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Autore: livevil_99    13/03/2017    1 recensioni
"Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo."
-
"- Ci stiamo cacciando in qualcosa di grande, Dean. - mormorò Sam con lo sguardo perso nel vuoto.
Dean sospirò e chiuse con un tonfo l'enorme tomo che stava consultando.
[...]
- Grande quanto l'apocalisse o quanto l'Oscurità che voleva distruggere il pianeta? - chiese a Sam con un sorrisetto ironico."
-
(DESTIEL)
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Il rumore del motore che si azionava e la macchina che si allontanava nel fango furono gli unici rumori che riempirono la stanza per minuti che a Dean sembrarono quasi ore. 
Rimase immobile sulla poltrona e chiuse gli occhi. Era stanco, ma per quanto si sforzasse non riusciva a prendere sonno. Non con due occhi blu che lo fissavano. Castiel si alzò e le palpebre di Dean iniziarono a tremare come a sottolineare il suo vano tentativo di tenerle serrate. Anche il cacciatore si alzò in piedi e cercò di non posare il suo sguardo sull'angelo. Aprì il mini-frigo e si prese una birra. 
- Non puoi fingere per sempre. - gli disse Castiel muovendo un passo verso di lui. Dean bevve lunghi sorsi dalla bottiglia fino a quando non ci fu più nemmeno una goccia da bere. 
- Per quelli come me non esiste un per sempre. - rispose con tono malinconico. 
L'angelo tacque. Il cacciatore andò a frugare nella tasca della giacca di pelle che entrando aveva appeso all'ingresso. Ne tirò fuori una fiaschetta di latta. 
- É inutile cercare di nasconderlo. - mormorò Castiel. 
Dean iniziò a bere piccoli ma frequenti sorsi di whiskey. Era girato di spalle, rivolto verso una piccola finestra. Stava arrivando la sera e la luna iniziava a brillare nel blu della notte. L'acqua scivolava come piccoli diamanti sul vetro. 
Anche la piccola fiaschetta si svuotò mentre il cacciatore rimase immobile, tremando leggermente. Il whiskey era finito e Dean si sentiva indifeso. Strinse i pugni e la pelle dei suoi palmi assunse sfumature bianco pallido. Era irrequieto. La gola bruciava ed iniziava a sentire caldo. Castiel riusciva a sentire il ritmo del suo battito che si innalzava esponenzialmente. Mosse qualche passò verso di lui. Tese la mano sopra la sua spalla, indeciso se posarla o meno. Dean avvertì la sua presenza alle sue spalle. Il suo petto si alzava e abbassava velocemente. L'angelo appoggiò la mano sulla sua pelle rovente. La fece scivolare sui suoi pettorali contratti. Si avvicinò in modo da far aderire i loro corpi. I loro respiri rimbombavano all'unisono nella stanza.
Dean si voltò di scatto, si scrollò Castiel di dosso bruscamente. Lanciò la fiaschetta contro il muro. Il vetro di una stampa incorniciata appesa alla parete si frantumò in mille pezzi. Un ringhio era dipinto sul suo volto. Dean si sentiva furioso, colmo di una rabbia viscerale simile a quella che gli imponeva di uccidere quando impugnava la Prima Lama e che gli sussurrava, nel buio della sua testa, di sferrare ancora un altro colpo. 
Castiel lo fissava immobile, i loro occhi collegati da scariche elettriche. Le sue iridi blu brillavano riflettendo la luce della luna. Furono secondi interminabili. Dean stringeva i pugni, e in un secondo prese Castiel e lo baciò. La sua mano destra premuta forte sulla sua nuca. Le labbra screpolate dell'angelo si spaccarono in più punti quando Dean le morse. I loro denti si scontrarono bruscamente e il cacciatore strinse le spalle mentre riversava tutto il suo dolore e il desiderio che si era sempre tenuto dentro in quella figura ferma e costante che era Castiel. Le loro lingue si incrociarono e si intrecciarono in quel bacio dal vago retrogusto di ferro. Respiravano affannosamente l'uno dentro l'altro. Castiel indietreggiò e i suoi mocassini calpestarono i vetri rotti in un milione di scricchiolii. 
Le mani dell'angelo si muovevano caute sulla sua schiena e poi in mezzo ai capelli corti ancora umidi. Erano l'uno contro l'altro. Stretti così forte da rimanere senza fiato. 
Dean tirò via con uno strattone il suo impermeabile. Prese Castiel per le spalle e lo gettò sul letto, impetuoso, le sue pupille dilatate sembravano quasi nere nella penombra. Le loro labbra si staccarono solo quando Dean strappò via la camicia dell'angelo. I bottoni saltarono per tutta la stanza. Il cacciatore era seduto a cavalcioni sopra il corpo caldo e bagnato di Castiel che cercava di divincolarsi. Ma Dean lo teneva stretto, tirò il nodo della cravatta fino alla gola. Continuava a tirare quella sottile striscia di tessuto mentre, con una mano aperta sul suo petto, lo costringeva a rimanere sdraiato. Se Castiel fosse stato un essere umano, a quel punto sarebbe morto. Invece continuava a soffocare, il suo cuore non riusciva a rallentare. Dean grugniva e ringhiava quando Castiel allungò le mani verso di lui. La pelle del cacciatore era come una tela e l'angelo vi dipingeva linee nette e sicure con le unghie. Il significato di quei graffi era chiaro, e Castiel lo gridava a gran voce ogni volta che il suo corpo reagiva involontariamente al tocco brusco e impetuoso di Dean. Rabbia, bramosia, amore, supplica.
Sembravano due animali affamati. Desiderosi e bisognosi l'uno dall'altro. Forti e allo stesso tempo fragili alla luce dei loro istinti. 
Dean armeggiò con la fibbia della cintura di Castiel. La sfilò velocemente, in un fruscio rumoroso di tessuti. Castiel lo guardò dal basso mentre Dean stingeva la sua testa premendo forte un palmo contro il suo orecchio e il pollice sulla sua tempia. Castiel chiuse gli occhi, e nella sua testa rimbombava solo il ritmo del suo sangue che scorreva e pulsava nelle vene.
Dean lo colpì sul petto con la cintura di cuoio. Castiel mugolò e Dean sferrò un altro colpo. Castiel gli tolse la cintura di mano e la gettó lontano. Si mise a sedere. Un taglio netto si era aperto sul suo petto e una goccia di sangue sgorgò come una lacrima dalla ferita. I loro profili si incastravano perfettamente. Erano entrambi rossi in faccia, doloranti, innamorati. Circondati da quell’alone di rabbia, autodistruzione e speranze infrante caratteristico di Dean Winchester. E Castiel ci si era tuffato dentro e aveva cercato di capire tutto quel dolore e i sensi di colpa che gli umani erano soliti portarsi appresso. 
L'angelo tirò giù la zip dei suoi pantaloni e si sfilarono tutti gli indumenti, freneticamente, finché non rimasero nudi con solo la pelle e le ossa a dividere le loro anime. Nessuno dei due riusciva a pensare razionalmente ormai. Castiel spalancò gli occhi quando Dean scivolò dentro di lui. Rimasero immobili per qualche secondo, si guardarono, entrambi rimasti senza fiato. Finalmente completi. Castiel non ebbe tempo di preoccuparsi di nulla, i loro corpi si mossero d'istinto in maniera rozza e rude. Urlò e piccole lacrime comparvero ai vertici dei suoi occhi semi chiusi, ma Dean non accennò a rallentare. Lo guardava con un’espressione vuota e gli occhi offuscati dal desiderio e dal piacere, e per un attimo tutto il peso che si portava sulle spalle scomparve in mezzo alle coperte umide insieme ai loro corpi roventi che si muovevano bruscamente con spinte forti e veloci.
Castiel ebbe l'impressione di prendere fuoco mentre l'espressione di Dean si contraeva e il suo autocontrollo andava in mille pezzi. 

Quando Sam arrivò al Motel la mattina dopo erano le 11. Aveva le mani occupate da due caffè fumanti e vistose occhiaie violacee contornavano i suoi occhi chiari. Fece scattare la chiave nella toppa ed entrò nella stanza. Puzzava di sesso e sudore, ma Sam era davvero troppo stanco per accorgersene. 
- Il mattino ha l'oro in bocca. - Disse svegliando Dean con uno strattone.  Il letto era sfatto ma il resto della stanza sembrava in ordine. Dean borbottò qualcosa e si mise su a sedere. Indossava solo i jeans con il bottone chiuso ma la bottega aperta. Castiel si alzò dalla poltrona appena Sam entrò. Aveva la cravatta stropicciata e alla camicia mancava qualche bottone, ma cercò di nasconderlo chiudendo l'impermeabile.
Sam posò lo zaino sul tavolo e porse un caffè al fratello. Dean si stropicciò gli occhi e iniziò a sorseggiare la bevanda amara. Le sue tempie pulsavano e aveva l'impressione che gli sarebbe scoppiata la testa da un momento all'altro.
Castiel fissò Sam insistentemente mentre tirava fuori dallo zaino degli antichi tomi. 
Sam si gettò sulla poltrona. - Bisogna cospargere l'altare con l'olio sacro e recitare una formula in aramaico. - 
- Sembra semplice… - mormorò Dean con la voce ancora impastata dal sonno. 
- Non lo è. - Disse Castiel aprendo un libro impolverato. - Avranno sicuramente nascosto l'altare o lo staranno proteggendo con tutte le loro forze. -
Sam sbadigliò - Partiamo questo pomeriggio. - Mugolò mentre le sue palpebre diventavano pesanti e il suo battito rallentava. 
   
 
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