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Autore: usotsuki_pierrot    25/03/2017    0 recensioni
Fic più corta del solito, causa problemi vari purtroppo, incentrata su Elizabeth, oc di una delle mie amiche più care, e Kankuro. Buona lettura :3
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"Era quello il giorno in cui i due si conobbero, e ad Elizabeth sembrò passato non più di un giorno. Ricordava perfettamente ogni minimo movimento compiuto dal ninja, ogni suo sguardo, i suoi occhi in cui brillava la scintilla della vittoria e della soddisfazione di aver lasciato il pubblico stupefatto, il suo ghigno che regnava sul viso segnato dalla pittura viola. La castana non riusciva a capire il motivo per cui i tre fratelli avrebbero dovuto fare una cosa simile, un tradimento di quel calibro, che avrebbe portato – nonostante nessuno ancora lo sapesse – all'inesorabile morte del Terzo con conseguente indebolimento, nella forza e nello spirito, di Konoha."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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PREMESSA
Salve! Finalmente questo capitolo è finito! Chi segue la mia pagina su facebook (usotsuki_pierrot) saprà che in questo periodo ho avuto un po' di problemi relativi al mio pc, e per questo motivo (e, lo ammetto, per il fatto che mi sto perdendo seriamente a guardare Naruto) ho avuto parecchia difficoltà a completare questa fic; tant'è che la conclusione non mi soddisfa pienamente. Ed è un peccato poiché adoro l'oc in questione, Elizabeth, personaggio che ormai dovreste conoscere, e la sua storia.
In particolare questo piccolo capitolo - anche più corto del solito - è una mini introduzione del rapporto tra lei e Kankuro, personaggio che la creatrice dell'oc in questione ama alla follia.
Spero che vi piaccia, e... buona lettura!



Elizabeth non poteva credere ai suoi occhi. Non ci riusciva. Persino in quel momento, saltando sui rami degli alberi della foresta, cercando di inseguire Gaara, Temari e Kankuro insieme a Yami, non era ancora stata in grado di assimilare tutti gli eventi che si erano succeduti qualche decina di minuti prima, durante l'esame da Chunin alla quale stava partecipando insieme all'azzurrina.
Non credeva neppure di riuscire a ricordare gli avvenimenti esatti che avevano portato lei e la compagna di squadra a correre all'inseguimento dei tre fratelli, tentando in ogni modo di non perdere le loro tracce e di scoprire cosa si celasse veramente dietro a quell'attacco così improvviso e totalmente inaspettato.
La mente della castana era così piena di pensieri che non aveva aperto bocca sin da quando, in preda al panico del momento, aveva chiesto con un tono stranamente più alto del solito all'amica di correr loro dietro insieme a lei. E ovviamente l'azzurrina aveva accettato di buon grado, essendo coinvolto soprattutto Gaara, che si trovava in condizioni a dir poco pessime a causa di Sasuke.
Non capiva nemmeno perché si sentisse così amareggiata, così sconvolta, così... tradita. Insomma, è vero, avevano attaccato Konoha, ma sentiva che non era quello, nella sua mente, il motivo per cui si sentiva distrutta a tal punto.
Dopotutto, pensava, non li conosceva nemmeno da così tanto tempo. Ma nonostante
quello, davanti ai suoi occhi iniziarono a comparire le immagini del loro primo
incontro, dei momenti – pochi e non del tutto piacevoli, essendo comunque nel
bel mezzo dell’esame – che avevano passato insieme, delle parole che si erano
scambiati, degli sguardi inizialmente fuggitivi e timidi che si trasformarono
ben presto in occhiate complici.

Tutto era cominciato quando, durante la fase che avrebbe dovuto preannunciare la terza parte dell’esame da Chunin, Lizzy fu quasi svegliata dal turbine dei suoi pensieri dalla voce dell’amica dai lunghi capelli azzurri conosciuta qualche anno prima, Yami, che la invitava, con il suo solito tono piuttosto esuberante, a seguirla per conoscere “alcune persone”, come le aveva definite lei.
“Mh? Delle persone? E chi?”. Lizzy aveva rivolto uno sguardo piuttosto confuso alla ragazza che, senza dire niente, sorrise in un modo quasi subdolo, che non convinse per nulla la castana. Yami le prese il polso di scatto, come se non volesse darle alcuna via di scampo, dopodiché iniziò a camminare trascinandola dietro di sé e continuando a ripetere “vedrai che ti piaceranno”. Lizzy si limitò a sospirare e a seguirla, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. Conosceva Yami ormai da un paio d’anni, se non di più, ma mai l’aveva vista così emozionata per qualcosa.
Fu quasi sorpresa quando l’amica si fermò davanti ai tre ragazzi del Villaggio della Sabbia, gli stessi che erano stati tenuti a debita distanza da tutti gli altri. Lizzy guardò l’azzurrina, cercando di ottenere una risposta che potesse sanare ogni suo dubbio, anche solo uno sguardo, una semplice occhiata, un gesto, qualsiasi cosa.
Ma l’unico cenno che ricevette da Yami fu un grande sorriso rivolto proprio ai tre. Due di loro, presumibilmente i più grandi, si voltarono immediatamente verso di lei, mostrando un sorriso sincero stampato sulle loro espressioni sorprese. Sembrava quasi che fossero appena stati presi alla sprovvista.
“Yami!!”. A quell’esclamazione di entrambi anche il più piccolo, il rosso, fece un cenno del capo. Sembrava volesse voltarsi a guardare le due ragazze appena arrivate, ma si limitò a lanciare una lieve e quasi timida occhiata alla sua destra, verso di loro. Rimase a braccia conserte, ma un leggero tremore lo colse per qualche istante, tremore di cui probabilmente l’azzurrina si accorse senza problemi. Ma non disse niente, restò a guardarlo per qualche minuto; la sua espressione cambiò improvvisamente, trasformandosi e divenendo sempre più scura e pensierosa, mentre osservava il ragazzo in possesso della giara.
La bionda e il castano non sembrarono accorgersene, o almeno non tanto quanto Lizzy, che per qualche secondo analizzò gli sguardi dell’amica e del più piccolo, senza dire nulla.
Fu il fratello maggiore a riprendere il discorso, posando lo sguardo confuso sulla "nuova arrivata".
"Mh? Yami, chi è lei?".
"È nella tua squadra, vero?", continuò Temari, rivolgendo un'occhiata curiosa alla castana, che sfoggiò un lieve e timido sorriso.
L'azzurrina si fece sfuggire un piccolo ghigno, ritornando alla realtà, portando un braccio intorno alle spalle dell'amica.
"Esatto, lei è Elizabeth~".
La kunoichi e il marionettista si guardarono per qualche secondo, lanciandosi un'occhiata complice. Il primo ad avvicinarsi alla ragazza fu il marionettista, che con un sorriso lieve che nascondeva sicuramente qualcosa, allungò una mano verso di lei, con un "piacere di conoscerti, Elizabeth...", pronunciato con un tono che alla castana parve quasi malizioso, "il mio nome è Kankuro". Ma preferì non farci caso, o fingere che fosse così, e gli offrì un altro timido sorriso, stringendogli la mano. "Piacere mio, Kankuro...".
Poco dopo, accanto al ragazzo apparve la sorella che, dopo una breve occhiata, sufficiente ad analizzare la castana, sorrise, mostrando anch’ella un pizzico di malizia in quel gesto così semplice, e si posò una mano sul fianco.
“Io sono sua sorella Temari, piacere”.
Scambiati i primi soliti convenevoli, i tre iniziarono a parlare, interrotti da regolari interventi da parte di Yami, che si prese “l'incarico” di spiegare ai fratelli della Sabbia cosa fosse successo in quegli ultimi anni e cosa l'avesse portata ad essere in squadra con Elizabeth. Quest'ultima la lasciò fare, sorridendo divertita ogni qualvolta la compagna arricchiva il suo discorso con gesti o piccole battute.
L'atmosfera di scherno e malizia che circondava inizialmente Kankuro e Temari si affievolì man mano che il fiume di parole scorreva inesorabile dalle labbra dell'amica di infanzia, e Lizzy poté notare le loro espressioni mutare in un lieve e quasi nascosto sorriso sincero e intenerito dalla vitalità dimostrata dall'azzurrina; cosa che fece sorridere e rilassare anche lei, nonostante non avesse nessun motivo per farlo – particolare di cui si rese conto solamente più tardi.

Quando arrivò finalmente il turno di Kankuro a combattere contro Misumi, Yami salutò Temari e lanciò un'occhiata quasi preoccupata a Gaara, mordendosi il labbro non appena fu completamente girata di spalle; a quel gesto seguì il timido inchino di Lizzy, che con un sorriso salutò entrambi per poi seguire senza fretta l'azzurrina, che aveva già iniziato a camminare verso la loro precedente postazione, accanto a Kou – terzo ed ultimo membro della loro squadra - e la loro sensei.
Elizabeth non riusciva a capire per quale motivo si sentisse così emozionata all'idea di osservare il combattimento di un ragazzo che aveva appena conosciuto, ma non riuscì a non lasciarsi trasportare da una leggera ondata di agitazione e felicità nel momento in cui lesse il nome di Kankuro sul display nell'angolo della struttura in cui si trovavano, appeso al muro. Era estremamente curiosa, dopotutto non avevano minimamente accennato a come avrebbero combattuto, a quali tattiche avrebbero usato o a come intendessero affrontare lo scontro.
Perciò, nell'istante in cui il ninja mise piede al centro della piccola arena, posizionandosi a qualche passo di distanza dall'avversario, con una mano posata su quello strano strumento coperto di bende e da cui fuoriuscivano quelli che parevano avere tutto l'aspetto di capelli, la ragazza sorrise, posando i gomiti e incrociando le braccia comodamente sistemate sulla ringhiera di fronte a sé.
Il combattimento iniziò poco tempo dopo, e il primo a muoversi dalla sua postazione fu il ninja di Konoha che con un gesto simultaneo si lanciò in avanti, tentando di colpire Kankuro. Quest'ultimo riuscì ad evitare l'attacco, ma non bastò per arrestare Misumi, che si ritrovò dietro di lui. Una piccola risatina soddisfatta riecheggiò all'interno dell'arena, mentre le braccia e le gambe del ninja si allungavano e si avvolgevano intorno agli arti e al corpo del ragazzo, che cominciò a dimenarsi invano sotto gli sguardi stupiti della maggior parte degli “spettatori”.
Per qualche istante, Kankuro rimase lì, completamente immobilizzato dagli arti dell'avversario, che nel frattempo sembrava divertirsi al punto di spiegargli senza fretta come funzionasse quella sua abilità.
Fu nel momento in cui Misumi minacciò il ragazzo di rompergli il collo, gesto che avrebbe avuto ben poca difficoltà ad eseguire, che la testa del ninja vestito di nero crollò improvvisamente in avanti, i suoi movimenti cessarono, il suo corpo divenne meno rigido. Agli occhi di tutti i presenti, persino dell'avversario, Kankuro sembrò esser stato ucciso. Tant'è che proprio il ninja fu quasi sorpreso della facilità con cui era riuscito a rompergli l'osso del collo, uccidendolo sul colpo.
L'esaminatore, che aveva ovviamente assistito con attenzione a tutta la scena, era sul punto di alzare il braccio per decretare il vincitore dello scontro, ma ad un tratto il corpo che pareva senza vita di Kankuro iniziò nuovamente a muoversi.
La testa si alzò di poco, provocando quasi uno scatto che risvegliò l'avversario dai suoi sogni di gloria. Spaventato da quei movimenti così inaspettati, Misumi iniziò ad allentare la presa intorno al suo corpo; fu in quell'instate che la testa di Kankuro girò completamente su se stessa, rivelandogli che colui che era ancora tenuto in quella stretta non era più il ragazzo.
Il viso in legno, gli occhi che di umano non avevano nulla e la bocca che si aprì in modo del tutto innaturale fecero capire a chiunque stesse osservando lo scontro che quella era una marionetta.
Lizzy si irrigidì a quella vista, inquietata dall'aspetto di Karasu, poco prima che un dubbio le attraversasse di prepotenza la mente. Dov'era finito Kankuro?
Una mano sbucò proprio dall'involucro fatto di bende che il ragazzo aveva sempre con sé, e fu sufficiente una manciata di secondi affinché quella stessa mano, con un potente strattone, srotolasse l'ammasso di fasce bianche, rivelando il vero corpo del ninja.
La ragazza, che aveva seguito quel rapido susseguirsi di eventi senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo da ciò che stava accadendo, spalancò gli occhi azzurri, stringendo senza rendersene neanche conto la ringhiera con le mani. Affascinata dall'operato del ragazzo, non riusciva nemmeno ad elaborare un pensiero logico sul procedimento e sulle tecniche da lui presumibilmente usate per poter arrivare a quel punto, gesto a cui invece la mente calcolatrice della kunoichi era decisamente abituata.

Con un rapido gesto del braccio da parte del ragazzo, la marionetta si rivelò completamente, liberando le lunghe e robuste braccia di legno che subito si avvolsero intorno al corpo del malcapitato, che non riuscì a muovere un muscolo, in parte per lo stupore che ancora non accennava ad abbandonarlo, in parte per la forza degli arti di Karasu.
Ovviamente, fu Kankuro il vincitore dello scontro, e Lizzy fu così ammaliata dal combattimento che non fu in grado di togliere gli occhi azzurri dal viso del marionettista per minuti e minuti buoni.

Era quello il giorno in cui i due si conobbero, e ad Elizabeth sembrò passato non più di un giorno. Ricordava perfettamente ogni minimo movimento compiuto dal ninja, ogni suo sguardo, i suoi occhi in cui brillava la scintilla della vittoria e della soddisfazione di aver lasciato il pubblico stupefatto, il suo ghigno che regnava sul viso segnato dalla pittura viola. La castana non riusciva a capire il motivo per cui i tre fratelli avrebbero dovuto fare una cosa simile, un tradimento di quel calibro, che avrebbe portato – nonostante nessuno ancora lo sapesse – all'inesorabile morte del Terzo con conseguente indebolimento, nella forza e nello spirito, di Konoha.
La mente della kunoichi aveva già iniziato ad analizzare le possibili cause che avrebbero potuto trasformare due ragazzi così all'apparenza innocui in nemici.
Avrebbe voluto conoscerli meglio, avrebbe voluto stare più tempo con loro e parlarci ancora, come se fossero amici da una vita; avrebbe desiderato sentirli raccontare un po' di loro, di come avessero vissuto fino a quel momento, di cosa sarebbe piaciuto loro fare per divertirsi, di cosa odiassero, di cosa invece adorassero, di tutto ciò che li riguardava. Sentiva di aver instaurato un legame tanto forte quanto rapido con il castano e la bionda, ma allora perché se ne stavano già andando? Cosa li aveva spinti a tanto, e perché non le avevano nemmeno rivolto un piccolo sguardo, un'occhiata, un gesto?
Una cosa era certa, avrebbe di sicuro voluto rivedere Kankuro, osservarlo combattere, magari al suo fianco, più da vicino.
Che quel sentimento fosse... no, non era possibile.

Giusto?

   
 
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