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Autore: BambuBaoBab    16/03/2017    0 recensioni
Dal testo : Poi un’altra uscì dal cerchio per avvicinarsi. Era chiara come la neve. I capelli corti che le abbracciavano il volto. Aveva gli occhi rossi, e mi sembrò una tigre bianca. E anche lei continuò il giro e mi guardò intensamente. Poi una attirò la mia attenzione. Fece una capriola e si fermò di fronte a me. Poi si alzò e mi venne incontro. Era dolce ma aggressiva, discreta ma intrigante. I suoi capelli celesti brillavano alla luce del fuoco e i suoi occhi blu erano grandi come il mare.
Mi si avvicinò e mi porse la mano.
-Ciao, sono Bulma.
Ero solo. Lei fu il primo mattone con cui ricostruii il mio mondo
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il mio mondo

Uno stridio attirò la mia attenzione. Il falco di Kiok, il cacciatore più  esperto del  villaggio, volava sopra di noi ,come a volerci guidare.

Volava in tondo contro il sole, che brillava tiepido facendo luccicare le punte delle lance e le frecce.

Ormai Trunks era lontano. Sapevo che avrebbe fatto un ottimo lavoro. E sapevo anche che non glielo avrei mai detto. Ero severo con lui, perché sentivo che era quello il modo di comportarmi. Ma lui mi conosceva e mi capiva. Mi capiva sempre anche quando io stesso non mi comprendevo.

Non ricordando nulla della mia storia o della mia educazione dovevo agire d’istinto. Era difficile portarlo in battaglia, e guardarlo ogni volta come se fosse l’ultima senza che potesse sapere cosa pensavo. Ma sentivo che quello era il modo di agire.

Ricordavo con chiarezza quando ancora ragazzino aveva rischiato di morire…e ricordavo la mia angoscia…nell’aver rischiato di perderlo senza che sapesse cosa provavo per lui.

Era inverno, uno dei più rigidi che ricordassi. In tempo di pace, eravamo andati con gli altri a pescare sui laghi ghiacciati. Lo facevamo da quando Trunks aveva 8 anni. Tutti gli altri bambini iniziavano a 10. Ovviamente io avevo insistito perché iniziasse prima.

Aveva 12 anni. Avevamo appena finito di seguire il sentiero e davanti a noi trovammo la grande piattaforma ghiacciata. Era uno spettacolo, ogni anno. Fino all’orizzonte, e per miglia ai tuoi lati, una grande distesa di ghiaccio, correva immobile, bianca, apparentemente  immortale.

Eravamo circa 20. Quel  freddo era sopportabile per pochi. Tutti i ragazzi,  circa 7 ,erano di almeno 4 o 5 anni più  grandi di Trunks.

Noi , adulti,  segammo il ghiaccio e dopo aver tirato via la lastra tondeggiante ci sedemmo intorno per pescare. Quei momenti erano diventati molto importanti per me. In essi si racchiudevano le cose che amavo di più: Il silenzio, il cibo, la tranquillità.

Inoltre mi permetteva di sentirmi inserito nel villaggio. Non che fosse importante per me. Ma sapevo che era importante per Bulma. Spesso non partecipavo attivamente alle discussioni ma mi dimostravo interessato con lo sguardo. Tendevo a essere pungente e gli altri mi trovavano divertente. Non che facessi qualcosa per esserlo. Le mie piccole acutezze bastavano per far scoppiare tutti a ridere. Talvolta le loro risa mi strappavano un sorriso. Ma raramente.

Quel giorno, i ragazzi si erano allontanati per ammirare il ghiacciaio più in là.

Il più grande era Hayren. Aveva 17 anni. Era un ragazzo che perfino io avrei definito bello. Aveva i capelli corvini, e gli occhi di cielo.

Alto ed esperto combattente, era orfano quando arrivai al villaggio. Viveva dal saggio ed era un falco, per intelligenza e agilità…mi colpì. Infatti divenne quasi come un figlio per me e come un fratello per Trunks. Spesso mangiava a casa mia e Bulma gli cuciva i vestiti stracciati e gli puliva  le ferite.

 

 Il vento sibilava insistente nelle mie orecchie e cantava una canzone che suonava in quei luoghi da millenni. Un urlo interruppe il silenzio. Il mio vicino gettò la canna e corse verso il ghiacciaio. Aveva riconosciuto l’urlo del figlio. Tutti lo seguimmo e io mi distanziai dagli altri che rimasero dietro.

Le urla continuavano ma non sentivo quella di Trunks. Mi arrampicai e poco dopo, quando gli altri arrivarono alla base, fui in cima.Tre ragazzi erano in piedi altri due erano chinati verso il precipizio dall’altra parte.

Corsi verso di loro. Uno dei tre si girò:

- Vegeta! Trunks è caduto!

- Cosa?! –urlai gettandomi in ginocchio.

Mi chinai verso il precipizio. Sotto di noi vi era una sporgenza dove scorreva un  ruscello. Oltre il precipizio.

 Nel ruscello scorsi la figura di Trunks impigliato in dei rami sulla base di una roccia.

-TRUNKS!! TIENI DURO, STO ARRIVANDO…

-NO!- rispose  la voce di Hayden . Spuntò da dietro la roccia e cercò di afferrare Trunks.

- Che cosa è successo?-chiesi ai ragazzi

- Hayden era sul bordo, ma il ghiaccio ha ceduto e Trunks tentando di tenerlo è caduto giù insieme a lui. - mi rispose uno.

Mi rivolsi di nuovo al precipizio. Hayden aveva afferrato Trunks e ora stava cercando di strattonarlo dai rami. Faceva perno sulle ginocchia e con uno strattone più forte divincolò mio figlio dagli arbusti.

- Quanto è stato in acqua ?-chiesi senza voltarmi

- Si è fatto almeno 200 metri con la testa sotto, deve averla battuta nella caduta. Hayden lo ha seguito a piedi. La corrente è forte, lo ha sbattuto verso la sponda tante volte.

Mi voltai e in lontananza vidi dove il ghiaccio aveva ceduto.

Deglutii. 200 metri…pensando a quanto tempo aveva passato senza respirare.

Hayden intanto stava strisciando sul tronco di un albero caduto usandolo come ponte. Era stremato. Un osso della gamba era fuori uscito. Sanguinava.  Si caricò Trunks sulle spalle e risalì la parete. Io mi  sporsi  per afferrarli.  La neve era friabile e se mi fossi avvicinato di più gli sarei crollato addosso. Potevo vedere il dolore sul suo volto chiaramente come vedevo il sangue scuro macchiare la neve.

 Dietro di me sentii i gemiti degli altri che risalivano ,pesanti ,la parete.

La chioma viola di mio figlio si fece abbastanza vicina e gli afferrai la spalla. Poi lo tirai su e lo depositai sulla neve.

La viso era pallido e non respirava . Prima che potessi rendermene conto Farnuk, uno dei medicanti del villaggio, che fortunatamente era con noi gli posò le mani guantate sul petto. Mi rivolsi verso il precipizio. Hayden era scivolato più in basso.

-Forza figliolo, ce la puoi fare.- gridai. Stesi il braccio e altra neve scivolò giù per il mio peso. 

Mentre si arrampicava un rigolo di sangue gli uscii dal petto. Aveva una profonda ferita alla spalla.

I rantoli di dolore si fecero più frequenti, i movimenti meno. Avanzò ancora di un passo  e poi riuscì a sfiorarmi le dita. Lo tenni per un secondo. Era freddo, e tremava. Ma non di freddo. Mi guardò per un istante. Il dolore e la paura nei suoi occhi.

Poi la neve sotto la sua gamba  cedette.

-Mi dispiace Vegeta…non c’è la faccio - sussurrò.

Mi scivolò dalle dita precipitò nel vuoto. Finì sulla sponda. Sentii la sua schiena spezzarsi. Il suo viso bellissimo fu inghiottito dalle acque gelide.

Ma non ebbi tempo di compiangere  Hayden. Trunks non respirava. Lo caricai sulle mie spalle ripresi a correre. Solo il vecchio poteva aiutarlo.

Nella mia testa le parole erano accartocciate , tutte unite e impastate.

Non morire…salverò almeno te… lui è morto per salvarti…non puoi morire senza sapere che ti voglio bene….che tu sei il mio mondo.

Non lo avevo mai detto.

Lo dissi solo quando era steso nel suo letto ancora incosciente. Avevo corso senza fermarmi fino alla capanna dell’anziano che mi aveva cacciato fuori e si era chiuso dentro. Me lo aveva riconsegnato dicendomi di posarlo a letto.

Rimase 5 giorni senza svegliarsi. Poi davanti a me spalancò i suoi occhi.

 Non riuscivo a dirglielo, non riuscivo a ripeterlo. Bulma mi capiva. Ma io no.

 

 Tornai nel presente. Sentii la mancanza di Hayden come una scossa nel cuore. Vicino a me si accostò Malakina una ragazza, di circa 18 anni. Era una buona guerriera figlia illegittima di un uomo di qualche altro villaggio. Sua madre e lei fabbricavano le frecce migliori della tribù.

-Perché non sei andata con Trunks?

-Lui ha detto di restare qui. Dice che non potrai avanzare con la copertura delle frecce.

-Loro attaccheranno dai lati, saranno la  mia copertura. – risposi.

-No, dice che gli archi non coprono la metà della valle in gittata. Nemmeno dall’alto. Rimarresti con un buco al centro che ti verrebbe diritto addosso.

Rimasi in silenzio, stupito.

-Trunks è davvero in gamba, Vegeta… nonostante sia freddo come te , in lui brilla la luce di questo popolo.

Sorrisi. Ma solo per una attimo. Era troppo presto per sorridere del ricordo di Bulma. Non era ancora arrivato il momento della tenerezza. Avevo ancora troppa disperazione nel cuore.

- Quanto manca? Ci siamo allontanati molto…

-Se ti sforzi la puoi già vedere in lontananza.- risposi.

Scrutò l’orizzonte…strinse gli occhi. E poi la vide. Le si illuminò il volto pallido. Poi mi guardò raggiante e tornò indietro. Non mi voltai mi limitai a ascoltare. Sentii un mormorio soffuso….poi un urlo!

Mi voltai. Saltavano e  urlavano, inneggiando alla gloria, alla libertà e alla patria.

Lorch salì su una catapulta e iniziò un discorso. Era un grande oratore e poteva realmente spinger le folle a seguirlo ovunque.

-Fratelli - il boato si spense in ascolto sempre proseguendo verso la valle - le nostre terre, la nostra indipendenza, il nostro futuro, sono minacciati da questi nuovi colonizzatori!

Un boato di disapprovazione si alzò e si spense  di nuovo ad un gesto di Lorch.

-La nostra vita è cambiata. Questi che si fanno chiamare romani rivendicano la nostra terra per la loro città! – prese fiato - Vogliono civilizzarci, imporci il loro controllo! Ci vogliono imboccare con lingua pomposa è indecifrabile , di cui snocciolano frasi magniloquenti  ad ogni tiro di vento! Vogliono le nostre case, i nostri boschi!

Un mormorio di disgusto scivolò sulla folla.

- Sapete  che vi dico?! – si accinse a concludere-  Io sono Lorch, bretone da generazioni, parlo solo il bretone e dico che mai onore più grande mi è stato dato che seguire questo straniero, per difendere la mia Bretagna!

La folla si scatenò in un canto della loro tribù, sfegatato . Mi venne in mente la prima volta che lo sentii. Era più melodico, e suonava come un benvenuto.

 Il terreno era umido a causa delle piogge.  Avevo un senso di vuoto interiore. Non ricordavo chi fossi, ne cosa fossi. Nella mia mente erano offuscati i ricordi di quei due giorni a vagare sperduto per la foresta. Sul volto il calore del fuoco….e il profumo di un bel pesce arrostito. Avevo vicino il  saggio. Mi guardava fisso e non si vergognava di fissarmi. Il villaggio era radunato intorno a un grande fuoco e  le vecchie nutrici cantavano il loro inno con ritmiche e melodiche.

I giovani ballavano intono al fuoco. Avevano circa la mia età all’epoca. Le ragazze sembravano affascinate, ma erano tutte troppo timide per invitarmi a unirmi a loro.

Una si fece più vicina a me, ma continuò la danza, oltrepassandomi.  Appena la vidi senza l’abbaglio del fuoco, mi sembrò una dea. Era alta e sinuosa. I capelli castani l’abbracciavano fino alle ginocchia. I suoi occhi erano come degli specchi dove potevo guardare la bellezza del mondo riflessa.

 Poi un’altra uscì dal cerchio per avvicinarsi. Era chiara come la neve. I capelli corti che le abbracciavano il volto. Aveva gli occhi rossi, e mi sembrò una tigre bianca. E anche lei continuò il giro e mi guardò intensamente. Poi una attirò la mia attenzione. Fece una capriola e si fermò di fronte a me. Poi si alzò e mi venne incontro. Era dolce ma aggressiva, discreta ma intrigante. I suoi capelli celesti brillavano alla luce del fuoco e i suoi occhi blu erano grandi come il mare.

 Mi si avvicinò e mi porse la mano.

-Ciao, sono Bulma.

Ero solo. Lei fu il primo mattone con cui ricostruii il mio mondo

 

Il canto si spense. Davanti a noi si aprì la valle. Scorsi fino dall’altra parte. E lo vidi. Mi guardava lo sapevo anche se era troppo lontano  per vederlo.

Tutto scomparì… ogni ricordo svanì.

Davanti a me  solo …..VENDETTA.

   
 
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