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Autore: Jules_Kennedy    09/03/2017    3 recensioni
Tutto sembrava andare per il verso giusto.
Le birre c’erano, i sigari pure, la partita sarebbe cominciata giusto in tempo per il suo arrivo..
Niente avrebbe potuto rovinare quella serata.
FATTA ECCEZIONE PER…
LORO.
-Smoker-san! Smoker-san!- urlò Kobi entrando di gran carica nel dipartimento e facendo girare la metà degli agenti. La nuova recluta era stata mandata in un distretto non lontano da casa del bianco per andare a verificare un caso di abuso domestico. Il cacciatore si voltò scazzato verso il giovane dai capelli rosa, pronto ad apostrofarlo con un “Che diamine c’è stavolta, novellino?”, memore del fatto che l’unico difetto di quel ragazzo (se di difetto si può trattare), era quello di essere ultra mega iper apprensivo.
Nel momento in cui i suoi occhi si posarono su Kobi, tuttavia, l’uomo sbiancò violentemente, quasi sul punto di urlare come una ragazzina isterica. Il Capitano Smoker era un caposaldo della lotta contro il crimine, era forte, intelligente, ligio al dovere e aveva un’eccellente resistenza sotto pressione.
Ma contro quelli, ogni suo buono proposito di andava a fare benedire.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Killer, Portuguese D. Ace, Smoker, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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KUNG FURY
(La leggenda del cacciatore bianco e dei coinquilini maledetti)
 
 
 
La centrale di polizia di Sabaody si trovava in un quartiere relativamente tranquillo. Stretto tra un’agenzia assicurativa ed un ristorante take-away gestito da degli inquietanti orientali dalle braccia lunghe, l’ufficio gestiva in modo efficiente e compito ogni incombenza che gli capitasse a tiro, dalle rapine, ai sequestri, ai tentati omicidi. Nonostante sembrasse niente di più di un bugigattolo con un’insegnetta luminosa su cui campava a caratteri flosci “POLIZIA” (tra l’altro le “I” si erano fulminate, quindi ciò che si leggeva realmente era “POLZA”), l’interno nascondeva un enorme numero di agenti e comandanti degni di onore e nota, che notte e giorno proteggevano l’affollato borgo da ogni sorta di minaccia.
Se il Capitano Smoker era fermamente convinto di averle viste tutte nella sua vita, era altrettanto certo che la vita era sempre pronta a riservargli qualche nuovo scherzo.

Gli sarebbe venuto un infarto prima o poi.

E non per i 679,0 periodico sigari al giorno sempre stretti tra le labbra, ovviamente.
No, per carità! Cancro ai polmoni? Ma di dove?

Beh, sigari o non sigari il fumoso capitano, memore del suo mantra quotidiano “Non rilassarti fino a che non hai messo piede fuori, non sai mai osa potrebbe arrivare tre secondi prima che tu possa andartene a casa”, si apprestava frettolosamente a concludere le ultime pratiche della giornata, pronto a tornarsene nel suo loft per godersi finalmente la partita di Groggy Ring più attesa della stagione. Fuori l’arietta tiepida di aprile soffiava tranquilla, e dal vetro della porta che divideva il suo ufficio dal resto della centrale, il bianco potè notare con leggera soddisfazione che non c’erano stati altri casi degni di nota che avrebbero richiesto la sua attenzione. Tutti si preparavano più o meno solerti a concludere i propri obblighi, scartabellando qualche verbale e chiudendo i laptop con aria stanca.
Afferrato il cappotto bianco ed acceso l’ennesimo sigaro (sbattendosene con nonchalance del divieto di fumare appeso a qualsiasi parete visibile) Il cacciatore bianco, così l’avevano soprannominato alla centrale per la cortina di fumo che lo avvolgeva quasi perennemente, si avviò verso l’uscita del dipartimento, congedandosi con qualche gesto burbero dalla collega Hina, che gli rispose in lontananza -Hina ti augura una buona serata!- e salutando con un mezzo sorriso misto ad imbarazzo totale la sua segretaria personale, il sergente Tashigi. Quella dal canto suo arrossì violentemente fino alla radice dei capelli, abbassando lo sguardo e mormorando un flebile -Arrivederci, Smoker-san.-

Tutto sembrava andare per il verso giusto.
Le birre c’erano, i sigari pure, la partita sarebbe cominciata giusto in tempo per il suo arrivo..
Niente avrebbe potuto rovinare quella serata.
 
 

FATTA ECCEZIONE PER…
LORO.
 
 
 
 
-Smoker-san! Smoker-san!- urlò Kobi entrando di gran carica nel dipartimento e facendo girare la metà degli agenti. La nuova recluta era stata mandata in un distretto non lontano da casa del bianco per andare a verificare un caso di abuso domestico. Il cacciatore si voltò scazzato verso il giovane dai capelli rosa, pronto ad apostrofarlo con un “Che diamine c’è stavolta, novellino?”, memore del fatto che l’unico difetto di quel ragazzo (se di difetto si può trattare), era quello di essere ultra mega iper apprensivo.
Nel momento in cui i suoi occhi si posarono su Kobi, tuttavia, l’uomo sbiancò violentemente, quasi sul punto di urlare come una ragazzina isterica.

Il Capitano Smoker era un caposaldo della lotta contro il crimine, era forte, intelligente, ligio al dovere e aveva un’eccellente resistenza sotto pressione.

Ma contro quelli, ogni suo buono proposito di andava a fare benedire.

Perché di certo non poteva immaginarsi che in manette, ammassato dietro Kobi sbraitando come bertucce ubriache, ci fosse l’unico manipolo di giovanotti che mai, mai Smoker avrebbe voluto avere tra i piedi, sia in quel momento che nel restante tempo della sua vita.
Li scrutò uno ad uno, sperando di riuscire ad incenerirli con la sola potenza dello sguardo.

Povero illuso.

Ma del resto la scena a cui stava assistendo aveva dell’onirico e trascendentale.

Un giovane truccato come Paul Stanley dei Kiss, con il viso tumefatto e livido, che portava vistosi pantaloni alla zuava dai colori inabbinabili e dei goggles in testa, utili per tenere una massa di capelli rosso fuoco ritti sulla sua testa sfidando la forza di gravità, stava cercando di liberarsi le mani dalle manette per assestare un pugno ad un ragazzo molto più magro e meno impostato di lui, che da sotto un cappello maculato se la rideva bellamente con un ghigno ben incastrato in mezzo ad una serie di graffi ed un bell’occhio nero, mentre aizzava la rabbia del rosso il quale era prontamente tenuto da due giovanotti che in comune se possibile non avevano niente.
Uno portava un.. casco? Maschera? Macchinetta per fare gli spaghetti? Spiaccicata sulla faccia, per cui era impossibile riconoscerne il volto. L’unico elemento degno di nota (oltre ai suoi abominevoli gusti nell’abbinare le fantasie ed i colori) era una massa di capelli biondi che spuntavano da sotto il casco, arrivando quasi a toccare terra. L’altro sembrava molto più “normale”, considerando che non portava la maglietta ed aveva un bizzarro tatuaggio sulla schiena, simile ad una svastica con i baffi. I capelli neri leggermente mossi si muovevano a ritmo con la sua testa, ed una spruzzata di lentiggini gli colorava il viso sorridente ed estremamente divertito.

-Smoker-san, io ed Hermeppo avremmo bisogno di rinforzi, questi..- aveva iniziato Kobi, venendo prontamente sfalzato via da un potente spintone che il bianco gli aveva assestato, per ritrovarsi a fronteggiare quelle quattro carogne i cui visi erano tristemente noti alle cronache della centrale, e sfortunatamente anche della sua vita privata.
-Killer.- sibilò con voce cavernosa, attirando l’attenzione del biondo con il casco. -Abbi la decenza di spiegarmi perché siete qui e fai in fretta, così posso sbattervi in cella e tornarmene a casa.- sciorinò intimidatorio, conscio tuttavia che il suo atteggiamento non avrebbe fatto breccia sui cuori marci di quei quattro bastardi. -Che piacere Smo-ya, non mi aspettavo di vederti ancora in centrale a quest’ora.- lo sbeffeggiò il tizio con il cappello, senza mai levarsi dalla faccia quel sorriso. -Anche oggi non sei riuscito a concludere niente con Tashigi-ya?- lo perculò, guadagnandosi un’occhiata omicida dal capitano e facendo quasi svenire la diretta interessata. -E se adesso piantassi un pugno sulla tua faccia Trafalgar, come la metteresti?- lo provocò di rimando il bianco, rosso come un tizzone, con l’unico risultato di fare allargare quel ghigno ancora di più. -Senti Smoker, levami queste manette del cazzo così faccio un favore ad entrambi e gli apro la faccia a suon di pugni!- sbraitò quindi il rosso della compagnia, cercando di raggiungere nuovamente quel viso sardonico e per niente spaventato, trattenuto tuttavia dal moro con le lentiggini. -Piantala Kid, fai solo più casino così!- gli intimò infatti quello, spingendolo verso il cornicione della porta nel tentativo di dissuaderlo dall’ammazzare Trafalgar. -Oh, lascialo fare Ace-ya. Vedrai che alla fine non mi aprirà solo la faccia.- sibilò roco il moro, con un guizzo negli occhi che fece rabbrividire Killer visibilmente anche al di sotto della maschera.
-Sentite fenomeni da baraccone, stasera non ho tempo per stare a sentire le vostre cazzate!- sbottò quindi Smoker, stufo di assistere a quel teatrino che si consumava almeno una volta ogni due settimane in quello stesso punto, in quella stessa centrale. -Hina, sbatti questi tre idioti in cella. Killer, tu vieni con me.- dichiarò lapidario, godendosi la sua piccola vittoria per aver incluso quel sadico bastardo di Trafalgar Law nel gruppo degli idioti.

Non gliel’avrebbe perdonata facilmente.

Quando il biondo ed il capitano sentirono che la voce di Kid si smorzava leggermente fio a scomparire dietro la porta che conduceva alle celle temporanee, entrambi si rilassarono impercettibilmente. Si diressero verso l’ufficio del bianco, e Killer prese posto sulla sediolina che ormai conosceva fin troppo bene. Smoker si sedette di fronte a lui, fissandolo con un odio che avrebbe potuto sciogliere l’acciaio. -Casa mia è intatta?- chiese come prima cosa, ricevendo un cenno di assenso dal biondo. -La furia di Kid era indirizzata verso il balcone e non verso il pianerottolo.- chiarì, scostandosi una ciocca di capelli dal petto. Con sguardo leggermente sollevato il bianco si accomodò meglio sulla sedia, ormai certo di essersi perso in mezzo ai capelli biondi del giovane di fronte a se quella flebile speranza che conservava di potersi godere la serata in pace e senza problemi.

Ma del resto, se si è vicini di casa di soggetti del genere, non è che ci si possa aspettare qualcosa di diverso eh.

-Avanti racconta. Che cazzo avete combinato stavolta?- chiese di malavoglia, accendendosi probabilmente il milionesimo sigaro della giornata.
 
 
Sarebbe stato un racconto molto lungo.. e lui aveva bisogno di supporto morale.
E nicotinico.
 
 
 
 

***
 
 

E dire che la serata era anche iniziata benino.

Per cominciare i quattro coinquilini si erano ritirati pressappoco allo stesso orario dal lavoro, con una coordinazione invidiabile. Law si era preso un paio di ore dal turno in ospedale, Kid e Killer avevano mandato a cagare Franky, il capo officina, dicendogli che c’erano cause di forza maggiore in ballo e che quelle due ore erano di vitale importanza. Ace dal canto suo essendo praticamente in famiglia aveva semplicemente chiesto a Marco, il suo fratellastro, di coprire il suo turno alla caserma dei pompieri.

Perché tanto affaticamento?

Beh, si dia il caso che in quella bella serata d’aprile Trafalgar Law, Eustass Kid, Nikuya Killer e Portgas D. Ace festeggiassero niente poco di meno che  l’ottavo anniversario di convivenza “pacifica” e “serena”, e da tradizione i festeggiamenti erano d’obbligo.

Le circostanze che li avevano portati a condividere quell’angusto appartamento erano da ricercare anni ed anni prima, quando ai tempi delle medie Ace difese Law dalle mazzate che Kid voleva rifilargli, per aver cercato di attentare al cane di Killer vivisezionandolo.

Inutile dire che era finita a botte e massacro, ma alla fine di quella strana giornata d’estate tutti e quattro i ragazzini si ritrovarono si con qualche dente in meno, ma di certo con qualche amico in più.

Poi erano venute le superiori, e l’amicizia che legava stretti i giovani era semplicemente aumentata. Anzi, nel caso di due di loro si era proprio trasformata in qualcos’altro. Non che Ace o Killer ne rimasero sorpresi, ma alla Raftel High School la voce che Trafalgar Law andasse a letto con Eustass Kid fece molto più che scalpore, riecheggiando come una leggenda tra i corridoi dell’istituto anche parecchio tempo dopo che gli incriminati ebbero lasciato la scuola.
Non che a nessuno dei due fregasse qualcosa, comunque.
Dopo la scuola, tutto sembrava sul punto di sbriciolarsi. Law aveva accettato la richiesta di un’università di Drum per poter conseguire li la laurea, Kid ed Ace avevano cercato di entrare entrambi nel corpo dei vigili del fuoco, ma solo il moro ci era riuscito. Killer beh, sperava di essere abbastanza fortunato da andare a vivere sotto un ponte.

Ma quando il destino decide di unire quattro perfetti sconosciuti e di cambiargli la vita, nessun impedimento potrà mai permettergli di raggiungere il proprio scopo.

Avevano lottato con le unghie e con i denti per ottenere il proprio posto nel mondo, sgomitando per farsi spazio in mezzo a quel mare di merda che la vita gli aveva lanciato addosso, buttando giù il boccone amaro e procedendo per la propria strada.
E adesso erano li, finalmente insieme. Nel bene e nel male ognuno aveva più o meno capito cosa fare della propria vita, e l’unica cosa ancora da sistemare era una sola.

Andare a vivere insieme.

Probabilmente nella vita si fanno scelte di cui ci si pente, prima o poi. Beh, questa non era una di quelle.

Perché ne avevano passate davvero di mille colori in quella casa, tra quella volta in cui i ladri avevano cercato di scassare casa trovando Killer e Kid che cercavano di far ripartire il motore di una moto rottamata, ricavandone parecchi cazzotti e la voglia di ricominciare a rigare dritto, e quell’altra in cui gli stessi malcapitati si ritrovarono di fronte la scena poco invitante di Law e Kid avvinghiati sul tappeto a scopare a suon di insulti.
E dire che Law li aveva pure invitati ad unirsi.
O come quella volta in cui Ace aveva “accidentalmente” dato fuoco alla cucina, costringendo la sua intera famiglia ad intervenire per spegnere l’incendio giusto in tempo per vedere Law che nel tentativo di rientrare a casa, nell’accorgersi di quale fosse l’epicentro del disastro, individuò Ace nella folla di curiosi e cercò in tutti i modi di trafiggerlo con quegli occhi grigi.
Per fortuna nessuno dei suoi libri era andato danneggiato nell’incendio.

E nemmeno Kid aveva riportato seri danni.

In ogni caso anche quell’anno era passato, e tutti e quattro erano certi che non sarebbe stato l’ultimo.

La serata prometteva bene.
Ace aveva comprato le birre (anche se di una marca da barboni ad un prezzo stracciato), Law era riuscito a procurarsi un po’ di fumo da un paziente poco raccomandabile e Kid aveva noleggiato Kung Fury, una delle più grandi trashate che l’industria cinematografica avesse mai prodotto.


Del resto, se infili il Kung fu, Hitler ed i dinosauri in uno stesso film, il risultato non potrebbe essere niente di meno di un capolavoro.

Killer invece aveva accettato con qualche protesta il compito di andarsi a procurare il cibo, svaligiando praticamente la pizzeria del vecchio proprio di fronte casa loro.
Dopo solo un’ora dall’inizio dei preparativi, eccoli li: fetta di pizza in mano, birra, una canna che passava di mano in mano e il disastroso Kung Fury proiettato in HD sul plasma.

Un paradiso in pratica.

Cosa poteva andare storto?
 
Beh, si metta il caso che un soggetto come Portgas D. Ace non riesce quasi mai a stare fermo. Il fatto che soffrisse di iperattività mista a narcolessia casuale non c’entrava nulla. Semplicemente sembrava che Ace avesse costantemente le formiche sotto il culo.
Per cui non ci volle molto prima che il moro lentigginoso si stufasse della propria immobilità, decidendo piuttosto di emulare le gesta dei protagonisti del film assestando un bel calcio rotante in faccia a Killer, che se ne stava buono e tranquillo sul tappeto a scolarsi la sua birra. L’impatto del piede di Ace sul casco di Killer fu devastante, tanto che al povero biondo non restò che cercare di rispondere all’offesa subita lanciando al diretto interessato la lattina mezza piena di birra, sperando che lo colpisse in testa.

La lattina tuttavia aveva scelto un’altra traiettoria, andandosi a schiantare contro la faccia di Law, comodamente sdraiato sulle gambe del rosso con i piedi appoggiati al bracciolo opposto del divano, riempiendolo di birra scadente e lasciandogli un bell’occhio nero. Kid a quella vista non potè fare a meno di scansarsi dal disastro del suo ragazzo, lanciandosi sul tappeto mentre si sganasciava dalle risate e dava il cinque a Killer per aver colpito Trafalgar in maniera magistrale.
-Cazzo Trafalgar, non sai nemmeno schivare una lattina! Altro che Kung Fury, più che altro Kung Fighetta!- se la rideva bellamente il rosso, seguito da Ace che sghignazzava sotto i baffi, immediatamente zittito dal cazzotto che Killer gli assestò in faccia per vendicarsi della stoccata di prima.

Quello che però ne Kid, ne Ace ne Killer si sarebbero mai aspettati fu la reazione del moro a quell’affronto: alzandosi funereo in volto, Law lanciò al rosso un’occhiata che non prometteva nulla di buono. Se ne andò silenziosamente nella stanza che lui e Kid condividevano, tornando con in mano il poster dei Kiss di proporzioni mastodontiche che tenevano appeso al muro. Dalla tasca degli stretti jeans tirò fuori un accendino, avvicinandolo pericolosamente al bordo del poster. Kid era immobilizzato, fissava prima il poster e poi Law con gli occhi spalancati, indeciso sul da farsi.
Se si fosse buttato in avanti per recuperare la sua reliquia Law gli avrebbe dato fuoco sicuramente, ma non poteva sapere che intenzioni avesse quel pezzo di merda.

Da quel momento, tutto accadde praticamente al rallenty.

Law diede fuoco al poster, sorridendo maniacalmente mentre i piedi degli idoli del suo ragazzo si accartocciavano sotto l’effetto del fuoco. Kid era balzato come una tigre, atterrandolo sotto di se per massacrarlo di pugni, ma quando si accorse che il poster stava ancora bruciando lasciò Trafalgar per terra cercando di spegnere il fuoco in qualche modo. Inutile dire che la soluzione Law ce l’aveva pronta. Il moro si portò infatti alle spalle del rosso, aprendo una lattina di birra e versandogliela addosso senza tanti complimenti, spegnendo il poster ormai per metà mangiato dalle fiamme e imbrattando completamente Kid.

Ace e Killer guardavano con aria affranta e parecchio scocciata i due piccioncini, dando un ultimo addio fugace alla loro serata tranquilla.

Scattarono in avanti quasi contemporaneamente, in tempo per impedire a Kid di strangolare Trafalgar proprio in quell’istante e cercando di tenerlo a terra, mentre Killer tentava di dissuaderlo lanciando di tanto in tanto qualche calcio all’indietro nella speranza di colpire anche Law. Quest’ultimo dal canto suo si godeva la scena, lanciando di tanto in tanto un dito medio di sfida al suo stupido fidanzato ed evitando i calci di Killer con facilità.
Caso volle che nel momento in cui Kid urlando come un pazzo furioso riuscì a liberarsi dalla presa degli amici, afferrando Law per la vita e dirigendosi verso il balcone con il chiaro intendo di buttarlo giù dal secondo piano, una volante della polizia si ritrovò a passare proprio nella via dove abitava il comandante Smoker.

La scena a cui Kobi ed Hermeppo, suo ufficiale in seconda assisterono, si andò ad incasellare tra le scene più assurde a cui avrebbero mai assistito.

Ace si era lanciato nel balcone atterrando su Kid per impedirgli di gettare Law giù in strada, colpendolo con un cazzotto e continuando a picchiarlo per farlo calmare almeno un po’; in tutto questo Killer si era calato quanto più possibile dalla ringhiera, cercando di afferrare la mano di Law che se ne stava appeso al cornicione cercando di issarsi su. Tra le altre cose Kung Fury andava avanti a volume spaventoso, tanto che si sentiva chiaramente ogni singola battuta del film anche dalla strada.

E, dulcis in fundo, Law aveva ancora stretta tra le labbra la canna che si erano rollati poco prima.
 
 
 

 

***
 
 
 
 
-Quindi voi altri non riuscite a stare nella stessa stanza per più di cinque minuti senza ammazzarvi a vicenda e devo esserne io a pagare le conseguenze?- borbottò Smoker, per niente sorpreso dal racconto. -Però c’è una cosa che non capisco.- alzò un sopracciglio. -Perché diamine Kobi si è sentito in dovere di ammanettarvi e portarvi qui?- chiese sinceramente interessato. Del resto il ragazzo avrebbe potuto semplicemente lanciare qualche richiamo e fargli un verbale per disturbo della quiete pubblica, e tanti saluti.
-Quando Law ha visto la macchina della polizia in strada ha salutato i poliziotti con la canna in mano. Kid invece ha cercato di sputare addosso a quello biondo perché diceva che gli stava sul cazzo, e gli ha tirato una lattina che c’era in balcone. Ah, e Ace ha per sbaglio dato fuoco alle tende mentre rientrava per prendere il ghiaccio per la faccia di Kid.- spiegò con aria calma il biondo, incrociando le braccia al petto. -E tu?- si sentì in dovere di chiedere il capitano. -Diciamo che se avessi avuto la possibilità avrei lasciato che Trafalgar cadesse di sotto. Gli agenti devono essersene accorti.- confessò per niente contrito Killer.

Beh, Smoker doveva aspettarselo.
-Che devo fare con voi?- si chiese, alzandosi in piedi seguito da Killer. Uscendo nell’ambiente principale il bianco ed il biondo si accorsero che qualcosa non andava.

Dove erano finiti tutti?

Preoccupato di conoscere la risposta, il capitano si avviò verso le celle temporanee, trovando un capannello di agenti che ridacchiavano ed esclamavano sorpresi di fronte ad una delle celle.
Smoker capì subito il perché.

Quel narcolettico del cazzo di Ace si era addormentato di botto con la faccia sul pacco di Kid. Inutile dire che a Law questo non andava proprio giù, motivo per cui balzò giù dalla panca su cui era seduto per levare il suo amico dalla “sua” proprietà, subito intercettato da Kid che gli bloccò una mano con un ghignante -Se gli piace perché non lo lasci fare? Prendi esempio piuttosto, frigido del cazzo.-

Ciò che accadde dopo era piuttosto ovvio.

Smoker si spiaccicò una mano in faccia mentre osservava quei due deficienti che si prendevano a pugni intervallando qua e la le mazzate con dei baci ben poco casti, mentre Portgas dormiva ancora tranquillo sul suo cuscino di fortuna.

-Tirateli fuori da li.- si limitò a dire, cercando di non pensare a quello che aveva appena visto. Voltatosi di poco verso Killer, in piedi accanto alla cella in attesa dei suoi coinquilini, si ritrovò dispiacersi sinceramente per lui.
 
 
 
 
***
 
 


-Andiamo, teste di cazzo!- sbraitò Smoker accendendosi il tremilionesimo sigaro della giornata, seguito dai quattro dell’Ave Maria che battibeccavano e si stuzzicavano a vicenda. Uscendo dal dipartimento aveva fatto segno a Tashigi e Hina che si sarebbe occupato di lui di loro, ma in un luogo meno ufficiale. Del resto se voleva picchiarli a sangue per vendicarsi di avergli fatto perdere la partita non poteva di certo farlo in una centrale di polizia.

E poi chi avrebbe levato le macchie di sangue dai muri?

-Fumoso, grazie per averci fatti uscire!- sorrise Ace una volta fuori, passandogli un braccio attorno alle spalle. -Già, non avevamo nemmeno finito il film.- constatò Trafalgar, un sacchetto di ghiaccio istantaneo premuto sul labbro. -Ohi, Smoker! Vedi di insegnare il rispetto ai tuoi sottoposti! Quel cazzone di Hermeppo ha cercato di toccarmi il culo mentre mi spingeva in macchina!- si lamentò Eustass, anche lui con ben due borse del ghiaccio sullo zigomo e sul labbro. -Non ci credo nemmeno se mi paghi che ha fatto una cosa del genere, Eustass!- si incazzò Smoker, levando il braccio di Ace dalle sue spalle e voltandosi verso tutti e quattro ancora furente. Quei deficienti avevano combinato un putiferio ed ora se ne stavano così, tranquilli a chiacchierare del più e del meno come se niente fosse!

E chi si stava facendo il fegato marcio per aver sprecato la propria serata appresso a loro?

Lui, ovviamente.

-Ascoltatemi, delinquenti! Se non vi ho sbattuti in cella stasera è solo perché avrei perso altro tempo a compilare le vostre scartoffie, e dato che voi non vi meritate che io sprechi così le mie ore preziose, adesso venite con me a casa e poi avrete la decenza di non rompere le palle per il resto della serata! E’ CHIARO?- urlò fuori di se, il sigaro spasmodicamente stretto tra le fauci infuriate.
Improvvisamente ammutoliti, i quattro si guardarono tra loro, un’unica geniale idea attraversò i pochi, solitari neuroni che si ritrovavano stipati nel cervellino (ad eccezione di Trafalgar).
Annuendo fintamente contriti salirono nella macchina del bianco, Ace davanti e Law dietro stretto tra Kid e Killer.
 
Quando l’ultima portiera fu chiusa, con una sincronia invidiabile tutti e quattro dissero ciò che dovevano dire, sicuri che in quel modo avrebbero fatto esplodere Smoker definitivamente.
 
-Fumoso, sai..- iniziò Ace beccandosi un’occhiataccia. -Ecco, se volevi unirti a noi per i festeggiamenti bastava chiedere!- ridacchiò, ignorando l’espressione sconvolta che Smoker gli lanciò. -Già Smoker ya, in fondo abbiamo le canne..- continuò Trafalgar, -La birra..- proseguì Eustass, -E Kung Fury!- concluse Killer assestando un calcio molto da arti marziali sul sedile del capitano.
-E in fondo.. sappiamo che ci vuoi bene!- conclusero in coro, ridendosela per il colorito cinereo che il volto di Smoker aveva assunto.

Quella sera l'intera Sabaody avrebbe udito l'urlo che il capitano gettò al cielo, simile a quello di una bestia ferita e morente.
 
 
Perché il fato glieli aveva appioppati?
Perché proprio a lui?
 
PERCHE’?
 
 
 
 



ANGOLO AUTRICE
Non so davvero da dove sia uscita questa storia. Perdonatemi un casino se sembra sconnessa o senza senso, ma l’idea di uno Smoker che vive di fianco a questi qua è stata una tentazione a cui non ho saputo resistere! *^*
 
Qualche noticina ina ina.
  1. Kung Fury esiste davvero, e beh.. ci sono tutte quelle cose che ho nominato nella storia. In realtà è una specie di film di mezz’ora, ma l’idea che a questi qui piaccia una cavolata del genere mi faceva morire dalle risate! xD
  2. Il cognome di Killer (Nikuya) è una traduzione alla larga della parola massacratore. Non avevo idea di che cognome mettere a Killer, perdonatemi ç_ç
  3. Il Groggy ring, per chi non lo ricordasse, è il secondo gioco che i Mugiwara devono affrontare durante il Davy Back fight.
  4. La Smo/Tash è tipo la vita.
  5. Il fatto che Kid sia fan dei Kiss l’ho preso come spunto dalle storie di Stateira, un’autrice che adoro alla follia. E secondo me è anche un’idea azzeccata. U.u
 
Bene, dopo queste note per i miei standard chilometriche vi saluto e torno sui libri!
Un bacione, spero che la storia vi sia piaciuta e… a presto! *^*
 
   
 
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