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Autore: ieia    05/06/2009    8 recensioni
La mia storia è come tutte le altre:l'ambientazione è sempre a Forks,c'è sempre Edward bello da svenire e c'è sempre Isabella. Ma questa volta la protagonista incontrerà il suo amato in una forma diversa...leggete e capirete... Piccola Anticipazione "- Stupida ragazzina- ringhiò con disprezzo - Ci saremo potuti divertire insieme, ma tu hai voluto fare la difficile, e ora ne pagherai le conseguenze- . Rimasi immobile, troppo spaventata per muovermi. Sentì ancora le sue labbra percorrermi la giugolare fino a fermarsi sul lato sinistro del mio collo. Successivamente, l'unica cosa che percepii furono i suoi denti che penetravano nella mia carne."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Bella’s POV

La notte era calata presto quel giorno, dovevo sbrigarmi se non volevo far aspettare mio padre: avrebbe certamente sbraitato come un forsennato se non mi fossi data una mossa per tornare a casa a preparargli la cena. Però non era colpa mia se il supermarket di Forks, minuscola e piovosa cittadina dello stato di Washington in cui mi ero trasferita da circa un anno per permettere a mia madre di viaggiare liberamente con suo marito Phil, aveva dovuto chiudere per un paio di giorni; anzi, mi ero anche presa la briga di farmi un’ora di macchina fino a Port Angeles per far provviste, doveva solo che essermi grato.

Le buste della spesa erano grandi e pesanti e a malapena riuscivo a vedere dove mettevo i piedi, cosa mooooolto pericolosa considerando le mie inesistenti capacità d'equilibrio. Camminavo lentamente sul ciglio della strada, illuminata sporadicamente dai lampioni fiochi. Ogni tanto qualche passante mi camminava al fianco, ma nessuno mi dava molta importanza. Alle volte era davvero deprimente essere considerata così anonima. Percorsi un'altra decina di metri quando mi squillò il cellulare. Di malavoglia posai a terra le buste della spesa e presi l'apparecchietto dalla minuscola tasca dei jeans.

- Pronto?- domandai sbuffando

- Isabella Marie Swan, si può sapere dove ti sei cacciata? Incosciente ha già fatto buio e tu non sei a casa, appena torni ti rinchiudo in camera a vita!!- sbraitò Charlie, il mio papà / capo della polizia.

- Char....papà tranquillo, sto bene. Il market in città era chiuso e così sono venuta a Port Angeles. Rilassati ora prendo la macchina e tra tre quarti d'ora sono a casa - cercai di rassicurarlo

- O...ok, ma fai presto: dicono che lì ci sia un tipo pericolo che aggredisce le giovani ragazze; non sono sicuro, torna presto, io ti aspetto- 

Di colpo mi fece una grandissima tenerezza: come avrei mai potuto lasciare il mio papà così timido e bisognoso d'amore?
- Tranquillo- lo rassicurai - non potrei mai lasciarti a casa da solo per troppo tempo: per i morsi della fame potresti addirittura provare a farti un uovo sodo!!!Oddio mi ritroverei la casa distrutta dalle fiamme!!- assunsi un canzonatorio tono preoccupato.
- Non tirare troppo la corda signorinella - mi intimò lui a metà fra il divertito e lo scocciato - io mi sono fatto da mangiare per sedici anni senza nè te nè tua madre, sò badare a me stesso - concluse fiero di se.
- Si, come no- cominciai io ironica - Papà devo andare se no torno troppo tardi - dissi velocemente.
- Ok Bells, ti aspetto quì -
-Ti voglio bene - sussurrai dolcemente.
- Anche io, tesoro, sii prudente- ricambiò imbarazzato.
Chiusi la telefonata e mi piegai per raccogliere le buste, che nel frattempo si erano fatte ancora più pesanti. Nel tentativo improvviso di raccoglierle tutte e due insieme persi l'equilibrio e cadetti indietro. Mi preparai psicologicamente al dolore che mi aspettava una volta entrata in contatto con l'asfalto quando due forti e pallide braccia mi afferrarono al volo.
- Scu...scusi - mormorai rossa di vergogna.
- Non c'è problema- mi comunicò la voce melodiosa e suadente - Fa sempre piacere salvare una così bella ragazza-
Mi scostai dal suo tocco freddo e posai la spesa a terra. Mi voltai per scusarmi ancora, ma rimasi spiazzata: ero stata salvata da un bellissimo ragazzo, no bellissimo era riduttivo, diciamo un vero e proprio adone, un bronzo di Riace: la pelle era bianca e lucida sotto la luce del lampione, le labbra erano piene e incorniciavano un bianchissimo sorriso comprensivo. I capelli erano lunghi e neri come la pece, coprivano appena i suoi occhi circondati da due profonde occhiaie, unica pecca di quel viso così perfetto. Da sotto la frangetta bruna spiccavano due iridi color rosso topazio.
- Sono troppo pesanti per te?- mi domandò intenerito.
- Un...un pò- ammisi imbarazzata.
- Bene, allora ti aiuto- propose mentre prendeva con un braccio solo tutti e due i macigni che giacevano sull'asfalto - Abiti da queste parti?-
- No no - mi affrettai a rispondere -Io vivo a Forks, a circa un'ora di auto da quì, se...se proprio me le vuoi portare la mia auto è per di quà- gli feci strada impacciata.
Immersa in un'imbarazzante silenzio contai i secondi che ci separavano dal mio amatissimo pick up. Tre minuti e diciotto secondi dopo ci ritrovammo accanto al mio fidatissimo Chevy. Aprì il bagagliaio e vi infilai dentro le buste, poi mi girai verso il mio salvatore e gli sorrisi gentile.
- Bhè, grazie, mi sei stato molto d'aiuto signor...?-
- Mi chiamo Joshua, e dammi pure del tu, infondo ho solo vent'anni- mi tese la mano cordiale.
- Bella- risposi stringendo quel pallore cadaverico che aveva la stessa temperatura di un cumulo di neve.
Mi  voltai di nuovo per chiudere il portabagagli, quando mi ritrovai con il petto di Joshua  che aderiva  alla mia schiena.
-  Cos...cosa stai facendo?- bisbigliai  bordeaux.
-  Hai un buonissimo profumo sai? E poi sei così maledettamente attraente. Mi fece voltare in modo da potermi vedere in faccia e con un semplice scatte della mano mi strappò la camicetta. Non ebbi nemmeno il tempo di essere spaventata che subito la sua bocca si impossessò prepotente della mia. Cercai di divincolarmi, ma ero troppo debole e non riuscivo neanche ad allontanare le sue labbra da me. Mi sbattè a terra e in un attimo mi sovrastò col suo corpo. Velocemente con le labbra tracciò il profilo del mio collo e delle mie spalle, sino ad arrivare all'ombelico. In quel momento, quando sentì qualcosa di duro contro la mia camba, strillai con tutto il fiato che avevo in gola. Joshua mi tappò la bocca con la mano e continuò il suo perverso gioco. Due calde lacrime mi rigarono le guance mentre pregavo ogni santo esistente e quel Dio onnipotente per mandare qualcuno a salvarmi. Purtroppo però lui non arrestava la sua corsa e io ormai temevo per il peggio. Stavo quasi per arrendermi quando si fermò di colpo sull'incavo della mia gola e avrei giurato di averlo sentito sussultare.
- Stupida ragazzina- ringhiò con disprezzo - Ci saremo potuti divertire insieme, ma tu hai voluto fare la difficile, e ora ne pagherai le conseguenze- .
Rimasi immobile, troppo spaventata per muovermi. Sentì ancora le sue labbra percorrermi la giugolare fino a fermarsi sul lato sinistro del mio collo. Successivamente, l'unica cosa che percepii furono i suoi denti che penetravano nella mia carne. Faceva male dannazione! E la cosa peggiore era che lo sentivo: udivo il suo succhiare avido e non ci capivo più niente. D'improvviso un fuoco incandescente mi percosse il petto: bruciava e non lasciava scampo, ogni cellula del mio essere si sentiva ardere da quelle fiamme così maledettamente reali. Eppure ne ero sicura, ero ancora sdraiata sui sanpietrini umidi di Port Angeles, che mi stava succedendo? Non lo sapevo e sinceramente non me ne importava niente, volevo solo che l'incendio che avevo dentro si placasse in qualche modo. Iniziai a gridare ancor più forte di prima per sfogare il dolore che stavo subendo. D'un tratto qualcuno, o qualcosa, scaraventò Joshua contro il muricciolo dall'altra parte della strada e vi si avventò sopra, sentì distintamente il rumore di ossa che si rompevano e il rumore di un accendino. Voltai la testa e, dove avrebbe dovuto esserci il mio assalitore, era comparso un piccolo fucherello che si estinse in pochi istanti. Continuai a dimenarmi affinchè il mio incendio interiore seguisse l'esempio di quello spentosi in brevi istanti, ma non fu così.
- Ti...ti prego- ansimai verso il mio salvatore - fa smettere questo fuoco, non lo sopporto più-
Vidi due gambe snelle avvicinarsi a me e finalmente potei vedere il volto del mio eroe.
L'ultima cosa che ricordo, prima di svenire era il coraggioso combattente, che aveva le fattezze di una meravigliosa dea bionda, che mi sorrideva benevolo e diceva ironicamente:
- Questo si che è un gran bel problema-
  
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