Il
Pensatoio.
Rating: Nettamente verde
Parole: 1.567
Avvertimenti: Nessuno. Forse è un vago
spoiler perchè è inserita in alcuni avvenimenti
dei ricordi di Piton.
Genere: Generale
Personaggi: Remus
Lupin; Lily Evans; Severus Piton; il Cappello Parlante
Nota
dell’autrice: Forse
ho iniziato con qualcosa di un po’ troppo lungo, sebbene mi
fossi ripromessa di
contenermi nelle dimensioni dei capitoli. Nel caso
l’ultima parte dovesse
assomigliare paurosamente alla storia di
Juliet “The Sorting
Hat” mi
scuso con l’autrice (per altro
bravissima) ed invito tutti a leggere la sua fic.
Non ho nemmeno la pretesa di
considerarmi giustificabile.
Il treno
di Hogwarts alimentava la fitta nube di fumo candido tra i passeggeri ancora in stazione
, dove ombre inconsistenti fluttuavano separate dalle loro voci.
Remus
Lupin aveva già perso il controllo del carrello tre volte,
contro tre maghi
irritabili, e l’espresso del binario nove e tre quarti sarebbe partito
tra meno di un
minuto.
Il treno
eruttò fumo fischiando la partenza e si mise in moto. Remus,
instabile,
inciampò rovesciandosi addosso le valige e travolgendo altri
due studenti. Si
ritrovò schiacciato col naso per terra. Nonostante i
sobbalzi si rimise in
piedi, scrollandosi la polvere di dosso e accorrendo a liberare le
vittime del
suo bagaglio.
-In nome
degli slip più consunti di Merlino! Chi è stato?- urlò una
voce dietro la borsa.
Sotto le
valige si agitava uno studente molto alto, Remus trasalì
all’idea di aver
investito qualcuno dell’ultimo anno.
-Mi
dispiace- biascicò goffo.
Lo
studente schiacciato spinse via la valigia e, quando Remus gli
offrì la mano per
rialzarsi, la allontanò con uno schiaffo come se fosse stato
un gesto indecente,
e si rialzò da solo.
Era un
ragazzo con la spilla dei prefetti, alto, con il mento appuntito e gli
occhi
vitrei. Dietro di lui un altro studente si spolverava con la mano la
divisa
impeccabile. Remus notò sul petto la stampa di un serpente.
Fu come
se il cuore di Remus si dilatasse finalmente a dimensioni umane e
tirò un
sospiro, amareggiato, sistemando le proprie cose ed andando alla
ricerca di uno
scomparto deserto.
Entrò
dove alcuni studenti rumorosi, con il medesimo marchio impresso nella
divisa, si
voltarono tutti verso di lui, riservandogli il silenzio più sdegnoso e
carico di rifiuto che
si fosse mai sentito rivolgere. Irrigidito, si affrettò ad
uscire dallo
scomparto e, varcata la soglia, li sentii sghignazzare dietro di lui.
Mentre il
sapore riusciva ad addolcire la sensazione di vergogna appena provata, si
ricordò del libro che si era
portato da casa.
“Storia
di Hogwarts”
Con somma
noncuranza per tutto ciò che passava oltre il vetro della
finestra, ed
addentando un altro abbondante morso di cioccolato, Remus rimase in
silenzio
per ore leggendo, tutto il suo interesse impegnato dalla sua nuova
scuola, gli occhi
che luccicavano ad ogni riga.
Ma dubitava che al suo arrivo Hogwarts lo avrebbe accolto con
più entusiasmo del
vagone precedente.
Per di
più in cielo c’era ancora lo spettro pallido della
luna, quasi incolore sullo sfondo azzurro e priva di
luce; mancava un piccolo spicchio al cerchio.
I suoi pensieri erano talmente distanti dal treno che non si accorse delle due persone che
erano
entrate fino a che una di queste non iniziò a parlare a parlare.
-Che maleducato!-sbuffò tra sè la voce di una ragazza. Remus fece un salto di due
centimetri sul
sedile, credendo che qualcuno ce l’avesse con lui.
A parlare era stata una ragazzina undicenne, che gli stava seduta sul sedile di fronte. Piccola, magra, rossa di capelli, graziosissima, con due enormi occhi verdi e svegli.
Ma la
bambina si era espressa così amabilmente
all’indirizzo della finestra.
Accanto
a lei stava seduto un altro ragazzino che non aveva l’aria
di trovarsi in uno stato più
felice del suo.
Remus
guardò prima lui e poi lei con
l’aria molto stupida di chi non
ha idea di quel che è successo.
-Era uno sbruffone!-
vaneggiò ancora contro il paesaggio, e Remus vide i suoi
grandi occhi verde chiaro
socchiudersi in due fessure dalla luce sinistra.
Incredibilmente
il vetro in un angolo della finestra si incrinò: era una
sottile crepa di un
paio di pollici.
-Con te poi...- disse ora rivolta al bambino seduto al suo fianco, che aveva una
tendina di capelli neri ed
unti lungo il viso pallido e sepolcrale-...è stato
così…-
E avrebbe sicuramente trovato un aggettivo disgustoso calzante, se Remus non l'avesse interrotta schiarendosi la gola con un preoccupato "Ehm...ehm...".
La ragazzina si voltò, e Remus indicò con gli occhi la crepa sul vetro, la cui lunghezza era raddoppiata.
-Oh…- esalò la bambina notando il danno. Febbrilmente prese la bacchetta dalla tasca
ed iniziò a colpire
goffamente il vetro come aspettandosi di correggere il danno.
-Ehm…non credo che serva-
borbottò Remus. La bambina arrossì,
intascò di nuovo la bacchetta e
guardò da un'altra parte.
Remus
finse di ignorare il bambino che ora lo fissava accigliato.
-Comunque...-
tentò di rifarsi lei –...io sono Lily Evans e lui è
Severus Piton-
Il
bambino di nome Severus, piuttosto alto per la sua età, col viso lungo, immusonito e giallo, e gli occhi neri e penetranti, non fece caso al fatto di essere stato involontariamente presentato, ma non smise di guardarlo, con un misto di
aspettativa ed
antipatia. Lupin si sorprese a rabbrividire lungo la schiena.
-Io…Remus…-
Lily gli
riservò un sorriso incerto, ma simpatico.
-Scusa,
dovevamo chiedere il permesso?- chiese indicando l’uscita.
-No!
Certo che no…ma prima con chi…ce l'avevi?-
balbettò confuso, voltandosi verso la porta.
-Ah...no...niente. Veniamo da un vagone dove ci sono dei veri deficienti- spiegò.
-Perché
hai dei capelli grigi sulla nuca?- domandò a bruciapelo
Severus.
-Eh?-
squittì Remus, pregando di sembrare ingenuo, mentre il suo
cuore sembrava
frenare bruscamente.
-Oh…in
realtà, non lo so...- biascicò, temendo che il bambino avesse riconosciuto un indizio della sua licantropia.
Lily
diede a Piton una gomitata bisbigliandogli un confuso –Non
è educato!- e la diffidenza di quello si ammorbidì per un attimo infinitesimale.
Ci fu un
istante intollerabile di silenzio in cui Remus rimpianse la solitudine
dove non
si sentiva obbligato ad intrattenere nessuno.
Si
costrinse a leggere, tentando di allontanarsi di nuovo dal treno.
-Tu in
che casa speri di finire?- buttò lì Lily,
provando ad intavolare una conversazione.
Remus sobbalzò
di nuovo.
-Ecco…non
saprei…- arrossì violentemente alla confessione
– non credo ce ne sia
una…adatta-
-Sciocchezze-
ribatte battagliera -tutti veniamo smistati, non ti rispediscono
indietro-
disse citando le esatte parole con cui Severus aveva tentato di
consolarla –
c’è una casa per tutti-
Il
bambino al suo fianco sbuffò, e per un attimo Remus si
aspettò che potesse
contraddirla, ma quello si rivolse a Lily.
-Speriamo
che tu sia una Serpeverde-
Lei esalò
un lungo sospiro.
-Io non
so dove mi piacerebbe finire- concluse scoraggiata.
-Sarebbe bello
conoscere qualcuno nella propria casa- aggiunse rivolta a Severus, e lo
sguardo
del ragazzino si illuminò per poche frazioni di istante,
come se fosse stato
decorato dal parere più desiderabile che ci fosse.
Remus se
ne accorse.
-Vi
conoscete già?-
Il
bambino aveva l’aria di voler dire qualcosa di brusco e
maleducato. Forse
pensava che la sua presenza fosse…
“troppa”?
-Oh si,
non abita troppo lontano da me, lui mi ha spiegato che…che
ero una strega-
disse fiera di lui.
Severus dondolò le gambe, gli occhi che
scintillavano di
nuovo.
-Non lo
sapevi?- chiese ingenuamente Remus.
Lily
chinò il viso in modo che i folti capelli rossi lo
nascondessero appena.
-No, sono
nata babbana- lo fissò guardinga, come aspettandosi che
Remus esplodesse, o
qualcosa del genere.
Visto che quel bambino malaticcio
non aveva dato segni di disagio ne di insofferenza, Lily fu come
attraversata da
un sollievo palpabile.
Gli occhi recuperarono un guizzo di vivacità,
rialzò il viso, e le spalle, che
si erano infossate come a proteggerle il cuore, si
raddrizzarono.
-Cosa
leggi?-
Lupin
alzò la copertina.
-“Storia
di Hogwarts”- lesse –Dove sei
arrivato?-
-Al Cappello Parlante-
-Oh- Lily
si torse le mani, era stato toccato un punto debole esposto; non aveva
meno
paura di lui ad infilarselo in testa.
-Sicuro
di voler finire a Serpeverde?- si assicurò, rivolgendosi a "Sev" –Lo ho visti prima. Non
sembrano…proprio…simpatici- disse
con molto tatto.
-Vuoi?-
-No- berciò schifato, non tanto dalla tavoletta, ma dalla persona che gliela porgeva.
-Io si-
aggiunse Lily, staccandone un piccolo pezzo, sorridendo.
Oltre la cortina di capelli neri di Severus, vide nei suoi occhi una luce inceneritrice.
Remus
rabbrividì di nuovo.
-Remus Lupin-
Il
bambino deglutì, gli ci volle tutta la forza del suo
autocontrollo per mettere
un piede davanti all’altro, inciampò nella sua
uniforme e per la sala grande
scoppiò qualche gruppo di risatine.
Arrossì e
si avvicinò come un martire al sedile.
Si
abbandonò sullo sgabello come una marionetta a cui sono
stati tagliati i fili e
ci si aggrappò forte con le mani come se al posto di un
cappello stesse per
calare una scure.
Non volle
pensare a che aspetto tremante ed indifeso avesse di fronte a tutta
Hogwarts.
Il
cappello era troppo grosso e gli calò sul viso, e lui si
girò intorno vedendo
solo un interno di telo buio e consunto che sapeva di muffa.
-Perché tanto agitato Remus?-
Trasalì e
si aggrappò ancora più forte ai bordi del sedile.
-Oh capisco, ti senti in colpa di essere qui
non è così? Non pensi di meritarti un posto ad
Hogwarts come tutti?-
Gemette.
-Certo che lo so, Remus. È tutto
qui dentro,
tutto qui a mia disposizione. Direi che sei piuttosto intelligente per
la media
della tua specie… perdonami il termine,
“ibrida”. Purtroppo ci sono solo modi poco
carini per definirti. Non manchi per nulla di talento. Malaticcio ti
vedo,
e…stai tremando così forte che a momenti ti
cadrò dalla testa, ma io e te
sappiamo che non sei un vigliacco, non è così
Remus?-
“Ti
prego. In fretta”
-Non mettermela ragazzino, non siamo qui da
molto. A Tassorosso forse saresti sprecato, non vedo dove possa andare
la tua
lealtà, a Serpeverde non saresti il benvenuto, ti stanno
guardando, e per nulla
bene-
“Grazie
per avermelo detto” sbuffò.
-Dovere. Corvonero, forse, ma sai dove
davvero mi piacerebbe smistarti? Pensavo a che splendido quadretto
saresti tra
i Grifondoro…-
“Cosa?!”
-Grifondoro-
Respirando con qualche difficoltà sentii scrosci di applausi
provenire dal tavolo di Grifondoro, ed il
cappello gli venne sollevato dalla testa.