SENTIMENTI
Sto correndo per il corridoio della scuola. Non dovrei, se mi becca un insegnante verrò punito. Ma non posso certo preoccuparmi di questo. Se non mi sbrigo se ne andrà. Scendo le scale continuando a correre. Ma quante scale ci sono in questa scuola? Non me ne ricordavo così tante. Non finiscono mai; più io continuo a scenderle, più loro aumentano. Ormai lei è solo un punto in lontananza. Sto perdendo la speranza. Ecco, finalmente le scale sono finite e riprendo la corsa per i corridoi. Forse lei si è fermata ad aspettarmi, perché ora la sua figura si avvicina sempre di più a me. Ora sono vicinissimo a lei, se allungo il braccio riesco a toccarla…ma lei riprende il suo cammino, ad una velocità doppia rispetto alla mia. Cavolo, e dire che l’avevo raggiunta! Un momento! E quell’aereo da dove diavolo è spuntato?! E’ fermo davanti a lei. Per un istante, sembra che lei si stia per voltare verso di me, ma poi cambia idea e sale sull’aereo, che subito accende i motori. Mentre continuo a correre come un disperato, l’aereo comincia a muoversi e presto si stacca dal suolo. Sulla fiancata leggo chiaramente il nome dalla compagnia aerea. Una compagnia aerea inglese. Dannata Inghilterra, te la stai portando via! La vedo ancora, perché è seduta accanto al finestrino che sta davanti a me. Mentre l’aereo si allontana in cielo la chiamo un’ultima volta, gridando con tutto il fiato che ho in corpo.
“KAHO!!”
Improvvisamente tutto è scomparso.
Non c’è più la scuola, non c’è più l’aereo. Non c’è più lei. Mi guardo intorno.
Riconosco la scrivania, l’armadio, il comodino. Sono nella mia stanza, nel mio
letto. Mi metto a sedere e mi accorgo di essere madido di sudore. Mentalmente
mi maledico. Com’è possibile che dopo tutti questi anni io abbia fatto
nuovamente questo sogno? Il sogno che risaliva ai tempi in cui Kaho era partita
per l’Inghilterra e mi aveva lasciato. Ormai è una cosa superata. L’ho rivista
più di una volta da allora, e non ho sentito assolutamente niente. I miei
sentimenti sono cambiati. Ora lei è soltanto una mia amica e per di più
un’altra persona ha preso il suo posto nel mio cuore. Mi volto e vedo Yukito
che dorme nel futon steso accanto al mio letto. Grazie al cielo non ho urlato
come mi era successo in passato, facendo lo stesso sogno. Altrimenti l’avrei
svegliato e avrei dovuto spiegargli perché avevo urlato il nome della mia ex.
Mi alzo cercando di fare meno rumore possibile. Apro la porta della camera e la
richiudo silenziosamente. Guardo l’orologio. Le 8.15. E pensare che è domenica…Addio
riposo domenicale! Mi dirigo al piano inferiore in punta dei piedi per non
svegliare nessuno, ma quando entro in cucina trovo mia sorella chinata sui
fornelli, intenta a preparare la colazione. Avvertendo la mia presenza si gira
di scatto, spaventata. Poi si tranquillizza.
“Sei
tu, Touya. Mi hai spaventata. Pensavo stessi
dormendo.”
“Mi sono appena svegliato. E tu,
mostriciattolo? E’ un evento più unico che raro vederti in piedi così presto la
domenica mattina!”
Come prevedevo, si arrabbia. Prenderla
in giro è il mio più grande divertimento. Ed è pure un ottimo antistress. Yuki
mi dice sempre che dovrei cercare di essere un po’ più gentile, perché lei ci
rimane male. Però sono convinto che lei sia abbastanza intelligente da capire
che è il mio modo per dimostrarle che le voglio bene.
“Sei cattivo! Mi sono alzata
presto apposta per farvi una sorpresa e preparare la colazione a tutti!”
E’ una ragazza fin troppo buona,
lo so bene. Per di più, questa mattina il solo vederla mi ha fatto passare
dalla testa le preoccupazioni riguardanti quel sogno. Oggi cercherò di essere
gentile con lei.
“Scusa, scusa. Dai, ti aiuto io,
così facciamo prima. Ti va?”
Mi guarda incuriosita.
Effettivamente è piuttosto insolito che io mi offra di aiutarla senza dirle
qualche cattiveria. Ma per una volta…posso anche comportarmi da affettuoso
fratello maggiore. Lei sembra averlo capito e mi sorride.
“Va bene!”
Insieme prepariamo una colazione
coi fiocchi. Da quando Yuki è venuto ad abitare con noi la quantità di cibo
presente in tavola è raddoppiata. Lui è davvero un ingordo.
Sakura prepara la tavola, mentre
io finisco di mettere le pietanze cucinate nei piatti.
“Senti, Touya…hai per caso fatto
brutti sogni questa notte?”
Per poco la pentola non mi cade di
mano. E lei come diavolo fa a saperlo?
“Perché mi chiedi una cosa del
genere?”
“Questa mattina, quando mi sono
svegliata, ti ho sentito urlare. Ripetevi cose del tipo “non andare” o “torna
indietro”, “aspettami”. Mi sono preoccupata ed ero quasi tentata di venire a
vedere se stavi male.”
La guardo con un sorriso. Lei ha
sette anni meno di me, eppure si comporta sempre da sorella premurosa, nei miei
confronti. E pensare che va solo in seconda media!
“Sì, ricordo di avere avuto un
incubo, però non ricordo cosa ho sognato. Non preoccuparti, ora va tutto bene.”
Continua a guardarmi con un
espressione dubbiosa sul volto. Non è troppo convinta delle mie parole. Per
forza, lei possiede una grande forza magica. E’ ovvio che capisca se qualcosa
in me non va. Però sembra esserci dell’altro. Forse deve dirmi qualcosa.
“Devi dirmi qualcos’altro?”
“A dire il vero…stanotte anch’io
ero inquieta. Ho continuato a sognare te. Tu correvi disperato, cercando di
raggiungere qualcosa o qualcuno. E la tua ansia, la tua sofferenza, si
trasmettevano anche a me. E soffrivo anch’io nello stesso modo in cui soffrivi
tu. Non sono riuscita a capire cosa ti facesse stare così male, però ho
percepito chiaramente un grande senso di vuoto e la disperazione per la perdita
di una persona cara. A dire il vero, mentre tu inseguivi questa persona, io
inseguivo te, perché era come se tu ti stessi allontanando da me. Mi sono
svegliata in lacrime e ti ho sentito urlare. Allora ho provato il desiderio di
fare qualcosa per tirarti su il morale. E così sono scesa in cucina ed ho
cominciato a preparare la colazione.”
E’ incredibile. Sakura è entrata
nel mio sogno. In questo istante provo una grande vergogna. Mi rendo finalmente
conto che ho sempre sbagliato a comportarmi male con lei. Per quanto due
persone possano comunicare con il cuore, fa bene sentirsi dire che qualcuno ti
vuole bene. Mi avvicino a Sakura e faccio una cosa che non ho mai fatto in vita
mia. L’abbraccio. Lei arrossisce, non se l’aspettava proprio.
“Grazie, sorellina. Ti voglio
bene. Ora vado a farmi una doccia, perché ho bisogno di schiarirmi le idee. Tu
finisci qui e chiama papà e Yuki. Poi facciamo colazione tutti insieme.”
Mi allontano verso il piano
superiore, ma dopo un istante di stupore Sakura mi blocca.
“Aspetta. Se vuoi un consiglio,
parla con la persona che stavi inseguendo. Non so chi fosse, ma sono certa che
non si trattava di Yukito. E sono anche certa che tu ricordi perfettamente
tutto. Touya, io ho avvertito chiaramente i tuoi sentimenti. Tu hai bisogno di
parlare con quella persona per chiarirti. Te lo dico perché sono convinta che
chiarire tutto fin dal principio sia la cosa più importante, in qualsiasi
situazione. Sono sicura che ce la farai, perché sei il mio fratellone. E
ricorda che anche se mi fai sempre tanti dispetti, io ti ammiro e ti voglio
bene.”
“Ok, grazie. Mi raccomando, non
cominciate senza di me!”
Corro su per le scale e mi chiudo
velocemente in bagno. Non posso credere che mia sorella minore abbia capito
meglio di me i miei sentimenti. E dire che mi reputavo tanto superiore…Mi metto
sotto un getto di acqua gelida. Ma sarà proprio vero? Per gli ultimi quattro
anni sono stato convinto di essere innamorato di Yukito. Il giorno stesso in
cui lo conobbi, sentii di provare qualcosa per lui e non mi ci volle molto per
capire di che si trattava. Per me non fu troppo difficile accettare l’idea
della mia omosessualità. Sono sempre stato una persona di larghe vedute e
quando capii di essermi innamorato di un altro ragazzo lo accettai senza troppi
problemi. Il fatto che in precedenza avevo mi ero innamorato di una donna, non
mi confondeva le idee. Pensai semplicemente che i miei gusti fossero cambiati e
non ci trovai nulla di strano. Però ora mi chiedo se sia veramente possibile
cambiare i propri gusti sessuali così radicalmente. Certo, so benissimo che
esistono persone a cui piacciono indifferentemente uomini e donne. Però…ora
inizio a pensare di non essere uno di questi. Effettivamente, a parte nel caso
di Yukito, non ho mai pensato che mi potesse piacere qualche uomo. Però, anche
dopo aver conosciuto Yuki, mi è capitato qualche volta di pensare a delle
ragazze. Ma allora io cosa sono? Fino a ieri sera ero convinto di essere un
normalissimo omosessuale. La cosa non mi disturbava, anche in famiglia avevano
capito e accettato la situazione. Papà non si è mai fatto troppi problemi e
Sakura era così abituata a considerare me e Yuki una coppia, che quando è stata
abbastanza grande per capire non ci ha trovato nulla di strano. Ed ormai
anch’io la consideravo una cosa normalissima. Ero abituato all’idea di amare
Yukito. Ma dopo questa notte…perché sognare Kaho? Ai tempi in cui stavamo
insieme, io ero innamoratissimo di lei. Pensavo che non avrei mai potuto amare
qualcun altro così tanto. Mi ero ricreduto, conoscendo Yukito. Ma ora…Mi hanno
raccontato tutta la storia della vera identità di Yuki. Lui in realtà si chiama
Yue. Ed è il guardiano delle carte di Clow, carte che Sakura ha raccolto,
combattendo a lungo. Il vecchio Clow, incapace di sopportare un potere troppo
grande per le sue sole spalle, si è scisso in due identità. Una è quella di un
ragazzino che era stato in classe con Sakura e di cui Kaho sembrerebbe essersi
invaghita. L’altra è quella di mio padre. Tutti i poteri e la memoria di Clow
erano rimasti nel corpo del ragazzino, ma quando Sakura è riuscita a
trasformare tutte le carte di Clow nelle sue carte personali, metà di quel
potere è stato trasferito in mio padre. Sakura mi ha spiegato che alcuni
sentimenti suoi e del suo ragazzo erano influenzati dai poteri da cui traggono
la forza le persone coinvolte in questa storia. Per esempio, il fatto che
Sakura volesse tanto bene a Yuki-Yue e a quel esserino arancione, era dovuto
alla loro identità di guardiani del padrone delle carte. Allo stesso modo il
ragazzino che sta con lei si sentiva attratto da Yuki perché avevano lo stesso
potere, derivante dalla luna. Forse anch’io, essendo un discendente diretto di
Clow, ho provato quei sentimenti per Yukito a causa del legame tra padrone
delle carte e guardiano. E, come Li era convinto di essersi innamorato di lui,
anch’io me ne sono convinto. Per Yuki, in fondo, ho sempre provato solo un
grande affetto. Per Kaho era diverso. Ci somigliamo così tanto, noi…Sono più
confuso che mai. Non so cosa fare. La cosa più giusta da fare, sarebbe parlare
a Yukito con sincerità. E poi? Dovrei parlare con Kaho? Però lei ora vive in
Inghilterra e per di più vuole bene a Eriol, l’altra identità di Clow. Per di
più, lei me lo aveva detto con chiarezza, il giorno in cui mi aveva lasciato.
“La prossima volta saremo grandi
amici. Lo sento.”
E le sue sensazioni, si avverano
sempre. Per lei io non potrò più essere nulla di più di un amico. Questo
pensiero mi fa stare davvero molto male. Sakura aveva ragione. Dopo essere
stato lasciato da lei mi ero sforzato in tutti i modi di dimenticarla, per
costringermi a non soffrire. Ma il mio era stato solo un palliativo. Ora
l’amore che un tempo provavo per lei è riesploso in tutta la sua potenza.
Rafforzato dai cinque anni in cui è rimasto sigillato nel mio cuore. Quindi ora
mi sarà del tutto impossibile continuare a stare con Yukito. Non ci riuscirei
nemmeno sforzandomi al massimo. L’unica cosa che mi resta da fare è parlare
sinceramente a lui. E poi, se mai troverò il coraggio, parlare anche con lei.
Meglio essere rifiutati subito, piuttosto che portarsi avanti il peso del
dubbio per il resto della vita. Bene, ho deciso. E invece no, perché ancora non
so se dirò tutto a Kaho. Basta, sono sotto la doccia ghiacciata da troppo
tempo, rischio di prendermi un malanno se resto qui. Esco e mi asciugo. Mi
vesto e scendo per la colazione. Papà e Yuki sono già a tavola. Devo essere un
po’ stravolto, perché Sakura mi guarda con aria preoccupata. Le strizzo
l’occhio e mi siedo a fianco a Yukito, come al solito. Facciamo colazione in
tutta tranquillità, come al solito. Sembra una classica domenica mattina.
Terminato di mangiare mi offro di occuparmi dei piatti sporchi, ma Sakura
insiste nel darmi una mano. Così rimaniamo nuovamente soli, mentre papà e Yuki
si occupano di sbrigare qualche faccenda domestica.
“Tutto bene? Non sembri molto in
forma…”
“E’ solo che ho passato un po’
troppo tempo sotto l’acqua fredda.”
“Non vorrai mica ammalarti, spero!
Piuttosto, sei riuscito a schiarirti un po’ le idee?”
“Non molto. Però avevi ragione tu.
Devo parlare con Yukito e dirgli come stanno le cose. Non è lui la persona di
cui sono innamorato.”
“Lo immaginavo. Non ti chiedo chi
è, perché non sono affari miei. Però, come ti ho già detto prima, ti conviene
parlarci.”
“A dire il vero, volevo proprio
chiederti un consiglio su questo. Vedi, questa persona sta già con un altro. Ed
è molto sicura che io provi solo amicizia nei suoi confronti. Non credo sia
disposta a tornare sulle sue decisioni. Secondo te dovrei dirglielo
ugualmente?”
“Sì. Sono convinta che sia la cosa
più giusta da fare. Devi parlarci chiaramente. Se non ci provi, non saprai mai
cosa pensa veramente. Pensaci. La peggiore cosa che può accaderti è che ti dica
di rimanere semplici amici. In quel caso la situazione rimarrebbe perfettamente
invariata. Invece, nel migliore dei casi, ti direbbe che ricambia.”
Non ci avevo pensato. Ha ragione.
Kaho non è certo tipa da cambiare atteggiamento con qualcuno solo perché scopre
che è innamorato di lei. Però resta sempre il problema della lontananza.
“Questo è vero. Però c’è anche un
altro problema. Questa persona non vive in Giappone. Si trova piuttosto lontano
e quindi, anche nella remota possibilità che accetti, non potremmo vederci.
Inoltre la persona con cui sta adesso vive dove sta lei.”
“Ecco, questo è già un problema
più serio. La lontananza non sempre aiuta. Però non sempre danneggia i
rapporti. Guarda me e Shaoran. Abbiamo dovuto separarci proprio quando abbiamo
scoperto di amarci e siamo stati lontani per un anno. Però abbiamo resistito ed
ora siamo entrambi molto felici.”
Avrei preferito che non mi
ricordasse la sua storia con quel ragazzo. Ancora non riesco ad accettarlo.
Come si è permesso quel moccioso di portarmi via la persona a cui più tengo al
mondo. La mia adorata sorellina? E pensare che la prima volta che l’ho visto la
stava maltrattando! Ops, Sakura mi sta guardando di traverso. Sa bene che io
non sopporto il suo ragazzo, mentre lei vorrebbe che io e lui andassimo
d’accordo. Beh, giuro che d’ora in avanti mi sforzerò di essere gentile anche
con lui. Ma lo faccio solo per la mia sorellina.
“Però, c’è la possibilità che lei
decida di stabilirsi definitivamente all’estero. Se ciò accadesse, non si
tratterebbe di un anno o due, ma di tutta la vita.”
“E perché allora non la segui?”
“Eh?”
“Voglio dire…se lei, anche
ricambiando il tuo amore, dovesse decidere di rimanere all’estero, basterebbe
che fossi tu ad andare da lei. In fondo non è detto che debba essere per forza
lei a fare il sacrificio, giusto?”
A pensarci bene, stavo ragionando
da egoista. E’ vero, vivere in Inghilterra non sarebbe poi così male. Si
potrebbe trascorrere là parte dell’anno, ed il resto qua in Giappone. E brava
Sakura! Ha davvero delle belle trovate! Comunque, bisogna prima trovare il
coraggio di dirle ciò che provo.
“Sai che mi hai dato proprio degli
ottimi consigli? Ti ringrazio davvero. Non appena avrò l’occasione le parlerò
dei miei sentimenti. E poi, vedremo come va a finire.”
Terminiamo di lavare i piatti
chiacchierando allegramente di altre cose. Poi, quando abbiamo finito ed io sto
per andare a cercare Yukito, Sakura mi dice:
“Touya…io ti ho suggerito di
adeguarti a quella persona, in caso vada tutto bene, e di trasferirti
all’estero con lei, però…spero tanto che non accada. Mi mancheresti, se dovessi
andartene dal Giappone. Più di quanto mi sia mancato, a suo tempo, Shaoran.”
Poi se ne va a riordinare la sua
stanza. Scusa, sorellina. Continuo a non pensare ai tuoi sentimenti. Ora però
devo pensare ai sentimenti di un’altra persona. Trovo Yukito intento a pulire
la camera degli ospiti. Quando è venuto a stare da noi, inizialmente dormiva
li. Però, quando stavamo preparando gli esami del terzo anno, dormiva in camera
mia, perché studiavamo anche di notte. Da allora si è stabilito da me, tanto la
stanza è sufficientemente grande.
“Touya. Hai finito di lavare i
piatti?”
“Sì. Senti, Yuki. Io ho bisogno di
parlarti di una questione piuttosto seria. Potresti sederti un attimo?”
Posa a terra lo straccio con cui
sta spolverando e si siede per terra, di fronte a me. Mi sudano le mani, non so
da dove cominciare. Poi, come un lampo, mi appare davanti agli occhi la figura
di Kaho. I lunghi capelli castani che le si posano dolcemente sulle spalle. I
grandi occhi color nocciola che fissano con dolcezza chi le sta di fronte. La
pelle abbronzata, le gambe lunghe e sottili, le braccia incrociate dietro alla
schiena. E poi il suo sorriso, capace di far sciogliere le persone come neve al
sole. Ricordando ogni minimo particolare di Kaho chiudo gli occhi e quando li
riapro sono deciso ad andare fino in fondo. Non importa se mi rifiuterà, devo
tentare. Anche se le possibilità di riuscita sono solo una su un milione o un
miliardo. Non mi importa, voglio solo sentire ancora una volta la sua risata e
vederla ancora girarsi verso di me col più splendido dei suoi sorrisi dipinti
sul volto. Così comincio a parlare a Yuki dei miei veri sentimenti, cominciando
dall’incubo di questa notte. Non tralascio assolutamente nulla, perché lui
merita di sapere tutto fin nei minimi dettagli. Quando finisco, lui mi sorride.
Non sembra arrabbiato, né sorpreso.
“Sai, Touya, da un po’ di tempo
avevo intuito che qualcosa non andava. Sì, me ne ero accorto anche prima di te.
Perché quando Sakura o qualcun altro nominava la professoressa Mizuki, i tuoi
occhi si illuminavano e sembravano perdersi chissà dove. E in quei momenti non
ti sentivo più vicino come eri di solito. E’ da questo che ho capito che non
ero io la persona che occupava il posto principale nel tuo cuore.”
“Mi dispiace, Yuki. Io ti voglio
davvero bene. Solo che non nel modo che pensavo fino a ieri. Ciò che
effettivamente sento per te è un sentimento fraterno. Ti considero importante
come un fratello.”
“Sì, non preoccuparti. In fondo,
anch’io penso di non provare sentimenti d’amore. Forse perché, in quanto Yue,
non sono in grado. O forse perché, in fin dei conti, Yue ha continuato ad
essere legato profondamente a Clow.”
Parliamo ancora per un po’.
Decidiamo che lui rimarrà a vivere con noi, come uno di famiglia. Però tornerà
a dormire in quella che un tempo era la camera degli ospiti. Ma che d’ora in
avanti sarà la sua camera. Insieme decidiamo di spostare subito le sue cose.
Però c’è un’ultima cosa che voglio mettere in chiaro.
“Comunque Yuki, voglio che tu
sappia che in realtà nemmeno lei occupa il posto principale nel mio cuore.
Nessuno, uomo o donna che sia, potrà mai occuparlo. Quel posto è riservato
esclusivamente per Sakura.”
“Lo so. E questa è una delle cose
che più mi piace in te. Vedi di starle sempre vicino. Proprio come questa
mattina.”
“Certo!”
E così iniziamo ad occuparci delle
faccende domestiche. Nei giorni che seguono, sono in uno stato di costante
apprensione. Ho deciso che voglio dichiararmi a Kaho, però non so come farlo.
Per avere il suo indirizzo o il suo numero di telefono dovrei chiedere a
Sakura, però mi vergogno a dirle che si tratta proprio di lei, senza contare
che dovrei raccontarle tutta la storia, fin dal principio. Se non sbaglio anche
Tomoyo, la sua amica, conosce l’indirizzo, ma non la conosco certo abbastanza
bene da chiederle un piacere del genere. Rimarrebbe il moccioso, ossia Li, però
sicuramente andrebbe a spifferare tutto a Sakura. Mi scervello cercando una
soluzione, ma non ne vengo fuori. Allora decido di chiedere consiglio a Yuki.
Lui mi suggerisce di chiedere a Li. Così coglierei anche l’occasione per
parlarci un po’ e cercare di diventare suo amico. Alla fine opto per questa
soluzione. Il problema è come avvicinarlo senza che ci sia Sakura. Ho deciso
che gli proporrò un patto. So che lui vorrebbe andare d’accordo con me, per
fare un piacere a Sakura. Quindi gli proporrò una tregua in cambio delle
informazioni e del suo silenzio. Ma come faccio ad incontrarlo da solo? Potrei
seguirlo, però rischierei di essere frainteso. Intanto sono passate tre
settimane dal giorno del mio discorso con Sakura. Non ho ancora risolto nulla.
Me ne sto in camera mia a studiare per il prossimo esame che dovrò dare
all’università. Papà è fuori per lavoro. Yukito è uscito a comprare qualcosa
per la cena. Sakura sta studiando in camera sua. Per quanto mi sforzi, non
riesco a concentrarmi. Alla fine, la soluzione migliore è dire tutto a Sakura e
chiedere a lei il numero di telefono di Kaho. Mi farà mille domande, ma sono
sicuro che capirà. Mi alzo, ma sento bussare alla mia porta. Al mio invito ad
entrare risponde mia sorella.
“Che succede? Hai bisogno di una
mano per studiare?”
“No, nulla del genere. Volevo solo
dirti che tra un paio di settimane la prof. Mizuki tornerà in Giappone.”
Non mi sembra vero. Era proprio
l’occasione che aspettavo. A questo punto, perché dirglielo per telefono o
tramite lettera, se potrò dirglielo di persona tra appena due settimane? Però
mi sorge un dubbio. Perché Sakura ha quel sorriso furbo stampato sul viso?
Normalmente, non sarebbe venuta a riferirmelo subito. Che abbia capito? Indago.
“Ah, bene. Immagino ne sarai
contenta.”
“Io certamente. E dovresti esserlo
anche tu.”
“E perché mai, scusa?”
“Perché mi ha detto che ha terminato i suoi studi in Inghilterra e che quindi
tornerà a vivere qui in Giappone. Dice che per quanto l’Inghilterra l’affascini,
preferisce di gran lunga il Giappone, come luogo dove trascorrere la propria
vita…Hai visto, Touya. Non dovrai più preoccuparti di un eventuale
trasferimento!”
Fantastico! E’ tutto troppo
facile, deve esserci per forza il trucco. Visto che tutto è andato così liscio,
sicuramente verrò rifiutato. Però vorrei proprio sapere come ha fatto quella
streghetta a capire che si trattava proprio di Kaho.
“E tu come diavolo fai a sapere
che è lei la persona di cui ti parlavo?”
“Sei uno sciocco, fratellone! Si
capiva subito. Hai parlato di una persona che viveva all’estero e che aveva un
altro. Io conosco solo lei che corrisponda a queste caratteristiche. Per di
più, se eri venuto a confidarti con me, era piuttosto logico pensare che si
trattasse di qualcuno che anch’io conoscevo. E’ bastato fare due più due.”
Mi ha fregato…Mi secca
riconoscerlo, ma mia sorella è proprio un genietto. Evidentemente in qualcosa
ci somigliamo.
“Beh, allora ti ringrazio per
l’informazione. Mi auguro che tu non sia andata a raccontare in giro ciò che ti
ho detto!”
“Tranquillo, non l’ho detto
nemmeno a Shaoran. Sapevo che ti avrebbe infastidito. Ah, dimenticavo. Non
cantare vittoria troppo presto. Anche Eriol si trasferirà in Giappone con lei.
E, da quel che ne so, quei due sono piuttosto uniti. Però forse non come lo
eravate voi due. Ad ogni modo dovrai faticare un bel po’ per riconquistarla.
Vedi di mettercela tutta, faccio il tifo per te!”
Questo non può averlo capito dal
mio discorso. Le ipotesi sono due. O l’ha capito da sola, osservando il mio
comportamento quando l’ho rivista per la prima volta, o è stata lei a
raccontarle tutto. Però mi sembra strano che Kaho si sia confidata con una
ragazzina…
“Non fare quella faccia! Lo so
ormai da un po’ di tempo, che una volta tu eri il ragazzo della prof. Me
l’aveva scritto in una vecchia lettera, raccontandomi cos’era successo. Anche
se ti ha detto che sareste diventati amici, può darsi che si sbagli.”
“Evidentemente la conosci proprio
bene, eh? Però c’è una cosa che ancora non sai di lei. Le sue previsioni si
avverano sempre. Non ha mai sbagliato una sola volta. E temo che questa volta
sarà lo stesso.”
“Che ti prende? Non è da te essere
così pessimista! In fondo, se ci pensi, una volta ha sbagliato. Aveva predetto
che tu saresti stato innamorato di qualcun altro, invece ami ancora lei,
giusto? Ti saluto, torno al mio studio. In bocca al lupo!”
Esce, lasciandomi a bocca
spalancata per lo stupore. Ha ragione, maledizione! Allora non è poi così
infallibile. Ho ancora una possibilità. E allora, mi aggrapperò con tutte le
mie forze a quella, seppur remota, possibilità.
Sono passati già venti giorni da
quando Sakura mi ha annunciato il ritorno di Kaho. In teoria avrebbe dovuto
essere già in città. Che abbia cambiato idea? No, Sakura me l’avrebbe detto. Ma
allora perché? Non capisco più niente, sto impazzendo dalla voglia di
rivederla. E se resto chiuso in casa a pensarci, corro il rischio di impazzire.
Devo uscire e distrarmi un po’. Yuki è uscito con alcuni amici dell’università.
Peccato, speravo mi facesse compagnia. Però, a pensarci bene, potrei proporre a
Sakura di andare a fare una passeggiata. Non siamo mai usciti io e lei. Ok. Mi
alzo e vado a bussare alla sua camera. Le faccio la proposta.
“Perché no? Potrebbe essere una
buona idea. Allora, aspetta cinque minuti. Il tempo di vestirmi e sono da te.”
Usciamo di casa dirigendoci verso
il centro. Facciamo un giro per i vari negozi e, dato che sono in vena di
gentilezze, regalo una collanina a mia sorella. Poi ci sediamo nel parco a
mangiarci un gelato.
“Buono, vero?”
“Hai ragione. Penso che questo sia
il migliore del quartiere.”
“Lo so. Ho lavorato qui, per un
certo periodo. Il padrone mi fa sempre lo sconto quando lo compro.”
“Mi chiedo se esista un posto in
cui tu non hai lavorato.”
“A volte me lo chiedo anch’io!”
Continuiamo a chiacchierare
allegramente. E’ strano, non mi sarei mai aspettato di poter trascorrere un
pomeriggio così piacevole in compagnia della mia sorellina. Ora sono molto più
tranquillo, quindi per ringraziarla decido di dimostrarmi gentile verso il suo
ragazzo.
“E con Li? Va tutto bene?”
Sembra sorpresa dalla mia domanda. Per forza, è la prima volta che lo chiamo
per nome e non moccioso!
“Sì, certo. Io e lui andiamo
d’accordissimo. Anche se un tempo avevamo idee diverse sulla gente che ci stava
attorno, ora non c’è nessunissimo problema.”
“Sai, pensavo che mi piacerebbe
conoscerlo meglio. Io l’ho sempre considerato antipatico perché ero geloso. Fin
dalle prime volte avevo intuito che prima o poi ti saresti innamorata di lui. E
non volevo accettarlo. Però mi sono reso conto che non è poi così male, forse.”
“Ti ringrazio. Per me è molto
importante saperlo. E sono sicura che anche lui ne sarà felice.”
Ci sorridiamo e restiamo in
silenzio per un po’. Poi mi accorgo che sono già le sei, così mi alzo.
“Che ne dici, andiamo? Ormai è
tar…”
“Guarda chi si vede. Ti trovo in
forma, Touya.”
Una voce alle mie spalle mi ha
interrotto. Anche se è passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che l’ho
sentita, la riconoscerei tra mille. Mi volto lentamente.
“Kaho…”
“Ciao, Sakura.”
“Prof. Mizuki, Eriol! Siete
arrivati, finalmente!”
Ero talmente stupito per
quell’apparizione che non mi sono reso conto che c’è con lei anche il
ragazzino. Eriol Hiiragisawa sta al fianco di Kaho (la MIA Kaho), con un sorrisone
stampato sul viso. Vedendoli vicini provo una fitta di gelosia. Sakura aveva
ragione, sembrano molto affiatati. Per quanto mi sforzi, non riesco davvero a
credere che anche io e lei un tempo sembrassimo così bene assortiti. Loro due e
mia sorella sono immersi in una conversazione in cui non trovo posto. Poi
Hiiragisawa si gira verso di me, mi sorride e mi si avvicina. Tende la sua mano
destra verso di me.
“Io e te non abbiamo mai avuto
occasione di presentarci come si deve, se non sbaglio. Piacere, io sono Eriol
Hiiragisawa.”
La sua espressione è così gentile
e cordiale che non me la sento proprio di fare lo scontroso. Quindi gli stringo
la mano e cerco di ricambiare il sorriso.
“E’ vero, ci siamo solo visti di
sfuggita, l’ultima volta che siete stati in Giappone. Touya Kinomoto. Sono il
fratello maggiore di Sakura. Il piacere è tutto mio.”
Girandomi, noto che Sakura mi sta
scrutando con curiosità. Poi mi sorride e, mentre gli altri due non guardano,
mi strizza l’occhio.
“Eriol, vorrei parlarti di un paio
di cose, in privato. Ti dispiacerebbe venire con me? Che ne dici, Touya. Magari
questa sera potremmo invitare Eriol e la prof. Mizuki a cena da noi. Penso che
papà non avrà nulla in contrario.”
La guardo un po’ imbarazzato. Lo
fa apposta per darmi l’occasione di rimanere solo con Kaho. Per poterle parlare
senza problemi. In questo momento avrei una voglia tremenda di abbracciare mia
sorella e di schioccarle un bacio su una guancia. Ma mi astengo e mi limito a
sorridere come uno scemo.
“E’ un ottima idea. Però bisognerà
comprare qualcosa per la cena. Chi ci va?”
“Ci penso io. Hai nulla in contrario, Eriol?”
“No, assolutamente. Allora, Kaho, accettiamo?”
“Va bene. Ci vediamo dopo.”
“Certo, ciao. Mi raccomando,
Touya, comportati bene con la prof.!”
Mi sento invadere dall’imbarazzo.
Devo essere paonazzo. Sakura e Hiiragisawa si allontanano sorridendo e
chiacchierando. Io rimango solo con Kaho. E’ assurdo, ma non riesco a
guardarla. Con la coda dell’occhio cerco di spiare la sua espressione, ma la
vedo sorridente come al solito. Così mi decido a voltarmi verso di lei.
“Direi che abbiamo ancora tempo,
prima della cena. Vuoi andare da qualche parte?”
“Non preoccuparti, non ho nessun impegno. Facciamo come preferisci. Se vuoi
possiamo andare subito a casa tua.”
Questa sua affermazione mi
deprime. Evidentemente non ha molta voglia di passare del tempo sola con me.
Pian piano il mio coraggio svanisce e mi passa la voglia di dichiararle i miei
sentimenti.
“Però, a pensarci bene, se non ti
spiace vorrei fare un salto al tempio, prima. Devo fare una cosa.”
Beh, almeno non andiamo subito a
casa. Così ci incamminiamo e presto arriviamo al tempio Tsukimine. Convinto che
debba fare qualcosa all’interno del tempio, mi dirigo verso la struttura
principale. Ma lei cambia improvvisamente direzione e si dirige verso il
giardino. La seguo incuriosito, fino a quando non si ferma nel bel mezzo del
cortile. La vedo fissare qualcosa. Si tratta di un albero. Guardandolo meglio,
mi rendo conto che si tratta del “nostro albero”. Quello sotto al quale ci
conoscemmo. Sotto al quale io mi dichiarai a lei. Sotto al quale lei mi lasciò.
Una fitta al cuore. Ogni volta che lo vedo provo una fortissima nostalgia del
tempo in cui stavamo insieme. Negli ultimi anni avevo accuratamente evitato di
avvicinarmici. Lei si appoggia al grosso tronco. Lo sfiora leggermente con la
mano, quasi volesse accarezzarlo. Il suo sguardo è infinitamente dolce.
Guardandola, mi chiedo come ho fatto a non rendermi conto prima di essere
ancora innamorato di lei.
“E’ buffo, ma quando vengo in
Giappone non posso fare a meno di venire sotto quest’albero. E’ come se lo
salutassi. Generalmente, è la prima cosa che faccio quando arrivo. Fin da
bambina ho sempre adorato quest’albero.”
Un po’ alla volta, sento tornare
in me il desiderio di dichiararmi. Più la guardo e più mi rendo conto che la
amo, e sento il bisogno di dirglielo.
“Io ho moltissimi ricordi legati a
quest’albero. E molti di questi riguardano anche te, Touya.”
Deglutisco a fatica. Mi sento le
gambe molli. E’ incredibile che proprio io, Touya Kinomoto, il ragazzo più duro
e forte di tutta Tomoeda, mi senta male solo al pensiero di dire ad una donna
quanto la amo. Se i miei amici mi vedessero in questo momento, stenterebbero a
riconoscermi. Mi avvicino anch’io all’albero. Ora mi trovo di fronte a Kaho, a
pochi centimetri da lei. Lei si gira verso di me e mi sorride. Si appoggia con
la schiena al tronco senza smettere di fissarmi. Non è per niente intimorita
dal mio sguardo. Lo sostiene con noncuranza. E non smette nemmeno per un
istante di sorridere. Ci provo anch’io, ma sono troppo teso e la mia risulta
solo una smorfia. Apro la bocca, ma da essa non fuoriesce alcun suono. Mi sento
ridicolo, devo sembrare un pesce che apre e chiude la bocca senza un suono.
Però lei non ride, rimane a fissarmi con gli occhi sorridenti e velati di
curiosità. Scuoto la testa per farmi coraggio e mi decido a parlare. Ma proprio
in quel momento, lei mi interrompe.
“Sai, il giorno in cui ti
lasciai…proprio sotto a quest’albero…sentii che non sarebbe vissuto ancora a
lungo. Non te lo dissi, perché in quel momento erano altre le sensazioni di cui
dovevamo discutere. Però sentivo che quando fossi tornata in Giappone la prima
volta, l’avrei trovato morto. Invece quando tornai, due anni dopo, lo trovai
ancora vivo e più rigoglioso di prima. In quel momento mi resi conto che per la
prima volta in vita mia le mie sensazioni non si erano avverate. Pensai che
magari avevo sbagliato di poco, che l’avrei trovato morto la volta successiva.
E invece quest’albero è sempre rimasto vivo ed è migliorato di fioritura in
fioritura. Per questo vengo qui ogni volta che torno in Giappone. Per
verificare se resiste ancora. Grazie a quest’albero ho capito che le mie
previsioni non sono infallibili.”
Non so se è accaduto grazie al suo
sesto senso, ma mi ha offerto su un vassoio d’argento il modo per dichiararmi.
Il cuore mi batte all’impazzata, ma ora mi sento molto più sicuro di me. Rivedo
davanti a me Sakura che mi strizza l’occhio. Ok, sorellina. So che tu credi in
me e ti dimostrerò che non hai torto.
“Insomma, un po’ come per la
nostra storia. E’ come se, viste le tue previsioni, l’albero avesse dovuto
seguire il corso nella nostra storia. Da ciò che sentivi, quest’albero sarebbe
morto proprio come l’amore tra me e te. Eppure, alla fine è sopravvissuto. E si
è addirittura rafforzato di anno in anno. E non è stato l’unico errore che hai
commesso. Proprio come quest’albero, anche il mio amore per te non è mai morto
ed ha continuato a crescere per tutti questi anni. E’ proprio vero, Kaho. Il
tuo intuito non sempre è infallibile.”
Alla fine il discorso non è venuto
proprio come lo desideravo. Ho fatto parecchia confusione. Ma l’importante è
che Kaho abbia recepito il mio messaggio. E, dalla sua espressione, sembrerebbe
di sì. Non sorride più. La sua bocca è aperta in un’espressione di stupore. Mi
guarda come se mi vedesse oggi per la prima volta. E quello sguardo mi fa
innamorare ancora di più.
“Incredibile. Non avrei mai
pensato di aver sbagliato così tante previsioni. E io che mi giudicavo
pressoché infallibile…Non si è mai troppo bravi.”
Continua a fissarmi con
quell’espressione stupita. Ma ora si è anche addolcita. Traggo un profondo
respiro e ricomincio a parlare.
“Kaho, io so bene che per quanto
riguarda te la previsione si è avverata. Ero convinto che fosse così anche per
me. Ero convinto di amare Yuki. Avevo anche accettato l’idea della mia
omosessualità. Ma, qualche tempo fa, mi sono reso conto che non era così. Una
notte, ho fatto un incubo. Incubo ricorrente nel periodo in cui mi avevi
lasciato. Ma che non facevo più da anni. Quell’incubo ed un discorso con mia
sorella, mi hanno fatto capire che nel mio cuore il posto di amante è sempre
stato riservato a te. Yukito per me è un fratello. Nulla di più. Invece non potrei
mai immaginare te come sorella. Ti vedo solo come una donna. Una splendida
donna che mi fa impazzire. Però ero indeciso se dirtelo. Perché non volevo che
tu potessi fraintendere. O rinunciare alla mia amicizia. Kaho. E’ così. Io sono
ancora innamorato di te. Ti amo ancora, anche se so che tu non provi più lo
stesso.”
Ora non posso più vedere la sua
espressione, perché ha chinato la testa. Si guarda i piedi, come se li trovasse
lo spettacolo più interessante del mondo. Io mi sento male. Ho sbagliato a
dirle tutto, ora nulla sarà più come prima. Avrei dovuto rimanere semplicemente
un suo amico, senza rivelarle il mio amore. Però ormai il danno è fatto. E
stasera è pure a cena da noi! Come farò? Avrei dovuto aspettare almeno qualche
giorno, se proprio volevo dirglielo! Finalmente alza lo sguardo. Per la prima
volta da quando la conosco non sono in grado di leggere l’espressione che c’è
nei suoi occhi. Per me Kaho era sempre stata un libro aperto. Potevo capire ciò
che pensava semplicemente guardandola negli occhi. Ma ora non ci riesco. Non ho
la minima idea di cosa stia pensando e questo mi terrorizza.
“Non sempre le mie previsioni si
avverano. E’ successo con l’albero…E’ successo con i tuoi sentimenti…E’
successo con i miei…”
“Eh?”
Che vuol dire? Lei sta con quel
ragazzino, quindi le sue previsioni riguardanti i suoi sentimenti si sono
avverate.
“Quando sono tornata in Giappone
la prima volta e ti ho visto accanto a Tsukishiro…in quel momento mi sono detta
che le mie previsioni riguardanti te e i tuoi sentimenti si erano avverate. Ed
è stato come se una spina invisibile avesse cominciato a piantarsi lentamente
nel mio cuore. Ho cercato di fare l’indifferente e ci sono riuscita piuttosto
bene. Poi, tornata in Inghilterra, ho conosciuto Eriol. In quel momento ho
pensato che finalmente anche per me si era realizzato ciò che avevo previsto.
Ma anche stando con lui, ogni tanto il mio pensiero tornava a te ed a
Tsukishiro e la spina nel mio cuore ricominciava a dolere. Eriol è stato il più
grande mago di tutti i tempi. Non gli è servito molto tempo per capire cosa
provavo dentro di me. Ed è stato molto comprensivo. Siamo rimasti ottimi amici
anche perché siamo legati dai poteri magici del grande mago Clow. Ma il nostro
rapporto si limita a questo.”
Il mio discorso non era troppo
chiaro, ma il suo lo è anche meno. Forse la mia è solo una mera illusione, ma
ciò che mi è sembrato di capire è che lei mi vuole ancora bene. E non come ad
un semplice amico.
“Una volta accertato che non amavo
Eriol, mi sono bastati pochi minuti per capire chi era la persona che amavo
davvero. Ma allora ho cominciato a chiedermi se fosse vero amore o fosse dovuto
solo ai poteri della luna. Cercavo mille scuse per dirmi che in realtà non era
vero amore, che non speravo che lui…che tu tornassi da me. Non riuscivo a
capire più niente. Volevo sapere se si trattava di vero amore. Allora Eriol mi
ha fatto notare che l’unico modo per scoprirlo era dichiararmi. Sono tornata in
Giappone perché vorrei trascorrere la mia vita qui, dove sono nata. Ma soprattutto
per chiarire una volta per tutte i miei…ed i tuoi sentimenti. Perché, ciò che
ho capito e che ancora non sono riuscita a dirti, nonostante questo discorso
infinito è che…come quest’albero…e come il tuo amore…nemmeno il mio amore è mai
morto. Ti amo ancora. Sono ancora perdutamente innamorata di te, Touya.”
Non ho parole. Non riesco a
pensare a nessuna parola che esprima appieno la gioia che sto provando in
questo momento. E’ successo davvero. Lei non mi ha dimenticato, mi ama ancora.
Ed io ero tanto stupido da crederlo impossibile. La stringo con forza tra le
braccia. Lei ricambia il mio abbraccio, poi scoppia a ridere. Una risata che
vuole nascondere l’imbarazzo.
“Piano, Touya! Così mi stritoli!”
Anch’io mi sento un po’
imbarazzato. Dopo tanti anni, nello stesso posto dove ci eravamo detti addio,
siamo tornati insieme. Mi chiedo allora se non siamo stati due stupidi a
lasciarci. Evidentemente se lo chiede anche lei, perché, nascondendo il viso
sul mio petto, mi dice:
“Scusami. Sono stata io a lasciarti,
quattro anni fa, convinta che l’amore tra noi non esistesse più. E invece ora
vengo a dirti che ti amo ancora e ti chiedo di ricominciare. Sono stata
un’egoista. Lasciarci è stato uno sbaglio.”
La scosto leggermente da me, le
accarezzo i capelli e le sorrido.
“Non fartene una colpa.
Probabilmente, se fossimo rimasti insieme, ci saremmo lasciati in un modo
peggiore. Io avrei ugualmente provato qualcosa per Yuki e tu avresti fatto lo
stesso per Eriol. Invece così abbiamo potuto renderci conto del nostro amore.
Di quanto profondo e sincero sia il sentimento che ci unisce.”
Anche lei mi sorride, ma gli occhi
le si inumidiscono ed una lacrima le scivola sulla guancia arrossata. Si alza
in punta dei piedi e mi bacia. Dopo un istante di stupore, chiudo gli occhi e
ricambio il bacio. Ed in questo momento l’unica cosa a cui riesco a pensare è
l’estate di cinque anni fa, il giorno in cui lei terminò la supplenza nella mia
scuola. Tornavamo insieme, come quasi tutti i giorni. L’avevo accompagnata fin
sotto quest’albero, dove ci eravamo incontrati per la prima volta.
“E’ così anche questa è fatta. Mi
spiace un po’. La tua classe è molto simpatica e mi mancherete.”
“Puoi sempre venire a trovarci,
qualche volta.”
“Hai ragione. Penso proprio che lo
farò.”
Il motivo per cui l’avevo
accompagnata fin là era lo stesso. Volevo dirle ciò che sentivo per lei. Avevo
paura, perché lei era più grande di me, io ero solo uno studente delle medie.
Ma ogni volta che mi sorrideva, era come se il mio cuore venisse sciolto. Era
la prima volta che provavo quelle sensazioni.
“Anch’io ti mancherò, d’ora in
poi?”
Lei mi aveva guardata stupita, poi
aveva sorriso.
“No, Touya. Tu non mi mancherai.”
Ricordo ancora perfettamente la
sensazione che avevo provato in quel momento. Era stato peggio di un
potentissimo pugno in pieno stomaco. Mi ero sentito distruggere dall’interno.
Finire in mille pezzi, a partire dal cuore. Mi ero chiesto come potesse dirmi
una cosa del genere guardandomi negli occhi e sorridendo. Lei aveva sospirato e
si era voltata verso l’albero.
“Non mi mancherai mai, Touya.
Perché desidero rivederti. E non solo sporadicamente, durante le mie visite
nella tua scuola. Con te ho instaurato subito un rapporto diverso rispetto agli
altri studenti. Tu non sei semplicemente un mio allievo. Sei mio amico.”
Sentendo quelle sue parole, il mio
stato d’animo era leggermente migliorato. Ma sentirle dire che ero suo amico mi
aveva rattristato molto. Però volevo dirglielo ugualmente.
“E così ci rivedremo…lo dici come
la prima volta che ci incontrammo. Si tratta anche stavolta di una sensazione?”
“No. Questa volta non è una sensazione. E’ semplicemente un mio desiderio.
Proprio come quando ti dissi che saremmo diventati amici.”
Aveva continuato a fissare
l’albero, senza voltarsi verso di me. Andava bene così. Non sarei riuscito a
dichiararmi se quella volta mi avesse guardato negli occhi.
“Sai prof., questa è anche la mia
speranza. Io non voglio smettere di vederti. Anzi, se fosse possibile, vorrei
vederti più spesso. Sono solo un tuo studente, però…mi sono innamorato di te.
Vorrei frequentarti, uscire con te come una normale coppia. Vorrei che tu mi
dicessi che sei disposta a diventare la mia ragazza.”
Le sue spalle avevano sussultato
leggermente. Era rimasta a lungo in silenzio. Poi, voltandosi, mi aveva detto:
“Hai coraggio, Touya. Un coraggio
che io non sarei mai riuscita a tirare fuori. Se tu non avessi fatto il primo
passo, avrei continuato ad amarti in silenzio. Non so quanto la nostra storia
potrà durare. Ma finché staremo insieme, sono sicura che saremo felici. E
questa non è una mia sensazione. E’ una mia certezza…e speranza.”
Si era avvicinata a me e mi aveva
baciato, proprio come oggi. L’immagine di cinque anni fa si sovrappone a quella
odierna. Sorrido tra me e me. Voglio sfidare Kaho.
“Mi sono innamorato di te, Kaho.
Vorrei frequentarti, uscire con te come una normale coppia. Vorrei che mi
dicessi che sei disposta a diventare la mia ragazza.”
Lei mi guarda sorpresa. Poi
sorride, si scosta da me, si fa seria e mi dice:
“Hai coraggio, Touya. Un coraggio
che io non sarei mai riuscita a tirare fuori. Se tu non avessi fatto il primo
passo, avrei continuato ad amarti in silenzio. Non so quanto la nostra storia
potrà durare. Ma finché staremo insieme, sono sicura che saremo felici. E
questa è la mia certezza. La mia speranza.”
Poi scoppia a ridere. La sua
risata mi contagia e rido anch’io. Quando si è calmata le propongo di dirigerci
verso casa mia. Le do le spalle, lei si butta verso di me e afferra con forza
il mio braccio.
“Vorrei fare una piccola modifica
alle parole d’allora. Non m’importa cosa accadrà. Non m’importa quali sono o
saranno le mie sensazioni. Desidero solo restare con te per il resto della mia
vita, Touya. E finché i nostri sentimenti non cambieranno, noi potremo essere
felici, insieme.”
“Per sempre…allora, Kaho. Che ne
dici se, quando avrò finito l’università, ci sposiamo?”
“Dico che ne sarei felicissima.”
“Bene. Ora andiamo. Abbiamo un
sacco di cose di cui discutere!”
Ci incamminiamo verso casa
abbracciati. E mentre percorriamo il viale, lasciandoci alle spalle il vecchio
albero, per un ultima volta le nostre figure si sovrappongono a quelle di
cinque anni fa.
THE END