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Autore: Killu93    27/03/2017    1 recensioni
Questa storia narra le vicende dell'eroe del Kazakhstan, Otabek, che intraprende un viaggio in Russia per salvare il proprio Paese. Da sempre ligio ai suoi doveri, pronto a seguire la strada segnata da altri per lui, cambierà il suo modo di essere e di pensare dopo l'incontro con la fata Yurio che gli insegnerà a credere nella magia e nel destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 5- Rifiuto

La Tigre avanzò verso la Fata. Otabek non riusciva a muovere un singolo muscolo, si sentiva un estraneo in quel luogo, quasi colpevole per aver assistito a quella danza tanto intima, ma allo stesso tempo era infinitamente grato per aver potuto assistere a quello spettacolo senza pari.

Il viso della Fata si illuminò quando vide avvicinarsi la Tigre. Il cavaliere ricordava molto bene quello sguardo freddo che lo aveva pugnalato dritto al cuore, ma quello sguardo,in quel momento, aveva lasciato il posto ad un sorriso caldo e radioso che illuminava tutta la foresta. Si stupì anche di vedere con quanta gioia corse verso l’animale e lo cinse in un abbraccio affettuoso. Forse era davvero una creatura benevola, forse durante il loro primo incontro lo aveva respinto così malamente solo perché aveva interrotto la sua danza, forse, ora, lo avrebbe davvero aiutato.

Proprio come la prima volta, il ragazzo si mosse verso la Fata, ma non riuscì a fare più di due passi che, di nuovo, quegli occhi glaciali si posarono su di lui.

L’azzurro tenue delle iridi sembrava racchiudere il freddo di mille inverni. Otabek sentì il corpo paralizzarsi, il cuore gli schizzò in gola e iniziò a battere all’impazzata; mai aveva provato tanto timore di fronte a qualcuno, ma quel timore era lo stesso che si prova all’apparizione di una divinità.

La Fata si disgiunse da quell’abbraccio e si mosse verso il giovane. Si avvicinò un poco all’estraneo mantenendo una distanza di sicurezza, poi, con aria di superiorità, sollevando leggermente il mento, gli chiese:

-Chi diavolo sei tu? Non ti è bastata la lezione della scorsa notte?

Si riscosse al suono di quella voce così limpida e pura. Si inginocchiò di fronte a quella figura abbassando il capo e portando la mano destra al petto, proprio come era solito fare di fronte al proprio re.

-Il mio nome è Otabek Altin, sono un cavaliere, vengo dal Kazakhstan. Sono qua in cerca di aiuto.. Il tuo aiuto!

Pronunciando quelle ultime parole aveva volontariamente ricercato quegli occhi di ghiaccio che tanto temeva, voleva mostrargli tutta la sua risolutezza. Le guance nivee della creatura si tinsero lievemente di rosso, non si sarebbe mai aspettata una risposta tanto ardita da un mortale.

-Come osi rivolgerti a me con così tanta sfrontatezza? Non sai chi sono? Io sono Yuri Plisetky, la Fata della Russia! Dovresti mostrare più rispetto!- disse animatamente cercando di dissimulare l’imbarazzo di fronte a quello sguardo profondo come la notte.

Yuri odiava da sempre gli umani. Erano loro che stavano distruggendo la Natura, erano loro che avevano da sempre sfruttato il potere delle fate per le loro vane brame, erano loro che avevano portato nel mondo quanto di più brutto potesse esistere. Li odiava tutti, provava fastidio alla loro presenza, li trovava rozzi e sgraziati, rumorosi, confusionari, infidi e traditori. Mai avrebbe davvero aiutato uno di loro, ma spesso li aveva sfruttati per portare avanti la sua guerra con Yakov. Questa volta, però, era diverso. Quell’essere che aveva davanti e che riteneva inferiore, era riuscito per ben due volte a raggiungerlo, aveva ottenuto la fiducia della Tigre e, ora, era lì, davanti a lui, e lo stava guardando dritto negli occhi. Quanto incosciente doveva essere per fare una cosa del genere? Perché quel ragazzo non aveva timore di lui come tutti gli altri? Perché non stava provando un reale disgusto per quel comportamento così irrispettoso nei suoi confronti? Ma soprattutto, perché non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi?

Non ebbe tempo di riordinare i pensieri che Otabek si era alzato di scatto. Continuavano a fissarsi con aria di sfida mantenendo le loro posizioni.

-Vuoi aiutarmi o no?

Il cavaliere provava un gran senso di riverenza nei confronti della Fata, neppure per il suo re aveva provato un sentimento così forte, ma in quel momento aveva solo bisogno di trovare una risposta, una soluzione al suo problema e sentiva che solamente la sua audacia avrebbe potuto far breccia in quell’essere tanto elegante quanto insensibile.

Ancora il giovane si era rivolto a lui con insolenza, ma questa volta non ebbe intenzione di offrirgli un’altra occasione.

-Vattene!

A quel comando, Otabek fece un lieve cenno col capo, voltò le spalle a quell’esile figura e, senza dire una sola parola, percorse a ritroso la strada da cui era provenuto. Era stato rifiutato per ben due volte, non avrebbe avuto senso continuare ad insistere. Aveva avuto modo di rivolgersi alla Fata e aveva rovinato tutto con le sue stesse mani. Se fosse stato meno diretto, probabilmente, sarebbe riuscito ad ottenere l’aiuto che tanto desiderava, ma quello era il suo modo di essere e non avrebbe mai voluto presentarsi alla Fata in maniera differente. Sentiva di dover mostrare la sua vera anima per poter essere accettato, ma forse si era sbagliato, o forse non lo avrebbe aiutato in nessun caso. Era solo certo che, in quel momento, ogni sua speranza era andata in frantumi e si apprestava a farsi carico delle sue colpe e del suo destino.

 

Yuri seguì con lo sguardo la figura del cavaliere allontanarsi fino a che non svanì completamente tra il fitto della vegetazione. Si sentiva irrequieto e malinconico. Lo scatto d’ira che aveva provocato quel suo comportamento tanto irrispettoso lo aveva spinto a scacciare il giovane in fretta, ma appena lo vide andarsene senza far resistenza sentì stringerglisi il cuore. Non era riuscito a dire una parola in più per trattenerlo. Aveva letto nel cuore del ragazzo una profonda disperazione, avrebbe potuto facilmente servirsi di lui, ma lo aveva lasciato andare.

La Tigre si accostò a lui e con la testa dette un piccolo colpetto alla candida mano della Fata. Yuri la guardò con dolcezza e affondò la faccia nella soffice pelliccia del collo.

-Perchè l’hai portato qui.. Nonno?

La Tigre non rispose, non ce n’era bisogno, Yuri conosceva già la risposta.

   
 
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