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Autore: defyin_gravity    21/03/2017    0 recensioni
Dal testo:
Albus Severus Potter era uno di quei maghi che, anche sotto la Maledizione Imperius o in preda al più folle dei deliri, avrebbe combattuto fino alla morte per la completa integrazione dei maghi nella comunità babbana londinese.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Albus Severus Potter era uno di quei maghi che, anche sotto la Maledizione Imperius o in preda al più folle dei deliri, avrebbe combattuto fino alla morte per la completa integrazione dei maghi nella comunità babbana londinese. A ciò si aggiungeva la consapevolezza di far parte di due minoranze: la sua omosessualità, di cui non aveva mai fatto mistero, aveva sì avuto effetti meravigliosi sulla sua vita – aveva addirittura riappacificato i Potter e i Malfoy, vista la sua relazione con Scorpius Malfoy – ma lo aveva anche esposto al doppio dei rischi e lo aveva obbligato ad una maturazione personale molto accelerata.
Ciò nonostante, Albus si era affermato nella realtà londinese, sia magica che babbana: era il presidente di un'associazione LGBT babbana molto attiva nella capitale inglese ed era un Auror molto valido. Viveva in un appartamentino a Soho con Scorpius ed un gatto soriano chiamato Minerva, visto l'affetto che i ragazzi provavano per la preside di Hogwarts Minerva McGranitt.
L'interesse di Albus per lo sviluppo politico babbano era ben conosciuto all'interno del Ministero. Era un appassionato antifascista: il merito di ciò era di suo padre, che aveva insistito perché il ragazzo studiasse anche la storia del mondo babbano. Portava sempre sull'uniforme una spilla rossa con la scritta “Fascists away”, e questo gli aveva causato le occhiatine di alcuni colleghi che non capivano il perché del suo interesse nella politica babbana. Ad Albus però non importava: le persone che contavano nella sua vita lo appoggiavano incondizionatamente, e a lui andava benissimo così.


Per la sera di Halloween Albus aveva organizzato una festa in maschera nella sede dell'associazione che presiedeva, e come aveva previsto un sacco di ragazzi si stavano divertendo a ballare nella sala dove di solito facevano le loro attività. Anche Scorpius era presente quella sera, vestito da vampiro, e Albus difficilmente riusciva a staccare gli occhi dalle gambe del suo ragazzo coperte da un pantalone nero taglio classico che le fasciava perfettamente. La serata sembrava perfetta.
Ad un tratto la bacchetta di Albus, ben nascosta nella manica del suo costume, prese a vibrare. Albus si rabbuiò immediatamente: la bacchetta poteva vibrare per un solo motivo, e cioè che lo Specchio di Sicurezza1 che aveva nascosto all'ingresso dell'associazione aveva captato un pericolo in avvicinamento.
“Torno subito” disse Albus ad Angela, forzando un sorriso, e si avviò
lungo le scale che conducevano al piano di sotto, dove si trovava la porta d'ingresso. Lo Specchio di Sicurezza emanava una luce rossastra: le sue intuizioni erano giuste. Estrasse la bacchetta, guardò fuori dalla porta ma non vide nulla.
“Specialis revelio” sussurrò, puntando la bacchetta all'esterno, e dalla punta uscì una nube di fumo azzurro: in questa nube apparve l'immagine di una decina di persone, a volto coperto, che imbracciavano mazze e spranghe. Erano Babbani, ma non per questo erano innocui.
“Fascisti” mormorò Albus, digrignando i denti, dopodiché sigillò la porta con un incantesimo e corse al piano di sopra. Scorpius gli si avvicinò immediatamente.
“Tutto ok?” chiese.
“Un gruppo di fascisti ha deciso di rovinarci la festa” gli rispose preoccupato, e Scorpius si irrigidì.
“Che facciamo? Ci sono quaranta persone qui dentro, non possiamo metterle in pericolo!”
“Fidati di me” disse Albus, prima di baciare Scorpius a fior di labbra e andare a spegnere la musica. Un coro di lamenti sostituì la canzone.
“Scusate se devo interrompere la festa” esordì Albus dopo essere salito su un tavolo per essere visibile da tutti, “ma una decina di fascisti è diretta qui ed è decisa ad usarvi come sacco da boxe” annunciò grave. Il panico cominciò a serpeggiare nella sala.
“Vi evacuerò con delle Passaporte e rimarrò a fronteggiarli” aggiunse. I ragazzi dell'associazione sapevano che era un mago, anche se questo gli aveva causato una discussione con il Ministro della Magia in persona – che poi era Hermione Granger, la migliore amica di suo padre nonché sua zia.
“Angela, Scorpius, Marc, Paula e Layla vengano subito qui, mentre gli altri escano dalla sala” concluse, prima di scendere dal tavolo. I ragazzi uscirono in fretta, e quelli nominati in precedenza gli si fecero attorno preoccupati ma decisi ad aiutarlo in ogni modo.
“Creerò quattro Passaporte” cominciò subito Albus “che vi condurranno a casa mia e di Scorpius. Marc, Angela, Paula e Layla, ognuno di voi prenderà con sé nove ragazzi: ognuno dovrà toccare la Passaporta. Sentirete uno strattone allo stomaco, e all'arrivo vi troverete col culo per terra, ma è l'unico modo per evacuarvi in fretta.” I ragazzi annuirono.
“Scorpius, so che vuoi rimanere con me, ma ho bisogno che tu faccia altro” disse Albus, che aveva capito immediatamente le intenzioni dell'altro. Insomma, non c'era certo bisogno di usare la
Legilimanzia.
“Devi andare a casa e svuotare il centro della sala. Dopodiché vai in camera da letto e usa un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile, deve essere abbastanza grande da contenere 40 persone. Evoca dei pouf, delle sedie, qualcosa per farli sedere, dopo il viaggio con la Passaporta saranno stanchi.”
“Quando saranno arrivati subito manda un gufo al Ministero, avvertendo che sarà necessario che Hermione prenda contatto immediato con il Primo Ministro babbano” concluse Albus, che nel frattempo aveva preso tra le proprie mani quelle di Scorpius. Il biondo annuì, e nei suoi occhi il moro lesse il terrore che gli succedesse qualcosa.
“Non mi accadrà niente” promise il moro, baciandogli la fronte. Lasciò le mani di Scorpius e riprese la bacchetta. La puntò contro una bottiglia e disse con voce ferma “Portus”: la bottiglia prese a lampeggiare di una luce azzurrina, tremò e poi si spense. Sentì un pop alle proprie spalle, e capì che Scorpius si era Smaterializzato. Ripetè il procedimento con altri tre oggetti, dopodiché li divise tra i quattro ragazzi.
“La prima parte tra due minuti, dopodiché una ogni minuto. Dovete essere veloci” li avvertì Albus. Non gli piaceva l'idea di affidare questo compito ad altri, ma aveva spiegato loro come comportarsi: aveva previsto un'evenienza simile.
Quando la prima Passaporta partì Albus sentì un botto provenire dall'esterno: qualcuno aveva lanciato dei petardi in una libreria gay, distruggendo la vetrina. Lanciò un'imprecazione, mentre la seconda Passaporta si attivava.
Il moro rievocò la nebbiolina azzurra, e vide che le persone armate erano ormai a circa un isolato dall'edificio. La terza Passaporta era svanita, e la quarta sarebbe partita a momenti. Era solo.
“Expecto Patronum” sussurrò, e un lupo2 si Materializzò davanti a lui. Ad un gesto della bacchetta di Albus il lupo si sdoppiò in due figure identiche.
“Venite subito all'associazione. Bloccate l'accesso ai Babbani. Sotto attacco. Non entrate senza segnalare” scandì il moro, per poi avviare i due Patroni in due direzioni diverse oltre la parete.
Un tonfo alla porta fece saltare il cuore in gola ad Albus, che fece su sé stesso un Incantesimo di Disillusione. Una volta divenuto invisibile, si avviò silenziosamente alla porta. Due figure cercavano di sfondarla con un estintore. L'attenzione di Albus venne catturata da un ragazzo che tastava nervosamente una tasca, in cui si nascondeva un'oggetto
lungo malamente nascosto: una bacchetta. Albus inghiottì un'imprecazione.
“Alohomora” sussurrò puntando la bacchetta verso la porta, che si aprì cigolando. Albus era in cima alle scale, la bacchetta davanti al volto, completamente concentrato. Aspettò che le figure entrassero nella sala, entrando dopo di loro.
“Colloportus” scandì a voce alta, e gli uomini sobbalzarono spaventati. Si tolse l'Incantesimo di Disillusione e li fissò con aria truce.
“Sapete, ho sempre detestato i fascisti” disse serio, per poi estrarre la bacchetta.
Uno degli uomini si avventò su di lui con un coltello.
“Expelliarmus” disse Albus, puntandogli la bacchetta contro, e il coltello volò via dalla mano dell'aggressore piantandosi nel muro.
“Stupeficium!” esclamò poi, e l'uomo cadde svenuto.
Scoppiò il panico. Gli aggressori cercavano di fuggire dalla porta, che però era bloccata. Albus li Schiantò tutti facilmente. Mancava solo il mago.
Questi era rimasto al centro della sala. Albus si mise davanti a lui.
“Serpensortia!” urlò il ragazzo mascherato, e un grosso serpente si materializzò davanti a lui. Agitò la bacchetta per aizzarlo contro il moro, ma una sua contromossa lo fece svanire nel nulla. A quel punto l'aggressore provò a Schiantarlo, ma anche quella mossa si rivelò vana.
“Levicorpus!” urlò Albus, e l'aggressore finì a testa in giù appeso ad un filo invisibile. Prima ancora che il ragazzo potesse contrattaccare, l'Auror lo disarmò. Aveva vinto.
Lo fece scendere delicatamente a terra, facendolo atterrare su una sedia; dopo ciò mormorò un incantesimo a mezza voce e delle corde apparvero a legare l'avversario. Raccolse la bacchetta del nemico da terra.
“Prior Incantatio” pronunciò puntando la propria bacchetta verso quella appena raccolta, e rimase stupito scoprendo che aveva eseguito quasi solo incantesimi assolutamente innocui; non si aspettava Maledizioni Senza Perdono, ma almeno qualche Schiantesimo o incantesimo di aggressione.
L'Auror si voltò verso il ragazzo legato, e il suo stupore crebbe quando si rese conto che non opponeva nessun tipo di resistenza. Non cercava di slegarsi, non cercava di fuggire: se ne stava lì legato, le spalle che tremavano. Si avvicinò e mise una mano sotto il mento del ragazzo, alzandogli il viso. Passò la bacchetta sopra la maschera, che si dissolse rivelando uno spettacolo pietoso.
Il viso era segnato da svariati lividi e da un taglio sotto lo zigomo sinistro. Gli occhi, che normalmente avrebbero dovuto essere di un bell'azzurro, erano rossi e cerchiati da occhiare scure, e Albus vi lesse una nota di terrore.
“Sai chi sono io?” chiese Albus, piano. Il ragazzo scosse la testa.
“Sono Albus Severus Potter, un Auror del Ministero della Magia” spiegò. “Come ti chiami?”
“ B-Benjamin Fray, signore” rispose con voce roca e spezzata dal pianto.
“Chiamami Albus, e stai tranquillo, non ti farò del male” lo rassicurò l'Auror. “Chi ti ha inferto quelle ferite?”
“Mio – mio fratello” disse. “Lui mi ha costretto a venire qui.”
“Tuo fratello è un mago?” chiese Albus.
Il ragazzo annuì. “Ma gli hanno spezzato la bacchetta… Lui è cattivo” bisbigliò, prima di singhiozzare.
“Ed è qui?” domandò ancora Albus.
“S-sì, è il p-primo che hai Schiantato” rispose. Albus si avviò verso di lui e ripeté lo stesso incantesimo che aveva fatto per togliere la maschera a Benjamin. Il viso sotto la maschera era incattivito, la mascella contorta in una smorfia rabbiosa.
“Ok Benjamin” disse Albus, “ti porto via da qui. Hai dei parenti da cui vuoi andare?”
Il ragazzo scosse il capo.
“Molto bene, allora starai da me per qualche tempo. Ti sei mai Smaterializzato?”
Di nuovo un cenno di diniego.
“Beh, è l'unico modo per portarti fuori di qui. Ti verrà da vomitare quando arriveremo” lo avvertì. Dopodiché mormorò Finite e le corde che legavano il ragazzo alla sedia e lo aiutò ad alzarsi; facendo ciò si accorse che teneva il braccio destro piegato e vicino al corpo, facendo smorfie di dolore quando lo muoveva.
“Fammi vedere il braccio” gli disse l'Auror, che non appena lo vide un po' più da vicino si accorse che era rotto.
“Ferula” ordinò, e delle bende ed una stecca comparvero dal nulla a steccare il braccio del ragazzo.
“Allora Benjamin, prendimi il braccio” gli disse Albus, avendo cura di mettersi alla sua sinistra. Non appena l'Auror fu sicuro che il ragazzo si stesse tenendo i due si Smaterializzarono a casa Potter-Malfoy.
Non appena Albus riaprì gli occhi vide Scorpius davanti a lui, e il ragazzo gli si lanciò addosso per abbracciarlo.
“Dio avevo tanta paura” mormorò sul suo collo.
“Sono qui, sto bene, tranquillo” rispose l'Auror. Dopodiché si staccò dal suo fidanzato per aiutare Benjamin a sedersi.
“Dammi una mano Scorp, ci vuole un Medimago” disse Al.
“Chi è?” chiese il biondo, preoccupato.
“Benjamin Fray, uno dei ragazzi che ci hanno fatto visita stasera, è un mago” rispose Al, mentre aiutava il ragazzo ferito a togliersi la felpa. “Stai tranquillo, è innocuo e senza bacchetta. È stato costretto, come vedi, e ha anche un braccio rotto.”
“Ci penso io” disse Scorp, avvicinandosi e sorridendo a Benjamin. “Io sono Scorpius Malfoy, e sono un Medimago. Ti aiuterò a guarire.”
Il ragazzo annuì, abbassando subito gli occhi.
“Non voglio andare in prigione” sussurrò. Albus gli si avvicinò e gli alzò il viso mettendogli due dita sotto il mento.
“Non ci andrai, te lo prometto” gli disse, cercando di tranquillizzarlo il più possibile.
Quando il ragazzo abbozzò un sorriso e un “Grazie” a mezza voce, Albus si permise di sorridere per la prima volta dopo aver sentito la bacchetta vibrare.


Quando Albus si Smaterializzò di nuovo in quella stanza, dove fino a poco prima si teneva una bellissima festa, nulla era cambiato. L'Auror accese le luci, tolse la maschera a tutti gli aggressori e si concentrò sul fratello di Ben.
“Innerva” disse, puntandogli la bacchetta al petto, e subito gli occhi dell'aggressore si aprirono.
Albus gli legò le braccia e lo fissò truce negli occhi.
“Chi sei e cosa vuoi?” chiese, duro.
“Non lo dirò certo ad un frocio come te” rispose sprezzante, sputando in terra.
“Mi trattengo dal tirarti un pugno in faccia solo perché sono in servizio” ribatté Albus, imbestialito ma deciso a mantenere la calma.
“Chi sei tu?” chiese lui.
“Un Auror del Ministero” rispose. “Presto arriveranno due miei colleghi e ti scorteranno proprio al Ministero, dove farai una chiacchierata con degli amici. Stavolta non te la cavi con una bacchetta spezzata, stanne certo.”
“Non parlerò” disse il ragazzo a terra, ma Albus vide nei suoi occhi un fremito di paura.
“No, certo. Ma forse non sai che la Legilimanzia e l'uso del Veritaserum sono ormai mezzi autorizzati negli interrogatori, soprattutto in caso di violenza domestica.”
“Sapevo che non avrei dovuto portare quel finocchio di Ben” urlò l'aggressore.
In quel momento due Patroni, un cervo ed un Jack Russell, fecero il loro ingresso nella stanza.
“Alohomora” disse Albus puntando la porta, che si aprì immediatamente. Suo padre e suo zio Ron fecero il loro ingresso, sul viso un'espressione di stupore.
“Va scortato al Ministero” disse Albus indicando il ragazzo a terra.
“Chi è?” chiese Harry.
“Il capo della banda, è un mago. Si chiama Albert Fray” rispose il figlio. Harry annuì e lo fece alzare da terra, dopodiché si Smaterializzò.
“Ron, bisognerà parlare con la polizia babbana. Gli Obliviatori sono stati avvisati?” chiese il più giovane.
“Sì, arriveranno a momenti. Tu stai bene?” chiese il rosso, preoccupato.
“Certo, erano tutti Babbani tranne un mago senza bacchetta ed uno innocuo, il fratello. È stato costretto a venire ed è vittima di violenza domestica, ma ne parlerò con Hermione” rispose Albus, ora molto più calmo.
“Sono tutti svenuti, puoi anche chiamare me zio ed Hermione zia” scherzò Ron.
“Sai che non mi piace in servizio” replicò il moro, ridacchiando. Quello che adorava di suo zio era il fatto che riusciva sempre a tirare su tutti di morale.
Un pop nel corridoio avvisò i due Auror dell'arrivo dei rinforzi – portati da Ron e Harry all'insaputa di Albus – e degli Obliviatori. Dopo aver spiegato la situazione Albus prese congedo, Materializzandosi nel proprio appartamento.
Ad attenderlo c'erano ancora tutti i ragazzi che, nonostante tutto, avevano ancora l'allegria per festeggiare.
“Ecco il nostro eroe!” esclamò Tay, una ragazza che Albus adorava, seduta in braccio alla fidanzata.
“Sono esausto” esclamò Albus, portandosi teatralmente la mano alla fronte. Adorava quel gruppo, così vario e bellissimo, che gli permetteva di staccare la spina dai problemi del mondo magico e perché no, anche di fare un po' lo scemo.
“Vieni qua piccolo supereroe” gli disse Scorpius, prima di prenderlo in braccio all'improvviso e portarlo sulla poltrona al centro della sala.
La festa, a quanto pareva, sarebbe durata ancora un po'.


Quando gli ultimi ragazzi si furono avviati alle proprie case Albus e Scorpius poterono finalmente sedersi a parlare.
“Come sta Benjamin?” chiese Albus.
“Dorme, gli ho dato un po' di Pozione Aggiusta-Ossa. Domani sarà fisicamente a posto; sul lato psicologico bisognerà lavorarci” rispose Scorpius.
Il biondo capiva perfettamente cosa turbava tanto il moro. Durante i loro studi ad Hogwarts Albus aveva sempre vissuto la propria sessualità apertamente, forte di un appoggio solido a casa e di un nutrito gruppo di amici. Certo, qualche episodio di bullismo c'era stato, ma subire non era nel carattere di Albus e pertanto aveva sempre reagito al meglio. L'idea che qualcuno fosse lasciato indietro, quasi come una causa persa, lo mandava in bestia.
“Dobbiamo aiutarlo” disse il moro, e Scorpius sapeva che non era una domanda; era comunque anche nelle sue intenzioni, e annuì deciso.
“Starà da noi finché non si sarà risolto tutto quanto” propose il biondo, stringendo il fidanzato a sé e lasciandogli un bacio tra i capelli corvini. Albus annuì, ringraziando Merlino di avere una persona così speciale nella sua vita.
“Dovremo dormire sul divano, ho sistemato Ben nel nostro letto” mormorò il biondo.
“Per quanto sono stanco potrei addirittura addormentarmi coi jeans” ridacchiò l'Auror.
“E io che speravo di toglierteli” replicò con fare innocente il Medimago, beccandosi una benevola occhiataccia dal fidanzato.
Dopo essersi preparati per dormire – tra le proteste del moro, che avrebbe volentieri dormito sul serio in jeans – i due si sistemarono sul divano-letto, abbandonandosi tra le braccia di Morfeo in pochi istanti.


Albus fu svegliato dalla luce che filtrava dalle tende della sala. Si accorse subito che Scorpius non era più abbracciato a lui, e si mise a sedere per cercarlo meglio; capì che si trattava in cucina quando il profumo del caffè si spanse nella stanza.
Una volta entrato in cucina vide che anche Ben si trovava lì, seduto a tavola, mentre il biondo finiva di imbandire un'abbondante colazione. Albus vide che la steccatura era sparita, che il taglio sotto lo zigomo era rimarginato e che i lividi si stavano attenuando.
“Buongiorno Ben” lo salutò l'Auror.
“Buongiorno” rispose Ben. “Grazie ancora per tutto, ieri sera è stato un delirio.”
“Adesso non pensarci” lo rassicurò Albus. “Come va il braccio?”
“Fa ancora un po' male, ma non penso sia più rotto.”
“Il dolore è normale, dopo un trauma di questo tipo” aggiunse Scorpius sorridente, mentre con un colpo di bacchetta la colazione appena preparata prendeva posto sul tavolo. Albus sapeva che non si riferiva solo al braccio rotto, ma Ben parve non accorgersene.
Durante la colazione l'Auror tenne d'occhio il ragazzo che aveva salvato la sera prima. Voleva sapere tante cose, voleva capire, ma soprattutto voleva giustizia. L'unica cosa che Albus trovò positiva fu che, almeno, il ragazzo mangiava di gusto.
Quando finirono di fare colazione Scorpius si mise a pulire i piatti, mentre gli altri due si accomodarono in sala.
“Allora Ben” esordì il moro, “quanti anni hai?”
“Ne ho 18, ho finito Hogwarts l'anno scorso” rispose Benjamin. Albus, che di nascosto aveva usato la Legilimanzia, ebbe la conferma che il ragazzo non mentiva.
“E hai sempre vissuto a Londra?” continuò.
“No, ho vissuto fino ai 13 anni a Manchester. Quando sono morti i miei genitori sono venuto a Londra, dove viveva mio fratello” replicò il ragazzo, una nota triste nella voce.
“Mi dispiace” disse semplicemente Albus.
“Non voglio tornare a vivere con lui” mormorò con voce rotta.
“E non ci tornerai” rispose immediatamente. “Rimarrai con noi finché non avrai un altro posto sicuro dove andare.”
“Non voglio essere un peso, se è un problema -”
“Non è assolutamente un problema” concluse il moro deciso, sorridendogli. Anche Ben sorrise, asciugandosi gli occhi.
“Vuoi avvisare qualcuno del fatto che sei qui?”
“Sì, vorrei avvisare un ami- il mio ragazzo ad Hogwarts” disse Ben.
“Benissimo! Sul tavolo ci sono carta da lettere e buste, e puoi usare il mio gufo” rispose lui, indicandogli le cose man mano che le menzionava. Ben annuì e si diresse al tavolo.
Il moro fece per andare in camera sua quando “Albus?”
Si voltò.
“Grazie di tutto. Senza di voi...” il ragazzo non concluse la frase.
“Ho solo fatto la cosa giusta” rispose sorridente, prima di andare a vestirsi.


L'unico posto in cui Albus si recava in Metropolvere era il Ministero della Magia; e l'unico motivo per cui lo faceva era che poteva arrivare direttamente nell'ufficio che voleva. In quel caso, quello del Ministro della Magia, Hermione Granger.
Ovviamente lui, essendo il nipote del Ministro, poteva permettersi di entrare nell'anticamera dell'ufficio direttamente dal camino. Salutò Peter, il segretario di sua zia, che sorridendo gli fece cenno di entrare. Bussò per cortesia e poi entrò.
L'ufficio del Ministro era elegante, con mobili scuri a contrasto su pareti bianche immacolate. Sulla parete di fondo, vicino ad una finestra, due quadri: uno comunicava con lo studio della Preside di Hogwarts e l'altro con il numero 10 di Downing Street.
Sua zia stava seduta alla scrivania, elegante nel suo completo color tortora. Sorrise quando lo vide entrare, alzandosi per andargli incontro.
“Buongiorno zia” la salutò Albus, stringendola in un abbraccio.
“Buongiorno a te” rispose lei, abbracciandolo a sua volta. “Vieni, sediamoci.”
I due si sedettero alla scrivania. Hermione versò del tè per sé ed Albus.
“Ho saputo, da Scorpius e da tuo padre, degli avvenimenti di ieri sera” disse la donna. Albus annuì.
“Intanto volevo complimentarmi per il sangue freddo dimostrato nell'affrontare una situazione di crisi, e nella rapidità con cui hai provveduto ad informare il Ministero. Mi hai reso una zia piuttosto orgogliosa” ridacchiò Hermione, ed Albus la accompagnò. Nonostante ricoprisse la più alta carica del mondo magico inglese, sua zia non era cambiata di una virgola da quando, sette anni prima, le avevano affidato il Ministero.
“C'è una nota dolente, purtroppo, e non ti piacerà” aggiunse Hermione. Albus la guardò serio.
“Marcus Fray ha richiesto che tu venga mandato a processo per aver usato la magia davanti a dei Babbani e contro di essi senza l'autorizzazione di un superiore.”
Ad Albus sembrò che il mondo gli fosse caduto addosso.
“Naturalmente sappiamo che questo processo è una farsa e che si dissolverà in una bolla di sapone” si affrettò ad aggiungere la donna. “Ma la legge mi impone, come Ministro della Magia, di procedere con un processo davanti all'intero Wizengamot.”
“Uno degli aggressori si chiama Albert Fray” mormorò l'Auror. “Potrebbe essere un parente?”
“Ci ho pensato, e ho richiesto un controllo” ammise Hermione. “Ma potrebbe volerci qualche giorno.”
“Io non capisco, ho fatto solo il mio lavoro...” mormorò Albus, la testa tra le mani.
“Lo so, Al” disse la donna. “Ma non posso fare eccezioni, nemmeno per mio nipote. Ricordati però che tu sei nel giusto, e che questo processo serve solo a rimarcarlo.”
Albus si alzò in piedi per tornare a casa.
“Quando è l'udienza?” chiese.
“Domani alle 11” rispose il Ministro. “Devi trovarti un avvocato, ricorda.”
“Minerva McGranitt” disse immediatamente Albus. La donna sorrise.
“Tuo padre ha detto la stessa cosa.”

Albus varcò la soglia di casa con un'espressione di sconforto sul viso.
“Cos'è successo?” chiese Scorpius immediatamente.
“Verrò processato per aver agito senza l'ordine di un superiore” sussurrò il moro, un bisbiglio appena percettibile che ad entrambi sembrò più dolorosamente rumoroso di un tuono a ciel sereno. La reazione istintiva del biondo fu di colmare in due passi la distanza tra lui e il suo fidanzato e stringerlo in un abbraccio; fu a quel punto che Albus crollò.
Le lacrime cominciarono a solcargli le guance, mentre tutto lo stress scivolava piano fuori da lui. L'aggressione della sera prima, l'idea di dover aiutare un ragazzo a guarire da ferite ben più gravi di un braccio rotto ed ora anche un processo per aver fatto il suo lavoro. Per la prima volta Albus si chiese se tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento, se tutto ciò per cui lottava fin dall'adolescenza, fosse giusto.
Ma poi cominciò a ricordare. Gli venne in mente quella volta che si era beccato una fattura per difendere Scorpius, preso di mira per la sua sessualità e per il passato del padre. Ricordò i suoi occhi ricolmi di gratitudine, e ricordò che in quell'istante aveva deciso che avrebbe combattuto sempre per quegli occhi. Gli venne quindi naturale alzare il viso, a cercare con lo sguardo quegli occhi: e quando li vide ogni dubbio sparì. Lui combatteva nel giusto, e lo avrebbe dimostrato.
Si fece forza, si asciugò gli occhi e rivolse un sorriso tremolante al suo ragazzo, che gli rispose incoraggiante.
“Zia Herm dice che sarà un processo-farsa, e che vincerò senz'altro” disse, più a sé stesso che a Scorpius. “Ma devo comunque trovarmi un avvocato.”
“Minerva” disse semplicemente Scorpius, prima di dare un bacio sulla fronte al proprio ragazzo.
“Esattamente. Vieni con me?”
Scorpius annuì.
“Quasi dimenticavo, dov'è Benjamin?” chiese il moro.
“Sono qui” disse una voce alle sue spalle. Il ragazzo era sulla porta della camera dei due, e li guardava con un sorriso malinconico.
“Vorrei venire con voi” continuò. “Mi dispiace davvero per il casino in cui ti hanno cacciato quei bruti, ma mi dispiace ancor di più di aver contribuito. Voglio aiutarti.”
Albus quasi si commosse per quello che aveva appena sentito.
“Grazie mille Ben” disse, sorridendogli. “Va bene, ti Materializzerai con Scorpius. Io prendo la Metropolvere.”
“Possiamo prendere tutti la Metropolvere?” chiese Scorpius. “Sai che non me la cavo troppo bene con la Materializzazione Congiunta.”
“Ah giusto, dimenticavo” replicò l'Auror. “Va bene, datemi due minuti per avvisare la McGranitt e poi venite.”
Mentre diceva questo gettò un po' di Metropolvere nel camino, la cui fiamma divenne verde. Albus vi entrò.
“Ufficio di Minerva McGranitt” scandì, e le fiamme lo trasportarono a destinazione.
Quando uscì dal camino dell'ufficio della Preside la donna non si scompose minimamente.
“Iniziavo a temere che avessi cambiato idea sul tuo avvocato” disse la donna, andandogli incontro.
“Ma come… Ah, capisco. L'ha avvertita Phineas?” chiese il ragazzo, sapendo già la risposta. Evidentemente Phineas Nigellus, l'uomo ritratto nel quadro nell'ufficio del Ministro, aveva già avvisato la McGranitt della decisione di Albus.
“Naturalmente, e devo dire che la tua rapidità di scelta mi lusinga” lo informò la donna.
“Era una scelta ovvia, professoressa” rispose Albus.
“Adulatore” lo canzonò un ritratto.
“Buongiorno a lei, Phineas” replicò il moro. Da bambino aveva interagito spesso con il ritratto, dal momento che aveva soggiornato per qualche tempo a Grimmauld Place prima di essere trasferito nella sua attuale sistemazione.
“Sai, Potter, credo che tu come tuo padre abbia la propensione a cacciarti nei guai e non saper gestire le conseguenze” lo accusò l'ex Preside.
“Credo, Phineas, che la tua opinione sia assolutamente superflua in questa circostanza” lo zittì una voce autorevole, prima ancora che il giovane Potter o la McGranitt potessero zittirlo. Albus Silente fissava il ragazzo dal suo ritratto, gli occhi azzurri vividi dietro gli occhiali a mezzaluna.
“Professor Silente” salutò l'Auror, ossequioso ma felice. Aveva sempre ammirato quell'uomo, così grande eppure capace di sbagliare e – cosa ancor più importante – di ammetterlo. I racconti di suo padre non erano stati disattesi dal confronto con il Silente del ritratto3, con cui spesso aveva parlato durante le sue frequenti visite nell'ufficio della Preside.
“Albus è una cosa indegna” esclamò la McGranitt, le narici che fremevano. “Un Auror che denuncia un altro Auror, a lui superiore in grado, per non aver atteso gli ordini di un superiore per salvare delle persone!”
“Dei Babbani, Minerva. Forse è questo il problema” suggerì Silente.
“Può scommetterci, professore” disse una voce proveniente dalla porta dell'ufficio. Harry Potter era sulla soglia; alle sue spalle Draco Malfoy si sistemava il cappotto, ancora un po' in disordine dopo la Materializzazione.
“Ciao papà” lo salutò Albus, andandogli incontro per abbracciarlo.
“Harry! È da tanto che non passi di qui, o mi sbaglio?” lo salutò il professore dal suo ritratto, sorridendogli.
“Professore” disse, abbozzando una sorta di inchino.
“Abbiamo delle novità” disse Draco, prendendo anch'egli posto nell'ufficio. “Marcus Fray è effettivamente zio dell'aggressore che abbiamo arrestato, Albert Fray. Ci risulta essere una persona ancora attaccata all'idea di purezza della razza” concluse, storcendo il naso. Dopo la fine della guerra Draco Malfoy e sua madre Narcissa avevano completamente rigettato il loro precedente stile di vita. Narcissa si era trasferita da Malfoy Manor in una più calda villetta nelle campagne attorno alla capitale inglese, dedicandosi ad attività di filantropia; Draco, invece, era entrato al Ministero ed era arrivato a ricoprire il ruolo di Capo dell'Ufficio Applicazione Legge sulla Magia. Aveva anche avuto da Hermione l'incarico di vigilare affinché non ci fossero discriminazioni di nessun genere tra i dipendenti del Ministero: la purga dei Nati Babbani fatta quando il Ministero era sotto il controllo di Voldemort era servita da terribile esempio.
“Il processo di domani sarà una farsa, e la cosa su cui punterà Fray è il tuo orientamento politico” aggiunse Harry.
“Che non influisce minimamente sull'esito di un processo, a meno che non si propagandi l'odio” concluse Silente.
“Molto bene. Harry, Draco, voi potete andare. Mi siete stati di grande aiuto” li congedò la McGranitt. I due uomini annuirono e si avviarono alla porta.
“Scorpius sarà qui a momenti” disse l'Auror a Draco.
“Oh, bene! Vi aspetterò nella Sala Grande, potremmo pranzare insieme” rispose lui. Il ragazzo annuì e si girò verso la McGranitt.
“E quel ragazzo, Benjamin?” chiese la donna.
“Per il momento sta con me e Scorpius, a casa mia. Ma dovremo fare qualcosa” rispose Albus.
“Credo che la signora Granger, o meglio il Ministro, abbia provveduto ad inserire tra le accuse verso il signor Fray anche quella di violenza domestica” li informò Phineas.
Si sentì bussare alla porta.
“Avanti” disse la Preside. Scorpius aprì la porta ed entrò, seguito da Ben.
“Signor Malfoy” lo salutò cordialmente il professor Silente dal ritratto.
“Buongiorno professore. Minerva” salutò il ragazzo, stringendo la mando della donna.
“Suppongo che il ragazzo dietro di te sia Benjamin Fray” disse lei. “Mi ricordo di te, hai sostenuto un MAGO in Trasfigurazione degno di lode.”
“La ringrazio signora Preside” rispose il ragazzo.
“C'è un motivo per la tua visita?” chiese la donna.
“Sì signora. Dovrei consegnare una lettera ad uno studente” replicò lui.
“Molto bene, non c'è problema” acconsentì la donna. “Direi che per il momento possiamo congedarci, dobbiamo tutti prepararci a domani.”
I ragazzi annuirono, e lasciarono l'ufficio della Preside decisi e speranzosi.
“Allora Ben” esordì Albus, appena fuori dall'ufficio della Preside. “Di che Casa è il tuo ragazzo?”
“Tassorosso” rispose lui. “Io invece ero in Corvonero.”
“Molto bene, allora andiamo alla Sala Comune di Tassorosso” replicò Scorpius.
“Non ce n'è bisogno” esclamò Ben, sorridendo. “Visto che non ho fatto coming out prima del quinto anno, avevamo un posto per vederci ed un modo per avvisarci.”
Chiuse gli occhi.
“A quest'ora ha Storia della Magia, se non sbaglio” mormorò, e dalla bacchetta uscirono piccole scintille bianche.
Dopo qualche secondo Ben riaprì gli occhi, evidentemente soddisfatto.
“Molto bene, ora andiamo al settimo piano” annunciò.
“La Stanza delle Necessità” sussurrò stupito Albus.
“Sì, esatto” replicò Ben. “Dovevo immaginare che la conosceste anche voi.”
Al pensiero di tutte le notti passate in quella stanza, da quelle caste a quelle tutto-tranne-che-caste, sia il moro che il biondo arrossirono. Ben sghignazzò.
La strada per il corridoio del settimo piano fu costellata di “Ti ricordi?” detti a piena voce da Albus e Scorpius.
“Vi manca così tanto Hogwarts?” chiese il più giovane.
“Non puoi neanche immaginare quanto” sospirò il biondo, guardando fuori da una vetrata. “Hogwarts per me è stata una seconda casa, e ho conosciuto quasi tutte le persone più importanti della mia vita.”
Nel dire ciò Albus gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue.
“Ah, eccoci qui!” disse Scorpius quando arrivarono davanti all'arazzo che segnalava la presenza della Stanza delle Necessità. Ben si mise davanti al muro, chiuse gli occhi e vi passò davanti tre volte: alla terza la porta cominciò a materializzarsi davanti a lui, che sorrise soddisfatto.
Quando i tre ragazzi entrarono, Ben per primo e i due più grandi dietro di lui, la Stanza li accolse con un delicato profumo di fiori. Il mobilio era molto. C'erano un grande letto a due piazze, un divano, un camino, addirittura una libreria ed una cucina.
“L'hai trasformata in una casa” commentò meravigliato Scorpius.
“Quando casa tua non è realmente casa, la cerchi nei posti in cui stai bene” rispose Ben girandosi verso di loro, ed una nota di dolorosa malinconia era chiaramente percepibile nella sua voce.
Tutto ad un tratto la porta si aprì, ed un ragazzo magro e non molto alto entrò nella stanza. Teneva in mano una primula, un tulipano rosso ed un tulipano giallo4.
“Jay” soffiò Ben con un sorriso raggiante. Questi non rispose, si lanciò direttamente tra le sue braccia e lo strinse in un abbraccio soffocante. Scorpius e Albus si sciolsero davanti a quella tenerezza. Quando i due si staccarono Ben gli prese la mano.
“Permettimi di presentarti Albus Severus Potter e Scorpius Malfoy” disse in tono scherzosamente solenne, guidandolo verso i due ragazzi più grandi che risero leggermente.
“Piacere, sono Jay!” rispose il più piccolo, sorridendo. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi, la carnagione era olivastra; il contrasto con quella di Ben, chiarissima, era molto particolare.
“Ma che ci fai qui?” chiese al fidanzato, prima di lasciargli un bacio sulla mano.
“Ieri è successo un dannato casino” cominciò Ben. “Per farla breve mio fratello mi ha costretto a partecipare ad un raid nell'associazione di Albus, ma lui li ha messi ko senza sforzo. Io ero terrorizzato, ho cercato di difendermi perché pensavo avrebbe aggredito anche me, invece mi ha portato a casa sua e Scorpius ha guarito le ferite causate da Albert.”
Concluse il discorso guardando intensamente negli occhi Jay. Lui non rispose, andando a lasciargli un bacio a fior di labbra. Poi si staccò dal fidanzato e, senza preavviso, andò ad abbracciare Albus e Scorpius.
“Grazie” disse semplicemente ai due ragazzi che, sorpresi ma felici, ricambiarono la stretta.
Dopo qualche secondo la stretta si sciolse, e Jay tornò dal suo fidanzato.
“Giuro che odio fare il guastafeste, ma penso che dovremmo andare” scherzò Scorpius, facendo ridacchiare i due giovani fidanzati. Si avviarono verso la Sala Grande, dove Harry e Draco li aspettavano, e il tragitto sembrò più corto dell'andata.
“Ci vediamo a Natale” disse Ben una volta arrivati all'ingresso del castello, prima di baciare il castano. I due si staccarono dopo poco e Jay tornò verso la sua aula, sempre con i fiori in mano.
“Molto romantica l'idea di quei fiori” commentò Albus, sorridendo.
“Già” continuò Scorpius. “Se non sbaglio erano 'primo amore', 'vero amore' e 'hai il sole nel sorriso', vero?”
“Esattamente” concluse Ben.
“Tu non hai mai fatto una cosa così romantica per me” disse il biondo al fidanzato in tono fintamente accusatorio.
“Ehi! Io sono estremamente romantico” protestò Albus, venendo messo a tacere dalle risate degli altri due ragazzi.
“Dai andiamo, ho fame” esclamò dunque il moro tra le risate, entrando nella Sala Grande.

Quando nel pomeriggio rientrarono a casa i tre ragazzi erano stanchi ma soddisfatti. Certo, Albus era ancora agitato per il processo che si sarebbe tenuto l'indomani, ma adesso era sicuro di essersi affidato alle persone migliori.
“Potremmo andare a trovare nonna Molly più tardi” propose il moro, sdraiato sul divano.
“Sì, è una buona idea” replicò Scorpius, che nel frattempo era entrato nella stanza reggendo un vassoio con sopra tre tazzine di caffè italiano. Ne andava matto, ed era l'unica cosa su cui non badava a spese.
“Tu vuoi venire con noi, Ben?” chiese l'Auror. “Molly è la mamma di mia madre, ed è una donna adorabile.”
“Se non disturbo volentieri” rispose.
“Assolutamente! Però dovrò avvisarla.”
Tirò fuori la bacchetta e chiuse gli occhi.
“Expecto Patronum” sussurrò, e un lupo scaturì dalla bacchetta. Si inginocchiò vicino al Patrono.
“Ciao nonna, sono Albus! Tra un paio d'ore passerò a trovarti con Scorpius ed un amico, useremo la Metropolvere” disse Albus, avendo cura di scandire le parole. Poi con un gesto di bacchetta il Patrono si mosse, e sparì velocemente oltre la parete.
“Adoro la comunicazione via Patronus” commentò Albus. “Anche meglio del cellulare, nonostante mio nonno Arthur si ostini ad usarlo.”
Le due ore successive passarono in fretta, tra chiacchiere e caffè – Scorpius ne preparava sempre in quantità industriale, “tanto a me non tiene sveglio”. Scoprirono che Ben aveva fatto una carriera brillante a scuola, distinguendosi in Trasfigurazione, Incantesimi ed Erbologia, ma che la sua vera passione erano le creature magiche. Albus ricordava con nostalgia le lezioni con Hagrid, al margine della Foresta Proibita; rise di gusto quando il ragazzo ricordò la lezione sugli ippogrifi, avvertendoli che l'unico studente che ne aveva offeso uno ancora se lo ricordava troppo bene. Anche Ben scoppiò a ridere quando Scorpius gli rivelò che quello studente era suo padre, e che aveva quasi affatturato Hagrid quando aveva riproposto a lui la lezione su quelle creature – Albus aggiunse che non lo fece solo perché Harry gli aveva ricordato che nei suoi anni ad Hogwarts aveva sempre fatto il cretino mentre Scorpius aveva la testa sulle spalle.
“E come mai non hai iniziato a lavorare con le creature?” chiese Scorpius.
“Mio fratello diceva che erano inutili, da checca” rispose. “Ma adesso voglio fare quello che dico io, senza più pensare a quell'imbecille.”
L'orologio a pendolo dietro di loro, dono della famiglia Weasley, scoccò le cinque del pomeriggio.
“Sarà meglio andare” suggerì Albus, prendendo il vasetto della Metropolvere. “La destinazione è la Tana.”
Entrò nel camino, dopo avervi gettato della polvere, ed esclamò il nome della sua destinazione. In un attimo fu risucchiato dalle fiamme, e si ritrovò alla Tana.
“Albus!” esclamò Molly. La donna era seduta sulla poltrona, ma alla vista di suo nipote si alzò e gli corse incontro. Il ragazzo la abbracciò.
“Diventi sempre più bello” disse, mentre suo nonno Arthur entrava nella stanza.
“Albus! Che piacere rivederti” lo salutò, abbracciandolo.
“È sempre un piacere venire da voi” rispose il moro, mentre Scorpius usciva dal camino avendo cura di non sporcare di cenere il pavimento.
“Buon pomeriggio Scorpius!” salutò Arthur, stringendogli la mano.
“Buon pomeriggio signor Weasley” ricambiò il biondo, andando poi a salutare la donna. In quel momento uscì anche Benjamin.
“E tu devi essere l'amico di cui parlava Albus” disse Molly.
“Esatto, mi chiamo Benjamin Fray” salutò stringendo la mano a lei e ad Arthur.
“Allora” disse Albus accomodandosi sulla sua poltrona preferita, “come stanno tutti?”
“Bene, Bill e Fleur sono venuti a trovarci con Louis” rispose Molly. “Il ragazzo ha appena finito la scuola, e ha deciso di lavorare con le Creature Magiche.”
In quel momento Louis Weasley entrò nella stanza.
“Ciao Al!” salutò allegro, abbracciando il cugino. Albus e Louis avevano sempre avuto un bel rapporto, nonostante i 7 anni di differenza – Louis aveva 17 anni, mentre Albus 24. Salutò anche Scorpius, per poi rivolgere le sue attenzioni al nuovo arrivato.
“Piacere, sono Louis” si presentò amichevole, porgendogli la mano.
“Piacere mio, sono Benjamin” rispose, sorridendo.
Forse era il sangue Veela che scorreva nelle sue vene, ma Louis Weasley aveva l'innata capacità di legare con tutti ed ammaliare chiunque si trovasse ad essere suo interlocutore. Dopo cinque minuti sembrava che lui e Ben fossero amici da una vita, e quando il rosso gli chiese se fosse interessato a vedere il suo Crup questi accettò entusiasta.
Non appena i due ragazzi ebbero lasciato la stanza Albus sapeva che era giunto il tempo delle domande.
“Perché quel ragazzo aveva quei lividi?” chiese Molly, preoccupata.
I due ragazzi spiegarono la storia alla donna e al marito, che alternavano espressioni preoccupate ad altre in cui si leggeva una punta di orgoglio.
Quando finirono di raccontare i signori Weasley avevano in mente solo una cosa: la tranquillità di Ben.
“Tranquilla, nonna, Ben sta bene con noi” la tranquillizzò Albus, alla proposta di Molly di trasferirsi tutti e tre alla Tana per un periodo.
“Va bene, ma per qualsiasi cosa vieni da me” replicò la donna. Il moro sapeva che era insito nell'indole della donna il cercare di far sentire ognuno parte della famiglia, così come aveva fatto con suo papà.
“Giuro sulla teiera preferita di Merlino” scherzò il ragazzo.
“Almeno a cena vi fermate?” chiese Arthur.
I due ragazzi si guardarono ed annuirono: una cena alla Tana era un'occasione che non si rifiutava mai.

Dopo cena i tre ragazzi erano sazi e felici. Lasciarono la Tana dopo aver rifiutato l'ennesima offerta di passare lì la notte, e tornarono a casa con la Metropolvere.
Non appena mise piede in casa Albus capì che c'era qualcun altro nell'appartamento: dalla cucina provenivano dei rumori. Sfoderò immediatamente la bacchetta e si avvicinò lentamente alla cucina, pronto a combattere. Soffocò un'imprecazione quando si accorse che l'intrusa, in realtà, era solo sua madre.
“Mamma!” esclamò Albus, e la donna non si scompose minimamente.
“Buonasera tesoro” lo salutò andando ad abbracciarlo. Il ragazzo ricambiò la stretta.
“Ho messo la porta all'ingresso di casa proprio per non far entrare la gente quando non ci sono” scherzò il ragazzo.
“Dovresti darmi una copia della chiave” replicò. “Ho dovuto Obliviare e silenziare il vostro vicino, quando ha visto che aprivo la porta con la bacchetta strillava come un gufo.”
Albus guardò la madre di sbieco, con aria di rimprovero; la donna replicò con un'alzata di spalle, per poi voltarsi a prendere in braccio Minerva.
“Dove siete stati a cena?” chiese, coccolando il gatto in mezzo alle orecchie.
“Da nonna” rispose. “Volevamo far distrarre Ben.”
“Quindi è ancora con voi?”
“Sì, e penso ci rimarrà per un po'.”
Ginny si avviò verso la sala per salutare Scorpius e Ben, lasciando quest'ultimo di stucco.
“Ben, questa è mia madre” disse Albus.
“Molto piacere” salutò Ben.
“Il piacere è mio caro” rispose la donna, sorridendogli.
“Come mai sei qui?” chiese il moro.
“Volevo sapere come stavi, se eri nervoso per domani” rispose la donna.
Albus scrollò le spalle.
“Zia Hermione dice che sarà un processo quasi farsa, e che vincerò senza problemi. Il fatto è che non mi va proprio giù” disse. La donna gli si avvicinò e gli accarezzò un braccio.
“Lo so, è una vera stronzata” sospirò. “Ma domani gli farai vedere che nessuno mette i piedi in testa a un Potter che fa il proprio dovere.”
Albus sorrise.
“Ti fermi qui a dormire?” chiese Scorpius alla donna; il pensiero che per anni era stata lei a fargli la stessa domanda lo fece sorridere.
“No, grazie Scorp” rispose. “Harry mi aspetta a casa, è decisamente più nervoso di suo figlio.”
Tutti risero, poi la donna salutò il figlio e si Smaterializzò. I due padroni di casa accompagnarono Ben nella stanza degli ospiti che Scorpius aveva provveduto a preparare, dopodiché si congedarono e andarono nella loro stanza.
“Sono stanchissimo” sospirò Albus una volta sotto le coperte. Scorpius gli si vece vicino e gli cinse la vita con un braccio.
“Sei nervoso?” chiese.
“Tanto bisogna farlo, no?” replicò il moro, girandosi verso il fidanzato a baciargli i capelli. Questi però gli prese il mento con due dita e lo baciò sulle labbra, rimanendo fermo per qualche istante.
“Ti amo, Albus Severus Potter” disse poi.
“Ti amo anche io, Scorpius Hyperion Malfoy” rispose il moro, prendendo una mano del fidanzato e lasciandovi sopra un bacio leggero. Il biondo sorrise, prima di spostare nuovamente la mano sul suo fianco e cominciare ad accarezzarlo. Entrambi si addormentarono in pochi minuti.


La mattina dopo Scorpius si svegliò all'alba e scoprì subito di essere da solo. Si alzò ed indossò la sua vestaglia di raso verde, per poi andare a cercare il suo fidanzato. Lo trovò in cucina, appoggiato alla finestra, con una sigaretta in bocca mentre litigava con un accendino. Scorpius sapeva che Albus fumava solo quando era nervoso, e sapeva anche che in quelle circostanze perdeva ogni abilità manuale, così gli si fece vicino e gli sfilò l'accendino dalle mani, per poi accendere la sigaretta. Albus fece un tiro, poi sfilò la sigaretta dalle labbra e ringraziò il fidanzato con un bacio sulla fronte.
“Sei agitato” disse Scorpius, tranquillamente. Albus annuì.
“Sai che è normale, sì?” chiese il biondo. Albus annuì nuovamente. Il fidanzato gli si mise dietro, cingendogli la vita con le braccia ed appoggiando il viso sulla sua schiena.
“Il mio uomo” sussurrò, lasciando un bacio sulla sua spalla. Albus sorrise appena. Scorpius si staccò da lui per preparare del caffè; dopo aver messo su la caffettiera si mise vicino al fidanzato e gli sfilò la sigaretta dalle dita, prendendo anch'esso una boccata. Restituì la sigaretta al moro, e si perse a guardare Londra che si risvegliava; il sole che brillava sul Tamigi, come raramente succedeva in quella città solitamente grigia e piovosa, gli diede una nuova ventata di speranza.

Albus non era più abituato a passare dall'ingresso del Ministero, e senza la guida di suo padre probabilmente si sarebbe perso. Scorpius e Ben avevano insistito per accompagnarlo, e così una non troppo allegra combriccola di ragazzi vagava per il Ministero come una scolaresca in gita.
Quando imboccarono l'ascensore che conduceva all'Ufficio Misteri sia Harry che Albus si incupirono. Harry ricordava ancora troppo bene quando, già al quinto anno, si era dovuto recare due volte all'Ufficio Misteri, e come nella seconda occasione avesse perso il padrino; ricordava ancora ogni dettaglio di quel corridoio, ogni porta, ma meglio di tutto ricordava quell'aula di tribunale dove adesso stava accompagnando il figlio. Per istinto pose una mano sulla spalla del ragazzo, cercando di trasmettergli quanta più sicurezza possibile.
“Ufficio Misteri” gracchiò la solita voce metallica in una specie di cantilena, e le porte dell'ascensore si aprirono a rivelare quel corridoio. I quattro uscirono dall'ascensore, che subito si richiuse alle loro spalle, e imboccarono la strada che conduceva al tribunale. Quando furono davanti alla porta un Auror, posto davanti ad essa come guardia, aprì la porta e lanciò ad Albus un'occhiata di incoraggiamento. Entrarono nell'aula: Ben e Scorpius si andarono a sistemare sugli spalti riservati agli uditori, Harry prese posto al banco dei testimoni e Albus si sedette sulla sedia posta al centro della sala. Consegnò la propria bacchetta a Peter e si concentrò sulla corte.
Il Wizengamot era il più alto organo giudiziario del Ministero della Magia britannico. Ne facevano parte streghe e maghi illustri, e lo stesso Albus Silente l'aveva presieduto anni prima.
Sua zia era seduta al centro, davanti ad un alto leggio rialzato. A destra vi erano maghi e streghe vestiti di nero, alla sua sinistra la loro tunica era color porpora.
“L'udienza è aperta” declamò Hermione, e il brusio dei membri del Wizengamot cessò.
“Udienza disciplinare del due novembre per sospette violazioni del codice deontologico degli Auror commesse da Albus Severus Potter, residente a Londra” annunciò la donna. “Presiede la corte Hermione
Granger, Ministro della Magia. Accusatore: Marcus Fray. Testimone della Difesa?”
“Minerva McGranitt” disse una voce calma alle spalle di Albus. La donna avanzò nella stanza: indossava un abito nero simile a quello che Albus le aveva visto indosso per anni ad Hogwarts. “Le accuse?”
“L'imputato è accusato di aver violato il codice deontologico degli Auror, usando deliberatamente la magia davanti a dei Babbani e contro di essi” sibilò un uomo che Albus riconobbe come Marcus Fray.  Era basso e corpulento, e Albus riconobbe sul suo viso la stessa cattiveria che animava il volto del nipote Albert. L'uomo non sedeva con i membri del Wizengamot, dal momento che non ne faceva parte, ma in una sedia sotto il leggio del Ministro.
“Proceda con le domande” disse la donna.
“Signor Potter, era a conoscenza del fatto che gli Auror non possono usare la magia in presenza dei Babbani?” chiese.
“Sì, ma la legge stabilisce anche che in casi eccezionali, in cui si minacci la vita del mago o di qualunque Babbano presente, siamo autorizzati ad usare la magia” rispose Albus, stranamente calmo. La presenza di persone di cui si fidava aveva un potere rilassante, per il momento. L'uomo accusò il colpo.
“Era invece a conoscenza di dover attendere l'ordine di un superiore?”
“Ero l'unico Auror presente in una situazione di pericolo” replicò il ragazzo.
“Signor Potter, lei ha un'opinione piuttosto decisa per quanto riguarda la politica babbana” continuò l'uomo, che cominciava chiaramente a perdere la pazienza.
“Non vedo come questo influenzi il processo in questione” lo interruppe la McGranitt.
“Influenza il processo nel momento in cui i presunti intrusi si rivelano di orientamento politico opposto a quello del signor Potter” rispose l'uomo con strafottenza. “Signor Potter, è vero quello che dico?”
“Sì” rispose il ragazzo. “Ma ho agito come Auror per il bene di altri 40 babbani presenti nell'edificio.”
“E ha dei testimoni al riguardo?” chiese l'accusatore, con tono cattivo.
“Si, li abbiamo” disse Minerva McGranitt. “Signora Ministro, vorrei chiamare a testimoniare Benjamin Fray.”
Ben, seduto sugli spalti del tribunale, si irrigidì; ma ricordò immediatamente che Albus era lì per colpa di suo fratello e di suo zio, e la voglia di rimediare gli diede il coraggio. Non appena Hermione ebbe dato il suo consenso il ragazzo si alzò, andando a sedersi al banco dei testimoni.

“Signor Fray” cominciò la McGranitt. “Lei era presente al momento dell'aggressione all'associazione del signor Potter?”
“Sì” rispose Ben, la voce tremante che cozzava con lo sguardo deciso.
“Può sostenere che il signor Potter abbia agito per legittima difesa?” chiese ancora la McGranitt.
“Sì” replicò nuovamente.
“Signora Ministro” annunciò la McGranitt, “vista la testimonianza del signor Fray e vista la verifica dello Specchio di Sicurezza che è stata notificata a mezzo gufo stamattina, chiedo l’assoluzione da tutte le accuse del signor Potter.”
Marcus Fray era livido. Era ormai chiaro che il processo era chiuso.
“Traditore della tua famiglia!” iniziò ad urlare diretto a Ben. “Hai fatto arrestare tuo fratello e hai testimoniato contro la tua famiglia! Sei una vergogna!”
“No, tu sei una vergogna!” replicò Ben, urlando anche lui. “Tu sapevi! Sapevi cosa mi faceva Albert! E non hai mai detto niente!”
“Volevamo guarirti!” disse sprezzante l'uomo. A Ben vennero gli occhi lucidi.
“Beh, guarisci qualcun altro” replicò, con voce rotta. “Ormai non sono più parte della famiglia.”
L'uomo non ci vide più. Estrasse la bacchetta da sotto il mantello e la puntò verso il ragazzo.
“Doholoferio5!” urlò, ma l'incantesimo fu deviato dalla McGranitt. Subito dopo la bacchetta gli volò di mano, ed Hermione lo ammanettò con un colpo di bacchetta.
“Scortate immediatamente il signor Marcus Fray nelle celle dell'Ufficio Misteri” disse il Ministro, “dove attenderà il processo per aggressione e uso di incantesimi illegali.”
Due Auror presero l'uomo per le braccia e lo portarono di peso fuori dall'aula.
“Streghe e maghi del Wizengamot” disse la donna. “Quanti di voi sono a favore dell'assoluzione dell’imputato da tutte le accuse?”
Tutti i maghi della corte alzarono la mano. Il processo era vinto.
“Dichiaro il signor Potter assolto da tutte le accuse perché il fatto non è reato” concluse la donna. Albus si alzò dalla sedia e corse ad abbracciare Scorpius, con le gambe che gli tremavano. Il biondo gli accarezzò la nuca, sapendo che ciò lo calmava sempre, e infatti le gambe smisero quasi subito di tremare. Sciolto l'abbraccio Albus si girò verso Ben, che gli sorrideva con gli occhi lucidi. Senza pensarci due volte gli andò incontro e lo abbracciò stretto, ringraziandolo a ripetizione. Sentì un click alle sue spalle, e si voltò per vedere Scorpius mettere via il proprio telefono. Sorrise.


Qualche giorno dopo il processo la situazione era tornata alla normalità. Ben viveva ancora con Albus e Scorpius, e i tre avevano trovato un bellissimo equilibrio in un tempo record.
Una mattina Ben era uscito per fare degli acquisti a Diagon Alley. Aprì la porta e trovò la casa vuota, con un biglietto sul tavolo.
C'era scritto “Siamo in terrazzo. Raggiungici!”, e la calligrafia era quella di Albus. Posò gli acquisti e si recò sul terrazzo, che si trovava sul tetto del condominio dove vivevano. Trovò Albus e Scorpius, sorridenti, davanti ad un tavolino di ferro battuto.
“Mi devo preoccupare?” scherzò Ben. I due ragazzi ridacchiarono.
“No, non direi” disse una voce alle loro spalle, e Ben sobbalzò. I due ragazzi si spostarono e Jay apparve dietro di loro, un sorriso raggiante in volto.
“Sorpresa” mormorò, e Ben gli corse immediatamente incontro per stringerlo in un abbraccio soffocante.
“Che ci fai qui?” chiese, senza sciogliere l'abbraccio.
“Albus e Scorpius avevano una sorpresa per noi, sono venuti a prendermi ad Hogwarts ed ora sono qui” rispose Jay.
I due si staccarono, tenendo comunque le mani intrecciate, e si misero dall'altra parte del tavolino rispetto agli altri due ragazzi.
“Allora” esordì Scorpius, “vi abbiamo convocato qui per una ragione ben precisa.”
“Sappiamo che state insieme da tanto tempo, e che vi siete creati una casa ad Hogwarts” continuò Al.
“Visto che abbiamo ottenuto un bel risarcimento dai processi ad Albert e Marcus6 abbiamo deciso di farvi una sorpresa” concluse il biondo sorridente, mentre passava una scatolina ai due ragazzi di fronte a loro. Jay la prese e la aprì, con mani tremanti; quando videro il contenuto i due ragazzi si portarono una mano davanti alla bocca, scioccati.
All'interno della scatola c'era una chiave: la chiave di un appartamento.
“Abbiamo deciso che avevate bisogno di una casa vera, dopo tutto” disse Albus. “E visto che ormai siete parte della famiglia, ve l'abbiamo presa accanto alla nostra.”
“Dopo aver visto tua madre aprire casa con la bacchetta, il vicino ha voluto vendere alla velocità della luce” ridacchiò il suo fidanzato.
“E mamma che diceva di averlo Obliviato” rise il moro.
Prima che se ne potessero accorgere si trovarono avvolti in un abbraccio stritolante dei due più giovani. Quando si staccarono Ben aveva le guance rigate di lacrime.
“Non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto questo” disse, sorridendo.
“Era la cosa giusta da fare, e sinceramente non sono mai stato tanto felice di fare il mio dovere” rispose Albus. Scorpius, accanto a lui, pensò che era la dichiarazione più bella che avesse mai fatto.
“C'è un'altra cosa” disse Jay. “Ben, il professor Hagrid vorrebbe che tu venissi ad insegnare con lui Cura delle Creature Magiche.”
Ben sgranò gli occhi, sorrise, annuì e baciò con passione il fidanzato, che dovette alzarsi sulle punte per raggiungerlo.
Click.

Un anno dopo

Il sole splendeva su Londra, nonostante fosse Novembre. La vita di Albus Severus Potter sembrava quella di sempre: lavorava ancora come Auror, viveva ancora nel suo grazioso appartamento, sua mamma non aveva ancora perso il vizio di entrare in casa senza avvertire, il gatto si prendeva ancora le coccole di tutti.
Eppure alcune cose erano cambiate eccome.
Innanzitutto aveva due nuovi vicini di casa: Jay si era diplomato, conseguendo ottimi voti specialmente in Erbologia e Pozioni, e lui e Ben vivevano felici nell'appartamento che gli avevano regalato lui e Scorpius.
A proposito del biondo, anche con lui le cose erano leggermente cambiate: e l'anello d'oro bianco, che in Giugno sarebbe stato sostituito da una fede nuziale, glielo avrebbe ricordato per sempre.
Ai fiori, chiaramente, ci avrebbe pensato Ben.


Note

1. Lo Specchio di Sicurezza è una mia invenzione, ed è un sistema di allarme che avvisa il mago che lo possiede dell'arrivo imminente di uno o più nemici. Una sorta di “ibrido” tra lo specchio di Moody e uno Spioscopio!

2. Il lupo è un animale forte, estremamente fedele al proprio compagno e al proprio branco; ecco, Albus secondo me è esattamente così. Per chi lo volesse sapere, secondo me il Patronus di Scorpius è una volpe.

3. Mi è sempre piaciuto pensare che i presidi di Hogwarts e, in generale, i ritratti animati mantengano il carattere della persona ritratta. E poi andiamo, l'idea di Albus Silente che parla con Albus Potter durante le sue visite nell'ufficio della McGranitt è bellissima!

4. Il significato dei tre fiori che Ben fa apparire per avvisare Jay della sua presenza ad Hogwarts è spiegato poi da Scorpius; li ho scelti perché mi piace studiare il linguaggio dei fiori, e questi tre li trovavo molto adatti ad una coppia giovane e profondamente innamorata.

5. Doholoferio è una maledizione, inventata dal Mangiamorte Antonin Dolohov, che provoca gravi lesioni interne. È quella usata contro Hermione nell'Ordine della Fenice (libro) durante la battaglia dell'Ufficio Misteri. Se non sbaglio è stata proprio mamma Row a far sapere che quest'incantesimo era stato messo fuorilegge dopo la fine della Seconda Guerra Magica.

6. Albert e Marcus Fray vengono processati “per direttissima”, e questo rende possibile il fatto che in pochi giorni siano già stati condannati. Ovviamente, secondo la mia modesta opinione, il sistema giudiziario dei maghi inglesi funziona alla perfezione. I due non vengono mandati ad Azkaban perché la prigione viene dismessa dopo la fine della Seconda Guerra Magica: vi vengono rinchiusi solo i Mangiamorte condannati.

L'angolo dell'autore

Eccomi qui!
Ritorno su EFP con una storia che ha una genesi lunga e sentita. Le influenze esterne sono tante: film, musica, ma anche tanta attualità. Voglio pensare che non serva un mago per combattere la violenza, a tutti i livelli di rappresentanza politica (mi senti, stupido uomo arancione? Non ti vogliamo!).
Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate! Anche perché ho già in mente un prequel, un sequel ed uno spin-off, quindi voglio sapere se vi andrebbe di leggerlo HAHAHA.
Un bacio a tutti!

Federico.
 
   
 
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