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Autore: mellybelly123    18/03/2017    0 recensioni
Una ragazza con un grande sogno, che percorre con tenacia la sua strada per realizzarlo. E su quella strada incontrerà lui, un dio chirurgo dagli occhi verde prato che travolgerà la sua vita. Ma chi sa che alla fine non sarà proprio la vita di certezze di MDBrown a essere stravolta dalla dolcezza di Margaret.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 2

 

Si può morire di felicità? Il mio cuore è così leggero e batte così forte che potrebbe prendere il volo da un secondo all'altro, uscire dalla mia gabbia toracica e volare in quel cielo azzurro che va a colorare le prime giornate di giugno. Era fatta, io ce l'avevo fatta.

E' andata raga, è andata!!!

Caro: “Grande Margie!! Lo sapevo! Stasera si esce e si beve come se non ci fosse un domani!”

Ally : “OMG! Raccontaci tutto!”

Steeve : “Cazzo Cazzo Margie!!!!! E' stato tanto stronzo lo stronzo?”

Si sa, anche la più grande delle gioie non è niente se non la condividi con le giuste persone. E loro erano decisamente le mie giuste persone.

Mi ha interrogata MDBrown in persona raga! Pensavo di morire! Mi ha fatto un culo infinito ma alla fine sto 30 me lo sono presa! Sono già ubriaca per stasera! Da Kenny?”

Era così. Pensavo di morire quando la sua voce mi ha chiamato e mi ha invitata a sedermi lì, davanti a lui e ai suoi occhi smeraldo, che non si spostavano mai dal mio volto, decisi e insistenti se ne stavano a fissarmi mentre i miei vagavano per tutta la stanza in cerca della via di fuga perfetta. E poi era stato un attimo “E' ben evidente che questa non è la vita che desidera”. Mi aveva colpita in piena faccia con tutta la violenza di quelle parole, così ingiuste, così sbagliate, così false e crudeli. I miei occhi avevano mollato la maniglia della porta di sicurezza a cui si erano appigliati per fissarsi tenacemente nei suoi e per non mollarli più. Erano rimasti li, senza timore ne imbarazzo, erano semplicemente li, il posto in cui dovevano stare. Erano stati i miei migliori alleati, mentre il mio cervello suggeriva alla mia bocca le parole da snocciolare, una dietro l'altra, in fila indiana come bambini a scuola, senza baccano e tenendosi per mano erano uscite a dare vita alla migliore interrogazione della mia vita.

Avevo finito di parlare da un minuto buono eppure erano sempre li da una parte all'altra della cattedra che si fronteggiavano: verde nell'azzurro. Nessuno dei due sembrava volersi staccarsi, fino a che lui non aveva fatto un sospiro e le sue palpebre erano scese a coprire quegli occhi instancabili e indecifrabili e i miei si erano finalmente sentiti liberi di prendere quella porta di sicurezza e aprirla con tutto l'impeto possibile.

- Bene. Sembra essere preparata. 30. Può andare.

Quel 30 era uscito dalla sua bocca come un proiettile e mi aveva colpita in mezzo al cuore, che da allora non era più riuscito a riprendersi.

Sembrava fosse stata la cosa più difficile che avesse mai detto nella vita e sembrava tutt'altro che contento nel dover ammettere quella sua sconfitta e continuava a non lasciarmi scampo con i suoi occhi che avevano ripreso la loro battaglia. Ma ormai i miei erano già usciti di scena, vittoriosi e soddisfatti.

- Grazie.

Mi ero alzata con calma e con altrettanta calma avevo preso le mie cose pronte ad andarmene da quella stanza e liberare la mia gioia, che scalpitava nel mio petto e voleva la libertà tanto agognata.

E mentre me ne stavo andando mi ero accorta che il suo sguardo continuava a seguirmi, ad ogni gradino e ad ogni passo fino alla porta, che avevo chiuso alle mie spalle senza mai girarmi.

Vaffanculo MDBrown, a questo giro ho vinto io.

 

Caro: “Così si fa ragazza!!! Kenny sia! Passo a prenderti alle 10”

Steeve : “Cazzo quel MDBrown! Come cazzo hai fatto a spiccicare parola con quel figo stratosferico davanti?!”

Eccolo là, Steeve, il migliore amico che si possa desiderare, 100 volte più donna di me e senza dubbio senza peli sulla lingua, né filtri. Lo avevo conosciuto al primo anno, quando novembre ci aveva regalato una delle sue migliori giornate di pioggia e la scema sottoscritta aveva dimenticato l'ombrello a casa. Camminavo sotto la pioggia battente, tremando come una foglia per il freddo che entrava nelle mie ossa e maledicendomi in ogni modo possibile per essere sempre così distratta, e stupida. E poi improvvisamente l'acqua aveva smesso di colpirmi e un'ombra fucsia aveva coperto la mia testa. Mi ero girata sorpresa e alla mia destra avevo trovato il sorriso di un ragazzo biondastro che mi guardava con gli occhi più ridenti che avessi mai incontrato, che sembravano essere amici miei da sempre.

- Ciao sono Steven! Non volevo essere invadente però mi dispiaceva veramente troppo vederti sotto questa pioggia senza ombrello!!

Ero rimasta di stucco per quella premura e non ero riuscita nemmeno a ringraziarlo come si conviene.

- Margaret no, Steven, grazie. Cioè grazie Steven, intendevo dire che no, non sei invadente, sei gentile. Non pensavo esistessero ragazzi così premurosi.

- Ah tesoro ma figurati! Sai, dicono sempre che noi gay abbiamo più sensibilità degli altri. E che cazzo meno male! Se ti aspetti che uno di questi stronzi ti ripari dalla pioggia con l'ombrello puoi anche morire di vecchiaia. Anche se credo che alla vecchiaia non ci arriveresti fradicia come sei con sto freddi moriresti prima di polmonite!

Aveva detto tutto di un fiato, gesticolando come un pazzo con la sua mano libera. E mentre lo guardavo non riuscivo a spegnere il sorriso che aveva fatto nascere sulla mia faccia sgocciolante. Lo conoscevo da un solo minuto ma già sapevo che quel sorriso non si sarebbe mai spento accanto a lui e che il suo ombrello rosa sarebbe sempre stato pronto a ripararmi da ogni temporale. Avevo capito subito che Steeve sarebbe stato l'amico migliore che avessi mai incontrato.

Poi c'era Caroline, l'amica di sempre. Ci conoscevamo dalle medie e avevamo fatto insieme ogni passo, condividendo tutti i momenti della nostra adolescenza e dopo, stronzata dopo stronzata, pianto dopo pianto, esame dopo esame, risata dopo risata. Lei era la sorella che non avevo mai avuto ma sempre desiderato. Eravamo l'opposto ma forse proprio per questo eravamo sempre state inseparabili, “le gemelle diverse” ci chiamavo alle superiori. Perchè era la verità: lei era bionda ed io mora; i suoi occhi erano nocciola e i miei azzurri; lei era l'anima di ogni festa e io quella che alle feste se poteva non andava; lei era una calamita per ogni ragazzo nei paraggi e io ero l'amica della bionda per ogni ragazzo nei paraggi; lei era quella che faceva i casini e io quella che glieli sistemava. Ma nonostante tutto eravamo ancora insieme ad affrontare ogni giornata. A 12 anni avevamo deciso che nella vita avremmo fatto medicina e fu la più grande delle sorprese quando ci rendemmo conto che alla fine qualcosa in comune ce l'avevamo davvero. Ovviamente fino ad un certo punto: lei voleva fare l'internista e io la chirurga. Eravamo il giorno e la notte. Ma come nell'universo il giorno e la notte si incontrano nel tramonto e nell'alba, così io e lei ci incontravamo nella necessità l'una dell'altra e nell'amicizia profonda che ci legava indissolubilmente.

Allison invece era arrivata dopo, quando il nostro trio aveva deciso che finalmente doveva espandersi e tra tutti aveva scelto lei, la ragazza silenziosa che arrivava sempre presto a lezione, che prendeva appunti e che sorrideva timida a chiunque le rivolgesse parola. L'avevamo conosciuta ad un esame al 3 anno, la prof aveva trattato malissimo Caro e si era rivolta alla persona dopo di lei in lista per dimostrarle che quell'argomento che le aveva chiesto e che Caro le aveva fatto notare non fosse in programma, quella dopo lo sapeva eccome. Io ero seduta accanto a questa ragazza dai capelli ricci e le gote rosse e avevo notato che rispondeva tra se e se ad ogni domanda della prof e che aveva risposto anche a quella. Fu un brivido di terrore quando la persona successiva in lista era proprio lei, Allison Tacher, la ragazza timida (e preparatissima). Avevo trattenuto il respiro preparandomi alla bocciatura di Caro. E poi Allison mi spiazzò, guardò la prof e con la faccia rossa come un peperone disse: - Mi dispiace Professoressa, nemmeno io so questo argomento, effettivamente non l'ho trovato nel programma.

Quel giorno Caro passò l'esame e noi avevamo incontrato una nuova amica.

 

Ally : “Margie scendi. Siamo sotto casa tua”

Arrivo!”

Erano le 22 e gli altri erano passati a prendermi per andare al Kenny, il nostro locale preferito, per festeggiare quella piccola grande vittoria.

Steeve mi aveva raccomandato di “vestirmi da figa e non come la solita sfigata” e così stasera avevo osato un po' di più. Sicuramente molto più rispetto ai miei standard.

Avevo deciso che era finalmente arrivato il momento di indossare quel vestito che avevo comprato ai saldi “perchè mi piaceva” ma non avevo mai avuto il coraggio di indossare. Era (troppo) corto e con una parte di schiena scoperta, aderiva completamente al mio corpo evidenziandone ogni curva. Avevo indossato delle scarpe alte e raccolto i capelli neri in uno chignon spettinato.

Ma come cazzo mi sono conciata? Devo andare a battere per caso?

Avevo deciso di cambiarmi in favore di qualcosa di più comodo e decisamente più ordinario ma avevo appena ricevuto il messaggio di Ally e non avevo più tempo per farlo.

Fanculo, mi sento scema!

La verità è che io non volevo essere osservata dalle persone, né giudicata, né niente di niente. Volevo solo uscire e divertirmi con i miei amici. Non è che non ci tenessi al trucco o ai vestiti, solo che preferivo dei pantaloni ad un vestito inguinale e delle All Star a dei tacchi. Era sicuramente più a mio agio. Questa non ero io.

- Cazzo che figa spaziale! Tesoro stasera se non te la tieni stretta se la prende tutto il Kenny!!

Steeve trovava sempre le parole giuste per ogni occasione.

- Ecco. Forse dovrei tornare un attimo su a mettermi dei jeans. Non mi par..

- Non dire cazzate Margie! Per una volta che riesco a vederti con un vestito!!

- Stai benissimo Margie!!!! Sali dai!!

Sorridendo ero salita in macchina, diretti verso una grande serata, con gli amici migliori del mondo, pronta a godermi ogni secondo di quei festeggiamenti, per liberarmi di tutta la tensione e l'ansia accumulata in quei giorni prima della “grande prova”.

La serata trascorreva alla grande, la musica era ottima, la compagnia ancora di più. Avevamo bevuto (e tanto), non mi sentivo più in imbarazzo per il vestito troppo corto o gli sguardi dei ragazzi che per una volta avevo calamitato. Non mi sentii in colpa quando avevo accettato le bevute di quei ragazzi che avevo poi liquidato in due secondi per tornare dalla mia compagnia che mi acclamava come avessi vinto un oro olimpico.

Stavo ballando e ridendo e in un attimo un brivido mi aveva percorsa da quel punto in cui quella mano aveva toccato la mia schiena nuda fino alla punta del mio chignon. Non mi ero girata, due mani mi avevano presa per i fianchi e avevano iniziato a ballare con me, sentivo la mia schiena aderire al suo petto forte e grande. Avevo guardato i miei amici in cerca di risposte, che erano arrivate subito da Steeve e Caro che mi annuivano sconvolti, con la bocca spalancata. Evidentemente quelle mani così rassicuranti appartenevano ad un grandissimo figo. Mi stavo lasciando andare, era impossibile resistere a quella sicurezza e a quel calore. Senti delle labbra posarsi sul mio collo e chiusi gli occhi per assaporare ogni sensazione, ogni brivido dato dai suoi baci che percorrevano tutta la lunghezza del mio collo la mia clavicola, la mia spalla per poi tornare alla mia mandibola.

Era tutto così fottutamente eccitante e avrei voluto che non finisse mai. Le mie mani andarono a ricalcare le sue suoi miei fianchi che erano abbandonati alla sua presa ferma. Le sue mani grandi, con le dita affusolate, con le unghie perfettamente curate e la sua pelle era così morbida che avrei voluto non si staccassero mai da me e mi cullassero in ogni sogno la notte.

Le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio e dopo aver depositato una serie di baci si schiusero e lui parlò

- Posso offrire qualcosa da bere alla ragazza con il collo più eccitante che abbia mai baciato?

Era strano come la sua voce fosse così familiare, come se l'avessi sentita sempre, come se fosse stata in ogni sogno. Era calda, era sicura, era dannatamente sensuale.

Mantieni la calma Margaret.

Mi stavo girando piano verso di lui, con i miei occhi che erano ancora chiusi e la mia mente ancora ubriaca di quelle carezze. Ero a due centimetri dalla sua bocca, sentivo il suo respiro farsi strada tra le mie labbra e portare ossigeno ai miei polmoni. E mentre annuivo aprivo gli occhi, sorridendo. E mentre sorridevo lui apriva i suoi.

Verde nell'azzurro.

Si erano riconosciuti subito. E come altrimenti? Si erano sfidati tutta la mattina e adesso si guardavano sperduti, sconvolti, terrorizzati.

Il sorriso mi morì sulle labbra mentre realizzavo che le mie dita erano ancora incrociate nelle sue, incollate da un'energia sovrumana.

Stavo stringendo le mani di MDBrown.

Oh cazzo.

 

   
 
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