Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: voiceOFsoul    23/03/2017    1 recensioni
Ram aveva ormai raggiunto un equilibrio ma adesso si ritrova senza lavoro, convive con Diego in una situazione imbarazzante e non vede Alex e Vale da troppo tempo. Da qui deve ricominciare da capo. Il suo percorso la porterà a incrociare nuove vite, tra cui quella di Tommaso che ha appena imparato a sue spese che la perfezione a cui tanto Ram aspirava non esiste.
Si può essere felici anche se si è imperfetti?
[Seguito di "Volevo fossi tu" e "Ancora Tu", viene integrata e proseguita l'opera incompleta "Open your wings and fly"].
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Non dimenticherò mai il mio primo evento di beneficenza. Avvenne durante il tirocinio obbligatorio per il corso di laurea ed io ero ancora una sbarbatella piena di sogni convinta che con duro lavoro ed impegno si riuscissero a battere le raccomandazioni. Le uniche serate di beneficenza a cui avevo assistito erano state quelle delle serie tv pomeridiane con protagonisti ragazzi pieni di soldi con nient’altro da fare che incasinarsi la vita per dimostrare che anche i ricchi piangono, per cui ne avevo un’idea abbastanza differente da quello che mi trovai ad affrontare. Avevo in mente un enorme salone con colonne altissime e una vistosissima scala all’ingresso, luci calde ad illuminare gli ampi spazi riempiti da invitati che danzavano accompagnati da una piccola orchestra, tavoli laterali dedicati al buffet e camerieri che girovagavano offrendo stuzzichini agli ospiti, un open bar poco distante per poter avere il proprio cocktail servito da gellatissimi camerieri con il papillon. Mi trovai, invece, ad affrontare una grigliata in piena campagna, circondata da pollame svolazzante e giostrai. Da allora ho capito che, anche se si tratta di lavoro, bisogna informarsi sul tipo di serata prima di decidere se indossare le tacco dodici laccate.

Stasera, fortunatamente, non ci saranno di queste sorprese. Il tema sono gli scontati anni ‘80, di certo non il preferito tra quelli a cui ho partecipato ma credo che ci sarà comunque da divertirsi. Rebecca ha preso la cosa fin troppo sul serio e, a parte il colore di capelli, sembra una sosia quasi perfetta di Madonna sulla cover del suo primo album.

«Dove hai preso quella roba?» le dico ridendo.

«Quasi tutta roba mia, qualcosa l’ho presa dieci minuti fa in un negozietto qui vicino.»

«Sei uscita senza dirmi nulla?» le chiedo mentre mi tampono i capelli bagnati prima di iniziare ad asciugarli.

«In realtà sono uscita a prendere qualcosa per te. Sapevo che non avresti avuto niente da mettere.»

«Che dici? Io mi sono già organizzata. Jeans, maglietta bianca, sneakers, i miei ricci sono già cotonati di loro ed esagererò un po’ con il trucco. Più anni ‘80 di così si muore.» dico mentre passo il phon a testa in giù.

«Sei noiosa Ram! Qual è la tua icona anni ‘80? Quella palla di Brenda di Beverly Hills?»

«Prima di tutto, Brenda non era affatto noiosa. E poi tu non sei un po’ troppo giovane per ricordarti di lei? Io già la ricordo a stento.»

«Dettagli! Per il momento dobbiamo solo pensare a cosa io ho deciso a insindacabile giudizio di farti indossare stasera.» Poggia un enorme busta di carta sul letto. «Trovi tutti lì dentro. Torno tra mezz’ora a vedere cosa hai combinato e a riparare i tuoi danni.»

Con i capelli ancora umidi osservo la busta che mi guarda minacciosa. Ho quasi paura di scoprire cosa ci troverò dentro!

«Giuro che se c’è una giacca con le spalline o un completo fluo, la strozzo!» dico alla stanza vuota mentre inizio a spacchettare il suo regalo.

Indosso quello che Rebecca ha scelto per me storcendo un po’ il naso, ma quando mi osservo allo specchio noto che questo stile non è niente male. Nient’altro che pantaloni di pelle nera (e finta) accompagnati da un gilet dello stesso materiale e da una canotta di rete con una fascia coprente per il seno. Senza i miei chiletti di troppo e con un bel po’ di addominali fatti regolarmente sarebbe senz’altro una meglio, ma il risultato nel complesso non è male. Da una scatola tiro fuori anche degli stivaletti a caviglia con la suola a carrarmato ma senza tacco, in contrasto con il caldo della serata ma perfettamente in armonia con il resto.

Puntuale come un orologio svizzero, Rebecca si ripresenta in stanza. Mi rivolge quello che interpreto come lo sguardo di un inventore orgoglioso della propria creatura. Riesco a convincerla a non esagerare con il trucco visto che tutto il resto è già abbastanza estroso per cui riesco a strappare un trucco semplice sugli occhi con solo una bella riga di eyeliner nero anche se non riesco a farla desistere sul rossetto fucsia. I capelli, per fortuna, le piacciono quindi i miei ricci rossicci non subiscono nessuna pesante tortura se non qualche ritocco: la riga un po’ più verso sinistra, due mezze trecce sul lato non coperto dai capelli e, prima che riesca a dirle di no, mi aggancia un fiocco, fortunatamente non troppo grande.

Spero solo che gli altri ospiti abbiano preso sul serio il tema quanto lei, così potrò confondermi in mezzo alla folla e, chi lo sa, potrei anche sembrare normale!


L’ambiente è stato addobbato in armonia con quelli che sono stati gli anni più stravaganti che siano mai esistiti, sono riusciti a riprodurre le mille sfaccettature che hanno fatto dei camaleontici ‘80 uno dei periodi più famosi e rimpianti di sempre. I ragazzi e le ragazze del catering che stanno terminando di allestire i tavoli del buffet, sono vestiti per metà da protagonisti di Grease e per l’altra metà in stile punk o rock. Visti tutti insieme formano un mix che ha del surreale: non ci si crede che stili tanto diversi abbiano cavalcato l’onda quasi simultaneamente.

Non prevedevamo di partecipare ad una tale serata, ma fortunatamente il nostro stile è perfettamente adeguato. Ho la vaga sensazione che De Blasi lo abbia fatto apposta. Per quanto è potente la sua influenza, potrei anche supporre che abbia convinto chi ha organizzato la serata a creare la situazione giusta per noi. Non dovrei essere tanto sicuro, forse.

Ci aggiriamo per il salone, finché una giovane donna non ci viene incontro. Lei non è per nulla in tema con la serata, stretta nel suo compostissimo tailleur e con un’elegante collana di perle che le corre intorno al collo. Ha in mano una cartelletta di plastica e ci punta con passo fermo.

«Siete i ragazzi di Antonio?» ci chiede.

«Sì.» risponde Giorgio, sovreccitato da tutta la situazione.

«Bene. Sono Carrie, la segretaria di De Blasi, ci siamo sentiti per telefono. Seguitemi, vi accompagno nel backstage.»

Ci accompagna lungo un corridoio pieno di porte fino ad una stanza con una targhetta su cui c’è scritto “Gruppi Musicali”.

«Eccoci qui. Per quanto riguarda il check audio, credo che i tecnici audio abbiano praticamente finito, vi chiameranno tra poco.» Si ferma a guardare l’orologio. «L’evento inizierà ufficialmente tra due ore e mezza, quindi dovrete fare in fretta, non potrete provare tutti e quattro i brani, ma questo sicuramente lo sapete meglio di me. Tra poco arriveranno anche gli altri. In totale sarete quattro gruppi ad esibirvi stasera. Questa purtroppo è l’unica stanza che ci hanno fornito come camerino per tutti voi, perciò dovrete condividere lo spazio. Se non mi sbaglio voi sarete i terzi ad esibirvi e considerato che tra un’esibizione e l’altra sono previsti altri interventi, inizierete molto in là con la serata quindi se quando inizierà l’evento vorrete recarvi in sala per cenare o anche solo per non stare chiusi qui dentro, sentitevi liberi di farlo. Vi chiediamo solo di essere qui dietro almeno al termine dell’esibizione del secondo gruppo e, ovviamente, al momento vi consiglierei di non andare via di qui prima di aver fatto il check audio. Per il resto, il bagno per gli artisti e il resto dello staff è in fondo a questo corridoio a destra. Credo di avervi detto tutto. Avete domande?»

«Il signor De Blasi è già qui?»

Carrie fa un mezzo sorrisetto, come se volesse esprimere con il solo sguardo tutta la compassione per la mia ingenuità.

«Non credo che arriverà prima dell’inizio della serata. Adesso, scusatemi, ma ho una baracca da mandare avanti. Se doveste avere richieste o problemi, potete rivolgervi alle hostess in sala. Le riconoscerete facilmente: saranno le uniche ad avere un aspetto normale stasera.» dicendolo ci guarda con una vena leggermente snob, come se pregasse il cielo che il nostro aspetto non fosse quello tutti i giorni, e poi va via.

Giacomo si getta a peso morto su uno dei divani.

«Ci pensate che questo un giorno potrebbe essere la nostra vita?» esclama entusiasta Giorgio.

«Il nostro futuro sarebbe uno sgabuzzino diviso con altre venti persone? No, grazie.» risponde Giacomo mentre ha la faccia immersa nel cuscino.

Ridiamo e la strana tensione che ci sentivamo addosso si scioglie.

Qualcuno bussa alla porta, dalla soglia si affaccia quella che dovrebbe essere una delle hostess.

«Ragazzi, quando volete i tecnici sono pronti per il check.»


«Che ne pensi?» chiede Rebecca sorridendo raggiante.

«Penso che ammiro sempre di più il tuo entusiasmo!» mi sforzo di emulare al meglio la sua espressione. «Devo essere l’unica persona al mondo a ringraziare il cielo di non aver vissuto negli anni ‘80 a quanto vedo.»

Intorno a noi, i molti partecipanti già arrivati, si scatenano tra luci stroboscopiche, palle specchiate, body attillati, giacche di pelle e capelli cotonati che sfidano la gravità, al ritmo di “All night long”.

«Spera che restino sulla musica straniera...» annuncio alla mia gasatissima collega «...se sento partire il “Gioca Jouer” o “Cicale Cicale”, giuro che mi sparo un colpo in testa!»

«Da quanto ho capito, De Blasi si è interessato sia del dj set che dei live. Mi sono informata sul tipo di musica che tratta e, anche se spazia tra vari generi, non credo che sia un grande fan di Heather Parisi.»

Prendo il foglio con il programma della serata che ci hanno dato all’entrata e lo leggo velocemente cercando di non farmi esplodere le cornee a furia di stampe animalier.

«Credo che sarà meglio di come mi aspettassi.» commento. «Tutta roba seria. Questo Se Blasi ne capisce sul serio: Aerosmith, Madonna e, guarda qui, addirittura il Re, Michael Jackson. Spero solo che non lo facciano rivoltare nella tomba! Le cover band mi fanno un po’ temere, sono sempre un grandissimo punto interrogativo.»

«Ti divertirai, te lo assicuro io. Secondo me rimorchierai pure, sei uno schianto stasera.»

«Se lo dici tu.»

Rebecca mi regala un enorme sorriso eccitato, alza i pollici e si intrufola in mezzo ai ballerini. Resto a guardarla dal ciglio della pista, cercando di ricordare da quanto tempo non riesco a sciogliermi ballando. Da quando mi imbarazza la possibilità che qualcuno mi guardi ballare? Eppure, in un tempo non molto lontano, stare su un palco a fondermi con la musica era tutto ciò che avrei voluto fare per l’intero scorrere della mia vita.

La voce di Lion Richie viene sostituita dal sound molto più deciso di “My Sharona”. Il ritmo di questa canzone e la batteria incalzante mi hanno sempre trasmesso allegria ed energia. Inizio inconsapevolmente a muovermi a ritmo, in modo discreto, senza spostarmi dal ciglio della pista, ma Rebecca mi nota. La vedo illuminarsi ancor di più, mi viene incontro e mi trascina per i polsi al centro della pista. Resto immobile, ridendo imbarazzata, ma lei non demorde finché non mi lascio andare a un balletto poco ispirato ma molto divertito insieme a lei. Continuiamo a ballare finché il dj annuncia che sta iniziando lo show della prima cover band: una ragazza giovanissima interpreterà le canzoni dell’affermatissima Madonna. Una bella sfida non c’è che dire.

«Prendo da bere. Ci rivediamo qui, non muoverti.»

Rebecca, si fa largo verso il bancone del bar lasciandomi da sola. Sto ancora sorridendo, non credevo di potermi divertire così a una serata del genere, eppure mi sento frizzante.

Le poche luci colorate vengono spente. Mi volto verso il palco totalmente buio. Un unico fascio di luce viene acceso, accompagnato da un brusio lungo il pubblico. Sul palco la ragazza è in piedi posta di profilo al centro di un mare di morbido tulle bianco, sulla sua testa spicca un diadema da cui parte un lungo velo che la avvolge completamente ma lascia intravedere un corsetto bianco che a stento copre un seno molto voluminoso e una gonna morbida ma estremamente corta da cui fuoriescono delle gambe chilometriche che finiscono in delle scarpe dai tacchi vertiginosi. Mentre inizia a cantare “Like a Virgin” tutti attendono già con ansia il momento in cui deciderà di eliminare il velo che la copre e mostrare a tutti il suo aspetto tutt’altro che casto. Mi concentro sulla sua voce, un po’ troppo acuta per ricordare quella della grande icona anni ‘80. Peccato.

Sento una presenza fermarsi accanto a me. Non è Rebecca, altrimenti l’avrei già sentita urlare per l’esaltazione probabilmente. Vado leggermente in avanti per lasciar posto, ma la presenza si avvicina di nuovo. Faccio un altro passo in avanti, ma ottengo lo stesso risultato. La cosa inizia a darmi fastidio, odio le persone invadenti che devono starti appiccicate. Resto immobile, irrigidita, sperando che se ne accorga e si sposti, ma l’effetto è contrario. Si avvicina ancora di più, mi si appoggia contro la schiena e mi poggia una mano sulla spalla.

Mi scosto, voltandomi di scatto, con uno sguardo inceneritore, ma lo trovo lì che mi osserva con il suo solito sorrisetto sornione e il suo sguardo prepotente. Il cuore inizia a battermi in modo disumano, sento le gambe farsi molli e devo combattere con molta forza contro il mio sistema nervoso per bloccare il tremore che sento pronto a partire.

«Ciao nanetta.»

La sua voce sa ancora farmi venire i brividi, anche se ben diversi da quelli che mi provocava un tempo. Per un breve attimo, mi ero convinta che fosse impossibile trovarlo qui. Ma non è stato così.

Cerco di restare fredda, distaccata. Non è il luogo adatto per scenate o crisi isteriche. Dentro queste mura non sono la ragazzina delle medie, né la giovane donna la cui vita è stata distrutta da un incidente. Sono Ramona Centini, la professionista, quella che lui ha tentato di distruggere ma che oggi è ancora in piedi.

«Ciao Dario.»







Di seguito i link per ascoltare le canzoni del capitolo appena letto:

Il titolo è ovviamente ispirato alla famosissima Cosa resterà di questi anni '80? di Raf, anche se leggermente fuori tema come ritmo :)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: voiceOFsoul