Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Sole Walker    19/03/2017    1 recensioni
Francesca Evans ha 16 anni e vive a New York quando si ritrova catapultata in una realtà nuova. Il suo mondo viene stravolto in un' età già delicata di per sé... Lei non avrebbe mai potuto immaginare di essere una semidea, non ha nessuno che puó aiutarla e così lo scopre da sola di colpo.
É fuori per ben quattro anni dalla regola dei riconoscimenti promessa alla fine della guerra dei titani dagli dei su richiesta di Percy Jackson... e la cosa suona molto strana e richia di scatenare un grave litigio sull' olimpo che dovrà essere fermato prima che degeneri... ma forse Francesca non é una semidea qualunque...
PS: siate buoni è la mia prima storia... Recensiteee!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Mostri, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era passato quasi un anno dall'ultima volta che si erano visti e la donna non poteva essere più diversa da quella che lui aveva conosciuto. Chloe era una ragazza allegra, con la pelle abbronzata e gli occhi scuri, lunghi capelli castani che le ricadevano lisci sulle spalle e arrivavano a metà schiena, vestita con i colori dei fiori. Il sorriso sempre sulle labbra, i pomeriggi che Paul aveva passato con lei, da quanto ricordava, erano tutti accomunati da un sole splendente e da un’atmosfera primaverile, anche in pieno Dicembre. Ma lui non gli aveva dato importanza, si era sentito protetto da quell’aurea di calore. Lei era stata il suo attimo tranquillità nella vita complicata.
La donna che gli veniva incontro ora era molto più vecchia, i capelli che una volta erano di un bel castano d'orato ora sembravano sbiaditi dal tempo, gli occhi marroni lo fissavano con uno sguardo duro e nessun sorriso le illuminava il volto. Il vestito verde e le spighe oro nei capelli stonavano con la sua figura cupa. Ma lui se lo aspettava, aveva capito chi era la ragazza che si era fatta chiamare Chloe, quella che aveva incontrato per molti mesi ogni due settimane quando andava in città a comprare il cibo per Claire e Sole, aveva capito tardi che quello che lei gli aveva mostrato di sé stessa era solo una maschera. Tutto era andato bene tra loro, fino a quando non aveva commesso il grosso errore di trascorrere la notte con lei, si era spinto troppo oltre, ma non aveva avuto paura di ciò che aveva fatto fino a quando il mattino dopo lei non era sparita in un lampo dorato guadandolo in modo strano.
La fragile mortale di cui si era innamorato non era altro, in realtà, che la dea che ora finalmente vedeva per ciò che era veramente. Demetra avanzava inesorabilmente verso di lui, e non c'era modo di fermarla. Era preparato a rivederla, ma non a quello che teneva tra le braccia, la dea si fermò davanti a lui e gli tese senza dire nulla il piccolo corpo avvolto nella coperta verde. Lui non lo guardò nemmeno ma tenne gli occhi fissi nei suoi.
-Sole entra in casa e non uscire finché non te lo dico io- disse toccando con la mano destra i capelli biondi del bambino ma senza staccare gli occhi dalla donna, poi ci pensò un attimo e aggiunse -o finché non arriva tua madre-
Il bambino li guardò confuso con i grandi occhi arancio spalancati, ma poi barcollando si avviò verso la casa con un gran sorriso e quando chiuse le porta Paul parlò -Cosa vuoi?-
-Consegnarti tua figlia affinché tu te ne prenda cura- rispose lei con un falso sorriso -io sono una dea, mi fa male doverla lasciare ma non posso tenerla con me-  il semidio non le credette nemmeno per un secondo, gli stava mentendo ed era evidente.
-Tu mi hai ingannato- disse Paul a denti stretti abbassando lo sguardo sulle mani strette in due pugni -Si è vero, ma per un bene superiore- rispose lei seria.
-Certo, il tuo- Demetra non disse nulla ma lui capì di aver fatto centro e continuò -Cosa vuoi dimostrare? Che anche tu puoi avere figli potenti come quelli dei tuoi fratelli?-
La donna rise e poi lo guardò con gli occhi che brillavano maligni -L'intelligenza, una dote molto rara- disse accennando un sorriso -la capacità di "leggere tra le righe", uno dei tanti motivi per cui ho scelto te- guardò il volto addormentato della bambina che teneva in braccio e ne accarezzò i lineamenti, ma nel suo gesto non c’era nulla di materno -Quando crescerà mostrerà dei poteri al pari di quelli dei figli di quei tre sbruffoni!- i suoi occhi brillarono in un modo così folle che Paul dovette trattenersi dal strapparle la bambina dalle braccia -Sarà desinata ad una grande profezia, mi porterà onore sull’Olimpo, i figli degli altri dei sentiranno il mio potere e guarderanno con timore alla mia casa- rise e guardò il semidio negli occhi -ti ringrazio di esserti offerto così spontaneamente di aiutarmi-
Paul sentì la rabbia montare dentro di lui e non riuscì più a trattenersi -Vattene!- gridò, vicino a lei sembrava un ragazzino arrabbiato con la mamma, la dea era chiaramente divertita mentre lui avrebbe volentieri dato un bel pugno al suo scolpito viso divino.

-C’è anche un altro motivo per cui ti ho scelto tra tanti semidei. Vuoi saperlo?- chiese lei di nuovo seria. Paul ci penso un po' poi sospirando chiese -Perché?-
Demetra sorrise e da ogni angolazione lo si guardasse quel sorriso rimaneva una smorfia malvagia. Si chinò e appoggiò la bambina sul prato erboso, poi si rialzò e si buttò i capelli alle spalle con non curanza -Perché sono certa che, per quanto tu possa odiarmi e per quanto vorresti opporti al mio piano, farai tutto ciò che è in tuo potere per proteggere questa bambina- sbuffò -e anche se odio dover dipendere da una creatura così piccola e insignificante per il mio prezioso piano, non posso negare di avere bisogno di lei-

 -Tu… sei un essere ripugnante!- Paul scattò in avanti e tentò di afferrarla ma ci fu un lampo di luce dorata e le sue mani afferrarono l’aria. Demetra era fuggita, l’uomo abbassò lo sguardo e vide la coperta verde avvolta totalmente attorno alla bambina, non si intravedeva nemmeno il viso. Rimase a fissarla per molto tempo, sulla radura era sceso il silenzio più totale. Passarono i minuti e il corpicino iniziò ad agitarsi emettendo piccoli vagiti, poi scoppiò a piangere -Scordatelo… non l’avrai vinta. Ora prendo questa coperta, salgo su un taxi e la porto il più lontano possibile da qui- disse il semidio guardando verso il bosco -la lascerò davanti alla porta di qualche milionario californiano- Paul fece uno sguardo sicuro e piegando le ginocchia si chinò sul fagottino piangente, mise le mani sotto la coperta e con delicatezza cercò di sollevarla. Improvvisamente il piccolo pezzo di coperta che copriva il viso della bambina scivolò giù, l’uomo la guardò e la bambina smise di piangere, i loro occhi si incrociarono e in un attimo lui capì che non sarebbe più riuscito a trovare il coraggio di abbandonarla. Aveva gli occhi dello stesso colore di quelli della madre ma i suoi erano più profondi ed sembravano catturare tutta la luce del mondo per poi rifletterla. Ed erano dannatamente grandi, Paul pensò che con occhi del genere si poteva sicuramente vedere il futuro e avrebbe voluto averli lui per sapere che conseguenze avrebbe avuto la scelta che stava per prendere.
La bambina alzò una mano verso di lui e rise riscuotendolo dai suoi pensieri -Va bene mi arrendo- sospirò, ma sorrideva mentre la prendeva in braccio -hai vinto, puoi restare. In fondo tu non hai niente a che vedere con il suo piano, tanto meno con lei- si avviò con la bambina tra le braccia verso la porta -Sole vieni a salutare la nuova arrivata!- gridò e il bambino uscì di corsa, inciampando sulla soglia, come se non aspettasse altro. Nascosta tra gli alberi la manipolatrice sorrise soddisfatta.
***
-Dei ma quanto eri carina?- mi chiese Sole con una faccia entusiasta -Cosa ti è successo dopo?- e sulla sua faccia spuntò un sorriso divertito, ma io non lo ascoltai, ero troppo intenta a cercare di accettare quello che avevo visto.
-Che hai?- mi chiese -Beh si questi ricordi sono un po' sconvolgenti: mia madre semidea del campo mezzosangue, messa incinta a diciassette anni da un'ignota divinità e costretta a lasciare il campo, te scaricata a tuo padre quando avevi poco più di due mesi... non è stata troppo carina tua madre in effetti-
-Credevo mi volesse bene- bisbigliai con lo sguardo fisso -invece mi ha solo usata, e in qualche modo lo sta facendo ancora- ero terribilmente furiosa con lei, tutta quella dolcezza era falsa. Aveva ingannato mio padre e gli aveva affidato una cosa che chiaramente non sarebbe riuscito a gestire, e ora stava ingannando me.
-Gli dei sono tutti così- disse lui con una scrollata di spalle, -e comunque credo che il peggio debba ancora arrivare-
Il paesaggio non si sciolse questa volta, ma la notte e il giorno iniziarono ad alternarsi, guardare la luna e il sole ruotare così velocemente mi faceva girare la testa quindi abbassai lo sguardo fino a quando la luna piena non si fermo nel cielo illuminando il prato. Eravamo rivolti verso il bosco, con la casa alle spalle, e nella radura si sentiva un forte odore di bruciato. Ci voltammo.
***
La casa stava prendendo fuoco, le fiamme avevano già divorato la porta e stavano annerendo le assi attorno.
-Cosa diavolo è successo??- stava gridando Paul appena arrivato, reggeva due borse di plastica piene di cibo in ogni mano, Claire si voltò e lo guardò spaventata -Sono stato via solo un'ora!-
"Possono succedere tante cose in un'ora con questi due" pensò Claire tenendo i due bambini lontani dal fuoco, era passato ormai un anno e mezzo da quando Francy era arrivata nella loro famiglia e le cose non erano mai state così difficili come negli ultimi tre mesi. Rimase seduta sull'erba con le gambe al petto a guardare Paul gettare l'acqua sulla casa, l’aveva chiamata dal fiume vicino. Tre mesi prima in un impeto di rabbia i suoi poteri si erano rivelati e da un mese li padroneggiava alla perfezione, eppure Poseidone non aveva ancora pensato di riconoscerlo, comprensibile dato il patto che c'era tra i tre pezzi grossi. E comunque nella situazione in cui si trovavano era l’ultimo dei loro problemi.
Dopo qualche minuto Paul si lasciò cadere vicino a lei asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano, prese Sole in braccio e lo fece sedere sulle proprie gambe, poi mise una mano sul braccio di Claire e la guardò negli occhi -Tranquilla, ora è tutto finito- e guardandola con dolcezza aggiunse -ora dimmi cosa è successo esattamente-
Claire prese fiato e cominciò -Ero in casa a giocare con i bambini quando ho sentito un rumore e… sono uscita a vedere cosa stava succedendo- singhiozzò ripensando al rischio che avevano corso, la voce le tremava -quando sono arrivata sulla soglia lui era lì- indicò un punto poco distante da dove erano loro e a qualche metro dalla casa.
-Cosa era?- chiese Paul.
-Io... non lo so, non era come gli altri e non so nemmeno come ho fatto ad ucciderlo- disse Claire guardandolo con gli occhi vuoti -pensi sia possibile che...-
-Venisse da un'altra mitologia?- continuò lui e Claire annuì mettendosi le mani nei capelli.
-Non lo so- disse Paul scuotendo la testa -ma se iniziano ad arrivare anche mostri che non conosciamo potrebbe diventare difficile sopravvivere-
Passarono alcuni secondi in silenzio -Comunque, cosa è successo alla casa? Sputava fuoco?-
Claire scosse la testa -Non so bene come sia successo- lo guardò negli occhi e continuò -Avevo appena aperto la porta e Francy e Sole mi avevano seguita senza che me ne accorgessi, quando l'ho visto devo aver urlato e loro probabilmente si sono spaventati e poi- parlava a raffica, Paul le prese la mano e lei trasse un lungo sospiro, lo guardò e pensò a tutte le volte in cui le aveva tenuto la mano quando stava per crollare. Trasse un lungo respiro e continuò -e poi la porta ha preso fuoco, all'improvviso. Io mi sono distratta e il mostro anche, appena me ne sono accorta l'ho colpito. Lui ha tentato di reagire ma- guardò Francy, la bambina era seduta ai suoi piedi e stava giocando con l'erba, ma non come una bambina normale... lei alzava una mano e i fili d'erba si alzavano e le si avvolgevano attorno alle dita -era come bloccato a terra da qualcosa-
Paul si allungò per accarezzare la testa della figlia che si voltò sorridendo -Almeno questo ha una spiegazione logica- risero.
Poi il fruscio delle foglie li fece voltare. Paul si alzò di scatto con la spada in mano, Claire trasse a sé Sole e Francy
-Chi è lá?- gridó Paul, nessuno rispose -Fatti vedere- disse con più calma. 
-Tutta questa aggressività, forse dovrei ripensarci- la voce risuonava tutt'attorno a loro, Claire udì dietro di sé il rumore di uno squarcio, voltò la testa di scatto. Davanti a loro stava una donna bellissima dai lunghi capelli neri acconciati in una semplice treccia che le ricadeva su una spalla, era avvolta in un abito rosso con strani simboli ricamati in oro, alla vita aveva legato uno scialle nero da cui si alzava una leggera nebbiolina bianca. Nella mano destra reggeva una torcia accesa, la luce illuminava il viso pallido e i grandi occhi verdi.
-Lei è...- cominciò Paul abbassando la spada e rimanendo a bocca aperta.
-Ecate- rispose lei senza lasciargli finire la domanda -dea delle strade, degli incroci, delle ombre e della magia… non che quella che ultimamente avete ricoperto di doni graditi-
-Sono contenta che le siano piaciuti- disse Claire alzandosi in piedi, tenne Francy in braccio e porse la mano libera a Sole, poi abbozzò un sorriso e accennò un piccolo inchino con la testa tentando di nascondere l'incredulità e il timore che non sarebbe finita bene.
-Ma non sono qui per ringraziarvi, sono venuta per aiutarvi- disse Ecate avvicinandosi.
-Come può aiutarci?- chiese Paul lasciando cadere a terra la spada, la dea si sedette a terra con grazia e fece segno ad entrambi di imitarla -Se vuole posso prenderle una sedia, non abbiamo troni dorati in casa ma se si accontenta...- lo fermò con un gesto della mano -Non sono abituata a quel genere di cose, io non ho un posto sull'olimpo- spostò una ciocca di capelli dagli occhi e i bracciali oro tintinnarono cozzando tra loro -ora ci sono cose più importanti di cui discutere- Claire annuì e lasciando che Sole si allontanasse un poco per giocare dedicò tutte le sue attenzioni alla dea, era così straordinario averla lì. Era come se tutte le loro speranze dipendessero dalla sua presenza.
-Come avrete notato le cose da un anno a questa parte si sono fatte piuttosto dure per voi- fece una pausa durante la quale i suoi occhi verdi fissarono intensamente quelli di Francy che la guardava incantata -Giles Corey era un grande manipolatore della foschia, riuscì a far credere a tutti i presenti in aula di essere morto durante l'interrogatorio, invece si rifugiò qui con sua moglie- vide le loro facce confuse e la strana espressione di Claire che temeva di abitare nella casa di un assassino -Il processo alle streghe di Salem... una stupidaggine- spiegò e allontanò la questione con un gesto della mano.
-Oh, quindi hanno davvero catturato delle streghe durante quel processo?- chiese Claire stupita.

 -se li vogliamo chiamare così… sì, due o tre miei figli sono stati catturati. Comunque sono molti meno dei mortali che sono rimasti uccisi. La moglie di Giles non era una semidea e si è salvata solo grazie a lui- fece una pausa e aggiunse -Tutti i miei figli conoscevano almeno tre modi per scampare alle torture e alla pena morte e so per certo che nessuno di loro a mai maledetto nemmeno una di quelle ragazzine- una luce lampeggiò nei suoi occhi e fece capire a tutti che era meglio cambiare discorso.
-Ma il punto è che, per quanto potente sia l'incantesimo che circonda questo posto, non è abbastanza forte da coprirvi tutti- guardò Paul e poi puntò i luminosi occhi verdi in quelli di Claire, la ragazza la osservava con una finta espressione di perplessità ma in realtà aveva capito benissimo quello che li aspettava. Ma non le piaceva affatto.
-Dovete andarvene- continuò la dea -Adesso, ma non tutti nello stesso posto-
-Dovremmo separarci?- Paul ruppe il suo silenzio per la prima volta -Non se ne parla-
-Credi che a Zeus passerebbe inosservata una grossa palla di foschia su questo posto?- la dea si stava spazientendo, chiaramente non si aspettava obiezioni al suo piano, ma Paul era il suo unico appoggio e Claire non riusciva ad immaginare di vivere senza di lui.
-Deve esserci un altro modo- bisbigliò ma Ecate scosse la testa e tese una mano chiusa a pugno verso di loro con il palmo rivolto verso l'alto, la aprì mostrando il piccolo oggetto che era comparso: sembrava una grossa moneta oro, tipo una dracma ma aveva delle incisioni molto più elaborate. Fece segno a Claire di prenderla e la donna esitante allungò la mano e la prese cercando di non toccare la mano della dea, si rigirò la moneta tra le dita, su una faccia c'erano incise delle strane iscrizioni in una lingua che lei non conosceva e l'altra era occupato dal simbolo della dea.
-Sembra una semplice moneta oro, in realtà vi basterà collocarla fuori dalla porta di una casa per azionarla- guardò Claire passare stupefatta la moneta a Paul -il suo potere basta per coprire uno di voi e uno di loro. Ma non di più-
Rimasero in silenzio fino a quando, con quello che sembrava un enorme sforzo, Paul tese la moneta a Claire -Prendila tu- le disse -vai via da qui, tua zia con un po' di fortuna accetterà di ospitarvi-
Lei lo guardò con le lacrime agli occhi -Non posso, se io la prendo voi due cosa farete?- non poteva sopportare l'idea di separarsi da lui.
-È l'unica soluzione, io non ho parenti disposti ad aiutarmi- mormorò lui abbassando lo sguardo -e anche se trovassimo un lavoro non potremmo permetterci una casa- prese la mano di Claire e la chiuse attorno alla moneta -L'importante per me è che tu stia bene, io resterò qui. Potrai venirmi a trovare ogni tanto-
Ma la loro discussione venne interrotta da Ecate -Non potete restare qui. L’incantesimo attorno alla casa si sta esaurendo e non basta più a coprirvi, i poteri stanno crescendo con loro- spiegò -e no: non posso rinnovare la magia, Zeus lo noterebbe. Se dovesse controllare, beh… sapete tutti come finiscono i figli troppo potenti nella mitologia-
-Devi prenderla tu- protestò Claire cercando di restituire la moneta a Paul, ma lui era deciso -No, tienila- poi si rivolse alla dea e con lo sguardo più supplichevole che era in grado di fare chiese -C'è un modo... uno qualsiasi... per proteggerla?-
Lei sospirò -Ho una cosa che potrebbe proteggerla per un po'- questa volta non tese la mano in avanti, se la portò al collo e la fece scorrere tra le numerose collane,  prese una catenina oro e se la tolse. Attaccato alla collana dondolava un ciondolo: una piccola monetina, la dea le passò una mano davanti e su un lato comparve la scritta "Evans".
Allungò la mano verso Paul -Sappi che sono veramente pochi i mortali che hanno ricevuto doni del genere dagli dei. Vanne fiero- Paul tese una mano tremante e afferrò la catenina -Come funziona?- chiese guardandola.
-Mettigliela al collo- Paul lo fece senza esitare, Claire pensò che dovevano essere davvero disperati per fidarsi così tanto di un dio, ma il cuore le diceva che era la cosa giusta da fare, Ecate era sincera. La bambina iniziò subito a giocare con la collanina che il padre le aveva messo al collo e quando Paul ritrasse le mani qualcosa nell'aria cambiò: era come se un peso fosse stato tolto dalle loro spalle, Claire si sentiva leggera.
-La collana diminuisce i suoi poteri facendola sembrare una semplice semidea, Zeus non baderà a lei per il momento. Stanno succedendo cose molto più gravi- spiegò la dea -È fantastico- commentò Paul al settimo cielo.
-Quindi resterete qui?- chiese Claire scettica -Due semidei al limitare del bosco attirano parecchio l'attenzione- ma Paul scosse la testa e con fatica bisbigliò -Devo lasciarla... da qualche parte- lei fece una faccia confusa e lui allontanò lo sguardo cercando aiuto da Ecate.
-C'è un orfanotrofio, poco lontano dal Campo Mezzosangue...- cominciò lei e Claire fece una faccia disgustata, come potevano pensare di lasciarla in orfanotrofio? -non fare quella faccia davanti a me, è l'unico modo- ringhiò la dea -loro non possono restare insieme e io non posso aiutarvi più di così-
Claire abbassò gli occhi guardandosi le mani ancora contrariata ma ben attenta a non darlo a vedere, e Ecate continuò -La lascerai davanti alla porta di una donna in città, non è sicuro per voi viaggiare insieme e avvicinandovi al Campo attirereste molti mostri in quella direzione mettendo in pericolo gli altri. Penserò io a farla arrivare alla Family of Orphans-

Guardò la bambina e sfiorò la collana che un tempo era sua -La collana le impedirà di utilizzare i suoi poteri- spiegò -in questo modo passerà inosservata ai mortali, ma una forte emozione può spezzare l'incantesimo in qualunque momento-
-Io non so davvero come ringraziarla- la interruppe Paul.
 -Non ce n'è bisogno- rispose lei -da quando siete arrivati qui non avete fatto altro che inondarmi di doni, neanche fossi una degli olimpi- disse con una finta faccia scocciata -ho pensato che fosse giunto il momento di ricompensare la vostra fedeltà - la dea si alzò e si voltò verso il bosco pronta ad andare, ma Claire ruppe il silenzio -E tu cosa farai?- chiese rivolta all'uomo in piedi davanti a lei.
-Resterò qui- rispose lui alzando le spalle -sarò al sicuro Claire non preoccuparti, ti manderò dei messaggi iride ogni giorno alla stessa ora-
Lei guardò la dea in cerca di conferma -Da questo momento in poi mi occuperò io di mantenere viva la foschia attorno a questa casa, sarà al sicuro- 
Calò il silenzio, poi lo sguardo di Ecate si spostò da loro a qualcosa alle loro spalle -Dimenticavo- disse semplicemente e con passo deciso li sorpassò, proprio sotto la finestra della casa crescevano due piccoli fiori, Claire sapeva che erano lì da molto tempo, ma non ci aveva badato molto. La dea tese una mano e la terra si ritirò lasciando le radici scoperte, li prese e dopo aver fatto comparire un vaso li ripiantò. Fece avvolgere il fiore arancio attorno a quello blu, poi si voltò e tornò verso di loro.
-C'è una cosa che dovete sapere: le moire hanno fissato da molto tempo un limite alle vite delle persone, legano la vita a cose destinate a consumarsi lentamente perché i fili delle anime che hanno sfiorato l’immortalità sono difficili da tagliare- mostrò loro il vaso -e a giudicare dall’aspetto di questi fiori i vostri figli non avrebbero vissuto ancora a lungo.-
Claire la guardò confusa e spaventata, se suo figlio sarebbe morto ugualmente giovane per cosa stava combattendo?
-Tenete- la dea le cedette il vaso e le mani della donna tremarono per la responsabilità che aveva appena realizzato di avere -se ve ne prenderete cura sono sicura che arriveranno a trenta o quaranta anni senza problemi-
-I fiori non vivono così a lungo- obbiettò Claire con voce tremante, Ecate raccolse la fiaccola da terra e quella si riaccese guardò la donna negli occhi e le sorrise -Normalmente nemmeno i semidei- e dopo queste parole sparì nella notte.


ANGOLO AUTRICE:
Salve gente di EFP, chiedo perdono se ci ho messo tanto a pubblicare questo capitolo, nonostante fosse praticamente completo, ma non trovavo mai un momento per mettermi al computer. 
Comunque ora eccomi qui! Che ne pensate del capitolo? Finalmente è entrata in scena Demetra e... VOILÁ, la sua dolcezza era tutta una copertura. Sì lo so che mi odiate :)
Ed ecco Ecate! Un grande aiuto per Claire e Paul. Fatemi sapere cosa pensate delle due dee nelle vostre recensoni, vi aspetto.
Alla prossima!
le Walker
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Sole Walker