Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: Christine_Heart    18/03/2017    5 recensioni
«Io volevo solo capire com'era il vecchio Victor.» disse ancora abbassando la testa.
«Non esiste più il vecchio Victor, ora c'è solo un Victor felice.» disse il russo, e un sorriso si disegnò spontaneo sulle sue labbra nel vedere l'imbarazzo dipingersi sul volto del compagno.
«Non era te Yuri, non era come te.» gli confessò poi prendendogli la mano.
«Nessuno è come te.» gli disse onesto e senza vergogna.
«Ed io non sono mai stato così innamorato di qualcuno.» affermò Victor serio.
***
[Contest tra cugine]
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Makkachin, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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San Pietroburgo – Sera
 
Victor Nikiforov il famoso pattinatore sul ghiaccio, si voltò per spegnere il fuoco sotto il pentolino dove stava bollendo la cioccolata calda. Prese due tazze e guardò verso il divano. 
Lì c'era Yuri Katsuki, ma per lui era semplicemente Yuri, il suo Yuri, e ora era comodamente seduto a guardare un film con fare distratto mentre giocava con Makkachin.
Da quando Yuri era venuto a stare nel suo appartamento a San Pietroburgo sentiva di poter chiamare quel posto casa, sentiva di poter chiamare quell' attimo vita.
Versò il cioccolato rincuorato da quel pensiero caldo. Lasciò il pentolino sul tavolo e agguantando le due tazze si avvicinò al compagno.
«Victor, posso farti una domanda?» chiese Yuri vedendolo arrivare.
«Certo.» rispose lui porgendogli la tazza.
Victor prese posto accanto a Yuri e lo guardò con un sorriso tenero in volto.
«Tu una volta hai parlato di...ragazze.» iniziò Yuri fissando il composto scuro.
Victor corrugò la fronte soffermandosi a pensare.
“Quando era accaduto tutto ciò?” pensò accarezzandosi il mento.
Si ritrovò avvolto nella sua vestaglia verde a casa di Yuri.
 
Viktor: Hai la ragazza?
Yuuri: No.
Viktor: Qualche ex?!
Yuuri: N-No comment
Viktor: Allora parliamo un po' di me! La mia prima ragazza...
Yuuri: Stop!
 
«Ah sì, è vero.» ridacchiò Victor ricordandosi la scena.
«E allora?» chiese senza capire.
«Posso chiederti quante ragazze ci sono state prima...» e Yuri non riuscì a finire la frase. Imbarazzato da quanto voleva sapere si limitò ad indicarsi.
Victor non capì il perchè di quella domanda, ma trovò crudele confessare a Yuri la verità su quante fanciulle c'erano state prima di lui.
«Un paio.» rispose con fare vago soffiando sul cioccolato.
«Tutto qui?» chiese Yuri stranito.
«Ma la più importante credo che sia stata Nadiya Petrov.» aggiunse poco dopo sentendo la delusione nella voce di Yuri.
«Perchè dici la più importante?» chiese il moro sistemandosi sul divano.
«Perchè è stata l'ultima prima di te.» disse con tono garbato.
«L'unica che mi ha capito, che ha capito chi ero e com'ero.» mormorò Victor concentrandosi sul cioccolato da cui prese un sorso.
«Com'era lei?» chiese Yuri curioso, anche se sorpreso dalla parole di Victor.
Victor abbassò gli occhi come avvolto dai ricordi lontani e Yuri notò quel sorriso stanco e spento disegnarsi sulle labbra mentre accarezzava la testa del suo cane.
«Era carina e dolce.» iniziò a dire con calma.
 
Victor avrebbe potuto riconoscerla tra mille, la sua Nadiya. Esile, non altissima, dai capelli lunghi e color del rame, gli occhi da cerbiatta e cerulei che spesso pieni d'amore si mischiavano in quelli turchesi di Victor. Aveva un sorriso dolce, talmente travolgente da poter spazzare via ogni brutto pensiero in pochi attimi. Ed era stato proprio quel sorriso, quella risata contagiosa, a far innamorare il giovane russo.
 
«Esuberante.» aggiunse poco dopo.
 
Victor s'inchinò di nuovo, ringraziando il pubblico per l'affetto che ancora una volta gli stava dimostrando. Strinse la sua nuova medaglia d'oro e avvicinandola alle labbra per baciarla aspettò ad occhi chiusi il flash del fotografo. Sì allontanò con calma e si lasciò passare da Yakov le protezioni per i pattini. Abbandonò il ghiaccio e stringendo il mazzo di rose blu che gli era stato regalato si avviò verso gli spogliatoi. Ma si fermò quando vide arrivare verso di lui lo svizzero biondo dagli occhi nocciola.
«Congratulazioni.» gli disse con voce calda allungando la mano in segno di rispetto. Victor sorrise.
«Arriverà anche il tuo momento.» scherzò Victor sfiorando la medaglia.
Chris sorrise come per dire “un giorno ci riuscirò” e sentì la stretta di Victor. Il russo chinò il capo in segno di saluto e sia il collega che il suo manager dagli occhi verdi lo imitarono quando...«Vitya!!!» si sentì chiamare. Si voltò appena in tempo prima di essere travolto da due braccia che si strinsero intorno al suo collo. Il bouquet volò per l'aria e Victor rise felice cingendo la schiena della sua ragazza.
«Sei stato incantevole!» gli disse lei tutta contenta saltellando sul posto.
«Ti ringrazio.» sorrise Victor donandole un leggero bacio sulla guancia.
Poi Nadiya notò Chris ed euforica lasciò le mani di Victor.
«Ah Chris, complimenti anche a te!» disse felice abbracciandolo forte.
«Merci.» rispose lo svizzero sereno. Victor scosse il capo e si chinò per recuperare le sue rose, poi rimase in disperate con un sorriso leggero sul volto.
 
«Premurosa.» disse piano.
 
Victor chiuse la porta della sua stanza, si spogliò del cappotto che lasciò cadere su di una sedia lì vicino e si mise a sedere sul letto. Osservò le sue scarpe lucide e sentì di nuovo dolore. Senza perdere altro tempo le slacciò e con attenzione le sfilò via. Poi fece lo stesso con i calzini neri e non riuscì più a trattenersi, una smorfia di dolore sfigurò il suo volto. Allungò una mano sul piede sinistro quello che sembrava più gonfio e rovinato e iniziò a massaggiarlo con calma, sperando di far diminuire il fastidio, ma sembrò peggiorare. Il taglio al tallone destro riprese a sanguinare.
«Victor.» si sentì chiamare con dolcezza.
Il ragazzo alzò gli occhi per incrociare il volto preoccupato di Nadiya e subito posò le mani sul letto. Non sopportava quel volto, lo faceva sentire in colpa.
«Non è niente.» gli disse cauto con un sorriso incoraggiante.
«Sono cose che succedono.» spiegò dopo.
La ragazza si avvicinò e s'inginocchiò di fronte a lui.
«Sto bene.» confessò Victor guardandola in faccia.
Ma lei non riusciva a credergli, gli accarezzò la guancia con affetto e Victor chiuse gli occhi travolto dal suo calore.
«Sta fermo, ci penso io.» gli mormorò Nadiya.
Si avviò verso il bagno e lasciò scorrere l'acqua nel lavandino aspettando che si riscaldasse un po'. Prese una bacinella e la riempì, poi tornò nell'altra stanza. Aiutò Victor a sollevare le gambe e appoggiare i piedi nell'acqua calda. Victor strinse i denti, per sopportare il bruciore.
Nadiya chinò il capo e immerse le mani per iniziare a massaggiare i piedi feriti.
«Fa piano.» sussurrò Victor sentendo troppa pressione sul piede.
«Scusami.» disse lei mortificata.
Poi silenzio. L'unico suono che si sentiva era quello dell'acqua che continuava a bagnare i piedi di Victor e i suoi lamenti soffocati mentre il massaggio proseguiva calmo.
Una volta finito li asciugò sull'asciugamano di stoffa con estrema attenzione, senza stringere troppo. La mise da parte senza guardare il rosso che adesso la ricopriva e si occupò del piede destro disinfettando con cautela il taglio sul tallone, che nascose dietro un cerotto bianco.
«Non ce n'era bisogno.» gli disse Victor alla fine sdraiandosi sul letto.
Nadiya gli sorrise con amore prendendo posto accanto a lui.
«Sono la tua ragazza.» rispose lei accarezzandogli i capelli d'argento.
«Già.» rispose Victor abbassando gli occhi.
Era la sua ragazza eppure...
 
«Sensuale.» pronunciò poco dopo.
 
La mattina era sopraggiunta da qualche ora e i due innamorati erano ancora stretti l'una all'altro in un semplice abbraccio. Victor aprì piano gli occhi e rimase intrappolato davanti ad una Nadiya ancora addormentata. Sorrise tranquillo e spostandosi appena si abbassò per sfiorarle la guancia con un leggero bacio.
«Buongiorno.» sussurrò appena accarezzandogli una spalla nuda.
Lei sospirò e «Buongiorno.» disse piano aprendo gli occhi. Si allungò per contraccambiare il bacio di Victor. «Dormito bene?» chiese con premura lui.
«Sì molto.» rispose ridacchiando lei stringendosi di più al suo petto.
«Cosa desideri per colazione?» domandò poi accarezzandogli i capelli.
«Sorprendimi, io intanto vado a fare la doccia.» disse lei con un bacio veloce.
Poi lasciò il letto fischiettando un motivetto allegro, e ondeggiando i fianchi si avviò verso il bagno. Victor la guardò allontanarsi e sentì qualcosa spegnersi dentro.
Si mise seduto e fissò fuori dalla finestra.
Provava affetto per lei, le voleva bene, ma da un po' di tempo si sentiva diverso, perso, solo in mezzo a tanti.
 
«Elegante.» ridacchiò dopo quell'affermazione.
 
«Vai pure in camera, io ti raggiungo appena ho finito con la stampa.» gli spiegò Victor tranquillo spostandogli una ciocca di capelli.
«Non vuoi compagnia?» chiese lei afferrandogli il braccio.
Victor stirò un sorriso e scosse il capo.
«Vai, non ti preoccupare, non voglio annoiarti.» scherzò dopo.
La lasciò andare mentre lui si preparava per affrontare la stampa e le solite domande dei giornalisti.
 
Quando tornò in camera pronto a farsi una doccia, la trovò lì davanti allo specchio con un vestito rosso lungo fino al ginocchio, morbido sulla sua figura, e uno scialle bianco che gli copriva la schiena e le braccia. Era intenta a sfumarsi il rossetto troppo accesso sulle labbra quando notò la sua presenza.
«Victor!» esclamò lei felice voltandosi.
Victor rimase a bocca aperta e abbassò gli occhi per fissare la sua tuta bianca e rossa con le iniziali RU sul petto. Erano i suoi colori lei stava indossando i suoi colori.
«Ti piace?» chiese lei volteggiando su se stessa. Victor si riscosse e annuì felice.
«E' nuovo?» chiese senza pensarci.
«Comprato da poco per l'occasione.» rispose lei facendogli l'occhiolino.
Victor si avvicinò e le strinse i fianchi. Un profumo dolce invase le sue narici, e si sentì in dovere di chinare il capo per baciarle il collo. «Ti dona davvero moltissimo.» gli sussurrò all'orecchio.
«Dici sul serio?» chiese lei divertita.
«Sei meravigliosa.» rispose il russo con un sorriso spontaneo.
Lei ridacchiò e rimase sorpresa quando sentì le lunghe dita di Victor sfiorargli il mento per sollevarlo e imprigionare le sue labbra in un lungo bacio.
«Faccio una doccia veloce e andiamo.» gli disse dopo con un occhiolino.
«Non ho fretta.» rispose lei afferrando di nuovo il rossetto.
 
Victor si sistemò il colletto della camicia, e lisciò la stoffa della cravatta.
Uscì dal bagno e sorrise radioso a Nadiya.
«Sei pronta?» chiese gentile passandosi una mano tra i capelli.
Le porse il braccio ed uscirono dalla camera. Scesero eleganti le scale e si ritrovano nella grande sala dove si stava svolgendo il ricevimento.
Victor notò JJ seduto su una poltroncina rossa, che rideva senza contegno alla battuta fatta da una sua amica, mentre stringeva la mano della sua ragazza.
Vide Yuri Plisetsky annoiato da una parte, che si lasciò sfuggire uno sbadiglio.
Notò Yuri Katsuki da solo in un angolo con un calice in mano e Victor attirò la sua attenzione alzando una mano in segno di saluto e Yuri colto di sorpresa si allontanò a grandi passi.
Victor spense il suo sorriso e confuso abbassò la mano.
Vide Chris un po' più distante da dove stava prendendo posto, circondato da due patinatori e dal suo manager, che giocherellava con una rosa rossa in mano.
«Ci sediamo qui?» chiese lei osservando il tavolo libero, distraendolo.
«Per me va bene.» Victor annuì e l'aiutò a prendere posto, con fare cortese.
Lei si sistemò lo scialle e Victor prese due calici di champagne da un cameriere di passaggio, e porse un cristallo alla sua metà. Infine prese posto di fronte a lei.
«Cin cin.» sussurrò con eleganza, mentre i due calici tintinnavano.
Nadiya prese un piccolo sorso e Victor si fermò ad osservarla.
E una parte di lui si domandò come mai aveva scelto proprio lui tra tanti.
«Tutto bene?» chiese lei inclinando un po' il capo.
«Sì.» annuì Victor senza scomporsi.
In verità non vedeva l'ora di andarsene. Si sentiva fuori luogo ultimamente, fuori posto e racchiuso in una gabbia che non poteva lasciare. Nadiya gli prese la mano e gli sorrise. Lui accennò un leggero sorriso e senza pensarci iniziò ad accarezzare la sua pelle morbida. Gli piaceva sentirla così vicina, lo faceva sentire al sicuro. Poi ritornò al suo calice buttando giù l'ultimo sorso.
Ne prese un altro, sarebbe stata una lunga notte.
 
Yuri chinò il capo e sentì il desiderio di chiedergli come mai lei non era ancora al suo fianco, di sapere come mai adesso c'era lui lì vicino, ma prima di aprire bocca, Victor aggiunse:
«Ma nonostante questo, malgrado la sua bellezza e la sua gentilezza, io continuavo a sentirmi vuoto, solo e incompleto. Ero circondato da ciò che si dovrebbe chiamare felicità, ma non ero mai felice veramente. Mi sembrava di vivere attraverso un amore platonico, attraverso quell'amore distante e impossibile da raggiungere.» disse piano continuando a guardare il pavimento.
«Alle volte mi sentivo più in compagnia di una buona amica di cui avevo bisogno che in compagnia della mia ragazza.» confessò piano.
«Già all'epoca ero tormentato dall'amore e dalla vita.» aggiunse sospirando.
«E lei lo capì.» spiegò alla fine sollevando gli occhi verso il muro.
 
Il sole era tramontato ormai da ore, e l'aria fredda della notte iniziava a farsi sentire.
Victor era distratto dall'orizzonte scuro, mentre camminava lento e con le mani in tasca sul quel ponte a lui familiare dove spesso si era fermato a contemplare l'oceano.
«Tu non sei felice.» si sentì dire all'improvviso.
«Che cosa?» chiese Victor fermandosi riportato alla realtà.
«Tu non sei felice.» disse di nuovo la ragazza.
«E' solo un altra medaglia d'oro non...»cercò di spiegarsi.
«No, tu non sei felice con me.» spiegò la ragazza decisa.
«Ma che cosa stai dicendo?» domandò Victor confuso.
«Ti ho visto.» mormorò lei.
«Non capisco di che cosa stai parlando?» chiese Victor corrugando la fronte.
«Quando pensi di essere da solo, io ti ho visto. Ho visto il tuo sorriso spento e triste, i tuoi occhi umidi ed infelici, le tue mani asciugare lacrime invisibili.» quasi gridò lei.
«Ti sbagli io...» cercò di calmarla il russo.
«Victor, non mentirmi come menti a te stesso.» proseguì lei con gli occhi umidi.
«Nadiya...» pronunciò Victor sconvolto.
«Non mi serve il discorso, non sei tu ma sono io, lo so.» annuì lei.
«Tu sei confuso e stanco. Stanco di dover sempre sorprendere il prossimo, stanco di essere il migliore. Hai bisogno di ritrovare te stesso ed io non so più come aiutarti.» confessò alla fine.
E Victor sapeva che aveva ragione, lui era stanco di tutto e di tutti.
«Non sono io la ragazza giusta per te, ora lo so.»
«Non ho mai detto questo.» disse Victor deglutendo nervoso.
«Non direttamente.» confessò lei onesta.
E Victor rimase a bocca aperta sgranando i suoi occhi turchesi.
Doveva essere davvero trasparente in quell'ultimo periodo, se addirittura la sua ragazza aveva percepito quella distanza infinita che ormai lo stava divorando.
«Quindi vuoi andare via?» chiese frastornato.
«Vuoi che rimanga?» domandò lei paziente.
Ma Victor sapeva che era inutile. E trovava ingiusto far soffrire un'altra persona.
«Non volevo che finisse in questo modo.» sussurrò subito dopo abbassando lo sguardo.
«Mi dispiace.» si scusò poi mortificato.
«Non c'è colpa, doveva finire così.» disse lei rassegnata.
«Sono stata bene con te.» confessò poi dopo alzando le spalle.
«Promettimi solo che ritornerai a vivere.» disse dopo convinta.
E Victor si morse il labbro inferiore con delusione e rabbia.
«Promettilo!» disse lei afferrandogli le mani con forza determinante.
«Farò del mio meglio, troverò il modo.» annuì lui sicuro.
Nadiya gli sorrise e si avvicinò per baciargli la guancia un ultima volta.
«Ti augurò una vita felice.» disse piano Victor chiudendo gli occhi.
«Grazie per l'amore che mi hai dato Victor Nikiforov.» sussurrò lei sfiorandogli la guancia in un ultima carezza. Il russo rise tra sè e sé grato, quasi consolato da quelle parole.
Forse era ancora capace ad amare, forse doveva solo ricordarsi come si faceva veramente.
«E' stato un piacere.» confessò alla fine.
Poi lo lasciò andare. Le loro dita scivolarono lontano e lei si voltò per non guardare mai più indietro. Victor deglutì e la vide scomparire pian piano senza neanche provare il desiderio di fermarla. Poi guardò il suo dorso senza più conforto e lo nascose sotto il guanto nero e morbido.
Si strinse meglio nel cappotto e guardò in alto verso le stelle lontane.
Sentiva gli occhi bruciare, ma neanche le lacrime poteva aiutarlo in quel momento.
 
Da quel giorno tutto sembrò peggiorare, Victor si sentiva freddo come il ghiaccio e vuoto. Non era vivere, era sopravvivere in un mondo dove lui stava precipitando in un oscurità infinita mentre tendeva una mano verso il nulla.
Poi scoprì Yuri, incontrò Yuri, che con fermezza afferrò la sua mano e lo riportò verso la luce.
E Victor non riuscì mai più a fare a meno di quelle mani calde e morbide che l'avevano salvato.

«Lei dov'è adesso?» chiese Yuri con affetto.
«Non lo so, non la sento da quella sera.» confessò Victor ridendo.
«Probabilmente adesso sarà sposata e avrà avuto i due bambini con gli occhi azzurri che tanto desiderava.» spiegò alla fine annuendo.
«Ma come mai questa domanda? Non dirmi che sei geloso?!» chiese Victor ammiccando verso di lui con fare divertito e malizioso.
«No, non era per questo.» arrossì di colpo Yuri afferrando un cuscino e tirandoglielo in faccia.
Victor schivò in tempo il colpo scoppiando a ridere, mentre Makkachin iniziò ad abbaiare, scodinzolando felice per quel nuovo gioco.
«Perchè allora volevi saperlo?» chiese Victor facendo segno a Makkachin di mettersi seduto.
E in tutta risposa il labradoodle marrone poggiò la testa sul divano, tra le gambe vicine dei suoi due papà e li osservò interessato, quasi curioso della risposta.
«Io volevo sapere che differenza c'era tra Victor e il mio Victor.» confessò alla fine Yuri stressando le mani tra loro e arrossendo appena.
«Io volevo solo capire com'era il vecchio Victor.» disse ancora abbassando la testa.
«Non esiste più il vecchio Victor, ora c'è solo un Victor felice.» disse il russo, e un sorriso si disegnò spontaneo sulle sue labbra nel vedere l'imbarazzo dipingersi sul volto del compagno.
«Non era te Yuri, non era come te.» gli confessò poi prendendogli la mano.
«Nessuno è come te.» gli disse onesto e senza vergogna.
«Ed io non sono mai stato così innamorato di qualcuno.» affermò Victor serio.
Gli accarezzò la mano con dolcezza e la fede d'oro di Victor sembrò brillare con più forza.
«Ne sei sicuro?» chiese Yuri spostando il volto.
«Yuri...» sussurrò Victor preoccupato, credendo di averlo ferito.
«Credimi, ora so cos'è l'amore.» gli disse guardandolo negli occhi.
Amore vero, reciproco, complice e grande, ora Victor lo conosceva bene.
Yuri alzò lo sguardo e i suoi occhi color cioccolato si mischiarono con l'azzurro oceano di Victor. Quello sguardo suggerì l'intesa perfetta che c'era tra i due, dimostrò quello che erano e quello che avevano creato insieme. Un sorriso sereno ed innamorato si disegnò sul volto di Yuri e la cosa confortò Victor. Nessuno al mondo poteva dargli quell'affetto come invece faceva lui.
«Ci sei solo tu adesso.» gli disse fiero.
Si avvicinò di più al suo ragazzo e con affetto gli sfiorò la nuca con dita leggera, poi senza aggiungere altro si chinò per baciargli le labbra con amore.Victor sorrise nel sentire la coda di Makkachin che batteva per terra felice, ma non riuscì a fermarsi, le labbra di Yuri erano le uniche che voleva. Forse sorrideva anche per quello che sentiva dentro. Ogni volta che stava con Yuri sentiva il cuore battere più forte. Era incantato da lui, rapito da ogni cosa che faceva e grato al mondo per la musica leggera che sentiva pervadergli l'anima ogni volta che si svegliava e lo vedeva disteso accanto a lui. Era il suo Eros, Il suo Agape, il suo tutto.
Yuri arrossì felice e senza chiedere altro appoggiò la testa sulla spalla del suo compagno, e ripresero a guardare il film in silenzio con Makkachin comodamente sdraiato ai loro piedi.
 
Quella sera Victor si addormentò con il cuore più leggero.



Note dell’autrice:
Finalmente anch'io faccio parte di questo fantastico club chiamato Yuri On Ice!!! *w*
Credo di essermi veramente innamorata di quest'anime, mi ha reso davvero felice e ha significato molto per me, e volevo condividere un po' di quell'amore attraverso i miei ragazzi (Come li chiamo io affettuosamente) Victor e Yuri! ^3^

Spiegazioni: 
Per questa storia ho immaginato tre mani: Due che si sfiorano - Due che si stringono incerte - Due che si stringono con decisione.
Ebbene può essere vista in due modi: "Da destra verso sinistra" io ho immaginato un Victor felice e ancora sicuro del suo amore, poi più distaccato ed infine che ha lasciato andare quell'amore che credeva quindi ha lasciato andare la sua ultima ragazza.
"Da sinistra verso destra" invece ho immaginato un Victor che inizia a sentire di nuovo l'amore, poi che per quanto ancora incerto sembra stare bene e infine un Victor sicuro dei suoi sentimenti.

 
  
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