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Autore: mymanga    27/03/2017    4 recensioni
Crescere comporta responsabilità.
Tra ricordi passati e speranze future, Pan ormai giovane donna, capisce che è giunto il momento di prendere decisioni veramente importanti, fondamentali per il proseguimento della sua vita.
.
Dal 1° capitolo:
Se la fortuna decide di sorriderti, capisci che l'immenso amore che provi per il tuo compagno... così forte e resistente perché costruito sulle solide fondamenta di rispetto fiducia e collaborazione, ecco quell'amore non è UN punto d'arrivo, ma IL punto di partenza per nuovi progetti, nuove priorità...
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Albero della Vita
15 CAPITOLO

 

 

Dormiveglia…
Un pacifico e sereno stato di dormiveglia accanto a Lei, sotto le lenzuola profumate.
Il contatto dei loro corpi nudi, entrambi sdraiati sul fianco, permetteva ai suoi sensi di lasciarsi cullare dalla calda e soffice pelle del suo piccolo angelo, in quel momento ancora profondamente addormentato.
Trunks la teneva stretta a sé: un braccio sotto al cuscino a sorreggersi il capo e l’altro ad avvolgerla completamente, con la propria mano bloccata fra la morbidezza del suo seno e il tocco soave delle sue sottili dita, rimaste intrecciate alle proprie per tutto il tempo del loro riposo.
Un’altra splendida notte assieme, seguita da un graduale e dolce risveglio l’uno accanto all’altra.
A proteggere quella situazione paradisiaca, un soave silenzio, intervallato dai respiri regolari e calmissimi della sua piccola sayan, adorabile per davvero quando era immersa nel mondo dei sogni.

Tutto incredibilmente perfetto: poteva quasi valutare l’ipotesi di innalzare questa sensazione di reale Pace dei Sensi, al primo posto nella classifica dei piaceri personali…. salvo rendersi conto che i desideri del proprio corpo, accoccolandosi maggiormente a lei, cominciavano a non essere altrettanto candidi e puri.
Sorrise impercettibilmente: ormai era sveglio, ma prima di richiamare l’attenzione della sua ‘Bella Addormentata’, avrebbe assaporato qualche altro prezioso istante di quel beato silenzio, in cui nemmeno un minimo rumore sembrava infastidirlo.

Eccetto un leggerissimo, ma altamente stonante, schiarimento di voce che, inquietantemente famigliare, lo obbligò di malavoglia ad aprire gli occhi per ritrovarsi di fronte l’ultima persona che avrebbe voluto vedere:
“Tsk! Alla buon’ora! Pensi di schiodarti da lì? O hai intenzione di passare il resto dei tuoi giorni a scaldarti il naso tra le cosce della tua mocciosa?”
Poi avvicinandosi pericolosamente a lui, con un ghigno divertito sulle labbra, continuò ironico e per nulla rassicurante: “Io dico che è ora di alzarsi! Ce la fai da solo? O ti serve una mano?”
Trunks deglutì a vuoto senza spiaccicare una sola parola: i suoi progetti goderecci, andati irrimediabilmente in frantumi, erano appena stati sostituiti con l’unica alternativa che avrebbe volentieri evitato come la peste.
Sì, era migliorato parecchio dalla sera precedente, ma non poteva certo dire di essere in ottima forma.
Fortunatamente per lui, la sua buona stella non era poi così morente: brillò di un guizzo di luce insperato, riuscendo ad intercedere per lui.
Così dopo l’amorevole buongiorno ricevuto, riuscì ad evitare una catastrofe annunciata, sentendosi spiegare il motivo di quella odiosa improvvisata: “Muoviti, su! Tua madre ha bisogno di te! Dice che si tratta di un impegno… imprevisto… Ti sta aspettando in laboratorio” poi si congedò per lasciare al ragazzo il tempo di vestirsi, piuttosto limitato a quanto pare, data la precisazione finale lasciata sulla soglia della porta: “Trunks, lo sai vero? Non fartelo ripetere due volte!”

Con l’entusiasmo di un condannato a morte diretto al patibolo, il giovane si vide costretto ad ubbidire; si preparò in fretta e dopo aver lasciato un biglietto chiarificatore sul comodino per Pan, la salutò con un dolce bacio sulla guancia.
Raggiunse il laboratorio come indicato - anzi ordinato per la precisione - imprecando mentalmente sia contro questo maledetto ‘impegno imprevisto’, che le pessime abitudini dei suoi famigliari al gran completo.
A quanto pare, sembravano essere tutti particolarmente propensi a rovinargli le atmosfere romantiche: sua sorella la mattina precedente, e ora il padre in evidente associazione a delinquere con la madre.
Arrivò a destinazione e di malavoglia concentrò l’attenzione sul progetto che vedeva impresso sul monitor del computer: sgranò gli occhi.

Beh.. in effetti la parola ‘imprevisto’, non era poi un’esagerazione.


***

Purtroppo per Pan, il suo risveglio non rispecchiò esattamente le aspettative auspicate.
Innanzitutto allungando il braccio per cercare Trunks, aveva trovato solo il letto vuoto: aprì gli occhi indispettita, ma soprattutto rammaricata per non averlo accanto a sé.
Poi vide il biglietto sul comodino indirizzato a lei e decise di leggerlo.
Pessima idea.
Nel tentativo di afferrarlo sentì una tremenda stilettata invaderle il corpo: partita dalla spalla, era riecheggiata ovunque, figurarsi sulla ferita alla mano che lasciò inevitabilmente cadere a terra il cartoncino.
Nulla di meno promettente, considerato che da quel letto doveva pur alzarsi.
Ecco, lo sapeva: ora, il suo fisico per trequarti umani, gliela stava facendo pagare cara, la sua esuberanza da incosciente super sayan! Altro che semplice acido lattico da smaltire.
Con un gesto di stizza sprofondò il viso nel cuscino, valutando seriamente l’idea di rimanere incollata al soffice materasso per il resto della giornata, immobile ovviamente.
Ma poi decise di riprovarci: stringendo i denti si levò il lenzuolo di dosso e riuscì a mettersi seduta sul bordo del letto con i piedi appoggiati al pavimento.
Terminò senza fiato.
Ma c’era del positivo in questo: se non altro, averlo trattenuto in gola durante lo sforzo, l’aveva aiutata a zittire il vasto repertorio di notevoli imprecazioni a cui avrebbe molto volentieri dato libero sfogo…. probabilmente avrebbe fatto concorrenza al peggior bestemmiatore della storia.
Ma il più sembrava fatto, no?
In fondo i momenti peggiori erano sempre i primi movimenti, poi pian piano il corpo si sarebbe abituato, per tornare ad ubbidirle del tutto nel giro di breve; c’era pure il buon auspicio del suo asciugamano a portata di mano, a valorizzare il suo pensiero ottimistico: se lo avvolse per coprirsi e con un gesto convinto si alzò in piedi. Risultato?
L’intero corpo fulminato da una scarica così potente da farle completamente perdere l’equilibrio: chiuse gli occhi con la certezza di schiantarsi, frontalmente, contro il duro e freddo pavimento.

Qualcosa di robusto in effetti aveva fermato la sua inevitabile caduta, ma fortunatamente, riaprendo gli occhi, scoprì essere il caldo corpo del suo sayan, finito ancora una volta a terra sotto di lei per il maldestro impatto che ne era seguito.
Il tempo di riprendersi e poi alzò lo sguardo verso di lui: doveva ammetterlo, era proprio felice di rivederlo e particolarmente sollevata nel notare come la sua pelle, a differenza della propria, si fosse già completamente ristabilita. Nemmeno un graffio o l’ombra di un livido segnavano quel bel viso che non avrebbe mai smesso di amare, con l’incantevole azzurro dei suoi occhi a ricordarle il cielo limpido e l’acqua cristallina.
Gli sorrise timidamente, poi ignorando l’espressione stranamente imbarazzata del compagno, con una mano gli sfiorò teneramente una guancia, bloccando di fatto il suo tentativo di prendere parola: “S-sei... sei già guarito… Mi fa davvero piacere” gli sussurrò dolce e soave quanto la delicata carezza di una piuma sulla pelle.
Il ricordo del loro tremendo scontro bruciava forte, come altrettanto profondo era l’evidente senso di colpa che ne era scaturito: “Mi dispiace Trunks! Mi dispiace tantissimo” farfugliò di getto gettandosi al suo collo per stringendolo più forte che poteva; ma non gli diede neanche il tempo di realizzare le parole appena pronunciate, catturò immediatamente le labbra del ragazzo con un bacio pieno di sentimento.

Il sayan rimase a dir poco spiazzato e stordito da quella situazione.
Non si aspettava il rimorso della giovane e nemmeno le sue scuse ufficiali.
Anzi, a dir la verità non si aspettava proprio Lei.
Le sue labbra così morbide e dolci, i setosi capelli corvini a solleticargli il viso e soprattutto, questo proprio non poteva ignorarlo, sotto al misero asciugamano, quel sensualissimo corpo nudo che richiamava la sua anima dal profondo, in quel momento e, chissà, forse dalla notte dei tempi.
Era stato istintivo proteggerla nella sua caduta, come pericolosamente naturale perdersi nel suo profumo e nel suo caldo contatto.

Era Lei…
Così… così magnetica…

Contro l’austerità della sua iniziale rigidità mentale, le sue mani si lasciarono sedurre dalla sua angelica presenza, posandosi lungo i fianchi della ragazza; scesero a raggiungere i bordi inferiori dell’asciugamano e infine le sfiorarono l’interno coscia um… u-umido!?
Trunks!?


Mettendo a tacere il suo stupido orgoglio, Pan era riuscita a liberare la propria coscienza, adesso era tempo di aprire il cuore. Raccogliendo tutto il coraggio a disposizione, gli sussurrò a fior di labbra la sua dichiarazione più intima e privata in assoluto: “Ti amo, Trunks”


Lui sgranò gli occhi, tornando finalmente in sé: “No Pan! No! Non è come pensi! Non… non devi dirlo a me!”
Agitato come poche altre volte in vita sua, l’afferrò per le braccia e la spostò da sé facendola tornare seduta sul bordo del letto, sotto lo sguardo a dir poco allibito della giovane mora.
Pan replicò confusa, irritata, e purtroppo ferita nel vedersi respingere proprio da lui:
“C-Che? Che diavolo stai dicendo!? Mi dici a chi avrei dovuto dirlo, secondo te!?”
Un brivido la percorse ritrovandosi sulla soglia della porta una copia identica a lui, leggermente più acciaccata: rimase senza parole e senza fiato.
“P-penso… a lui” sussurrò il Mirai, deglutendo a vuoto e maledicendosi per essersi lasciato coinvolgere così tanto da lei, senza riuscire a fermarla in tempo… Razza di idiota, idiota, idiota! Grandissimo idiota!
 

“TRUUNKS! Tutti e dueeee! Venite! Penso di aver trovato una soluzione!” si sentirono chiamare dalla voce fin troppo squillante della madre dal piano terra, spezzando quel silenzio mostruosamente imbarazzante
creatosi fra i tre.

Il più giovane si staccò dallo stipite e si incamminò per raggiungerla con la testa invasa da mille pensieri, indefiniti e caotici; uno in particolare però si imponeva prepotente su tutti gli altri: quel maledetto ‘impegno imprevisto’ doveva tornarsene all’istante da dov’era venuto!
Sarà stato involontario, non lo metteva in dubbio, ma i fatti parlavano da soli: per colpa sua, prima, era stato disarcionato dal paradiso del proprio letto e, ora, aveva assistito suo malgrado a questo ‘incontro troppo ravvicinato’ con la Sua Sayan, perdendosi tra l’altro una parte della… ‘calorosa presentazione’
Cosa, la Sua Pan, non avrebbe dovuto dire a lui!?
Esatto, la Sua Pan!
Strinse i pugni e arricciò le labbra in una smorfia altamente infastidita: non importa se erano la stessa persona in epoche differenti, Pan era Sua! Punto e basta.


Sapeva che i viaggi nel tempo erano sempre pericolosi perché rischiavano di cambiare il corso degli eventi, figurarsi poi uno imprevisto come questo in cui era incappato, ma quella situazione aveva del surreale, oltre al paradossale.
Titubante, alzò lo sguardo verso di lei, ancora intenta a realizzare cosa fosse appena accaduto: si ritrovò ad osservare più del dovuto i delicati lineamenti del suo giovane viso turbato, chiedendosi, fra l’altro, l’origine della ferita in via di guarigione sulla fronte, ora parzialmente scoperta dalla frangetta spettinata.
Era tentato di arruffargliela del tutto, ma si impose di rimanere immobile avendo già combinato troppi danni in soli pochi minuti di vicinanza: sperò con tutto se stesso di non aver rovinato il loro… futuro.


Tsk! Non poteva crederci!
Certe scene pensava appartenessero solo al mondo dei film o delle barzellette e invece, no!
Le si era stretto il cuore ripensando alla scena poco interpretabile che Trunks si era visto sbattere in faccia, per poi vederlo allontanarsi con un’espressione indecifrabile sul viso.
E ora affianco a lei, CHI si ritrovava di preciso!? Chi?
La sua copia? Versione? Alter ego? Lui? ... del futuro!?
Eh certo, perché succede tutti i giorni di svegliarsi ancora mezzi addormentati, peggio ancora tutti indolenziti, e trovarsene di fronte una!
Magari proprio quella della persona a cui si ha deciso di aprire il proprio cuore in via definitiva e ufficiale!
Peccato che di fatto sia comunque un altro!!
Aveva sprecato le sue parole, dichiarando i propri sentimenti…
Alla persona sbagliata!!
Cosa poteva esserci di peggio!? Cosa!?

 

Chiuse gli occhi sentendoli pizzicare da quella stessa rabbia che le stava facendo ribollire il sangue nelle vene; li riaprì per fulminarlo con lo sguardo e riempirlo di parolacce, ma trovò solo il vuoto della stanza, anche lui era sparito dalla visuale.
Ringhiò qualcosa di incomprensibile, innervosendosi ancora di più, ma sfruttò l’inaspettata determinazione del momento, trasformando la grinta che circolava nel suo corpo in energia utile a svolgere i movimenti desiderati. Evidentemente imprecare mentalmente contro quel dannato sayan, fungeva da ottimo anestetizzante o antidolorifico: si alzò dritta in piedi, raccolse gli abiti ripuliti con cui era arrivata al venerdì, e finì di lavarsi e prepararsi. Dopo un tempo indefinito, ma tutto sommato accettabile, scese al piano terra.

Lo trovò insolitamente silenzioso: a giudicare dall’aura pacifica, Bra stava ancora dormendo, mentre quelle di Bulma e Trunks le percepiva più lontane, probabilmente si trovavano in laboratorio.Decise di raggiungerli, ma la sua attenzione venne drasticamente catturata da un invitante profumino proveniente dalla cucina: il suo stomaco ruggì all’istante, nel vero senso della parola.
D’altronde non poteva neanche dargli torto, era dalla mattina precedente che non toccava più cibo.
A malincuore abbandonò la metà stabilita per dirigersi silenziosamente in cucina: ci trovò proprio il suo ricercato, intento ad apparecchiare per due.
Esordì furente con tanto di indice puntato contro oa suo bel faccino: “TUU! Razza di ….”

“Latte e caffè! Già zuccherato! Qui ci sono i biscotti e le brioches calde… Perché non fai prima colazione?” si difese l’ospite venuto dal futuro, notando con successo la ragazza zittirsi, pur mantenendo il viso imbronciato: “Fallo almeno per mia mad… cioè Bulma: mi ha mandato lei a prepararvela, per te e… Trunks… anche lui dovrebbe arrivare fra poco”
“Quanto zucchero c’hai messo?” domandò asciutta e diretta, ma molto curiosa di conoscere la risposta: la colazione era praticamente sacra per lei, ci mancava solo che lui le rovinasse anche quella!
“Poco, giusto la punta di un cucchiaio… poi ci sono i biscotti da inzuppare che addolciscono il lat…” si fermò con il tremendo sospetto di essersi fregato da solo.
Sospetto divenuto certezza notando l’espressione tagliente della moretta di fronte a lui a braccia incrociate e sopracciglio alzato: “Come fai a saperlo?” lo gelò.

Caspita, doveva mettersi in testa di stare attento a quello che diceva o faceva quando se la ritrovava di fronte!Improvvisò una scontata, quanto teoricamente credibile risposta: “Trunks! Me lo ha accennato lui” salvo constatare che difficilmente la ragazza avrebbe creduto ad una conversazione così serena e innocente fra loro due, dopo l’ingrata scena di poco prima.
Difatti Pan alzò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente: non la convinceva affatto quella risposta, ma decise di passargliela per una ragione molto più importante, la fame!
Si mise a sedere godendosi la colazione che le era stata preparata.
A conferma dei suoi dubbi, constatò che per aver semplicemente seguito il ‘suggerimento’ ricevuto, questo suo primo e unico esperimento mai preparato prima, gli era riuscito in modo fin troppo perfetto: al suo Trunks era servito almeno un intero anno di forzata convivenza nello spazio, per imparare le quantità precise di caffè e zucchero da mescolare assieme.
Beh, lo stesso discorso era toccato pure a lei: si erano scherzosamente beccati tante di quelle volte, rinfacciandosi a vicenda di aver creato una bevanda dolce da diabete o letteralmente imbevibile per i motivi più disparati… tipo stramaledire suo nonno per aver erroneamente riempito la zuccheriera di sale fino, senza ovviamente avvisarli. Sorrise impercettibilmente a quei ricordi.

Il suo giovane visino era adorabilmente buffo nei suoi piccoli bronci, ma vederla sorridere non aveva prezzo: per lei aveva riscaldato le brioches fresche, ma senza pensarci tanto, allungò le dita nella scatola di quelle confezionate per estrarre il simpatico adesivo in regalo a forma di animaletto: pescò un cucciolo di pantera nera. Le donava pure.
Poi glielo offrì.
Le guance di Pan arrossirono all’istante: suo zio la prendeva sempre in giro per questa sua ‘simpatia da bimbetta’… ma quegli adesivi erano… carini.
A lei piacevano.
Istintivamente l’afferrò con la mano libera, dato che l’altra era impegnata a tenere a mezz’aria un biscotto imbevuto di latte.
Notando l’animaletto raffigurato di suo gradimento, non riuscì a trattenere un timido sorrisino, che però scomparve nel giro di un paio di secondi ripensando a come fosse possibile che lui avesse di nuovo indovinato.
Era decisa a chiederglielo seriamente, ma quel dannato biscotto rovinò i suoi piani cadendo giusto nella tazza di latte: nooo, mezzo disastro!
Lei odiava quando succedevano queste piccole, fastidiosissime, seccature: adesso quella poltiglia se ne sarebbe stata lì a galleggiare, rivoltandole lo stomaco.
Prese il cucchiaio e con una smorfia disgustata lo raccolse depositandola quasi schifata sul tovagliolo di carta.

“Ops… scusami” ridacchiò divertito il sayan, ricevendo in cambio un’occhiataccia di fuoco da Pan
“Trunks! Ma insomma! Che storia è questa!? Come fai a conoscere tanti dettagli se è la prima volta che ti vedo!?” chiese inacidita puntandogli addosso l’adesivo.
“Che c’è insomma!? Non si può essere gentili? Ho fatto un tentativo! In fondo avevo il cinquanta per cento delle probabilità di indovinare se ti sarebbe piaciuto o no! Non mi sembra di aver fatto nulla di male” improvvisò cercando di rimanere sorridente, sebbene lei gli stesse rendendo la vita sempre più complicata.
“Ah sì? Un Tentativo? E dimmi: lo hai fatto anche prima!? Hai tentato di essere gentile’ rispondendo al mio bacio? Ma poi… hai una vaga idea di quanto fossero importanti per me quelle parole!?” lo accusò risentita.

Lui smise di ridacchiare di fronte all’evidenza dei fatti: quella ragazzina era insopportabile, ma dannazione, non riusciva proprio a liberarsene!
Dieci minuti con lei e aveva già combinato più danni che non in tutto il resto della sua vita!
Nel bene e nel male, lo attirava peggio di una calamita.

Sospirò forte e strinse i pugni, poi in un sussurro appena accennato, si decise a dare una vaga spiegazione:
“Tu… Tu mi ricordi tanto una persona del mio tempo… Scusami, non era assolutamente mia intenzione ferirvi”
Stava per andarsene dalla porta-finestra che dava sul giardino, ma si fermò allo stipite voltandosi verso di lei con una raccomandazione sincera: “Pan, quello che hai detto a me… diglielo davvero, non aspettare... Poi il tempo passa e lo si dà per scontato… ma sono sicuro che gli farebbe piacere sentirselo dire”

Tornò a guardare dritto a sé, convinto di fondere il proprio sguardo con il cielo limpido di quella tarda mattinata e invece si scontrò con un paio d’occhi color tenebra, inviolabili e imperturbabili.“Non così in fretta, Trunks! Non vorrai togliermi la soddisfazione di decidere chi, fra voi due, mi terrà compagnia nell’allenamento di oggi, vero?” chiarì Vegeta con un tono lento e per nulla rassicurante, indicando con lo sguardo il figlio appena arrivato in cucina con la madre.
“Posso anche accettare un volontario! In fin dei conti, mi sembri più in forma tu di lui! E io, oggi, voglio proprio divertirmi!”

Allenarsi con suo padre? Quel giorno?
E minimo il seguente da passare a riposo?
Dannazione! Chissà se aveva tutto quel tempo a disposizione…

“M-mi spiace, non posso! Devo… devo tornare a casa appena possibile... Già che sono qui per… sbaglio”
“Come sarebbe a dire moccioso? Non vuoi batterti? Non dirmi che mi ritrovo un altro scansafatiche tra i piedi!? Cos’è? Ti spaventa qualche graffietto sul tuo bel faccino? Non è certo un problema, sai? Anzi, tanto meglio! Così se ‘qualcuno’ si confonde ancora, almeno stavolta sappiamo il motivo, no!?” replicò cinico e tagliente, affondando in un colpo solo, la bellezza di ben tre mezzo-sangue su tre.
Poi assottigliando lo sguardo pretese maggiori spiegazioni: “E poi come sarebbe a dire: per sbaglio? Spiegati!”
Ma la sua richiesta venne sovrastata e soppiantata da un acuto apprensivo della moglie rivolto al figlio del futuro: “Trunks! Ma come? Non stai un po’ qui con noi? Perché sei così di fretta?”

Pan cercò di gestire alla belle meglio le contrastanti emozioni del momento: l’irritazione per la frecciata di Vegeta, la crescente curiosità verso l‘ospite del futuro e la presenza del suo sayan sedutosi affianco a lei. Quest’ultimo pensò bene di concentrarsi sulla meritata colazione: se non altro, la prospettiva dell’imminente partenza del suo alter ego, era la prima notizia veramente positiva di quella seccante mattinata.
Afferrò il cucchiaio e silenziosamente incominciò a mescolare i propri biscotti dentro alla tazza di latte.

“Mi spiace, mamma, non posso trattenermi! Devo assolutamente presenziare a…. un impegno inderogabile” farfugliò incerto per poi lasciarsi scappare fra sé: “Se manco, me lo rinfacceranno per il resto dei mei giorni”
“EH? A chi ti riferisci, Trunks?” si affrettò a chiedere perplessa Bulma, ricevendo in cambio una risatina nervosa da parte del ragazzo:
“Non ti preoccupare, mamma! Va tutto bene! Nessun nemico da combattere! Solo la possibile furia omicida di… una piccola strega di mia conoscenza… e… probabilmente anche la tua, intendo quella di mia madre del futuro”
Quella assurda spiegazione aumentò ulteriormente la curiosità della donna, per non parlare dell’ambigua espressione dipinta sul viso del ragazzo: dietro all’evidente nervosismo e un filo di agitazione per questo ‘impegno inderogabile’ ci vedeva comunque entusiasmo e impazienza, i suoi occhi si erano illuminati.
Decise di affrontarlo da solo per conoscere la verità: “Torno in laboratorio! Se hai così fretta, raggiungimi là!”


... Strega
Quella singola parola era riecheggiata nella mente di Pan peggio di un uragano.
Anche il suo Trunks la chiamava con quel nomignolo poco affettuoso a cui in realtà era molto affezionata.
Erano davvero la stessa persona in due epoche diverse? C’erano così tanti dettagli simili, per non dire uguali.
Eppure da quel che sapeva, i loro percorsi di vita erano stati completamente differenti: li aveva visti crescere forgiando personalità ben distinte, e invece lei non si era accorta di alcuna differenza.

Già... non accorgersi
Tanto per cambiare… Sai che novità! Vero, Pan!?

I suoi pensieri vennero interrotti in malo modo dal brusco stridio sul pavimento della sedia sulla quale era seduta: un inconfondibile stivaletto bianco appuntito si era infilato tra i pioli e di forza l’aveva allontanata dal tavolo di un metro abbondante, facendola sussultare.
“Ehi mocciosa! Mi stai dando sui nervi! La tua aura sta ribollendo a fuoco lento peggio di un minestrone! La pianti di avercela con te stessa!? Nessuno nasce ‘imparato’ ma fammelo un benedetto favore una buona volta! Armati di un po’ di sana malizia e soprattutto… Apri gli occhi!” approfittando dell’assenza della moglie, Vegeta aveva pensato bene di aiutare a chiarire i dubbi di Pan con la sua proverbiale e principesca finezza.

A dir poco disarmante.
Una goccia di sudore freddo percorse la schiena di entrambi i suoi figli, certi della direzione che avrebbe preso il proseguimento del discorso: “Papà..”
Niente, ignorati completamente

“Prontooo!? Ma come hai fatto a non pensarci? Era ovvio che mio figlio avesse già avuto altre donne, no!? Basta fare due conti: quanti anni avete di differenza? Come minimo quando tu portavi ancora il pannolino, lui stava già cominciando a farsi le sue prime scop… erte adolescenziali!” aggiustò in extremis il tenore delle sue stesse parole, giusto per non essere accusato dalla ragazzina di... inesistente ‘grazia regale’.
Tsk! Tanto era inutile girarci attorno, tutto tempo sprecato: molto meglio essere diretti e andare dritti al punto!

Trunks quasi affogò nella sua stessa colazione, in un miscuglio di emozioni che andavano dal volersi seppellire da solo, al fortissimo desiderio di disintegrare suo padre per davvero.

Mantenendo il piede fra i pioli della sedia, Vegeta si avvicinò maggiormente a lei appoggiandosi con le braccia al ginocchio piegato; a pochi centimetri dal suo naso annusò il profumo della sua pelle: “Tsk! Mocciosa”
“Che diavolo stai facendo, razza di babbuino troglodita che non sei altro!? Guarda che mi sono appena lavata!” rispose offesa la moretta, già tremendamente risentita ed imbarazzata per l’allucinante chiarimento ricevuto.
“Ahh… Questo l’ho notato, sai!? Quante docce hai già fatto in meno di due giorni!?” la canzonò allusivo con un sorrisetto strafottente sulle labbra, poi tornando serio continuò sulla stessa lunghezza d’onda: “Sentimi bene: non me ne frega niente del tuo odore, si arrangerà Trunks a sopportarti! Di te, mi interessa un’altra questione! D’ora in avanti, quando tutti i mesi avrai… la luna storta… vedi di non distruggere un pezzo del pianeta alla minima stronzata che combinerà mio figlio! Siamo iintesi!?” poi si raddrizzò lentamente con la schiena e incrociò le braccia al petto come al suo solito.

M… mesi?
Istintivamente le dita affusolate della bella corvina iniziarono a muoversi impercettibilmente in una sorta di conta mentale, interrotta ad un certo punto da uno sbuffo seccato di Vegeta tra l’esasperato e il silenziosamente divertito: “Uff… Che strazio che sei! Siete tutte uguali! Ti procuro un pallottoliere? Secondo me… hai tempo fino a domattina” e liberò la sedia dopo averla maldestramente ricollocata al punto di partenza.
Pan ringhiò qualcosa di incomprensibile, poi rispose per le rime: “Grazie tante per il suggerimento, eh! In effetti, visto il tuo olfatto così ben sviluppato, mi può sempre servire un buon cane da tartufo!”
Il sayan non gradì molto l’accostamento, anzi, ma dovette ammettere a se stesso che la sua indole ribelle in fondo non era affatto male: apprezzava il suo tenergli testa, gli dava lo spunto per controbattere e, come in quel caso, accennare a questioni che immaginava essere delicate.
“Fa poco la spiritosa, mocciosa! Se la tua capacità di controllare la tua forza è scarsa quanto il tuo fiuto, stiamo freschi! Dovrai trovare il modo per imporre la tua volontà su tutto il resto, se non vuoi disperdere la tua energia inutilmente, finendo per utilizzarne soltanto una minima parte! Vuoi un esempio?” con un cenno del capo indicò sarcastico il figlio: “Se a quel somaro di Trunks - che per un motivo così noioso come l’amore si è lasciato conciare in quella maniera - è bastato semplicemente trasformarsi per metterti al tappeto, figuriamoci un nemico vero! Non dureresti cinque minuti! Ma sai com’è, in questo momento siamo un po’ a corto di guerrieri sayan! Che ne dici di contribuire anche tu alla ‘nobile causa’ di proteggere questo sasso di Casa chiamato Terra?”

Pan abbassò lo sguardo: argomento delicato e dolente questo.
Si era ripromessa di evitarlo come la peste, ma doveva riconoscere che a modo suo, Vegeta aveva detto la pura verità ed il fatto che lui sembrasse credere in lei la lusingava molto. Tentennante, provò a rispondergli: “I-io… ”
“Non dico ora, ma… pensaci sul serio! Hai un buon potenziale visto la famiglia che ti ritrovi”

Se ne andò verso il giardino invitando il Mirai a seguirlo: “Adesso ‘carino’… Tu ed io facciamo una bella chiacchierata tra padre e figlio! Ti va?”
Il ragazzo deglutì a vuoto, conscio di non aver molte possibilità di scelta di fronte a quella richiesta, molto più simile ad un ordine imposto, che ad una sincera domanda a cui poter liberamente rispondere: aveva il forte sospetto che non sarebbe stata esattamente un’amabile conversazione.

Spariti tutti, Pan e Trunks rimasero soli in cucina: la testa della ragazza stava quasi esplodendo dopo gli incontri ravvicinati avuti con i vari esemplari maschili di Casa Brief, presenti e futuri.
Mille domande, mille curiosità, mille dubbi affollavano la sua mente, ma una questione in particolare voleva chiarire, la più importante: “Trunks, mi credi se ti dico che davvero pensavo fossi tu? Mi spia…”
“Sssh..” l’indice del ragazzo accarezzò delicatamente le sue labbra invitandola a non proseguire oltre, non ce n’era bisogno.
Fra loro c’era invece da sistemare un altro aspetto non indifferente e dato l’assurdo assist al cardiopalma lanciato dal padre – tendente più ad un missile terra-aria in effetti – tanto valeva sfruttare l’occasione e chiarirlo ora, in quella mattinata già di per sé paradossale.
“Ti credo ad una sola condizione: che tu accetta il fatto che ora siamo pari!” le sorrise gentile
“P-pari? Ma non mi sembra la stessa cosa, però! Tu… tu ci sei andato a letto con… quella là! E l’hai chiamata pure con il mio nome! Non sei uno scimmione, sei un asino!!” brontolò contrariata ripensando a quella vipera velenosa di una sposa: le faceva male parlarne, ma si accorse di riuscire ad affrontare l’argomento senza eccessivi isterismi o sbalzi di umore. Lo considerò un notevole miglioramento.
“Alla pari nel senso che, per entrambi, il destinatario dei nostri veri sentimenti, non era la persona fisica che ci stava accanto: io… ero con quella donna… ma evidentemente pensavo a te, con tanto di dichiarazione del tuo nome. Tu… eri con lui… e hai detto qualcosa che evidentemente doveva essere indirizzata a me” cercò di precisare il ragazzo, senza indagare troppo: quelle parole voleva sentirsele dire, non ripetere.

Poi le propose la sua ‘offerta di pace’:
“Pan, posso capire che ti abbia dato fastidio il fatto che io fossi… con un’altra… ma ammetto che averti vista tra le sue braccia, non è stata neanche per me l’esperienza più esaltante della mia vita. Non pretendo che tu capisca per conoscenza diretta, ma è come se mettessimo a confronto un rapporto di.. solo sesso... con un piccolo ma purissimo gesto di autentico amore come il tuo bacio… Non so dirti da che parte penderebbe l’ago della bilancia e sinceramente adesso non lo voglio neanche sapere: facciamo pari e chiudiamo del tutto la questione? Ci siamo solo noi due. Punto e basta.”

Pan alzò un sopracciglio perplessa, poi replicò a modo suo:
“Mhm… Capire per conoscenza diretta? Vuol dire che allora non posso ricambiare il favore e…conoscere’ nessun’altro? Intendi questo? Però riuscirei finalmente a capirei quello che mi stai dicendo ora, la differenza fra amore e ‘solo sesso’… Ma sarebbe, appunto ‘solo sesso’! Non ti dovresti preoccupare, no?” lo provocò dispettosa con il sorriso sulle labbra.
“Ma sentila! Da quando in qua, sei diventata così disponibile con i favori!? E meno male che non vai d’accordo con mio padre, perché a quanto vedo, quello che lui ti ha appena chiesto – armarsi di sana malizia – hai fatto presto a metterlo in pratica!”
Stavolta fu lui ad afferrare la sua sedia per strattonarla a sé con un movimento deciso: le mordicchiò il collo e si arrotolò una ciocca di capelli corvini al dito, tirandogliela verso il basso leggermente indispettito.
Infine marcò bene il proprio territorio sussurrandole all’orecchio la sua colorita risposta: “No grazie, non disturbarti! Preferisco tu rimanga… ignorante in materia!”

   
 
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