Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: french_toast    19/02/2017    3 recensioni
"Non sapeva neanche come avrebbe fatto a trovare quello splendore di ragazzo in mezzo a tanta gente e se, avendolo trovato, si sarebbe interessato ad una personcina insignificante come Yuuri, ma non poteva fare a meno di sperare che qualcosa accadesse: gli sarebbe bastato scambiare qualche parola, o anche scorgere in un punto lontano l'argento dei suoi capelli e contemplarlo distante."
[Viktor x Yuuri main, accenni di Otayuri, 1890s/cinderella au]
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Jean Jacques Leroy, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Yuuri non amava molto la vita di società. Non che nutrisse delle forti antipatie per la licenziosa nobiltà parigina, ma più semplicemente si riteneva inadatto al compito di mantenere relazioni sociali. Quando qualcuno si avvicinava per iniziare una conversazione, ad esempio, o faceva morire il discorso in tempi brevissimi oppure trovava all'interlocutore qualcuno di più estroverso con cui poter parlare; e quando erano entrambi abbastanza distratti per prestargli la giusta attenzione, si dileguava come se nulla fosse. Inoltre, quelle conversazioni ruotavano troppo spesso attorno alla sua diversità fisica e culturale, e oscillavano tra semplici complimenti per i suoi lineamenti "esotici" e interminabili monologhi sulla naturale supremazia dei caucasici. Quindi aveva ottimi motivazioni per evitare come la peste le grandi adunanze. Ma quando Jean-Jacqués gli parlò giovialmente di un ricevimento in maschera alla maison dei Nikiforov, qualcosa dentro di lui si accese. Ricordava di aver sentito pronunciare quel cognome, anni addietro, in un bar del lungosenna dove era stato trascinato a forza dal fratellastro e dai suoi amici; un ricordo avvolto nell'estasi di un pomeriggio primaverile. Tamburellava con le dita sul bordo del tavolo, ormai quasi del tutto eclissatosi dalla discussione che gli altri intrattenevano, quando un ragazzo aveva preso posto accanto a lui, accompagnato da un uomo sulla cinquantina. La prima cosa che aveva notato di quel giovane era stata la sua bellezza eccezionale: la pelle eburnea e luminosa e i lunghi capelli platino gli conferivano un'aura quasi serafica, sembrava scolpito nell'alabastro. La linea delle sue labbra ogni tanto si arcuava in teneri sorrisi e inondava l'intera stanza di una luce improvvisa, e Yuuri non poteva fare a meno di contemplare quel candore. Quasi come per un riflesso inconscio, il ragazzo, forse sentendosi osservato, si era voltato in sua direzione e Yuuri era stato svelto nell'abbassare lo sguardo. Stava per rialzare gli occhi, quando aveva notato il suo posto vuoto. Lui era in piedi e stava parlando con Jean-Jacqués. Non aveva seguito la conversazione, ma aveva sentito dire:
《Yurochka è rimasto a casa, è troppo giovane perché mio padre gli permetta di uscire con me! Però sono qui con il mio fratellastro, Yuuri》lo aveva indicato con un cenno e quell'angelo, seguendo il suo movimento, era tornato a osservarlo, questa volta con più attenzione. Yuuri lo guardava con la coda dell'occhio e si sentiva morire.
《Siete voi?》Yuuri si era limitato ad annuire.
Erano stati in in silenzio per qualche interminabile secondo e poi il ragazzo si era messo nuovamente a sorridere - probabilmente per mera cordialità, ma agli occhi di Yuuri non era mai stato così abbagliante. Gli aveva allungato con grazia una delle sue mani affusolate e aveva detto:
《Viktor Nikiforov, lieto di conoscervi》

Una gomitata lo riportò bruscamente alla realtà e si girò dolorante e disincantato verso il fratellastro, che lo guardava con un che di canzonatorio.
《A cosa stavi pensando?》Alzò allusivo un sopracciglio. Yuuri prese con uno scatto il suo invito e lo nascose in tasca.
《A niente》
Si alzò pensieroso dal dondolo del giardino, prima che Jean-Jacqués potesse iniziare a punzecchiarlo e si diresse verso lo studio di Christophe dove, una volta arrivato, trovò l'uomo chino su delle scartoffie.
《Christophe,》interruppe il silenzio guadagnandosi l'attenzione l'altro. Yuuri deglutì sommessamente. 《Ho saputo del ricevimento di questo venerdì e vorrei chiedervi, se non vi dispiace...》
Chris sorrise amaro e abbassò lo sguardo. 《Per tre anni non mi hai mai chiesto di uscire, Yuuri...》
《Lo so, ma questa volta vorrei davvero...》
《Io preferirei invece che restassi a casa》
Una fitta lo colpì forte allo stomaco e annaspò impercettibilmente. Per qualche secondo, dovette appoggiarsi su una mensola della libreria per calmarsi. Poi riprese a parlare con voce tremante.
《So di non essere una persona loquace o carismatica e di non stare completamente a mio agio in società, ma vi prego, vi prego, farò di tutto per non mettervi in imbarazzo-》
《Non è questo il problema》prese una pausa per massaggiarsi le tempie, sembrando sinceramente affranto. 《Da quando Minako non c'è più, tu non sei più lo stesso: sei lunatico, impulsivo. Ti sto chiedendo di restare a casa perché sono più preoccupato per te che per me. Non penso che mi metteresti in imbarazzo facendoti uscire, anzi, ma non vorrei che accadesse nuovamente qualcosa di spiacevole》Scandì bene quelle sue ultime parole, scrutandolo da sotto le sue ciglia incredibilmente lunghe. 《Comprendi?》
E allora Yuuri, riuscendo ancora per poco a trattenere le lacrime, rispose con un filo di voce:
《Onestamente no, non comprendo》
L'uomo corrucciò le sopracciglia.《Yuuri, a me dispiace rammendartelo, ma hai provato a fuggire senza preavviso verso il Giappone non meno di una settimana fa. Mi preoccupa il pensiero che tu possa ripetere una simile azione, vedendoti ancora così emotivamente instabile. Appena starai meglio ti permetterò di uscire in tutta tranquillità》
Il ragazzo abbassò sconfitto lo sguardo e mugugnò, uscendo dalla stanza.《Adesso capisco》
Corse giù dalle scale verso il salotto, facendo scorrere le dita tra gli intarsi del corrimano, e si abbandonò sconfitto sul divano. Yurochka gli venne incontro, probabilmente dopo aver ascoltato qualche pettegolezzo da Jean-Jacqués, e si sedette accanto a lui con un'espressione indecifrabile dipinta sul volto.
《Hai parlato con mio padre?》
Yuuri asserì con un piccolo mugolio.
《E cosa ti ha detto?》
Questa volta non rispose. Il ragazzino allora intrecciò le sue dita con quelle del fratellastro e sospirò, andando a poggiare la mano libera sulla sua spalla.
《La prossima volta ti farà andare, ne sono sicuro》
《Anche io》
Questa consapevolezza non alleviava il suo dispiacere: guardava ancora vacuo il pavimento lasciandosi scappare qualche sporadico singhiozzo.
Yura arricciò il naso disgustato.《E comunque non capisco perché tu stia così male per una stupida festa a casa dei Nikiforov》fece una pausa《Che, tra l'altro, sono delle esimie teste di cazzo》
《YURI!》
《Ma è la verità!》

***


La sera del ricevimento Yuuri accese un altro incenso sull'altare della sua stanza: guardava assorto il fumo librarsi nell'aria e attendeva impaziente che la casa fosse libera.
Sentì poi il tonfo che portone emise chiudendosi, vide il bastoncino consumarsi subito dopo, e si rimise immediatamente in piedi. Recuperò dal fondo del suo armadio un vecchio abito nero, un po' stretto e dai lembi sfilacciati, ma se lo fece bastare. Una volta vestito, sgattaiolò verso la camera di Jean-Jacqués e rovistò nel suo cassettone alla ricerca di una maschera; ne trovò, dopo un quarto d'ora di disperato rantolare, una di un colore cinereo. Restò un po' a guardarla e a tastarne nervosamente i bordi con i polpastrelli, assalito di nuovo dai sensi di colpa. Poi prese un respiro profondo e, finalmente rilassatosi, sgusciò nella sua stanza facendo bene attenzione che la servitù non lo vedesse. Prese allora il pettine da sopra il comò, si pose di fronte allo specchio e iniziò ad acconciarsi all'indietro i capelli, come faceva sua madre quando abitavano ancora a Les Invalides e dovevano uscire per la passeggiata domenicale. Scrutando il suo riflesso si rese conto di quanto la tonalità del vestito fosse un po' complementare a quella della sua pelle candida, e di come le ciocche pettinate, nere e lucide sopra la sua testa, ricordassero quasi l'elegante piumaggio di un corvo.
Tolse gli occhiali e li poggiò sul capezzale del letto, poi guardò di nuovo i suoi lineamenti, adesso più sfumati e confusi. Arraffò la maschera, che giaceva apparente dimenticata in un angolo della stanza, socchiuse la porta e vi guardò attraverso per verificare che non ci fosse nessuno nei paraggi. Appena ebbe la certezza di essere solo, chiuse la porta a chiave come per dare l'impressione che si fosse recluso dentro a piangere (cosa per nulla rara) e scese al piano inferiore. Con una prontezza di spirito che non gli apparteneva, scavalcò prima la finestra del salone e poi la bassa recinzione del giardino, sapendo anche che dal suo tentativo di fuga Christophe aveva fatto sorvegliare l'entrata principale e che quella sera il turno di guardia spettava ad Otabek, l’inserviente amico di Yura dallo sguardo impassibile e dai muscoli non indifferenti. Salì sul primo omnibus che facesse sosta al Marais e si sedette fremente, ancora incredulo di essere riuscito in quell'impresa, poi si lisciò per bene i pantaloni sulle gambe e si guardò intorno. Ipnotizzato dalle ombre degli arbusti che si abbattevano copiose sulle alte facciate dei palazzi, mano a mano che la carrozza proseguiva nel suo percorso, rimuginava senza trovare pace sulle conseguenze di quella sua diserzione. Sapeva di aver tradito per la seconda volta la fiducia di Christophe, e non lo avrebbe biasimato se, una volta scoperta la sua malefatta, avesse deciso di abbandonarlo a sé stesso, senza una casa e senza avere di che vivere, in balia del freddo delle notti parigine. Si chiedeva se davvero valesse la pena rischiare così tanto per vedere ancora una volta Viktor; dopotutto quello di essere al centro delle sue attenzioni, dei suoi baci e delle sue carezze era soltanto un vecchio sogno su cui era piacevole fantasticare nei momenti in cui sentiva che la solitudine e il crepacuore potessero essere capaci, in qualche modo, di divorarlo vivo. Non sapeva neanche come avrebbe fatto a trovare quello splendore di ragazzo in mezzo a tanta gente e se, avendolo trovato, si sarebbe interessato ad una personcina insignificante come lui, ma non poteva fare a meno di sperare che qualcosa sarebbe accaduto: gli sarebbe bastato scambiare qualche parola, o anche scorgere in un punto lontano l'argento dei suoi capelli e contemplarlo distante.
Il carrozziere iniziò a rallentare

fino a fermarsi nei paraggi della Place des Vodges e Yuuri si svegliò subito da quel torpore in cui versava per scendere giù dall'omnibus. Vagò per qualche minuto, incerto sull'esatta collocazione della maison Nikiforov e, quando si rese conto di averla trovata, prese l'invito sgualcito dalla tasca dei pantaloni e allacciò stretta la maschera dietro la nuca.







-Note dell'autice-
Alla fine ho deciso di far diventare Minako la madre di Yuuri (tanto avevo già sconvolto del tutto la sua famiglia xD) perché il pensiero di vederlo insieme a Hiroko mi ha fatto troppa impressione!! DD:
Come al solito spero che il secondo capitolo sia stato di vostro gradimento e lasciate, se vi va, una recensione! :D 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: french_toast