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Autore: french_toast    18/03/2017    4 recensioni
"Non sapeva neanche come avrebbe fatto a trovare quello splendore di ragazzo in mezzo a tanta gente e se, avendolo trovato, si sarebbe interessato ad una personcina insignificante come Yuuri, ma non poteva fare a meno di sperare che qualcosa accadesse: gli sarebbe bastato scambiare qualche parola, o anche scorgere in un punto lontano l'argento dei suoi capelli e contemplarlo distante."
[Viktor x Yuuri main, accenni di Otayuri, 1890s/cinderella au]
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Jean Jacques Leroy, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                        Se avesse dovuto paragonare lo stile, la bellezza e lo sfarzo della maison Nikiforov a qualche altro edificio, probabilmente Yuuri avrebbe pensato ad un Ermitage in miniatura. Il tetto del salone si stagliava alto e dava ampio spazio agli affreschi sul soffitto che decoravano le stanze annesse, schiariti perpetuamente dalla luce dei giganteschi lampadari. Gli intarsi dorati percorrevano le mura in tutta la loro altezza e brillavano contro lo stucco bianco delle pareti. In un soppalco sul fondo della sala da ballo un gruppo di musicisti suonava un valzer e sul pavimento marmoreo un tripudio di gonne e merletti danzava ininterrotto. Yuuri vagava senza sosta di stanza in stanza, zigagando tra gli invitati con incredibile maestria, come preso da una smania che gli impediva di stare fermo. Più che smania, quella era un'angoscia imprecisata, che avrebbe più tardi identificato con la paura di essere scoperto e riportato a forza in casa, o trattenuto fortuitamente per ore in una discussione aberrante e senza avere vie di fuga, oppure, la cosa che lo spaventava di più, il pensiero di non ritrovare il suo adorato anche dopo aver perquisito ogni centimetro di quella villa.
Per distrarsi un po' da questi brutti pensieri circumnavigava con gli occhi il perimetro della stanza, restando magari un po' ad ammirare qualche statua che riposava placida sulle nicchie della pareti o qualche abito particolarmente elaborato. Non realizzò subito che Viktor si trovasse di fronte a lui, nell'alto di una tribuna che si affacciava sull'ampia sala, ma lo fece a piccoli passi: la prima cosa che notò fu il colore innaturalmente chiaro dei capelli - adesso non più lunghi, ma accorciati in un ciuffo che gli incorniciava aggraziatamente il viso. Poi lo colpirono insieme, quasi in una sorta di illuminazione, la statura, la corporatura, l'atteggiamento, la risata, i lineamenti del viso che, anche se coperti dal nero della maschera, erano sommariamente riconoscibili. Stava seduto a parlare assorto con una nobildonna che poteva essere facilmente scambiata per sua madre sia per l'età e sia per la somiglianza, e accarezzava con una mano il musetto di un barboncino che stava accucciato ai suoi piedi.
 Si mise a contemplarlo all'ombra di uno stipite di una porta con un'infinita dolcezza negli occhi, felice della sua piccola vittoria, quando Viktor, quasi per lo stesso strano riflesso del loro primo incontro, si girò verso di lui. La sua immediata reazione fu quella di abbassare lo sguardo, con le gote che si facevano paonazze dalla vergogna, e provare a distrarsi per non dare l'impressione di aver osato ammirare così a lungo. Quando, dopo qualche minuto di inutile errare, rivolse di nuovo lo sguardo su quel soppalco e trovò il ragazzo in procinto di andarsene, la sua prima reazione fu quella di fuggire sconfitto in una sala più remota, fin troppo tentato dall'idea di tornarsene a casa. Aveva avuto, nel corso del suo breve tragitto, la brutta sensazione di essere seguito, e ne aveva indicato subito le cause nello sguardo maligno degli invitati e nei sua sensi un po' allucinati da un principio di lacrime (segno che i suoi nervi stessero cominciando di nuovo a cedere). Stette poi qualche secondo nella più totale immobilità in un salotto quasi del tutto svuotato, nel disperato tentativo di ricomporsi abbastanza da poter tornare, nella migliore delle ipotesi, alle sue inconcludenti ricerche, quando sentì dei passi avvicinarsi lenti verso di lui. Gli si formò un nodo in gola quando giunse alla realizzazione di essere stato effettivamente seguito. Il rimbombo delle suole contro il pavimento si fermò esattamente quando il suo pedinatore iniziò a dire:
《Vi siete perso? State per caso cercando qualcuno?》
La voce era maschile, profonda e allo stesso tempo tenera. Yuuri aveva l'impressione di averla sentita in altre occasioni: in cuor suo sapeva chi fosse stato a parlare, ma non era abbastanza coraggioso da voltarsi a guardarlo.
《No- io...》Fece una pausa e prese un respiro 《Non ho nessuno da cercare》
《Potrei farvi compagnia io》mosse qualche altro passo in sua direzione, la sua voce che diventava sempre più gioviale《Non amo vedere i miei invitati star soli》
Anche dopo aver avuto la certezza che a parlare fosse Viktor, non si voltò, pietrificato dalla sua stessa codardia. Provò a temporeggiare cambiando discorso:
《Non ho mai frequentato questo tipo di ambienti》
《Questo, scusatemi se mi permetto, è piuttosto strano: avreste dovuto debuttare in società già da tempo. Non conoscete davvero nessuno?》
Yuuri, nel suo silenzio, capì che Viktor si aspettasse qualche spiegazione che non arrivò.
L'altro poi continuò:《In ogni caso, non sono qui per giudicarvi. Vi propongo invece di festeggiare insieme il suo debutto un po' tardivo》
l russo poggiò delicatamente una mano sulla sua spalla, costringendo Yuuri a rivolgergli lo sguardo. Incontrò i suoi occhi cerulei, profondi come abissi oceanici, lucenti come le creste delle onde bagnate dal sole, e balenò nella sua mente un'immagine del mare del Kyushu.
Viktor dischiuse la bocca ed annaspò, forse, pensava Yuuri, in preda al disgusto o alla meraviglia.
Quando riprese a parlare, il suo tono non fu tanto arrogante, quanto supplichevole.
《Concedetemi un valzer》
Yuuri si limitò ad annuire. Sul viso di Viktor nacque luminoso un sorriso:
《Allora seguitemi》
Quell'angelo prese allora la mano di Yuuri nella sua con un fare al contempo deciso e cauto, come se stesse trattenendo tra le sue dita qualcosa di indicibilmente prezioso, poi azzardarono qualche passo all'unisono prima che il giapponese lo fermasse.
《Aspettate, io...》Deglutì sommessamente, provando un po' a temporeggiare. Teneva la testa bassa per il pudore. 《Non so come si danza》
《Posso insegnarvi seduta stante》
《Voi? A-adesso? Dite sul sero?》
《Certamente》la melodia della sua voce riprese, se possibile, in una nota più amabile di prima. 《Vi avviso però, dovremo spostarci in un posto più appartato. Voi vi fidate di me?》
La risposta gli risuonava incessantemente dentro da quando lo aveva visto per la prima volta, e disse senza esitare:
《Sì》
Prontamente Viktor lo trascinò per le altre sale della maison, una più bella dell'altra, ma vuote e meno illuminate, per poi fermarsi nell'anticamera della biblioteca. La prima cosa che lo colpì, entrando, fu la finestra a tutta altezza che inondava di candida luce lunare tutti gli interni. Accarezzava lieve i mobiletti, i divani e le poltrone posti qua e là sul pavimento, e faceva brillare flebilmente la linea dorata che, sul tetto pitturato di un blu intenso, tracciava intere costellazioni. Viktor sollevò a mezz'aria le loro mani ancora congiunte e fece scivolare quella libera sul fianco di Yuuri, cosa che lo fece sussultare. Quasi istintivamente, ricordando nebbiosamente il modo in cui ballavano gli altri invitati, mise l'altra sua mano sulla spalla dell'accompagnatore e iniziarono a danzare con piccoli, semplici passi sulla musica ovattata che risuonava fino a quella stanza. A volte, alla melodia si accompagnava un canticchiare di Viktor; nulla di musicalmente eccelso, ma che agli occhi di Yuuri lo faceva sembrare ancora più angelico. Il ritmo della loro danza diventava sempre più incalzante mano a mano che Yuuri imparava i passi, fino a diventare quasi vorticoso. Probabilmente per una forza centripeta che agiva sul loro continuo volteggiare, il giapponese aveva come l'impressione di avvicinarsi sempre di più al suo accompagnatore. Quel complicato valzer si ridusse progressivamente ad un abbraccio e ad un ondeggiare che scandiva lento il ritmo della musica. Nel paradiso artificiale, nell'idillio in cui Viktor l'aveva catapultato con la sua sola presenza, acquisì un'audacia fino ad allora sconosciuta e reclinò un po' la testa verso il petto del ragazzo, con le chiare intenzioni di poggiarvisi contro. Lo guardò negli occhi cercando il suo consenso e carpì allora, in una specie di fulminante illuminazione, che costui non aspettava altro da quando per la prima volta gli aveva rivolto lo sguardo e la parola. Forte di questa consapevolezza e con il petto traboccante di contentezza, sprofondò il viso tra gli alamari dorati della giacca del russo. Chiuse gli occhi ed esalò un profondo respiro, immaginando di poter sentire il battito del suo cuore anche attraverso i diversi strati di tessuto. In altre situazioni, con un altro umore, avrebbe chiesto scusa per un'azione tanto sconsiderata, ma Viktor sembrava non disprezzare questa situazione: fece passare una delle sue mani tra i capelli di Yuuri, un pettine bianco in un mare di pece, e la pose dietro la nuca, prendendo ad accarezzarla dolcemente.
《Siete stato fantastico》disse con un ché di orgoglioso, 《E siete pure incredibilmente veloce ad imparare! Se lo desiderate, potremmo anche ballare in sala》
E Yuuri rispose, sentendosi già meno coraggioso: 《Non saprei, io... non mi sento ancora completamente a mio agio. Spero comprendiate.》
Viktor asserì senza dubitare nessuna delle sue parole, poi sciolse l'abbraccio e prese la sua mano, intrecciando le loro dita. 《Dato che la danza è stata bocciata, avrei il piacere di mostrarvi uno degli angoli che più prediligo in questa maison. Mi seguirete?》
Il giapponese sorrise timidamente, e replicò con un filo di voce: 《Pensavo ormai sapeste che mi fido ciecamente di voi》
Negli occhi di Viktor, straripanti di gratitudine, balenò come un lampo di luce accecante. Ricominciò il loro perpetuo vagare tra gli innumerevoli corridoi di quella casa, ed entrambi ebbero tregua solo di fronte ad un'altissima porta a vetri che si affacciava sul verde del giardino. Yuuri, osservando l'ordine ritmico e le forme armoniose degli arbusti e degli alberi tutt'intorno, vi riconobbe un'ombra trasmutata di quella sacralità che tanto distingueva le composizioni del paese del Sol levante. Anche se il paesaggio che gli si stagliava di fronte era completamente diverso da quello che vagheggiava con la sua memoria, non poté fare a meno di desiderare di esplorarlo.
Stava avanzando un po' incerto quando il suo accompagnatore lo trattenne sull'uscio della porta, pregandolo con queste parole:
《Aspettate- prima di addentrarci tra le sterpaglie》incurvò le sue labbra in un sorriso nervoso 《Vorrei chiedervi, sempre se vogliate, di placare un mio tremendo, terribile dubbio》
Yuuri si limitò ad annuire e a guardarlo con gli occhi sgranati
《Voi... voi sapete che sono Viktor, figlio di Nikolaj Nikiforov, di una famiglia nobiliare piuttosto vicina allo Zar》
《Sì》
《Insomma, avete una vaga idea della mia identità. Se voleste cercarmi anche dopo che saremmo separati, sapreste dove farlo》
Le guance di Yuuri si imporporarono al pensiero delle innumerevoli volte in cui aveva chiesto dettagli sulla vita privata del russo a Jean-Jacqués, e rispose impacciato:《Certamente》
《Ecco, io- non voglio che tutto ciò che abbiamo condiviso sprofondi nell'oblio.》Prese un respiro e il tempo sembrò dilatarsi per un attimo, poi continuò:
《Vi prego, vi scongiuro, datemi almeno la sicurezza di conoscere il vostro nome. Sento- uh, vi sembrerà avventato, ma sento già che qualcosa di profondo ci lega》
Il pudore che Yuuri non aveva avuto prima ritornò inesorabilmente a galla nella sua mente, adesso ingigantito, e le parole si arrovellavano dietro le sue labbra senza tramutarsi in voce: come risposta alla sua supplica, Viktor ebbe solo un nervoso silenzio. Il giapponese temeva che lo ripudiasse nel momento esatto in cui avrebbe pronunciato il suo nome dal suono indistinguibilmente esotico, oppure dopo qualche ora, dopo averlo scoperto orfano e mantenuto, o semplicemente vedendo quei lineamenti, che ai suoi occhi erano sgraziati e innaturali. Viktor colse il grande sconforto che attanagliava Yuuri, e non volendo assillarlo chiedendogli il perché di tanta afflizione si limitò ad accarezzargli il dorso della mano con il suo pollice.
《Non preoccupatevi se non volete rispondermi, vedo che siete affranto e non vi forzerei mai nel dire qualcosa che non volete. Il motivo per cui mi tenete nascosto il vostro nome sarà certamente rispettabile e giustificabilissimo, e non voglio indugiare oltre. Ho soltanto una richiesta da farvi: promettetemi che ci rivedremo.》
Commosso da tanto affetto incondizionato, Yuuri attese un po', il giusto tempo per tranquillizzarsi, e poi pronunciò a bassa voce:
《Ve lo prometto》






♪ ♩ Note dell'autrice ♩  ♪  
Buon pomeriggio a tutti! 
Innanzitutto, per tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui, un grazie immenso ;;
Anche se immersa in uno studio matto e disperatissimo (e altri impegni vari, ma principalmente quello, maledetti professori), sono riuscita ad accozzare quattro parole per pubblicare il terzo capitolo ;;
Spero tantissimo che vi sia piaciuto, e solo se volete lasciatemi una recensione!! ♡
   
 
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