“È uno scherzo”

Non si capisce se Tsukishima sia cinico come sempre, o realmente perplesso.  

Le volte che si approccia a Kageyama per parlare di qualcosa che non sia la pallavolo o la sua scarsezza scolastica si contano sulle punte delle dita, le stesse sulle quali il moretto non sembra riuscire a esercitare più controllo. Sono abbandonate, come le braccia e le spalle. È incapace di rispondere, forse non ha neanche sentito Kei parlare, o avvicinarsi.

A quest’ultimo non sfugge la cosa, ma, per una volta - la prima e ultima - non riesce a non provare pena per lui. E anche per sé. Una parte del suo cervello sta già elaborando quanto quella visione raddoppierà i loro problemi.

E raddoppiato suona così… tragicamente esatto come termine.

“Oh! Tsukishima, Kageyama!” la voce è squillante ma un po’ più profonda. Kei ha la netta impressione che tutto il corpo dell’alzatore voglia fare un passo indietro, ma più indietro c’è solo la porta della palestra.

Hinata si ferma un attimo prima di travolgerli; stavolta la perplessità si fa strada anche in lui, come se non si fosse accorto che qualcosa è cambiato, che la prospettiva è totalmente sbagliata. Li guarda sbattendo gli occhi.

Tsukishima sa di fissarlo con l’espressione che rivolge ai broccoli che sua madre si ostina a cucinargli. Kageyama pare svenuto in piedi. L’afa non si è ancora quietata, e quello che vedono sembra uno scherzo del caldo. Non si incontrano dall’inizio delle vacanze estive.  

Shouyou e la sua bocca si esprimono in un “Ooh!” che sa di compiaciuto, imbarazzato ed elettrizzato allo stesso tempo.

“Come… cosa… quanto!?” esala in fine Tobio.

Tsukishima crede anche questo impossibile, ma si trova a ringraziarlo mentalmente per essere riuscito a esprimersi per entrambi.

Hinata ha un sorriso così largo che potrebbe inglobarli.