Oikawa è raggomitolato sulla poltrona della caffetteria da un’ora a fissare la stessa pagina al pc. Ogni cinque minuti la aggiorna; si è fatto venire la nausea a osservare la freccia che gira e carica, carica e gira. La risposta non cambia.

Posizione non disponibile.

Sbuffa a minuti alterni. Di tanto in tanto si ricorda dei libri dell’università aperti di fianco, ma poi l’occhio ricade sulla porzione di cartina di Google Maps e su quel puntino grigio fisso e inerte.

“Tieni” la voce di Iwachan anticipa il suo arrivo; segue un vassoio con due cappuccini e una porzione abbondante di torta. Invece di sedersi di fronte, porta un’altra poltroncina di fianco all’alzatore.

Gli occhi di quest’ultimo guizzano alla vista del dolce, si posano su Hajime ma poi si ricordano perché è un’altra brutta giornata.

“Grazie” è sincero, ma poco motivato.

“Vuoi che avvii io il reset?”

Tooru sospira; la sua mano prende il cellulare nuovo dalla tasca. Non l’ha ancora personalizzato in nulla, né cover né salva schermo; è così asettico che non gli sembra neanche suo. Non lo sente suo.

“Magari-” si interrompe. Riguarda il localizzatore sul pc, mentre la testa scivola sulla spalla di Iwachan, incurante che qualcuno li additi. “C’erano le foto e i video degli ultimi tre anni…” è una litania che ripete da giorni, ma non riesce ad accettare che uno sconosciuto gli abbia rubato il telefono in un momento come un altro.

Hajime gli sfila il cellulare, ci smanetta un attimo, poi lo alza davanti a loro. Lo schermo riflette i loro visi. Click.

Oikawa esce con un’espressione sorpresa, Iwachan ha un piccolo sorriso, ma vale oro perché l’ace detesta i selfie.

“Caricala su un solo social, intesi?”