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Autore: Zachriel    12/03/2017    2 recensioni
Il diario di Yuri Mickalov
Genere: Avventura, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da qualche parte in mezzo all’oceano Atlantico, 30 Novembre 1893. Sono riuscito senza poche difficoltà a prendere il battello di New Orleans. Appena arrivammo, ci venne comunicato che la nave era già salpata senza di noi che il prossimo viaggio sarebbe stato tra tre giorni. Trovammo due stanze d’albergo a basso prezzo, proprio vicino al molo. Questo ulteriore ritardo avrebbe fatto slittare la mia data di arrivo. Speravo di arrivare in tempo per il funerale, però. Non volevo dare motivo ad Eva e a quell’incompetente di mio fratello Lazar’ di criticarmi ancora, dandomi del fannullone. Quella sera stessa decisi che era giunto il momento di svagarmi un po’ dai miei doveri di lavoro e mi recai in un bordello, nella periferia della città. Si, avevo la brutta abitudine di frequentare le prostitute ma d’altronde, io non cercavo amore, ma solo uno sfogo a un bisogno corporeo non molto diverso dal nutrirsi, respirare o dormire. Trovai una ragazza sui ventiquattro anni abbastanza graziosa, dai lunghi capelli biondi (quasi mai andavo con ragazze dai capelli castani, gli occhi chiari, ed una certa giovinezza). Ci appartammo in una stanza al piano di sopra. Prima di iniziare, feci i miei soliti controlli di routine alla ragazza: le chiesi di spogliarsi e, inforcati gli occhiali, il medico prese il sopravvento sull’uomo. Le controllai ogni centimetro della pelle alla ricerca di ulcere, papule o qualsivoglia eruzione cutanea. Non volevo rischiare di contrarre la sifilide in alcun modo. Certe volte, le conoscenze mediche tornano utili anche per questo. Mi diede quello che cercavo per un paio di dollari e di ore nelle quali dimenticai tutti i miei problemi, tutte le accuse mosse contro di me. Volevo solo sfogarmi, anche se la mia mente non era dello stesso avviso. Come ogni volta, fantasticavo di avere sotto di me non una donna, bensì un uomo, anzi un ragazzo, un dolce quattordicenne dalle gambe atletiche, i glutei sodi e le labbra turgide. Il mio piccolo giovane faunetto, l’amore della mia vita. Si, sono innamorato di lui dal primo momento in cui l’ho visto. Il mio piccolo bambino, solo mio, di nessun altro. Ah come è nero il mio cuore nel partorire questi pensieri! Mi struggo e brucio d’amore per lui. A lungo ho aspettato, facendo ricerche, aspettando che il tempo fosse maturo per cogliere la sua ingenuità. In parte, è anche per questo che dovetti lasciare la fredda e amata Soroka. Non potevo sopportare la sua vicinanza, non potevo lasciare che le pulsioni prendessero il sopravvento sulla ragione. “non ancora” mi ripetevo, e intanto pensavo a quegli antichi filosofi e ai loro discepoli, a quanto fosse socialmente accettabile nell’antica Grecia. E non è forse quella greca la cultura a cui noi volgiamo lo sguardo e i dilemmi? Perché castrare certe usanze ed adottarne altre? L’ipocrisia è nata ancor prima che l uomo potesse parlare. Ah dottor di folle ardore, dove ti porterà la tua insana malattia? Non è forse vero che chi ama distrugge se stesso e si annichilisce nell’altro? Il giorno dopo mi svegliai nel tardo mattino, tra le proteste della mia assistente, la quale mi ricordava che anche lontano da casa, le osservazioni non ti lasciano in pace. Mi vestii prima di raggiungerla fuori dall’hotel, le dissi che dovevo sbrigare delle commissioni e prendere dei regali per i miei familiari, in realtà l’unico a cui volevo fare un regalo era Petr, il mio piccolo soldatino cosacco. Cercai per quasi tutto il giorno, pensando a che cosa potesse garbare ad una scimmietta pestifera e curiosa come lui: un soldatino della guerra di secessione? No, figurarsi se poteva immaginare cosa fosse, probabilmente l avrebbe scartato definendolo stupido e poco russo. Un moschetto nuovo? Per carità, Boris lo avrebbe usato contro di me. Non avevo idee quando improvvisamente mi ricordai che Pëtr era uno dei pochi Mickalov senza un gatto. Per noi i gatti, emblema della famiglia dagli albori, sono una cosa seria. Quando un Mickalov nasce viene creato un anello con lo stemma della famiglia e, col tempo, gli viene assegnato un gatto. Io stesso ne posseggo uno, una gatta in realtà; la mia piccola Brugola, rossa, e bianca che ho lasciato a Soroka. Pëtr non aveva nessun gatto, nessun animale che facesse al cao suo. Un’idea iniziò a balenarmi in testa, a prendere forma. Perché regalare un normale felino al mio piccolo faunetto? Non sarebbe stato meglio un animale del tutto esotico e nuovo capace di sopportare il gelido freddo di Soroka e in grado di procacciarsi il cibo in ogni circostanza? Fu così che mi misi all’opera immediatamente; chiesi ad Alice di procurarsi una grossa cassa con dei fori, nel frattempo io mi sarei occupato della bestia. In realtà fu piu facile del previsto catturare un procione: si trovano in tutte le grandi metropoli americane e si nutrono principalmente dei rifiuti umani. Catturai un giovane esemplare e mi assicurai che non avesse contratto la rabbia, cercando in lui morsi recenti o salivazione eccessiva. In realtà il Procyon Lotor era di indole molto mansueta e si attaccò quasi subito alla mia gamba in cerca di attenzioni. Due giorni dopo ci imbarcammo, io, il procione, la mia auto e la mia assistente. Non sapevo che insegnare il russo ad Alice fosse una impresa così ardua. Il suo accento era terribile, non capiva la differenza tra buongiorno ed arrivederci, per non parlare dei patronimici! D’altronde come biasimarla? In una terra giovane ed eterogenea come l’America non c’era bisogno di una cosa del genere. In Russia, d’altronde, i casi di omonimia sono quasi all’ordine del giorno. ora cercherò di chiudere gli occhi, sperando di non fare sogni anche se l’ansia e la smania di rivederlo sono davvero troppo forti in me anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Immagino già il suo piccolo visino dipinto dallo stupore di ricevere questo esserino esotico, curioso e pestifero come lui. Devo inventarmi un modo per far passare il regalo come qualcosa di innocente e assolutamente non premeditato. Spero che la notte, mi porti almeno consiglio. Yuri Vladimirovič Mickalov
   
 
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