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Autore: Rumenna    27/03/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Il suono della pioggia batte violento sui vetri e si diffonde all’interno della stanza quasi completamente vuota facendo un prolungato eco, risaltandone il dolce e malinconico suono. Le mie dita si muovono decise seppur lentamente, lungo la tela bianca su cui ho precedentemente lasciato cadere una lattina di vernice azzurra come il cielo, creando l’effetto di un’esplosione. Con il fianco del polpastrello traccio con cura una curva, cercando di dare una tridimensionalità a questo cuore blu intenso, carico di sfumature azzurre, celesti, indaco, blu avio, al contempo ben cariche di un brillante blu scuro come la notte. Fuori piove ininterrottamente da ore, sono diversi giorni che questo maltempo si appresta a fare delle brevissime pause, per poi ricominciare come se non avesse mai piovuto: la città si è tinta di un pesante grigiore, rimarcando questa sensazione di vuoto che sento da troppo tempo ormai.

Quanto vociare dal corridoio… dev’essere ora della pausa. Mi stropiccio gli occhi con il dorso della mano, l’unica parte del mio corpo a non essere sporca di questo dannato blu intenso. Mi avvicino al piccolo lavello all’angolo della stanza, inumidendomi le mani: per quanto cerchi di sfregare con forza, non sembra che il colore andrà via semplicemente lasciandoci scorrere sopra dell’acqua.

Mi chino sulla borsa, facendo tintinnare l’orecchino a forma di sole, prendendo il panino e accovacciandomi sull’ampio davanzale della grande vetrata, fissando la pioggia battente.

Osservo i ragazzi uscire con il sorriso sui loro volti, scherzando e divertendosi tra loro, provando un amaro senso di vuoto e irritazione. Tra quell’espressioni spensierate ed inutilmente euforiche dei miei coetanei scorgo la figura piccola e minuta di Tina: voltandosi verso questa direzione e sorridendo agita la mano per aria, salutandomi con entusiasmo. La fisso senza salutarla, senza provare nessun sentimento particolare. Farebbe meglio ad andare a divertirsi con i suoi amici invece di salutarmi, sta persino piovendo e i locali della zona saranno strapieni a quest’ora. Mi sono sistemato dalla parte opposta, poggiando la schiena sulla vetrata: vorrei contemplare la pioggia, ma tutti questi giovani allegri mi fanno innervosire. Porto lo sguardo sul malandato calendario dall’altra parte della stanza: segna ancora il 4 gennaio, ma per me è come se fossero passate intere settimane da quella telefonata… le mie giornate sono diventate vuote e senza senso, mi annoiano... ma sono le giornate a cui sono stato abituato tutta una vita, quindi farei bene a non lamentarmene e a riadattarmi in fretta. Devo solo cercare di non cadere più in questi stupidi tranelli: cose come l’amicizia o l’amore, prima o poi finiscono sempre male… perché la verità è che l’amore passa o non è corrisposto e gli amici ti tradiscono.

Da quando Rosemund è sparito, “magicamente” anche tutti gli altri non si sono fatti più sentire… persino mia madre sembra essere sparita nel nulla… ma andassero al diavolo tutti quanti. Ormai nel mio mondo sono rimasti solo Anna e papà su cui poter contare.

Bussano alla porta dell’aula. Chi è che vuole darmi fastidio adesso? Sarà qualche impiccione a cui piace ficcare le teste in tutte le stanze che trova… cosa posso lanciargli contro? Forse la borsa... «Chi è?» Mi rivolgo al mio disturbatore minaccioso, in difesa di un posto che è sempre stato mio e in cui non voglio che qualcun’altro ci metta piede: questo posto non è mai piaciuto a nessuno, non vedo perché la gente adesso di punto in bianco voglia entrarci.

La porta si è lentamente aperta, facendo un sibilo sinistro.

«Permesso? Chiedo scusa, sto cercando… proprio te, Ivan!»

É Ashley… con in dosso il suo bel cappotto color panna zuppo e i capelli bagnati sulle punte, visivamente infreddolita sulla sua carrozzina che probabilmente è troppo grande per essere completamente coperta dall’ombrello. Chissà che vuole da me.

«Ivan, hai uno sguardo così duro in viso… come stai?»

«Ho avuto l’influenza, ma adesso sono in perfetta salute.»

«Mi aspettavo di trovarti in un’aula piena di altri ragazzi, come mai sei solo soletto in questa stanza grigia e vuota? Hai un posticino privilegiato? Però è davvero una stanza molto ampia e bellissima… è un ambiente rilassante considerando l’odore di pittura nell’aria…»

«Qui non ci vuole stare nessuno perché in passato in quest’aula si è suicidata una ragazza.»

«…Oh.»

Persino dopo la sua morte la gente continua ad evitare sia il suo ricordo e sia questo posto… lei era sola, emarginata e vittima del bullismo… era una ragazza estremamente fragile quanto talentuosa. Quando sono arrivato qui e ho sentito quelle voci mi sono sentito subito in empatia con lei, quindi decisi di entrare in questa stanza abbandonata e piena di polvere… volevo assolutamente incontrare la sua anima artistica, e ci riuscii. Qui vi erano ancora i suoi disegni e i suoi capolavori, mai abbastanza riconosciuti dagli altri… sentii immediatamente che questo sarebbe stato il posto fisso in cui mi sarei dedicato al mio disegno. In qualche maniera mi sento come accolto e protetto quando faccio qui le mie creazioni… disegno molto anche a casa per via dei compiti assegnati, ma è in questa stanza che escono i miei lavori migliori.

«Come mai da queste parti?»

«Oh… beh, è da un po’ che non ci sentiamo, volevo sapere come stavi… non rispondevi nemmeno al cellulare e mi sono preoccupata...»

Sembra preoccupata… possibile che non sappia che io e Rosemund abbiamo tagliato i ponti? «Tuo fratello non ti ha detto niente?»

«É successo qualcosa?»

«Non ci parliamo più da capodanno.»

I suoi occhi castani si sono distesi per la sorpresa: «Stai scherzando…?»

«No.»

«Ma… Quando ho chiesto a Rose di te mi ha sempre detto che stavi benissimo! Proprio ieri mi ha detto che vi eravate appena sentiti e mi ha persino raccontato una freddura che gli avresti detto tu via telefonata!»

«Io odio le freddure.» Si vede che a furia di stare con Lisbona sta iniziando a diventare pure bugiardo.

«Ma com’è possibile…?»

«Non lo sai quel detto…? Che “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”?» Ho estratto dalla borsa un vecchio canovaccio che solitamente uso quando dipingo, porgendoglielo: «Lo so che non è un asciugamano, ma è asciutto… prendi.»

Ancora incredula, Ashley tende la mano esile verso di me, ringraziandomi con la sua dolce voce. Mi ero appena ripromesso di non cedere più a cose come l’amicizia e frivolezze, ma Ashley è l’unica in grado di inibire completamente le mie difese… è l’unica vera innocente in tutta questa grande faccenda. La osservo mentre si stropiccia i corti capelli bagnati: ha le ciglia molto lunghe, i suoi occhi sono grandi e limpidi come il cristallo… lei ha sempre quell’aria innocente ed indifesa… ho appena sentito il mio petto stringersi: questa ragazza mi scalda davvero il cuore… non importa in quale occasione io la incontri, è sempre molto gentile, affettuosa e premurosa.

«Che vuoi dire?»

«Che è diventato bugiardo, proprio come il suo fidanzato.»

«Il suo fidanzato??»

«Non dirmi che non lo sai…»

«Io non so niente! Cos’è questa storia del fidanzato? Da dove sbuca fuori?»

«Hai presente quando scarti l’uovo di cioccolata e dentro trovi una schifezza che non ha niente di gioioso e festoso? Ecco, le cose stanno proprio così.»

«…Non è possibile… e chi è questo adesso?»

«Giulio Lisbona, il veterinario. È parecchio bugiardo, sai?»

«Il veterinario? Ed è pure bugiardo? No, no… un'altra canaglia no...! Scusa se te lo dico, ma… io credevo che Rose fosse innamorato di te! Stavate sempre insieme, era sempre contento quando ci parlava di te e delle cose che avevate fatto… questo tizio adesso da dov’è uscito, da sotto un cavolo?»

«Se pensi questo, allora avresti davvero dovuto vederlo come si era scimunito per quello… sembrava una ragazzina di dodici anni.»

«Sembrava così?? Oh, no…»

«Io non posso farci proprio niente arrivati a questo punto e sinceramente tantomeno ne ho l’intenzione.»

«Immagino che tu l’abbia messo in guardia su questo ragazzo e lui si sia arrabbiato… davvero mio fratello non lo capisco quando fa così, ti chiedo scusa…»

«Non le voglio le tue scuse, non sei tu in torto. Comunque io con uno così, che lascia gli amici per il nuovo fidanzatino bastardo, non voglio averci più niente a che fare.»

«E hai ragione, Ivan… ma Rose è impazzito? Non è da lui trattare le persone così, né tantomeno dire le bugie!»

«Vuoi un panino?»

«Uh… no, grazie… anzi, scusami per averti disturbato durante la pausa! Adesso ti lascio pranzare in pace!»

«Aspetta, non andartene… fammi compagnia.» Non sarebbe male avvicinarsi di più ad Ashley… mi piacerebbe molto approfondire l’amicizia con lei.

«…Immagino ti sia sentito solo dopo essere stato pugnalato alle spalle in quella maniera…»

«…No.» Sono troppo rancoroso per provare tristezza dopo una pugnalata simile.

«La tua espressione dice proprio questo, eppure i tuoi occhi sembrano molto feriti...»

Come dovrei sentirmi dopo essere stato gettato via in quel modo? Come se tutto quello che c’è stato tra di noi non fosse mai contato nulla per lui…? Ho lasciato cadere un sospiro troppo pesante. «Hai già mangiato?»

«No, non ancora.»

«Dovresti prendere un panino.»

«No, mi preparerò qualcosa quando sarò a casa!»

«Insisto.»

«Non mi permetterei mai di togliere il cibo agli altri!»

Ashley è sempre stata così… si è sempre sentita colpevole, anche quando era lei a stare più male: stava per sposarsi con Lorenzo, eppure ha avuto la forza di venire a casa mia a chiedere scusa per le azioni commesse da colui che l’ha tradita a poco tempo dalle nozze.

«Per favore, fallo per me.» Mi ha guardato imbarazzata e contrariata al contempo, con i grandi occhi castani dispiaciuti. «Forse riesco a convincerti se ti dico quanta roba c’è dentro: due fette di cotoletta, insalata a foglie, pomodori, due strati di formaggio e zucchine grigliate!»

«C’è tutta quella roba?»

«Sì, fidati che uno mi basta e avanza, quando disegno non ho mai molto appetito: sono così concentrato che mi passa anche la fame.»

Mi ha rivolto uno dei suoi grandi e bellissimi sorrisi: «Grazie, Ivan! Succede anche a me quando lavoro!»

«Costruire giocattoli ti piace?»

«Sì! Adesso sto costruendo un giocattolo per bambini con difficoltà motorie, è davvero bello sentirsi utili, e poi è molto divertente!»

Ashley è davvero una ragazza da sposare.

«Sto costruendo un ufo telecomandato!»

Ufo telecomandato?? «Se hai bisogno di un collaudatore, sono a piena disposizione!»

«Ecco dov’era finito il tuo entusiasmo… ce l’avevi da parte per gli ufo!»

«Ehm… s-sì… credo...»

«Posso sedermi sul davanzale? Mi piace la pioggia!»

«Sì, certo.»

Rapida come un giocattolo appena caricato, con il panino tra i denti, Ashley si è diretta al all’ampio davanzale e dandosi una forte spinta con le braccia si è sistemata a sedere. Ha delle braccia davvero forti e flessibili, sembra che non abbia fatto nessuna fatica… se dovessi imitarla inizierei ad affannarmi sicuramente.

«Sono agile, vero?»

«…Uhm…s-sì…» Non volevo sembrare che la fissassi per chissà quale motivo… «c-cioè, voglio dire…il pavimento in pietra è sconnesso e ci sono dei dislivelli, mi stupisce la tua agilità su un terreno così a dislivello..!»

«Beh, dopo qualche anno ti abitui! Adoro questa finestra, è davvero bella grande! A Pensacola avevamo delle finestre così, mi mancano un po’… quando pioveva ci si poteva godere lo spettacolo e quando nevicava c’era una grande festa in casa, facevamo a gara per restare con il naso schiacciato sul vetro!»

«E chi vinceva?»

«Io, naturalmente! Rose non aveva molta forza per battersi per il territorio, non aveva per niente muscoli… quando dormivamo insieme gli davo certi calci da farlo volare via dal letto… beh, adesso posso spingerlo: anche se non sembra ho delle braccia molto allenate!»

Ashley ha un carattere così forte e solare… pensando a come invece io mi comporto, mi sembra davvero di darle uno schiaffo morale. Sembra che gli esseri umani non si rendano conto di quanto sia importante viversi i piccoli piaceri quotidiani finché non si confrontano con gente straordinaria come lei.

«Cos’è quello sguardo triste? Io ho perso solo l’uso delle gambe, c’è gente che sta molto peggio! Non mi sento diversa da un qualunque pedone quando attraverso una strada affollata!»

«Oh… stavo pensando al mondo, non ero triste per te.. . c-cioè, mi dispiace per quello che ti è successo, ma so che sei una ragazza forte e che non ti senti inferiore a nessuno! Anche se la società può fartelo pesare…»

«Ivan, voglio dirti un segreto che non ho mai detto a nessuno: a volte ho paura quando attraverso la strada se ci sono automobili che sfrecciano in giro.» Il suo viso delicato si è voltato verso di me, guardandomi con un’occhiata complice e nostalgica allo stesso tempo. «Mi fanno tornare in mente quel giorno…»

Le sue labbra si sono socchiuse per continuare il dialogo, ma l’ho interrotta immediatamente: «Non voglio saperlo. Non voglio essere colui che rimesta brutti ricordi.»

«Ivan, non esistono ricordi belli o ricordi brutti: sono solo ricordi… ricordi di fatti accaduti ed emozioni provate. Naturalmente ognuno di noi vi associa dei sentimenti buoni o cattivi, ma personalmente ho imparato a scindere questo pensiero, a scomporlo e ad esaminare il fatto accaduto da diverse prospettive. Se quel ragazzo non mi avesse investita, non avrei potuto godere di ogni piccola cosa che la vita mi riserva… non avrei vissuto di piccoli gesti, di sguardi… e lentamente sarei diventata arida dentro. Sono contenta della persona che sono adesso e sono consapevole del fatto che non lo sarei mai diventata se tutto ciò non mi fosse accaduto.»

Ashley ha proprio ragione… è perché la mia famiglia è sempre vissuta nell’agio che non abbiamo saputo apprezzare abbastanza i piccoli gesti quotidiani… di fatto mia madre si è inaridita, mio padre è diventato schiavo del lavoro ed io sono diventato un vigliacco buono a nulla… e la nostra famiglia si è sfaldata, come giusta conseguenza.

«Hai ragione… sei davvero una persona molto saggia per la tua età.»

«E tu cosa sei, un vecchio? Non essere sciocco!»

«Non dovremmo aspettare che accadano certe cose per pensare in questa maniera…»

«L’essere umano è fatto così, non lo fa neanche di proposito e quindi non ne ha colpe. Probabilmente sarei più egoista e materialista oggi, mi piangerei di più addosso per ogni sciocchezza se non mi fosse accaduto nulla.»

«Tuo fratello mi ha accennato molto vagamente di aver avuto un brutto periodo quando era alle superiori… che era preoccupato per te e che tutto andò in pezzi in poco tempo.»

«Non è stato chiaro nel raccontarti il nostro passato, vero?»

«No.»

«Lui se ne vergogna. Vergognarsi e nascondere le cose è il peggior comportamento da assumere secondo me: devi accettare la realtà e basta. La gente che ti vuole bene non ti giudicherà e non te ne farà una colpa, né tantomeno prenderà le distanze.»

«Si vede che non l’ha capito… visto che lui per primo ha preso le distanze da me.»

«Nascondere non significa cancellare, Ivan. È così sia per i ricordi che per i sentimenti.»

Ho appena sentito una fitta allo stomaco. Ashley è così dolce ed energica, ma quando apre bocca è davvero una maestra.

«Quando andavamo a scuola c’era un ragazzino che aveva preso di mira Rose, gli dava fastidio che facesse il modello, che piacesse alle ragazze più di lui e che iniziasse a diventare conosciuto… spesso facevano anche a botte, puoi immaginare chi prendeva le legnate. Il lavoro come modello permise a Rose di mettere soldi da parte per comprarsi la prima automobile e usavamo quella per andare a scuola: quel ragazzo diventò verde d’invidia, rosso di rabbia e grigio di vendetta. Decise che avrebbe giocato un brutto tiro a Rose: si vestì come lui per imbrogliare le telecamere di sicurezza della scuola e manomise l’automobile… la sua intenzione era metterla in moto e rovinare gli edifici scolastici, facendo ricadere la colpa su Rose che sarebbe stato severamente punito. Ma quel ragazzo non aveva la patente e perse il controllo dell’automobile, finendo nel campo sportivo dove mi stavo allenando per le competizioni…»

Ho deglutito a fatica, rapito e scosso da quello che Ashley mi sta raccontando.

«Feci un volo enorme e l’auto finì contro le mura scolastiche, fermando la sua corsa: per fortuna c’ero solo io, pensa a quante persone avrebbe potuto ferire…»

«…E dopo… cos’è successo…?»

«Non so se è stata una fortuna o una sfortuna che Rose non fosse presente al momento dell’incidente… perché si sarebbe preoccupato e avrebbe potuto fare qualunque cosa a quel ragazzo per la rabbia… sai come può essere violento quando gli toccano le persone a lui care… allo stesso tempo è stata una sfortuna, perché la colpa ricadde su di lui: fu espulso da scuola e finì in carcere per un una notte... riuscimmo a chiarire le cose con la legge, ma ormai il suo nome era già stato aggiunto ai documenti neri e la scuola non volle revocare la sua espulsione.»

«…»

«Quel ragazzo mi fece le sue scuse e ad oggi non sono arrabbiata con lui… da ragazzi può capitare di fare degli errori e pentirsene… ma le cose sono diverse quando capita agli adulti.»

Credo che con quest’ultima affermazione si stia riferendo a Lorenzo… «Devi essere stata davvero male…»

«Sì, perché non capivo… avevo quindici anni, il tempo mi ha aiutata a riflettere su molte cose… sai si matura, eccetera eccetera… accidenti, parlo proprio come una vecchia nonna! Devo finire il panino!»

Mi ha dato proprio una bella lezione di vita… mi ha detto che devo essere onesto con me stesso e non vergognarmi di fare o dire qualunque cosa… di approfittarne per vedere le cose da un altro punto di vista… ad esempio: se la mia famiglia non si fosse sgretolata, io non avrei mai più potuto parlare con tanta confidenza a mio padre.

«Sii onesto sempre, e se la gente ti respinge tu almeno ci hai provato e non hai nulla da perdere! Gnam!»

È vero…

«Anche con Rose per esempio, chiamalo e sputa il rospo! Digli che è stato ingiusto con te!»

«C’è una domanda che voglio farti, Ashley. Ma è delicata…»

A Rose penserò più tardi.

«Dimmi!»

«Mi dai il numero di Lorenzo? Io e mio padre non riusciamo a rintracciare mia madre per rimettere insieme i pezzi della nostra famiglia… pensavo che potesse essere lì.»

Ho visto i suoi occhi tremare per un istante, nonostante si rivolge a me con un sorriso: «Certo che te lo do! Prendi carta e penna!»

Mi ha dettato il numero telefonico che sa a memoria per ovvi e tristi motivi… mi sento un po’ a disagio nell’averle fatto rivangare certe cose e certe persone, ma devo assolutamente trovare mia madre. «G-Grazie per il numero.»

«Vieni qui, dammi un bacio!»

Ashley ha serenamente proteso le sue braccia verso di me, sorridendo bellissima e piena d’affetto: timidamente mi sono avvicinato, sentendo il suo calore ed il suo buon profumo al muschio… è quello che le ho regalato io quando ho confuso la sua busta regalo con quella di Rose. Delicatamente, sentendo le sue ciglia sul mio viso, mi da un bacio dolce sulla guancia: le sue labbra sono carnose e molto soffici.

La porta dell’aula si apre all’improvviso: «Ivan, ti ho portato da mangiare! Lascia perdere il tuo panino!» È Tina… chissà cos’avrà pensato!

«Ciao! Io sono Ashely, un’amica di Ivan!» Ashley le ha sorriso e rivolto un saluto con la più fanciullesca disinvoltura, come se farsi beccare a baciare un ragazzo in una situazione equivoca sia molto naturale per lei.

«…Tina! Non sapevo avessi così tanti amici Ivan, sei una continua sorpresa…» Per un istante mi è sembrato che lo sguardo da gatta di Tina sia diventato minaccioso… me lo sarò immaginato, in fondo Ashley sprizza armonia da tutti i pori.

«Io sono la sua sorellina acquisita! Vero, Ivan?»

«C-c-certo! Sì!»

«Credevo che fossi solo soletto e ho pensato di portarti del riso con le patate che vendono alla rosticceria qua nei dintorni!»

«Oh… g-grazie.»

«Ma sembri impegnato in una conversazione importante, quindi ti lascio il riso e torno nella mia aula con Maria!»

«Tina, aspetta!»

«Tina, io sono l’ultima persona di cui si può essere gelosi!»

Tina si è voltata a scrutarci con attenzione, in silenzio.

«Ivan, ti lascio da solo adesso! Fammi sapere cosa succede con tua madre, mi raccomando! E chiamami presto, non fare il fessacchiotto!»

Agile come poco fa, Ashley è ritornata seduta sulla sua carrozzina e mi ha salutato con la sua bellissima gioia ed allegria, prima di chiudersi la porta alle spalle, lasciando nella stanza solo il suono dell’insistente battere delle gocce di pioggia sui vetri. Ashely è come un vecchio saggio nei videogiochi, che aiuta l’eroe donandogli nuova forza.

«Ivan, forse è il caso che noi due parliamo un po’ da soli. »

Avevo dimenticato che oggi è il suo compleanno… e che avevamo un appuntamento.

«Mi arrendo, getto la maschera. È da troppo tempo che mi nascondo dietro ad un sorriso, Ivan… ma adesso ti dirò tutto quello che penso e ti mostrerò chi è davvero Tina, per cui mettiti comodo prima che ti faccia accomodare io in un’altra maniera.»

Tina getta la maschera?

Che vuole dire?

Che la Tina che ho sempre visto e ammirato in realtà è tutta una farsa…?

Se così fosse… significa che mi ha avvicinato con uno scopo… quali sono le sue reali intenzioni?

I suoi occhi sono tinti di una nuova ed insolita luce scura… sono davvero minacciosi…

Tina Mancini… chi sei davvero e cosa vuoi da me?

   
 
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