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Autore: Scarlet Jaeger    16/03/2017    3 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
 
Sull’eterna distesa di ghiaccio della Siberia, mentre il pallido sole brillava sulle lisce superfici, una figura, stretta nel suo mantello di pelliccia, camminava indisturbata tra le dune create dalle vecchie battaglie.  Quel luogo aveva visto nascere i più valenti Saint di quelle terre, quelli che, dopo un’estenuante combattimento, si erano potuti avvalere del nome di Cavalieri di Atena.
La figura si avvicinò alla montagna più alta creata dal ghiaccio, dove ancora poteva notarne le crette e ci passò lievemente un polpastrello, stringendo la mascella con fare adirato e soffermandosi di tanto in tanto a rimirarle. Era tornata in quel luogo dopo molti anni, ed ancora scaturiva in lei un certo disprezzo. Avrebbe cancellato volentieri quella parte della sua vita, o meglio, sarebbe volentieri tornata indietro per cambiarla. Ma purtroppo lo sapeva bene, nemmeno un Saint aveva un potere tanto grande per fare ciò, e lei oltretutto non era un Saint.
Lei era una ragazza temprata dalle mille battaglie per la conquista della dorata Cloth dell’Acquario, vinta poi in battaglia dal suo compagno d’armi. Ricordava benissimo quel giorno e lo portava nel cuore con disprezzo, per sé stessa innanzitutto.
I ricordi, pur non volendo, iniziarono a scorrere nella sua mente, nonostante avesse gli occhi verde scuro puntati sulla fredda superficie di fronte a lei. Troppo vicina, troppo accusatoria. Come se fosse esattamente quella la fonte della sua inquietudine e di quelle visioni adesso più vive che mai.
Nei suoi ricordi si ritrovò tredicenne, in quello stesso luogo, pronta a scagliarsi su Camus appena il loro maestro avrebbe dato il via alla battaglia.
Eppure dentro di lei avrebbe voluto scappare, evitare lo scontro o prolungarlo all’infinito. C’erano dei sentimenti contrastanti nel suo cuore, segretamente tenuti in saldo nel suo profondo. Nessuno sapeva quello che impunemente era arrivata a provare per il ragazzino di fronte a lei. Il suo maestro non le aveva sempre insegnato a sopperire ogni sentimento? Che le lacrime non si addicevano ad un cavaliere? Come avrebbe fatto a diventare un Saint di Atena se custodiva così tanti segreti? Era veramente pronta a non amare ed a rinunciare alla femminilità propria di una donna ancora in boccio?
Eppure quel desiderio di indossare la lucente Cloth l’assillava anche la notte. Poter finalmente dimostrare il suo valore e riscattare quegli anni di completo isolamento in quelle terre, dove venivano addestrati proprio per quello scopo e non permettendo loro di vivere come semplici bambini, era il sogno di una vita.
Ma il destino evidentemente aveva giocato troppo con la sua vita, ed anche lei stessa.
Quando chiuse gli occhi rivide squarci di quella battaglia oramai lontana. Sentiva ancora le grida di dolore di entrambi sotto i propri attacchi e poi, quando avrebbe potuto vincere finalmente su Camus ed era ad un piccolo passo verso la conquista del titolo, non era riuscita a levare il colpo conclusivo verso di lui, steso a terra dopo il suo ultimo colpo. Aveva ancora la mano alzata in posizione di attacco quando lui si era girato verso di lei. In un lampo si era vista puntare i due occhi profondi come il mare su di sé, tirati in quell’espressione sprezzante che raramente aveva visto su di lui e che quasi stonava con tutta la sua composta figura. Fu in quel momento che la sua maschera crollò, rivelando per la prima volta la sua debolezza, la mano tremante incapace di colpire ed i denti stretti per lo stupore di ciò che non era stata capace di fare.
Quello che successe dopo fu la sua condanna. L’eterna colpa per il suo errore, il tuo tallone d’Achille. Il colpo di Camus la centrò in pieno, atterrandola definitivamente. Riuscì a malapena a catturare l’immagine di lui con indosso la Cloth che tanto desiderava. Poi il buio, il freddo, ed una vita fatta di risentimento.
Il ricordo di quel giorno però è sempre indelebile sul suo viso, fatto a forma di cicatrice sul lato del labbro superiore, di un colore più chiaro rispetto alle sue labbra tirate. 
Scivolò con le ginocchia a terra, furente di rabbia, e batté tanti pugni sul ghiaccio quanto bastò per tranquillizzarla. Immaginò di colpire il volto di quell’uomo, sempre nello stesso punto, sperando di deturpare il suo inespressivo volto come lui aveva fatto con il suo. Aveva sperato di rivederlo in quegli anni per poterlo finalmente battere. Aveva temprato il suo fisico ed il suo carattere in tutto quel tempo trascorso. Aveva vissuto una solitaria vita in un villaggio vicino, fatto di cacciatori e pescatori. Aiutava gli uomini, faceva la legna e si allenava tra i ghiacci sperando un giorno di poter toccare con mano una Cloth e vendicarsi di colui che non era stata capace di battere.
Quasi si vergognava della sé stessa e di quegli anni. Ma adesso era una donna totalmente diversa. Solo ogni tanto si godeva dei piaceri dell’essere donna, ma solo in quei pochi eventi che per lei non significavano assolutamente nulla.
Solo quando arrestò la sua furia cieca contro il ghiaccio si accorse di non essere sola. I suoi sensi avevano avvertito un cosmo molto potente e sconosciuto. Si alzò di scatto e si mise in posizione di attacco, osservando la figura che lentamente camminava verso di lei.
« Arresta il passo, chiunque tu sia! » Le inveì contro, assottigliando lo sguardo per riuscire a catturare i dettagli di quel volto celato dal mantello.
Incredibilmente lo sconosciuto fece come gli era stato imposto, e bloccò la sua avanzata a pochi metri da lei.
« Logico che non puoi sapere chi sono io, quando non sai nemmeno chi sei tu. »
Quelle parole la colpirono, perché non si sarebbe mai aspettata di sentire quelle parole senza senso. Inoltre, nel silenzio di quella terra, riuscì a capire che il tono di voce era femminile.
« Non dire idiozie straniera, so benissimo chi sono. Adesso togliti quel cappuccio e dimmi chi sei tu! » Le puntò un dito contro con fare accusatorio, aspettando che l’altra facesse di nuovo come le era stato ordinato.
Passarono svariati secondi di attesa dove entrambe si scrutarono dalla testa ai piedi, nonostante una delle due avesse coperta ogni parte del suo corpo.
Fu la risata dell’incappucciata a rompere il gelido silenzio che si era creato, portando le mani a liberare il volto. Era un viso troppo giovane ed anonimo per poterne decretare un’età apparente, nonostante i lunghi capelli argentei che le erano ricaduti sulle spalle. L’espressione divertita mostrava due occhi color del ghiaccio, puntati direttamente in quelli verdi dell’altra.
« Chi sono io? Io sono molte cose ragazza… » Iniziò a parlare con voce soave, avanzando di qualche passo con fare curioso. « Il mio nome è Ecate, dea della magia. » Finì di parlare che la distanza tra loro era stata quasi colmata, ma la ragazza dagli occhi verdi non era indietreggiata di un solo centimetro.
« Tzè, ed aspetti che io ti creda? Te lo chiederò di nuovo, chi sei e cosa vuoi da me? » Digrignò i denti stringendo i pugni. Non voleva certo essere presa in giro dalla prima persona di passaggio! Ma dovette ammettere che il cosmo che proveniva da quella figura era così misterioso e vasto che le sue convinzioni caddero nel momento in cui lineamenti di quella strana donna divennero quelli del Saint dell’Acquario, nonostante il sorrisetto divertito che portava sulle labbra.
Seguitò un attimo di rabbia e sconforto nella ragazza, dove molti pensieri si facevano strada nella sua testa, nonostante cercasse di non farsi troppo impulsiva per colpa di quella illusione. Perché di quello si trattava, o di una strana magia di cui lei non poteva essere al corrente. Le vennero in mente le parole di quella che si definiva Ecate.
“Dea della magia”…
« Cosa vuoi da me? » Continuò sprezzante, non cedendo però allo sguardo glaciale che la donna mostrava sotto forma dell’ex compagno d’armi.
« Io sento le tue emozioni. Conosco i tuoi trascorsi. E come vedi conosco te, Ippolita… » Il sorrisetto divertito che scaturì dall’illusione nel pronunciare il suo nome la mandò su tutte le furie, costringendola però a sopprimerla tra i pugni, così tanto stretti da far sbiancare le nocche.  Ma non lasciò che la rabbia le alterasse il tono di voce. Rimase ferma e concentrata al suo posto.
« Se speri di scaturire in me qualche sentimento contrastante mostrandomi il suo viso ti sbagli di grosso. Quello che provo per quest’uomo non è certo un sentimento meraviglioso da esprimere… » Le rivolse di nuovo un gesto accusatorio con il dito, mostrando anche lei un piccolo sorrisetto di scherno.
« Ma qualcosa mi dice che non era questa la tua primordiale intenzione. » Concluse incrociando le braccia al petto, facendosi sospettosa.
« No, appunto. » Rispose la voce dell’acquario con le sue ultime parole, prima che la dea riprendesse l’aspetto della donna dai capelli argentei. « Volevo solo mostrarti che sono veramente chi dico di essere. Ma veniamo a noi. » Seguì un altro momento di silenzio, dove le due donne continuavano a scrutarsi di sottecchi. Ippolita con sguardo sprezzante, mentre Ecate con malcelata curiosità.
« Come mai hai scelto questo nome? » Le chiese infatti la dea senza preavviso, facendo perdere al cuore della ragazza un battito. Non si aspettava di certo quella domanda e sentirla con un tono quasi accusatorio la mise di nuovo sulla difensiva.
« Non sono affari suoi… » Le ringhiò contro, colpita nel profondo. Evidentemente quella donna sapeva molto più di quello che dava a vedere e questo le fece quasi accapponare la pelle. Essere scansionata così nel profondo da una sconosciuta, nonostante fosse una dea, non le piacque per niente!
« Quanta aggressività e rabbia! » Ridacchiò Ecate con fare divertito, riprendendo subito dopo il suo regale contegno. « Saresti stata degna del titolo di Saint, ma forse tu non sai che sei destinata a qualcosa di più… » Lasciò cadere la frase in questo modo, sperando nella curiosità di Ippolita, che però si fece più indisponente.
« Non si azzardi a giocare con la mia vita. Il mio destino lo scelgo da sola! » Le disse sprezzante, voltandole le spalle fiduciosa. Ecate si stava interessando troppo a lei per attaccarla senza preavviso. Ma lei non voleva ascoltare altre parole da quella donna. Non avrebbe ceduto alle lusinghe di una dea. Non quella, comunque.
« Oh certo. Tu vuoi diventare un Saint. Ti senti all’altezza del compito, perché avresti scelto il nome della regina delle amazzoni sennò? Ma il tuo cuore è accecato dalla vendetta e vorresti cancellare quello sbaglio dal tuo passato. Vuoi sconfiggere un Gold Saint quando anche tu sai che nella tua posizione non ti è possibile, e stai qua a perdere tempo nella vana speranza di poterci riuscire. Forse Atena può essere la soluzione, ma io e te sappiamo che ho ragione. »
La dea si avvicinò alle sue spalle e prese tra le dita una ciocca dei lunghi capelli castani della ragazza, rigirandosela tra le dita. Intanto Ippolita aveva smesso di respirare, rimanendo comunque furente al suo posto. Quelle parole tranquille l’avevano scossa fin nel profondo, perché tuttavia sapeva che dicevano il vero. E come non avrebbe potuto scalfire la corazza dorata del Saint, non avrebbe avuto speranze di vittoria contro una dea, anche se quello poteva essere solo un corpo umano. Si lasciava sfiorare dalle sue dita e dalle sue parole, ma non scalfire. La sua anima vendicativa non avrebbe perso.
« Torna alle tue origini… Ricorda da dove vieni. Ricorda il tuo nome. Torna a casa, e sarai destinata a grandi imprese… »
Quando la dea lasciò cadere la conversazione, insieme alla ciocca dei suoi capelli, la ragazza si voltò accecata dalla rabbia ma non riuscì a rispondere a quella richiesta perché la donna era sparita, lasciandola sola tra i ghiacci a lottare con i suoi demoni interiori.
In quel momento capì che le sue vere intenzioni non erano quelle di ributtarle contro il suo passato, ma instaurare il dubbio nel suo cuore per il futuro e quello non le piacque per niente.
***
Intanto al Grande Tempio, Camus aveva raggiunto Atena ed il Grande Sacerdote nella biblioteca. Si erano seduti al rotondo tavolo posto nel centro della sala e la sola candela accesa aveva reso l’atmosfera di quella conversazione quasi inquietante.
« Quindi pensate che stia succedendo qualcosa laggiù? » Chiese l’Acquario dopo aver ascoltato attentamente le parole della dea.
« Ho avvertito un cosmo molto potente. Potrebbe appartenere ad una divinità. Ma non era ostile e non intenzionato comunque a raggiungere il Tempio. Temo però che le sue intenzioni siano ben peggiori. » Sospirò Lady Saori abbassando per un momento lo sguardo, benché quello del Saint non si era mosso dalla sua esile figura.
« Spiegatevi meglio mia signora. » La incitò lui, mentre Saga continuava a spostare lo sguardo tra i due interlocutori, cercando di captare in silenzio più informazioni possibili.
« Un cuore accecato dalla rabbia può essere facilmente manipolabile. » Furono solo quelle le parole di Atena e, nonostante non avessero significato per il Sacerdote, il Saint dell’undicesima casa sbiancò.
« Non è possibile mia signora.  Sono passati molti anni da quel giorno. » Rispose lui, anche se poco convinto.
« Non abbastanza. » Sospirò la ragazza, volgendo poi lo sguardo verso Saga.
« Non arriviamo a conclusioni sbagliate milady. » Cercò di prendere in mano la situazione il Sacerdote, ma la parola andò di nuovo al Saint in armatura.
« Non ha acquisito una Cloth. Non è una guerriera di Atena. » Concluse lui, stringendo i pugni. Lui l’aveva sconfitta tempo addietro ed aveva guadagnato la lucente cloth che adesso fieramente indossava. Non aveva più avuto notizie di lei, né più vista. Possibile che dopo tutti quegli anni c’era la possibilità che si potessero trovare di nuovo l’uno di fronte all’altro? Ricordava quell’ultima battaglia e sapeva bene che era riuscito a colpirla solo perché lei stessa non era riuscita a colpirlo a sua volta. E tuttora stava lì a chiedersi perché. Era quasi riuscito a dimenticarla, a dimenticare le sue domande ed il suo passato. Ed adesso che lei stava per tornare di nuovo nella sua vita, ancora una volta se ne domandò il motivo.
« Il suo cuore non è devoto a nessun dio, per questo può essere facilmente manipolato. » Sospirò lei ancora una volta, riportando nella stanza l’attenzione dell’Acquario.
« Quindi cosa volete che faccia? » Chiese tranquillamente, nonostante dentro di sé sapeva già la risposta. E non gli piaceva per niente.
« Ti chiedo di recarti in Siberia e di portarla al Tempio. Scegli un Saint che ti accompagni nella missione. » Furono le ultime parole della dea prima che lui si alzasse dalla sua posizione ed, acconsentendo alla sua richiesta con un inchino, raggiunse la porta d’ingresso.
« Partirò all’alba con il Saint del Cigno. Come me conosce bene quelle terre ed il suo fisico è temprato per le gelide temperature di quel luogo. » Concluse volgendo un ultimo sguardo verso i due superiori, uscendo definitivamente dalla biblioteca.
Mentre camminava verso la propria casa sentì le nocche sbiancarsi sotto i pugni stretti e la sua espressione solitamente rilassata adesso era incredibilmente tirata.
Fine capitolo 2
 
Angolo autrice:
Salve a tutti e ben trovati nelle note finali del capitolo :3 Abbiamo scoperto chi è la protagonista ehehe e quindi vi chiedo, come prima immagine vi è piaciuta? Non mi sono voluta soffermare sull’aspetto esteriore che, per ora non è indispensabile (in effetti nemmeno per la trama, ma va beh xD), ma mi sono soffermata sul personaggio e sul suo background… o almeno, una parte :P
Che ne dite, siete curiosi adesso?
Chiedo scusa per i probabili errori che avrete incontrato nella lettura, in tal caso provvederò a porre rimedio ;)
Spero di riuscire ad incuriosirvi di più nel prossimo capitolo e che a lungo andare sarò all’altezza di tenere il filo della storia sempre sullo stesso livello!
Infine ringrazio i lettori e le persone che hanno messo la storia tra le seguite *-*
Un bacione a tutti
Al prossimo capitolo!
  
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