la tazza ormai vuota.
Aveva bisogno di andare in camera e... Probabilmente morire.
Solo una volta che si fu infilato sotto alle coperte, alla sola luce delle stelline fluorescenti attaccate al soffitto, Lance riuscì a rispondere al messaggio.
 
21:35
"Dove sei finit*?"
21:40
"Scusa!!! Mi sono mess* a letto!!!"
21:40
"E ho cercato di non morire"
21:40
"Che palle mi fai arrossire"
21:42
"... Calmati."
21:42
"Cioè, aspetta, cosa?"
21:42
"Ti faccio arrossire?"
21:43
"A volte!!! Mica sempre... Non sono abituato a sentirmi dire cose così carine"
21:44
"Non- Dah."
21:44
"Cambiamo argomento."
21:45
"Volentieri perché devo calmarmi!!!"
21:45
"Che fai??"
21:50
"Sto riordinando la mia camera. Non mi piace averla in disordine."
21:52
"Beat* te che ne hai voglia... Io sono troppo pigr*"
21:53
"Una camera disordinata è segno di una mente disordinata."
21:54
"Quindi io confondo le persone mettendo a posto la camera: faccio credere a tutti di essere una persona tranquilla e poi li sconvolgo con la mia psicopatia."
21:55
"Oh, sì."
21:57
"Allora io le confonderò tenendo tutto in disordine e mostrandomi tutt* dolce e calm*!!!"
21:58
"Non è così che funziona..."
22:00
"Ma almeno potremo confondere le persone insieme!"
22:02
"Suppongo che sarebbe divertente. :)"
22:03
"È LA TERZA!!!"
22:03
"La terza faccina che mi mandi!!!"
22:03
"Che bello!!!"
22:04
"Woah. Festeggiamo. Che emozione."
22:05
"Guastafeste :("
22:06
"Come stai, per il resto?? Hai dormito bene??"
22:07
"Sì. Da un po' di sere riesco a dormire meglio."
22:08
"Ne sono felice ♡!!"
22:10
"Da quando ci mandiamo i cuoricini?"
22:11
"Ti danno fastidio??"
22:12
"No, penso di no."
22:12
"Ottimo! Allora te ne manderò qualcuno, ogni tanto!!"
22:15
"Ottimo."
22:16
"Ottimo!!"
22:19
"Ascolta, devo seriamente finire di mettere a posto la camera... Se vuoi andare a dormire vai pure, ci metterò un bel po'."
22:20
"Allora vado, che ho la sveglia presto... Ci sentiamo domani?? Cioè, per te sarebbe, tipo, dopo?"
22:22
"Ci conto. Scrivimi, hm?"
22:23
"Lo farò!! Buonanotte, Principessa ♡"
22:24
"Non chiamarmi Principessa."
22:26
"E... Buonanotte."
22:27
""
 
Lance rimase cinque minuti buoni con il telefono aperto sulla chat, prima di posarlo sul comodino e di mettersi a dormire.
Rigorosamente, tenne la suoneria attivata: non voleva rischiare di non esserci per l*i in un momento di bisogno, nonostante gli avesse detto che era tutto a posto.
Prima di riuscire ad addormentarsi, passò qualche minuto buono a pensare a ciò che gli era accaduto in quei giorni.
Si sentiva estremamente infantile.
Aveva ventuno anni, eppure si era trovato legato ad una persona che, probabilmente, non avrebbe neppure mai incontrato. E non legato in modo leggero, ecco! Perché uno non arrossisce se qualcuno che non conosce e che non l’ha mai visto prima ammette di pensare al suo aspetto fisico! Si morse le labbra sorridenti, affondando il viso nel morbido cuscino, nella sottile federa blu decorata con tanti piccoli disegni di pianeti e stelle. Lance amava anche solo l’idea di “spazio”. Lo faceva sentire in pace.
Gli sarebbe piaciuto da morire studiare astronomia, o ingegneria aerospaziale, o comunque qualcosa che c’entrasse con lo spazio, ma nella propria famiglia erano in tanti, e i soldi erano pochi. Inoltre, Cuba era praticamente isolata dal mondo, e anche solo il pensiero di allontanarsene appariva tremendamente lontano, a Lance.
Anche se gli sarebbe piaciuto. Gli sarebbe piaciuto da morire.
Ora che aveva conosciuto Principessa, gli sarebbe piaciuto ancora di più.
 
Quando si svegliò la mattina seguente, qualcosa non andava.
C’era qualcosa di sbagliato… Ma non capiva cosa. La porta era chiusa come sempre, nessuno era nella propria stanza, la finestra dava sul cielo sereno dove il sole era già… Già alto…
« Mi ammazza. Mi padre me va a matar. Me va a matar. » sussurrò tra sé, scattando in piedi. Erano le dieci e mezza, maledizione! Aveva promesso al padre che sarebbe stato in negozio alle dieci! Si mise addosso i primi vestiti che trovò, afferrò il cellulare e corse giù dalle scale, uscendo di casa senza neanche salutare la madre.
La macchina, doveva prendere la macchina… Dov’era la macchina?
« Dom è uscito, Lancey! Ha preso la macchina! ¿Necesitas algo? » esclamò la madre da dentro casa, e Lance perse ogni traccia di carnagione scura, tanto divenne pallido.
Dovette usare la bici. La maledettissima bici.
Scrivere a Principessa era fuori discussione… Ma si sarebbe fatto perdonare! Gli/Le avrebbe scritto appena uscito da lavoro!
 
Uscì dal lavoro alle tre del pomeriggio, tre ore dopo l’orario normale.
Come punizione per essere arrivato tardi, il padre gli aveva fatto fare l’inventario e gli aveva fatto pulire tutto, tutto il maledetto supermercato.
E non era neppure riuscito a scrivere a Principessa. Sentiva la sua mancanza, maledizione… Ma, stando ai giorni precedenti, entro poco l*i si sarebbe svegliat*!
Avrebbe potuto mandar* un bel messaggio di buongiorno!
Uscito dalla doccia rinfrescante, Lance si sdraiò sul letto, inumidendo la federa con i capelli corti e bagnati di acqua gelida. Si asciugò le mani sull’accappatoio, aprendo la chat. Voleva scrivere qualcosa di carino, in modo da farsi perdonare.
 
13/03
15:46
“Buongiorno, raggio di sole!! ♡
Perdonami per non averti scritto stamattina (stasera? per te), mi sono svegliat* tre ore dopo e sono arrivat* in ritardo a lavoro, quindi mio padre mi ha fatto restare tre ore in più…
Non commettere il mio errore e scrivimi appena ti svegli, che mi manchi!!! ♡♡♡”
 
18:02
“… Raggio di sole? Forse è quasi meglio Principessa.”
18:02
“Mi sei mancat* anche tu.”
18:05
“Raggio di sole!!! Hai dormito bene??”
18:06
“… Sei senza speranze.”
18:06
“Sì, bene. Tu? Sei stanc*?”
18:07
“Mort*, ma almeno oggi pomeriggio mi sono riposat* un po’, sono andat* a casa di un amico e abbiamo visto una serie tv!”
18:09
“Ne sono felice.”
18:09
“Abbiamo visto Game of Thrones, lo conosci???”
18:12
“Sì.”
18:13
“Ti piace???”
18:17
“Non molto.”
18:18
“Ehi, stai bene?”
18:20
“Sì.”
18:21
“Ti scrivo dopo.”
18:21
“Uh… Sei sicur*? Mi sembri un po’ giù, non mi piace saperti giù…”
18:25
“Sto bene, davvero. Solo un po’ di ansia. Sono anche molto stanc*.”
18:25
“Ansia?? Come mai?”
18:28
“Nulla di che. Davvero.”
18:28
“Dai, raggio di sole, dimmelo!!”
18:30
“Vorrei essere il tuo amico.”
 
Lance era nel giardino della propria piccola villetta.
Il sole era ancora lontano dal tramontare, l’aria era ancora calda, ma il cielo era già sfumato in varie tonalità di azzurro, rosa e arancione.
Stava dando l’acqua ai gerani rossi che aveva piantato qualche mese prima insieme alla sorellina Lucil: tutti in quella famiglia amavano i fiori, ma lei li amava più di qualsiasi altra cosa. Ne avevano piantati tantissimi: gerani rossi e bianchi, una pianta di rose rosa e una di rose gialle, qualche piantina di lavanda dal profumo intenso e dolce, e persino qualche cactus e qualche pianta grassa.
Nonostante ciò, era spesso Lance a prendersene cura: lei era ancora piccola, e preferiva guardare i cartoni piuttosto che dare l’acqua ai fiori che lei aveva voluto piantare. Ma a Lance andava bene così.
Nonostante ciò, quando quel messaggio gli arrivò, posò l’annaffiatoio accanto alle rose gialle, rileggendolo un paio di volte.
Cosa voleva dire? Perché Lance era solito farsi molti castelli mentali, era vero, ma era anche vero che l’unico significato che quel messaggio potesse avere era: “Vorrei essere lì con te”. Si morse il labbro inferiore. Era ciò che avrebbe voluto anche lui.
 
18:33
“Vorresti essere qui?”
18:37
“Sì.”
18:38
“Sto dando l’acqua ai fiori, non so quanto potrebbe essere entusiasmante…”
18:39
“Adoro i fiori.”
 
Lance se lo sarebbe segnato sul quadernetto, questo era poco ma sicuro.
Era un’altra delle tante cose che avevano in comune.
E l’idea di averl* lì, seduto sulle scalette di casa mentre lo guardava innaffiare i garofani sotto al cielo variopinto era… Era bellissima.
Gli si strinse lo stomaco: non sarebbe mai accaduto.
 
18:40
“Quali sono i tuoi fiori preferiti?”
18:41
“Le rose bianche.”
 
Un flashback passò per la testa di Lance: lui che, da piccolo, piangeva e piangeva perché i genitori non gli lasciavano annusare la pianta di rose bianche del loro vicino di casa. Aveva sempre amato le rose bianche, la loro purezza, la loro delicatezza, il loro profumo proibito. Ancora una volta, sorrise.
 
18:42
“Le rose bianche sono anche i miei fiori preferiti!!”
18:42
“Ti facevo più un* tip* da rose rosse, non so perché.”
18:42
“Forse perché sei un* romanticon*.”
18:43
“Come darti torto??”
18:45
“Un giorno ti regalerò una rosa bianca, allora!!”
18:50
“Promesso?”
18:52
“Promesso. ♡”
 
Lance non osò più parlare di ciò che l*i gli aveva detto, di quel “Vorrei essere il tuo amico”. Gli faceva male, e non si aspettava che sarebbe andata a finire così.
Essere dipendente da qualcuno di cui non conosceva praticamente nulla non era affatto una cosa buona… Ma era così.
I giorni passavano, e mai una volta loro non si scrissero. La sera di Lance era il mattino di quella persona, e viceversa, ma riuscivano comunque a parlare.
 
Vicino ai gerani, qualche giorno dopo, comparve una pianta di rose bianche.
   
 
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