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Autore: Minicookie    13/03/2017    1 recensioni
É vero che l'ignoranza faccia le persone più innocenti?
Qui diamo una veloce occhiata al mondo di un bambino per cui l'orizzonte significa la fine dell' universo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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C'era una volta un bellissimo bambino dagli occhi chiari e brillanti. Il bambino viveva su un' isola, con nessun altro che la madre, le piante e gli animali. Al centro dell'isola c'era una villa enorme, la sua casa. Era fatta completamente di legno scuro, era rettangolare ed aveva tante tante finestre, ma cosa ancora più importante, all' interno era così pulita che tutto splendeva. La grande villa dava un' aria rassicurante, come se l'edificio stesso avesse protetto con piacere chiunque entrasse. Questo posto rilassante si trovava in mezzo ad una pianura. Sebbene la villa fosse stata impossibile da non notare da qualuque punto dell' isola ci si trovasse (o anche vedendo l'isola da lontano, navigando sull' oceano blu scuro e profondo), la pianura in cui essa si trovava poteva contenerla oltre cento volte. La pianura non aveva un nome. Non che ne avvesse avuto bisogno, dato che era l'unica dell'isola, ma forse sarebbe stato un peccato non dargliene uno, vista la sua bellezza: tutto il terreno soffice e fertile era coperto di erba, un'erba né roppo bassa né troppo alta e di un verde paragonabile allo smeraldo lavorato, soprattutto se era bagnata di rugiada. Qualunque visitatore sarebbe rimasto sbalordito alla faccia di tutto questo vuoto... una bella pianura, della bella erba, una bella villa ed un bel cielo azzurro. Il tutto era incorniciato, esattamente come l'avrebbe voluto un pittore esperto, da una catena di montagne appuntite, ma relativamente basse, su cui la neve non cadeva mai. Le montagne marrone scuro andavano gentilmente a braccetto con lo smeraldo dell'erba e baciavano il marrone più nocciolato della villa come se esistessero solo per questo. Pochi erano gli alberi che crescevano ai loro piedi. Ebbene, il bambino che viveva in quest'isola non era mai andato a scuola e l'unica persona che conosceva era sua madre, la quale aveva abbandonato il suo nome da molto, molto tempo prima della sua nascita. Il suo migliore amico era un coniglietto bianco e il suo gioco preferito era guardare il tramonto sull' oceano. Sul lato dell' isola a cui si affacciava casa sua, la catena di montagne cessava, lasciando e circondando un grandissimo palcoscena, esattamente come le tendine di un teatro. Solo che il bambino non sapeva che cosa fosse un teatro, lui chiamava questo palcoscena "il buco" o "la finestra". Il problema di questa finestra era che non c'erano molti motivi per affacciarsi: le uniche due cose da vedersi regolarmente erano il levarsi e il tramontare del sole. Era una palla di fuoco abbagliante, il cui arancione contrastava con e dominava su tutti gli altri colori, tra cui il blu, il verde, il violetto, persino il giallo, che di solito abracciava e si scioglieva e mescolava con gli altri colori caldi veniva respinto con potenza, tanto mozzava il fiato questo spettacolo. Ma sebbene questi spettacoli fossero meravigliosi, essi rimanevano gli stessi ogni giorno e quindi non meritavano la costante attenzione del bambino, il quale era sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, qualcosa che lo faccia crescere. Per lui e il coniglietto, i momenti più speciali erano quelli in cui una nave navigava lentamente all' orizzonte o dei delfini saltavano improvvisamente vicino alla riva. Agli occhi del bambino questi oggetti e animali si trasformavano: l' una era una roccia grande quanto una montagna, minacciosa e scura, appuntita su più punti e con parti regolari e dall'aspetto pericoloso che sporgevano dai lati liscissimi (cosa di solito vista solo a casa). La roccia strisciava sulla linea dell' orizzonte, la fine del suo mondo, come quell' animale stretto e senza zampe che aveva visto in un vecchio, grande quadro nella camera di sua madre. Da essa usciva del fumo, tanto fumo e lui si chiedeva che odore avrebbe sentito se fosse stato su quella grande cosa scura. L'altro momento, quello dei delfini, era come se delle creature magiche e scintillanti fossero venute da lui per salvarlo da chissà che mostro, salutandolo con un salto prima di andare a combattere, giù giù, nelle profondità dell'oceano.
   
 
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