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Autore: LilyProngs    06/06/2009    5 recensioni
Non immaginatevi nella sua tristezza grandi motivazioni degne di un romanzo giallo. Non credete di trovare dei lividi sul suo giovane corpo per molestie o autoinflizioni. Non pensate alle grandi disgrazie che fanno muovere il mondo. Per quanto siano cose che ovviamente devono essere prese in considerazione, non riguardan certo questa giovane ragazza. Il motivo era così semplice, così...Comune. Una piccola e assurda fic che mi è uscita mentre leggevo un libro e che ho scritto per sfogare un po' i miei pensieri. Spero comunque che vi piaccia e commentiate numerosi!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando meno te lo aspetti!
Ciao a tutti!
Era da un po' che volevo una piccola shot, anche se non sono molto soddisfatta di come sia uscita ma volevo pubblicarla comunque.

Buona lettura!


Quando meno te lo aspetti!

Una ragazza stava passeggiando tranquillamente per i grandi parchi della città di Tokyo.
Era una bella giornata: il sole alto in cielo,gli alberi di ciliegio erano in fiore e spandevano per ogni dove il loro buon profumo ed i loro colori candidi.
Rin era quasi commossa da quella visione mentre gli auricolari nelle sue orecchie lasciavano fluire nella sua mente una musica lenta e carezzevole, completamente diversa dai suoi soliti e prediletti toni hard-rock.
I suoi grandi occhi nocciola si perdevano in orizzonti che solo lei poteva vedere mentre una tristezza che ormai albergava costante nel suo cuore le faceva compagnia come un ombra. Il vento caldo sferzava dolcemente sul suo viso facendo perdere in fantasiosi disegni nell'aria i suoi lunghi capelli color ebano.
A vederla Rin sembrava davvero una ragazza bellissima, un po' nascosta dietro quei vestiti  punk con un tocco di gotico, ma Rin si sentiva così protetta nel suo stile. Anche se iniziava a pensare che il prezzo per essere se stessa fosse davvero caro.
Non immaginatevi nella sua tristezza grandi motivazioni degne di un romanzo giallo. Non credete di trovare dei lividi sul suo giovane corpo per molestie o autoinflizioni. Non pensate alle grandi disgrazie che fanno muovere il mondo. Per quanto siano cose che ovviamente devono essere prese in considerazione, non riguardan certo questa giovane ragazza. Il motivo era così semplice, così...Comune.
Rin era sola.
E per sola non si  intendeva senza amici o famiglia perchè per quello grazie al cielo, stava più che bene.
Per sola  intendeva senza amore.
Sì, senza amore. Era una frase che si ripeteva così spesso nella sua testa. E si sentiva sciocca, perché non era certo l'unica al mondo a soffrire per quel motivo. Ma si sa, alla fine ogni persona prende le cose che la vita gli pone davanti in maniera prettamente personale, assorbendone ogni tocco e ogni movimento. O almeno per alcuni era così.
Per Rin era così. Sarà stata la sua anima d'artista ad averla portata ad essere quella giovane con una tale sensibilità, così profonda. Ogni cosa che viveva la provava con incredbile intensità, cogliendone ogni minima sfaccettatura. Ma questo poteva essere positivo come negativo. Eh sì negativo perchè se ciò che provava era qualcosa di brutto lo viveva con la triplicata sofferenza e se, invece, provava qualcosa di bello allora be' il discorso era lo stesso ma colorato di splendide sfumature.
Il suo animo solo vagava in pena nei meandri della sua mente e urlava dilaniato in ogni angolo del suo cuore.
Rin non chiedeva tanto. Solo degli occhi da ammirare e che la ammirassero. Delle braccia in cui rifugiarsi quando le avversità e i problemi diventavano troppo pesanti, quando premevano dentro come un pesante coperchio sull'anima. Una persona pronta ad ascoltare ogni minima osservazione o pensiero dal più grande al più sciocco. Qualcuno con cui ridere e scherzare quando alla fine qualcosa per cui sorridere proprio non c'è. Qualcuno con cui litigare, urlando così forte da non avere più la voce per giorni, per cui consumare le lacrime ma con cui, alla fine, fare la pace era una cosa così bella da rendersi conto che quelle lacrime e quelle urla non erano andate affatto sprecate. Qualcuno con cui armeggiare alla pari, con cui scambiare ogni opinione e fondersi in pensieri comuni e contrastanti in quell'equilibrio che era la complicità e l'essere complementari. Qualcuno le cui labbra morbide erano l'unico appiglio in una realtà forviante e corrotta o, semplicemente, il collegamento più bello e soave al proprio personale paradiso.
Questo era tutto ciò che Rin voleva. Ed era tutto ciò che sembrava non esserle concesso.
A quel pensiero una solitaria lacrima scivolò lenta sul suo volto di avorio. Brillando come cristallo alla luce della sua resa.
Rin non avrebbe più aspettato qualcuno che sembrava non voler arrivare, si era stufata di cercare tra la folla uno sguardo che sarebbe stato in grado di donarle un po' di vita, un brivido lungo la schiena. Ormai si era abituata a quel potente senso di vuoto e incompletezza che pervadeva ogni singola fibra del suo essere.
Ormai, si era piegata a quella condanna.


"Rin!" chiamò Kagome correndole incontro, la sua migliore amica. Rin sorrise apertamente in quella mezza luna rosea e piena che donava felicità a chiunque la guardasse.
"Kagome, ciao!" rispose e le due si abbracciarono con allegria. Anche se gli alberi erano spogli e malinconici e il cielo era coperto di nuvole grige in quel momento la gioia che brillava negli occhi di Kagome irradiava una luce così forte che se fosse stato possibile avrebbe accecato la povera Rin.
"Non sai che mi è successo!" strillò l'amica prendendo a saltellare tenendole le mani, Rin la guardava sconcertata ma divertita.
"Raccontami..." l'incito e le due iniziarono a passeggiare tenendosi a braccetto, Rin sentiva la mano dell'amica tremare contro la sua.
"Mi sono fidanzata!" trillò forte tanto che quei pochi passanti la guardarono accigliati. Ma Rin non se ne curò e prese ad urlare anche lei.
"Davvero?" chiese scioccamente, l'amica annuì e quella volta,abbracciate, si misero a saltare sul posto e a ridere tanto che qualcuno aveva seriamente iniziato a pensare che fossero impazzite. "Ma...E' chi penso io?" chiese poi Rin. Kagome annuì ripetutamente.
"Ovvio!E' Inuyasha!Non sarebbe mai stato nessun'altro!" sospirò con occhi sognanti e Rin ridacchiò a vederla in quello stato. Era così felice per lei, ed il bene che le voleva e la gioia per la sua amica le trasmisero un po' di quel calore che ormai da troppo tempo non sentiva più.
"Sono così contenta per te!" esclamò sincera, abbracciandola nuovamente. In quel momento un mezzo sorriso amaro comparve sul volto di Kagome.
"E tu Rin?Tu però non sei felice" le disse guardandola seriamente. Rin fece finta di niente.
"Ma come sciocchina?Ti ho appena detto che sono contenta per te!" ripetè con ovvietà. Kagome la guardò.
"Sì, ma io intendevo per te...Se tu stai bene, se tu sei felice" disse fissandola dritto negli occhi. Rin fece uno sbuffo divertito e staccò il suo sguardo da quello dell'amica.
"Ma certo che sto bene!Sto benissimo!Te l'ho detto ormai non ci penso più" rispose.
Solo una mezza verità. Davvero si era arresa, davvero non ci pensava più, realmente aveva iniziato ad occupare la mente con altre cose. Aveva provato a trarre giovamento dallo studio in quell'accademia d'arte che frequentava ormai da un anno. I suoi disegni ed i libri che leggeva ogni giorno erano diventati il rifugio da ogni dolore. Un mondo solo suo che con i suoi disegni si sarebbe debolmente materializzato in una fantasiosa realtà e attraverso i libri avrebbe tratto quel giovamento, quella fuga in mondi ed emozioni di personaggi inventati che nel loro piccolo rendevano la sua gioia grande. Un debole riflesso di una vita che non le apparteneva. Anche la felicità per quel momento di Kagome era solo l'ombra di una completezza e armonia a cui ormai lei si era arresa ad avere. Andava bene così, iniziava a pensare di non aver realmente bisogno di nessuno. In fondo sola stava bene. Aveva i suoi amici e la sua famiglia a tirarla su.
Preferiva la serenità che sentiva mentre creava linee fluide su un foglio bianco, che il bacio all'angolo di una discoteca con un ragazzo carino che appena conosceva, come le aveva consigliato Ayame, altra sua amica.
No, lei voleva la storia d'amore. Quella vera e fatata. Quella che creava nei suoi schizzi o leggeva nei suoi romanzi. Ma visto che ormai sapeva che quella favola non le era concessa tanto valeva rifugiarsi nel suo mondo dei sogni. Dalle pareti fragili e latenti, ma comunque esistenti.
Kagome la guardò dubbiosa.
"Dici sul serio?" chiese, Rin annuì ripetutamente.
"Mai stata più seria!" esclamò. Non era il momento di opprimere Kagome con i suoi assurdi pensieri. Non voleva rovinare la bella favola che Kagome stava iniziando a vivere. Le sorrise e continuò: "Ora vado in biblioteca, ho cercato su internet e ho trovato delle trame interessanti, vieni con me?" chiese. Kagome la guardò accigliata.
"Ancora libri?Ma la vuoi smettere di leggere un po'?!" chiese sconcertata, Rin fece un mezzo sorriso.
"No!" squittì facendole una pernacchia. Kagome sbuffò.
"Be' comunque devo andare!Ci sentiamo!" disse dandole un bacio sulla guancia per poi andarsene con la stessa velocità con cui era venuta. Rin la guardò allontanarsi e fece spallucce. Tanto meglio, non le piaceva quando Kagome si metteva a strillare per gli scaffali della silenziosa biblioteca profanando la pace di sapienza in quel luogo.
Dopo un po' arrivò a destinazione e con estrema calma sfilò il suo zaino e lo mise nell'armadietto per poi prendere a girovagare in quei corridoi che profumavano di stampa antica e dove se si ci concentrava un po' si potevano sentire le voci dei personaggi di ogni libro imprigionati tra la carta.
Prese dalla tasca il suo foglietto e rilesse i titoli  e le categorie in cui li aveva collocati. Alzò lo sguardo, girò l'angolo e prese a sfiorare con la mano la serie di libri che erano ordinamente impilati uno accanto all'altro in cerca di quello di cui aveva bisogno. Si fermò quando lesse un titolo familiare.
"Trovato!" sussurrò con un sorriso e tirò fuori dallo scaffale il libro dalla copertina bianca e dal titolo stampato in argento.
Se lo girò tra le mani e per un attimo alzò lo sguardo sulla fessura che la rimozione dell'oggetto aveva creato. Anche dall'altro lato era stato tolto un libro e si poteva intravedere la parte opposta del corridoio.

 Il libro le scivolò tra le mani infondendo un eco sordo quando prese contatto a terra ma in quel momento non se ne curò, mentre sbirciava da quel piccolo spiraglio.
Dall'altro lato dello scaffale stava in piedi un giovane che leggiucchiava un libro e ne sfogliava con leggerezza le pagine.
Era alto e dalla corporatura slanciata ed elegante. Lunghi capelli argentei ricadevano con dolcezza sulle spalle larghe, la pelle nivea brillava quasi dato la camicia nera che indossava e le labbra rosee e dal taglio morbido erano lievemente dischiuse, sussurravano lente le parole che il libro conteneva. D'un tratto, forse sentendosi osservato, il ragazzo alzò lo sguardò e trovò immediatamente la fonte di quella sensazione strana che da qualche momento stava sentendo.
Rin incontrò degli occhi grandi e dal taglio sinuoso e sottille, di un brillante e unico color oro dal quale si poteva leggere lontanamente una malcelata freddezza. Sobbalzò e con un altro libro, il primo che le era campitato a mano, chiuse quella fessura chiudendo dall'altro lato lo splendido demone che aveva osservato fino a poco tempo prima.
Si lasciò cadere sulla schiena, sentendo mentre scendeva giù i libri che le graffiavano il busto. Sentiva il cuore batterle a mille e non poteva fare niente per fermarlo. Raccolse il libro che le era caduto a terra e se lo strinse al petto, cercando di trovare, con quel gesto, un minimo di calma da quella strabordante euforia che l'aveva presa.
Euforia, agitazione, brividi...Vita.
Rin in quel momento si sentì viva, davvero, dopo anni ormai che non si sentiva tale.
Quel ragazzo che aveva risvegliato in lei quell'animo che ormai se ne stava dormiente nascosto nel suo cuore. Stufo della solitudine, del dolore...Di quella sorda oppressione da quale si sentiva vittima. Perché il suo animo, come lei, era libero sì, ma non poteva condividere con nessun'altro quell'inebriante e splendida libertà.
Rin scosse la testa dandosi della sciocca per essersi lasciata abbindolare con tanta facilità da un bel visetto che aveva incrociato in un angolo buoio della biblioteca. Non ci doveva pensare, non avrebbe mai più visto quel ragazzo, non ci voleva neanche sperare.
Invece prese a girarsi tra le mani il libro che aveva preso, di uno scrittore italiano per niente famoso ed il libro era di una casa editrice poco conosciuta ma ne aveva letto la trama un giorno mentre vagava su internet e ne era rimasta affascinata.
Si intitolava 'Il ballo delle streghe' e lei era sempre rimasta affascinata da quelle donne forti e antiche che ingiustamente avevano dovuto subire le peggiori delle torture. Avevano dovuto pagare la condanna per la loro diversità ed intelligenza. Aprì su una pagina a caso, come faceva sempre quando comprava un libro.

"I demoni non sono forse stati angeli?E sappiamo che gli angeli, che gli antichi filosofi chiamavano 'intelligenze', hanno potere di muovere i cieli. Ebbene in nessun luogo delle scritture è detto che gli angeli divenuti demoni abbiano perso il loro potere"

Rin chiuse di scatto il libro, sbuffando tra se. Cos'era una tortura?
'I demoni non son forse stati angeli?'. Probabile, visto che aveva appena visto un demone con le sembianze di un angelo.
Sospirò tra se, dandosi nuovamente della sciocca, visto che si stava già fissando con un ragazzo che aveva appena incrociato per caso.
Troppo persa nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcosa...O meglio dire qualcuno.
"Scusi io..."
"Attenta a dove...".
Interrotti a vicenda i due si erano guardati ed avevano interrotto le loro precedenti affermazioni.
Rin con un'espressione di puro stupore, lui con le labbra arricciate in un'adorabile smorfia contrariata.
"Tu!" le disse poi indicandola e lei sobbalzò sotto il peso di quella voce così imponente e melodica al contempo.
"S-Sì?" pigolò timidamente.
Lui la guardò a lungo e si sentì arrossire. Aspettò che continuasse a parlare.
"Sta attenta a dove metti i piedi" concluse secco per poi passarle avanti con superiorità.
Rin rimase immobile a lungo per poi riscuotersi.
"Ehi ho chiesto scusa!" gli urlò contro mentre si girava mentre un bibliotecario la rimproverò dicendole di fare silenzio e lei arrossì violentemente.  Rin, arrabbiata, seguì il ragazzo e lo raggiunse.
"Ehi tu!" chiamò, questa volta piano. Il ragazzo si girò con espressione accigliata.
"Io?" chiese indicandosi con nonchalance.
"Sei proprio un maleducato!" lo rimproverò, dandosi della stupida mentre lo faceva.
Lui la guardò con sufficenza e squadrandola con quei suoi occhi freddi proprio come l'oro.
"Non sono io che vado a sbattere contro la gente" le rispose con voce distaccata dopo un po'.
"Ho chiesto scusa!" ripetè Rin per l'ennesima volta. Lui la guardò ancora e poi fece spallucce e abbassò lo sguardo.
"Bel libro.." commentò dopo un po'. Rin rimase un attimo spazzata dalla velocità del cambio di argomento e alzò il libro di fronte a sè come se fosse comparso per magia.
"Oh...Bo', non l'ho ancora letto...Ma credo di sì" borbottò impacciata. Lui la guardò curiosamente e annuì per poi girarle nuovamente le spalle e andar via.
Lei lo guardò allontanarsi sospirando, consapevole che non avrebbe più rivisto quel ragazzo sgorbutico e maleducato che l'incuriosiva e attraeva allo stesso tempo.
Si avviò verso il bancone per registrare quello che aveva preso e la giovane bibliotecaria la guardò con un sorrisetto malizioso.
"Siete riuscita a strappare una parola al misterioso demone" le disse. Rin la guardò confusa.
"Come scusi?" chiese perplessa. La ragazza si sporse verso di lei, con fare pettegolo.
"Il signor Sesshomaru viene qui tutti i giorni, ma nessuno è riuscito mai ad avere un minimo della sua attenzione...Sfortunatamente" le bisbigiò la ragazza.
"Sono andata a sbattergli addosso" rispose stupidamente Rin. La ragazza ridacchiò.
"Be' allora dovrei provarci anche io!" rispose conguettando e la cosa diede a Rin non poco fastidio.
"Non glielo consiglio" rispose acida mentre prendeva il suo libro e uscendo trafelata dalla biblioteca. Quando uscì si bloccò all'improvviso quando vide il suo demone-angelo posato con eleganza su una colonna dell'edificio e la guardava con serietà ma nei suoi occhi riusciva a scorgere un'ombra divertita. Gli andò incontro senza neanche rendersene conto con la sensazione assurda ma stranamente fondata dentro la sua anima...Che non sarebbe stata più sola.
Anche lei finalmente aveva diritto al suo lieto fine.

Allora, che ve ne pare?Lo so è assurda e senza senso però è un piccolo esperimento che mi sa che è meglio non ripetere!XD
Spero comunque in qualche commentino!

Un saluto,
by LilyProngs

  
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